Laura Cenni Psicoterapeuta

Laura Cenni Psicoterapeuta Consulenza e Psicoterapia per l'individuo, la coppia e la famiglia
Mediazione Familiare
Attacchi di panico
Disturbi alimentari
Ansia e fobia

Sono la Dott.ssa Laura Cenni, una professionista accogliente, empatica, sensibile e con un'ottima capacità di entrare in relazione con il paziente. Ho maturato la mia esperienza professionale in diversi contesti: Associazione per minori con Disturbi specifici dello sviluppo, Centro per le famiglie, scuole, studio privato. L'approccio da me utilizzato è la Terapia Sistemico relazionale o familiare. Tale approccio prende in considerazione l'individuo all'interno del contesto significativo in cui è vissuto, che generalmente è la famiglia. Lavoro sia con il singolo individuo che con bambini, adolescenti, coppie o famiglie. Integro tale approccio con la Terapia Cognitivo Comportamentale, Strategica e Psicodinamica poiché ritengo che ogni situazione necessiti di un trattamento specifico più adeguato al problema da affrontare. Mi occupo di:
•disturbi d'ansia
•depressione
•attacchi di panico
•disturbi del comportamento alimentare
•disturbi ossessivi compulsivi
•fobie
•problemi di coppia
•disagi vissuti da bambini e adolescenti
•difficoltà nelle relazioni familiari

Ho acquisito notevole competenza ed esperienza nel corso degli anni, ed ho una grande passione per questo lavoro, che è stata una mia scelta dettata dal cuore e dal desiderio di poter rappresentare per l'altro un sostegno in un momento particolarmente difficile della propria vita.

30/10/2025

Il gaslighting è una forma di manipolazione psicologica in cui una persona porta l’altra a mettere in dubbio le proprie percezioni, emozioni o ricordi.
È un processo relazionale graduale, che può manifestarsi in ambito affettivo, familiare, amicale o professionale.

Le principali conseguenze del gaslighting includono:
• confusione e perdita di fiducia in sé
• senso di colpa e vergogna immotivati
• dipendenza emotiva
• isolamento e difficoltà nel chiedere supporto

Comprendere queste dinamiche è fondamentale per riconoscere la portata psicologica del fenomeno e superare la visione riduttiva della manipolazione come semplice conflitto relazionale.
Interventi psicologici mirati, orientati alla consapevolezza e al rafforzamento dell’autonomia personale, sono efficaci per ristabilire fiducia e benessere.

Quanto è difficile iniziare un percorso terapeutico? Quante resistenze! Per tanto tempo ci continuiamo a ripetere che ce...
18/09/2025

Quanto è difficile iniziare un percorso terapeutico? Quante resistenze! Per tanto tempo ci continuiamo a ripetere che ce la possiamo fare da soli, ma poi, spesso il tempo ci aiuta a comprendere che dobbiamo imparare ad amarci e a prenderci cura di noi anche chiedendo aiuto e la psicoterapia è il più importante investimento che possiamo regalare a noi stessi. Scegliere di andare in terapia è un atto di coraggio, significa imparare a mettersi in discussione e questo richiede tanto impegno. Il cambiamento nasce dalla disponibilità a stare nel processo anche quando ci risveglia antichi dolori, anche quando ci riattiva meccanismi di difesa che siamo soliti usare per evitare di stare nella sofferenza.
Il percorso terapeutico è un po' come costruire una casa: ogni seduta è un mattone, ogni riflessione è cemento, ogni scelta consapevole è un passo verso una struttura più solida, più autentica, più nostra.
Il cambiamento non accade per caso, accade quando scegliamo di esserci pienamente e con il desiderio di capire e crescere, quando lavoriamo anche fuori dalla seduta riflettendo, osservando, sperimentando, e a mano a mano ci sentiamo più forti, più consapevoli, più in pace con noi stessi e in grado di affrontare e gestire le difficoltà che incontreremo nella vita.

25/05/2025

Se all'inizio del millennio erano tutti borderline, da qualche anno sono diventati tutti narcisisti.
Da sempre nel mio studio arrivano pazienti con partner o ex partner $tr0nzi/e, che ne hanno combinate di tutti i colori: tradimenti giustificati in modi surreali, innamoramenti a velocità supersonica, convivenze lampo, scelte completamente irrazionali, ricatti emotivi di ogni genere, atti mancati (i miei preferiti: quelli che si fanno scoprire perché non sanno come uscirne), ghosting, orbiting, storie Instagram piene di allusioni, ritorni improvvisi dopo ere geologiche (un classico del lockdown), e-mail furibonde e persino qualche serenata con chitarra in spalla.
Quando arrivano in terapia questi pazienti portano dolore, smarrimento, confusione.
Ferite nuove che spesso si sovrappongono a quelle vecchie, le riaprono, le aggravano, le infettano.
Appaiono pieni di rabbia e frustrazione, ma sotto sotto – e neanche troppo – sono pieni di paure.
Paura di restare soli, di essere sbagliati, di non meritare di meglio, di non valere abbastanza, persino di essere destinati a questo e a nient'altro.
Ci sono momenti in cui il lavoro del terapeuta deve essere netto, deciso.
Quando è in gioco la sopravvivenza, fisica o psichica, o quando sono coinvolti soggetti che non hanno possibilità di scelta – come i figli, reali o ancora solo immaginati, spesso investiti di ruoli messianici per cambiare la partita.
In questi casi, il significato di quelle paure si esplorerà dopo.
Prima, si salva il paziente. Lo si tira fuori da una casa che va a fuoco.
Ma poi bisogna chiederselo: cos’ha reso così affascinante l’idea di vivere con qualcuno che gioca con gli accendini e la benzina?
Ecco: nella retorica mainstream sulle “relazioni tossiche”, questo passaggio manca quasi sempre.
Ci sei tu, e poi c’è lo stronzo/a.
E basta.
Ti devi allontanare, devi riconoscere i segnali!
Così si fanno corsi per riconoscere i narcisisti, si stilano liste di red flags, si etichetta tutto: chiaro, semplice, digeribile.
Il problema viene ridotto a: “come evitare quelli/quelle che ti fregano”.
Come se interrogarsi su quali parti di noi ci hanno portato in quel bel guaio fosse un tabù.
Come se provarci significasse automaticamente condividere la colpa, come se mettere tutto sullo stesso piano.
E qui sta il rischio: favorire una resistenza – clinica e culturale – fondata su un patto implicito tra terapeuta e paziente.
Il terapeuta si trattiene dal pensare – o peggio, dal mostrare di pensare – “ma come hai fatto a non accorgertene?”.
Perché anche lui o lei magari ci è cascato/a, in una storia simile.
E il paziente, nel frattempo, ha un bisogno feroce di spostare tutta la frustrazione fuori da sé.
Il risultato?
Aiutiamo le persone a staccarsi da relazioni disfunzionali.
Ma non sempre le aiutiamo a creare lo spazio per accogliere relazioni funzionali.
E quello spazio non può nascere solo dall’abilità di schivare lo stronzo/a di turno.
Deve radicarsi in un’idea diversa di sé: nella capacità di provare amore, compassione, pazienza, tolleranza verso i propri bisogni, desideri, mancanze, passioni, contraddizioni.
Solo così possiamo smettere di cercare “la persona giusta” e cominciare a costruire “la relazione giusta”.

10/04/2025
18/10/2024

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00142

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