30/01/2025
"La vigorosa e decisa opera di difesa della razza intrapresa dal Regime, avrà naturalmente le sue conseguenze benefiche anche nel campo sportivo. Riguardo al mondo calcistico, vi è una zona in cui si è trapiantata una discreta rappresentanza israelita straniera, ed è quella degli allenatori. Costoro – venuti tutti fra noi dopo il 1919 – debbano far le valigie entro sei mesi, non ci rincresce davvero, poiché così finiranno di vendere fumo con quell’arte imbonitoria propria della razza, e lasceranno i posti a tanti ex-giocatori di razza italiana"
Nel 1938 così scrivevano, in Italia, i giornali dopo la promulgazione delle leggi razziali.
E furono proprio quelle a constringere Árpád Weisz, allenatore ungherese di origine ebrea, ad abbandonare l'Italia e la Serie A.
Árpád Weisz aveva segnato già la storia del campionato italiano nel giro di pochi anni:
- allenatore più giovane di sempre (tuttora) a vincere il campionato a 34 anni
- il primo ad utilizzare il sistema degli schemi nel calcio
- il primo a mandare i giocatori in ritiro
- il primo a vincere il campionato con due squadre diverse (Inter e Bologna)
- scoprì un certo Giuseppe Meazza pescandolo dalle giovanili
Un allenatore che ha segnato un'epoca, costretto a lasciare l’Italia in quel buio periodo della nostra storia che ha invaso qualsiasi strato della nostra società, compreso lo sport.
Weisz fu costretto a fuggire in Olanda, dove fu poi trovato dai nazisti, che lo deportarono ad Auschwitz insieme alla moglie e i due figli, dove morì nel 1944.
La Giornata della Memoria serve a questo: ricordarci del passato per non ripetere gli stessi errori ancora oggi.
Anche se, tuttora, ricordare sembra non essere ancora abbastanza.