Ida Molinari - Psicologo

Ida Molinari - Psicologo Psicologia, psicoterapeuta, psicologo, psicoanalisi email: idamolinari@libero.it

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"Non so dove vada la mia strada, ma cammino meglio quando la mia mano stringe la tua" Alfred de MussetQuella dell'amore ...
19/04/2025

"Non so dove vada la mia strada, ma cammino meglio quando la mia mano stringe la tua" Alfred de Musset

Quella dell'amore è, senza dubbio, una faccenda complessa, ma, ancora di più, ai tempi attuali pieni di turbolenza, di incertezze e smarrimenti. Nella dissoluzione delle strutture sociali le relazioni d'amore sono diventate più fragili e vaporose e rischiano di naufragare in un vuoto simbolico.
Il primo amore è quello della madre, primo cronologicamente ma, anche, quello che poi condizionerà il nostro modo di stare in una relazione. Avendo le sue radici in un bisogno così vitale l'essere amati è desiderare di essere visti, conosciuti e riconosciuti per quello che si è, nella nostra interiorità nascosta, nei nostri bisogni di esistenza e libertà. Come tenere insieme l'incanto passionale e romantico delle prime volte quando tutto sembra possibile e si tocca il cielo con un dito con la prospettiva adulta che ci permette di attraversare l'innamoramento e di arrivare all'amore quello che resiste nel tempo? L' amore è sentire, ma anche un agire, un prendersi cura reciprocamente senza chiudere/rsi in gabbia ma lasciando all'altro, per intera, la sua libertà, affinché ci possa scegliere di nuovo, ogni giorno. Investire sull'altro senza perdere se stesso permette di respirare, nelle fatiche della quotidianità, in un legame di conoscenza, di ri-conoscenza, di riconoscenza

"Amore non è Amore se muta quando scopre un mutamento o tende a svanire quando l’altro s’allontana" William Shakespeare i

I confini separano ma uniscono allo stesso tempo.In una relazione può subentrare il timore di esprimersi, di aprirsi all...
09/03/2025

I confini separano ma uniscono allo stesso tempo.
In una relazione può subentrare il timore di esprimersi, di aprirsi all'altro, di essere giudicati, di non essere compresi, o essere invasi e perdere la nostra libertà.
A volte, invece, per la paura di essere abbandonati, lasciamo all'altro il potere di decidere per noi, arrivando ad ignorare i nostri bisogni ed i nostri desideri
In gruppo si navigherà tra identità ed alterità alla ricerca dell' Incontro

LE EMOZIONI SULLA BILANCIALo stomaco si riempe ma la mente rimane insoddisfatta e ci chiede di continuare a mangiare.. Q...
06/03/2025

LE EMOZIONI SULLA BILANCIA

Lo stomaco si riempe ma la mente rimane insoddisfatta e ci chiede di continuare a mangiare.. Questo è il sintomo di una
ferita che ancora non ha trovato parola e di cui il corpo si fa portavoce.
Può essere difficile affrontare qualcosa che rappresenta per noi fonte di imbarazzo ed autocritica. Eppure confrontarci con le nostre difficoltà relative al cibo è l'unico modo per smascherarle, attraversarle ed uscire dalla gabbia in cui ci si sente intrappolati.

La psicoterapia di gruppo prevede incontri a cadenza settimanale della durata di 1 e 15 ciascuno. L’inserimento nel gruppo avverrà dopo un incontro individuale con la dottoressa.
Condotto dalla dott.ssa Ida Molinari, Psicologa, Psicoterapeuta

Quando ci sembra di aver perso il contatto con la nostra parte più profonda non ci sentiamo sicuri. Siamo meno disponibi...
03/10/2024

