13/10/2025
L'assenza degli adulti in questa analisi chiara e perfetta della dott.ssa Bruzzone.
Quando gli adulti arretrano, la mente dei ragazzi si riempie di presenze e idee sbagliate, distorte, minacciose.
Ogni volta che entro in una scuola e incontro i ragazzi per parlare di manipolazione psicologica, stereotipi di genere o relazioni affettive, torno a casa con una doppia sensazione: da un lato la straordinaria ricchezza e profondità del confronto con loro, dall’altro un’inquietudine profonda.
Perché, ogni volta, emerge con chiarezza disarmante un vuoto di adulti veri.
Quando chiedo ai ragazzi se sono in grado di individuare un adulto di riferimento – qualcuno a cui poter raccontare quello che li spaventa, li confonde o li ferisce – la maggior parte di loro abbassa lo sguardo.
E quando insisto, domandando: “Ti viene in mente una persona adulta a cui potresti affidare qualcosa di importante che ti preoccupa ?”, troppo spesso la risposta è un silenzio pesante, seguito da un “no”.
Quel “no” è un grido.
È la prova tangibile di un fallimento generazionale: quello degli adulti che hanno abdicato al proprio ruolo.
Perché quando gli adulti arretrano, quando smettono di essere punti di riferimento solidi e affidabili, la mente dei ragazzi non resta vuota: si riempie di presenze e idee sbagliate, distorte, minacciose, pericolose.
È in quel vuoto che attecchiscono i modelli tossici, le narrazioni devianti, le logiche di sopraffazione o di fuga dalla realtà.
Ed è in quel vuoto che molti adolescenti cercano, disperatamente, qualcuno che li veda, li riconosca, li contenga — anche quando quel “qualcuno” si rivela distruttivo.
Da psicologa forense e criminologa, vedo ogni giorno le conseguenze di questo arretramento collettivo: identità fragili, comportamenti impulsivi, rabbia senza direzione, dipendenze affettive, isolamento.
Perché quando mancano adulti capaci di contenere, la mente di un ragazzo si trasforma in un campo aperto dove tutto può entrare, anche ciò che la ferisce.