16/09/2025
UNA RIFORMA DEMENTE
La recente proposta di legge sulle Guardie Particolari Giurate, depositata in Senato,, è una manovra che rasenta l’assurdo: dietro la retorica della “modernizzazione” si cela un vero attacco al buon senso normativo, alla coerenza costituzionale e al mercato dei servizi fiduciari, pilastro silenzioso ma essenziale della sicurezza nazionale.
Falsità giuridiche e illusioni pericolose
Attribuire nuovi poteri giuridici alle GPG significa travolgere, con una spinta miope e squisitamente corporativa, i confini fissati dalla Costituzione Italiana e dal Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza. Le GPG non sono pubblici ufficiali, e vantare il contrario tradisce o ignoranza dello stato di diritto o malafede. Le Forze dell’Ordine rispondono allo Stato e svolgono compiti di ordine pubblico: le GPG restano — e devono restare — semplici incaricate di pubblico servizio alle dipendenze di società private.
Riforma o tentativo di eliminare la concorrenza?
Il “divieto di adibire operatori di portierato a servizi di vigilanza” è l’ennesimo tentativo, squallido e arrogante, di cancellare con un colpo di penna migliaia di posti di lavoro, innalzando muri regolatori che tolgono libertà d’impresa e ignorano la richiesta reale del mercato. È l’apoteosi di una logica clientelare: tutelare il monopolio delle strutture armate, escludendo le professionalità dei servizi fiduciari, che nulla hanno a che vedere con la vigilanza armata e non necessitano di alcuna “tutela corporativa”.
Euroscetticismo normativo e deriva autarchica
Questa proposta, inoltre, è talmente fuori dal tempo da scontrarsi apertamente con l’orientamento europeo, che impone la netta divisione tra pubblico e privato nella sicurezza e che tutela un equilibrio tra le diverse professionalità del comparto. L’arroganza di spazzare via con una riforma questi principi — sostenendo una “equiparazione” falsa e fuorviante — rischia di proiettare l’Italia nell’arretratezza normativa e in una spirale di contenziosi europei.
Una riforma simile è il trionfo dell’arbitrio corporativo, un cortocircuito giuridico e una minaccia alle vere esigenze di sicurezza e concorrenza. Gettare ombra sui servizi fiduciari e sognare GPG assimilate a pubblici ufficiali non è progresso: è una palese regressione nel nome di pochi interessi di bottega.