Quando ci sembra di aver perso il contatto con la nostra parte più profonda non ci sentiamo sicuri. Siamo meno disponibili alla relazione con l'altro, distaccati... Il sole sembra spento e le percezioni appaiono opache. L' "io sono" si perde coperto da versioni preconfezionate di noi e degli altri. Quando cala la notte è l'adulto che in noi che deve prendere in mano il suo bambino e dirgli: "io sono con te, non ti lascio, cosa senti?". Riaffiora un dolore e una lacrima gli bagna il viso. Tutto ha senso se si può raccontare

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Una carezza ci racconta se esistiamo come esseri animati. Non si accarezzano le cose, per quanto possiamo tenerle a cuor...
10/05/2024

Una carezza ci racconta se esistiamo come esseri animati. Non si accarezzano le cose, per quanto possiamo tenerle a cuore. La carezza prende forma nelle parole o nei gesti, nel corpo a corpo. La sua pressione non deve essere nè troppo forte nè troppo leggera. La carezza giusta è quella che si avvicina il più possibile al bisogno e al desiderio di chi la riceve. E se le carezze sono mancate e sentiamo che, ancora oggi, mancano? A volte possiamo far prendere al cibo il posto della carezza. Un cibo di cui ci riempiamo, per mettere a tacere quel senso di solitudine lasciandoci ugualmente soli. È più complesso e meno immediato cercare quella carezza che manca, ma è vero che, a differenza del cibo, ha il potere di scaldare il cuore

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Se un bambino sente di non contare nulla per i propri genitori, per lui nulla conta. Se le sue espressioni emotive riman...
13/02/2024

Se un bambino sente di non contare nulla per i propri genitori, per lui nulla conta. Se le sue espressioni emotive rimangono inascoltate, anche il mondo non ha significato. Ed il mondo diventa difettoso, ma l'assenza di una presenza affettiva viene sentita anche come un difetto dentro il sè. È colpa sua se non riesce a farsi amare, che è lui ad essere "insignificante"

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Sentire che la mente si divide in due è una situazione familiare a chiunque abbia dovuto scegliere fra due possibilità u...
13/12/2023

Sentire che la mente si divide in due è una situazione familiare a chiunque abbia dovuto scegliere fra due possibilità ugualmente attraenti. Vestito corto o lungo fino alle caviglie, yogurt greco o tiramisù, stare a casa a leggere un libro o uscire con gli amici. L’esperienza di ambivalenza parte da una scelta che, tuttavia, ha nella nostra mente un punto di arrivo: dobbiamo sentire che il vestito corto ci calzi bene, che il dolce sia buono, che il libro sia interessante. Ma la scelta tra vestito corto o lungo non diventa così semplice se pensiamo di avere le cosce..grosse. La scelta tra yogurt e tiramisù assume tutto un altro aspetto se dobbiamo controllare la nostra dieta e fare attenzione al contenuto calorico. Il conflitto che si genera può diventare un tormento dove non si riesce a prendere una decisione ma si risolve con la negazione di uno dei due o più aspetti su cui bisogna scegliere: la parte vincitrice trionfa sull’intera persona mentre la parte sconfitta rinuncia ad alzare la voce e si silenzia anche se solo temporaneamente. Col tempo però ci accorgiamo che questa vittoria non rappresenta una soluzione valida perché nessuna delle due parti sopporta di perdere. La negazione e il diniego di uno dei due aspetti crea una separazione tra due personalità coesistenti che ci fa ammalare. Dobbiamo imparare a sostenere il conflitto, so-stare nel sentire , acquisire gli strumenti mentali, insomma gli attrezzi del mestiere mente che ci aiutino ad integrare quando possibile o Liberamente rinunciare ad una delle due possibilità ad esempio rinunciare ad un piacere momentaneo in vista di un impegno verso un obiettivo di più lungo termine. Siamo chiamati a crescere...ogni giorno.

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Il senso di inadeguatezza, per chi soffre di disturbi alimentari, è così intenso da compromettere, profondamente, la vit...
24/11/2023

Il senso di inadeguatezza, per chi soffre di disturbi alimentari, è così intenso da compromettere, profondamente, la vita relazionale. Con il trascorrere del tempo la propria stanza diventa un rifugio e allo stesso tempo una prigione in cui consumare in silenzio il dolore. Eppure quanto avrebbe bisogno di un abbraccio quel corpo che si percepisce sempre imperfetto...il proprio corpo! La vita, fuori dall'uscio, scorre lenta e a volte turbinosa non si cura, certo, del nostro giudizio. Con il giusto aiuto si potrebbe pensare di incominciare a guardare dal buco della serratura e poi piano piano aprire la porta a qualcuno, poi a più di uno..per far entrare la vita con tutte le sue sfumature

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Per ritrovarsi...bisogna essere in due. La stanza d'analisi, un luogo accogliente e rispettoso, un luogo in cui prevalgo...
14/09/2023

Per ritrovarsi...bisogna essere in due. La stanza d'analisi, un luogo accogliente e rispettoso, un luogo in cui prevalgono le policromie ai contrasti netti del bianco e del nero, dove è possibile rimanere in ascolto, riparati dal chiasso della quotidianità, degli echi della nostra storia e delle nostre relazioni passate prima che arrivi la definizione della parola. Un luogo di incontro con l'altro e con se stessi per ricongiungerci a quelle che sono la nostra linfa vitale: le emozioni, l' "anima", quello che concretamente non ha peso ma che dentro può diventare un macigno se non accolto ed ascoltato

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UN…. SABOTATORE INTERNOMiriam era doppia. Si proprio così.  Aveva la sensazione che dentro di lei abitassero due persone...
27/08/2023

UN…. SABOTATORE INTERNO

Miriam era doppia. Si proprio così. Aveva la sensazione che dentro di lei abitassero due persone in una o una in due, sarebbe stato lo stesso. Miriam diligente, precisa, amorevole, simpatica e una Miriam che, a volte, le rendeva faticoso anche alzarsi dal letto, la faceva sentire incapace in tutto, poco, poco, troppo poco intelligente, troppo poco socievole ed anche “sfigata”. Insomma, con la nuvola di Fantozzi addosso. E quando, sul campo di battaglia, ad avere la meglio era l’altra Miriam era un vero disastro! Metteva il suo zampino anche nelle relazioni amorose. La portava ad incontrare sempre la stessa tipologia di uomini che la seducevano e poi l’abbandonavano lasciandola con un dolore che le sembrava, ogni volta, incolmabile e con in mano...un pugno di mosche! Belli erano belli ed anche con tanti interessi, un attore, un giornalista di reportage, uno storico... tutti però sembravano seguire lo stesso copione: “Miriam sei la cosa più bella che mi potesse capitare, sei troppo per me, non ti merito, io sono confuso ancora non ho capito cosa voglio dalla vita”. Non sapevano cosa volessero dalla vita le dicevano….stava incominciando a non capirci più niente anche lei!. “Devo fare qualcosa”- si disse. Anche perché si rendeva conto di non stimare più se stessa. Aspirava ad essere impeccabile ed invece la vergogna, l’ansia e la paura erano diventati i suoi compagni di vita. Incominciò a leggere libri di psicologia sul sabotatore interno e a seguire gli esercizi che venivano consigliati in quei libri. La mattina si svegliava ed incominciava la giornata ripetendo come un mantra: “Tu vali, sei bella, intelligente, generosa ecc ecc”; aveva comprato un quaderno su cui, ogni sera, scriveva da una parte le cose positive della giornata, dall’altra gli aspetti su cui sarebbe dovuta migliorare stando attenta a non essere troppo severa con se stessa. Il suo umore però non cambiava, l’altra Miriam non aveva certo perso la sua forza, anzi, in alcuni momenti, si sbizzarriva diventando più incalzante quanto più Miriam si avvicinava ai suoi successi o, in generale, a qualcosa che veramente desiderava. Miriam era esausta!
La sua migliore amica le raccontava che da quando aveva iniziato un percorso di psicoterapia la sua vita era cambiata, non era sempre felice, questo no, ma le sembrava di aver indossato un paio d’ occhiali che le avevano ampliato la vista e la vita aveva perso il suo grigiore diventando più ricca. Sentiva di essere “più autentica”, più consapevole e libera. “Dovresti provare ad andarci anche tu“- continuava a ripeterle.
Forse iniziare una psicoterapia l’avrebbe aiutata, ma Miriam aveva paura. Almeno l’altra Miriam, per quanto crudele a volte fosse, aveva imparato a conoscerla e, pur sapendo che non era affatto così, si illudeva in qualche modo di avere su di lei un certo controllo. Come sarebbe stato invece incontrare uno sconosciuto seppur terapeuta? Avrebbe avuto cura di lei o l’avrebbe giudicata ancor più di quanto già lei facesse con se stessa? E poi cosa avrebbe scoperto? quali traumi la riguardavano? E se fosse stato un percorso doloroso?
Da sola però non ce l’avrebbe mai fatta, nonostante si impegnasse non riusciva a mettere a tacere l’altra Miriam. Era necessario armarsi di coraggio ed incominciare a sporcarsi le mani. Ed iniziò anche per lei l’avventura della psicoterapia. Un viaggio non sempre facile, in alcune tappe faticoso, ma che le aveva permesso di comprendere l’altra Miriam. Era tornata a risignificare gli eventi della sua vita a ritroso fino alla propria infanzia. Capì di aver avuto una madre troppo presa da preoccupazioni ed un padre distratto dal lavoro. Aveva pensato così che se avesse indossato l’abito della brava bambina, che non dava problemi avrebbe reso più serena la mamma e sarebbe diventata per il padre più importante dei suoi impegni. Da bambini la paura più grande è quella di perdere l’amore dei propri genitori e proprio per questa paura, in lei, si era formata questa catena: SONO AMATA SE SONO BRAVA, SONO AMATA SE SONO SEMPRE BRAVA, SONO AMATA SE SONO PERFETTA. Miriam aveva dovuto attraversare la sofferenza contenuta nelle sue antiche ferite e abbracciare la bambina che era stata e che era rimasta in un angolo dentro di lei, consolarla e prendersene cura. Grazie alla psicoterapia aveva compreso che l’altra Miriam, non le voleva rovinare la vita, ma dopo averla accolta col cuore intelligente di chi sa ascoltare, le aveva dato la possibilità di non vivere in modo automatico, di conoscere e trasformare, di sentirsi più libera di divenire se stessa lasciando andare le rigidità della perfezione in cui si era rinchiusa. Proprio perché Miriam voleva essere perfetta l’altra Miriam le stava sabotando l’esistenza.
Ognuno di noi ha il suo personale sabotatore interno che può entrare in scena nei momenti di maggiore difficoltà o dominare completamente il nostro modo psichico. Il sabotatore interno agisce a livello inconscio e poggia le sue basi nelle nostre ferite più arcaiche. Eventi di vita traumatici e relazioni primarie con genitori incapaci di rispecchiarsi e sintonizzarsi con il loro bambino vengono interiorizzate e favoriscono lo strutturarsi di questa modalità di funzionamento così distruttiva. Ogni trauma implica una ferita che “imbottisce” il sabotatore di dolore, paura e rabbia. Dal punto di vista della fenomenologia clinica il sabotatore interno è alla base di stati mentali, atteggiamenti e comportamenti caratterizzati da sofferenza e aggressività agita su di sé a diversi livelli di intensità e in forme diverse, sabotando la capacità di differenziazione tra sé e gli altri, tra ciò che è “buono” e ciò che è “cattivo” per la crescita, tra stati mentali adulti e infantili e la possibilità di sviluppare la funzione riflessiva. Ci impedisce di riuscire in quello che vogliamo realizzare, ci spinge a procrastinare, ci fa sentire incapaci. É colui che ci fa incappare sempre negli stessi errori, in relazioni che non ci rendono felici o che ci spingono a distruggere quelle che, invece, felici lo sono! A volte ci appare come un vero destino e questo perché il sabotatore interno va “a braccetto” con un altro concetto fondamentale in psicoanalisi quello di “coazione a ripetere” ovvero quell’ostinata tendenza degli esseri umani a ripetere sempre le stesse modalità di funzionamento e di rapporto. È il grande tema dello scritto freudiano “Al di là del principio di piacere”quando Freud rimase sgomento del fatto che lui pensava che gli esseri umani cercassero il piacere invece si accorse che cercano di tornare su cose che li ha fatti soffrire. Come mai accade questo? Sembrerebbe lineare andare il più lontano possibile dal proprio trauma invece ritorniamo sempre lì. Freud capì che al trauma si ritorna sempre per due motivi essenziali: per cercare di padroneggiarlo e perché il trauma è violenza e male e la violenza e il male purtroppo ci piacciono. Proprio così! La pulsione di morte, certe volte, da più soddisfazione della pulsione di vita, godiamo più nel distruggere che nel costruire. L’unico modo per combattere la violenza che è dentro di noi è aumentare nella nostra esistenza la quantità erotica, alimentare l’amore in tutte le forme in cui si esprime

Il perturbante è l'incontro con lo straniero che in noi. È qualcosa che ci fa paura, ci terrorizza,  allora la respingia...
22/06/2023

Il perturbante è l'incontro con lo straniero che in noi. È qualcosa che ci fa paura, ci terrorizza, allora la respingiamo, la allontaniamo fino a non riconoscerla più come propria e a considerarla solo come qualcosa di mostruoso da cui difendersi. Chi soffre di anoressia potrebbe sicuramente dire: "è il perturbante che mi fa aumentare il controllo, sentirmi grasso/a e che mi costringe a mangiare ancora di meno" e a chi soffre di bulimia che è il sentire il perturbante che provoca l'abbuffata. Ma dietro lo straniero che in noi potrebbe nascondersi una ricchezza che se ascoltata, accolta, compresa ne avrebbe tante da dire. Affrontare questa voce che irrompe e che sembra ogni volta mandare all'aria i nostri piani non lo si può fare da soli. Nella relazione con lo psicoterapeuta specializzato in dca ci si può mettere in ascolto dello straniero, conosciuto e sconosciuto allo stesso tempo, e decifrare il suo linguaggio enigmatico per uscire dall'intoppo che tiene sotto scacco, in un tempo fermo immobile, la nostra creatività e la nostra crescita

Dai disturbi alimentari si può guarire! La cura passa attraverso numerosi momenti a partire da quello in cui si abbandon...
11/06/2023

Dai disturbi alimentari si può guarire! La cura passa attraverso numerosi momenti a partire da quello in cui si abbandona la fortezza, si lascia cadere la maschera, spinti da quella parte di sé, rimasta imbrigliata e silenziosa per anni, e che incomincia a far capolino e a chiedere solo di essere liberamente ciò che si è. La meta può essere vicina o più lontana, a volte impervia, con piccoli passi avanti, sconfitte, dolori, paure, delusioni traguardi raggiunti e da raggiungere. Non esiste una strada già segnata, uguale per tutti, ognuno ha il suo sentiero, il suo passo per percorrerlo, la sua storia. La cura è un viaggio nel passato, un ripercorrere luoghi ed eventi della propria storia, un tornare indietro rivolto però al futuro. Un mattone dopo l'altro ed accorgersi che è una giornata di sole, vedere la luce e sentire il suo calore, dopo anni godere di una passeggiata nel parco senza pensare al cibo, alle fattezze del proprio corpo poter stare lì semplicemente lì tra il fruscio degli alberi che scompiglia i capelli...

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Indirizzo

Tiburtina, Centocelle, Balduina
Rome

Orario di apertura

Lunedì 10:00 - 20:00
Martedì 10:00 - 20:00
Mercoledì 10:00 - 20:00
Giovedì 10:00 - 20:00
Venerdì 10:00 - 20:00

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