Kanti Devi Yoga

Kanti Devi Yoga Corsi Yoga e ginnastica ipopressiva a Roma, corsi per principianti e avanzati

La pratica si basa sulla sequenza Sivananda e comprende

- Esercizi di respirazione (pranayama)
- Esercizio di riscaldamento (surya namaskar)
- Posizioni statiche (asana)
- Rilassamento profondo

La prima lezione è gratuita su prenotazione

Sopralluogo per il prossimo  Avete capito dove siamo?Presto maggiiri dettagli in arrivo...
06/11/2025

Sopralluogo per il prossimo

Avete capito dove siamo?
Presto maggiiri dettagli in arrivo...

La diastasi addominale non è solo un problema estetico! E in questo post se ne parla chiaramente. Se soffri di diastasi ...
01/11/2025

La diastasi addominale non è solo un problema estetico! E in questo post se ne parla chiaramente. Se soffri di diastasi addominale possiamo lavorarci insieme...

Ed eccoci nuovamente alle porte del fine settimana, per un nuovo episodio di "Patologie Spiritose: tra curiosità e leggerezza"! Oggi parliamo di una condizione che molti scoprono per caso, magari guardandosi allo specchio o dopo uno sforzo: la diastasi addominale. Sì, perché a volte anche i muscoli più uniti del corpo, i retti dell’addome, decidono di prendersi.. un po’ di spazio personale! 😜

Cos’è e dov’è?

La diastasi addominale è una separazione eccessiva tra i due muscoli retti dell’addome, quelli che normalmente formano la famosa “tartaruga”. Tra di loro c’è una struttura fibrosa chiamata linea alba, che può cedere o allungarsi, creando un “vuoto” visibile al centro dell’addome, soprattutto quando ci si alza da sdraiati o si tossisce.

In pratica: gli addominali smettono di fare squadra e lasciano spazio a una piccola “galleria centrale”.

Curiosità divertente

La diastasi è spesso chiamata “la crepa dell’addome”.. ma tranquilli, non serve stucco! È molto comune dopo la gravidanza (colpisce fino al 60% delle donne) e può comparire anche in uomini che fanno troppi esercizi addominali scorretti o aumentano di peso rapidamente.

Insomma, la “tartaruga” a volte non è rotta, si è solo un po’ allargata!

Come si sviluppa?

Durante la gravidanza o situazioni di pressione addominale elevata (come obesità o sforzi intensi), la linea alba si estende e perde tono. Dopo il parto o la riduzione del carico, la struttura dovrebbe retrarsi.. ma non sempre succede.

Quando la separazione supera i 2 cm, si parla di vera e propria diastasi.

I sintomi possono includere gonfiore o “bozzo” centrale sull’addome, debolezza del core e difficoltà nel sollevarsi da terra, mal di schiena lombare o senso di instabilità del tronco. Nei casi più importanti, disturbi digestivi o respiratori.

Nella vita quotidiana

La diastasi può essere più fastidiosa che dolorosa, ma influisce sulla funzionalità. Difficoltà nei movimenti che coinvolgono il “core”, maggior rischio di ernie ombelicali, sensazione di “cedimento” quando si tossisce, ride o si sollevano pesi.

Molti pazienti raccontano di sentirsi “molli” al centro, come se mancasse un punto di forza nel tronco.

Parole complicate, spiegate semplici

Linea alba: la fascia fibrosa che unisce i due muscoli retti addominali.

Retti dell’addome: i muscoli verticali dell’addome, protagonisti della “tartaruga”.

Core: insieme di muscoli che stabilizzano bacino e colonna.

Accenni di fisioterapia

La fisioterapia è fondamentale nel trattamento conservativo della diastasi addominale! Esercizi di rieducazione addominale profonda, come l’attivazione del trasverso dell’addome, per “ricucire” la linea alba dall’interno. Tecniche respiratorie mirate, per migliorare il controllo pressorio e la stabilità. Educazione posturale e gestione dello sforzo: imparare a sollevare, tossire e muoversi senza aumentare la pressione intra-addominale. Evitare crunch e addominali classici, che peggiorano la separazione.

Nei casi più gravi, può essere utile il supporto di un chirurgo per una plicatura addominale.

Curiosità scientifica

La ricerca mostra che la rieducazione funzionale posturale e respiratoria riduce la distanza tra i retti fino al 30-40% nei casi lievi e moderati. Inoltre, il recupero del trasverso dell’addome è considerato oggi l’elemento chiave per la stabilità del core e la prevenzione di recidive.

Conclusione

La diastasi addominale non è solo un “problema estetico”, ma un segnale che il corpo chiede un nuovo equilibrio. Con la fisioterapia, la consapevolezza e il lavoro sul respiro, si può “ricucire” la linea alba e ritrovare forza.. nel centro del corpo e della vita!

A sabato prossimo per il prossimo episodio! 🤗

Grazie alle partecipanti di ieri. Per aver ascoltato, sperimentato, osservato con più consapevolezza la bellezza, che sp...
26/10/2025

Grazie alle partecipanti di ieri. Per aver ascoltato, sperimentato, osservato con più consapevolezza la bellezza, che spesso diamo per scontata. Grazie ai racconti di Erica e le sue letture illuminanti che ci hanno fatto conoscere in maniera più approfondita il quartiere.
Se vi siete persi quest'esperienza continuate a seguirci per i prossimi trekking meditativi in città

16/10/2025

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15/10/2025

Sabato 18 ottobre alle 17:30
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Gli obiettivi principali di questo percorso sono:

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📢 🎒TREKKINCITTA’ MEDITATIVO: Narrazione e Meditazione nelle Ville storiche 📅 Sabato 25 ottobre 2025🕘 Ore 9:00 – 13:00🚶🏻‍...
13/10/2025

📢 🎒TREKKINCITTA’ MEDITATIVO: Narrazione e Meditazione nelle Ville storiche

📅 Sabato 25 ottobre 2025
🕘 Ore 9:00 – 13:00

🚶🏻‍♂️8 km di trekking urbano esperienziale e meditazione guidata alla scoperta delle Ville storiche del II Municipio.
📖 Un'esperienza unica di trekking attivo e pratica interiore in cui si intrecciano narrazione storica, racconti d'autore, camminata consapevole e pratiche di meditazione guidata.
Un viaggio immersivo nello spazio del racconto e dell'interiorità, in cui sarete accompagnati da me e dall'insegnante Kenti Devi Yoga che vi guiderà nella pratica meditativa.
Il Trekkincittà Meditativo è un intenso cammino esperienziale che si dipana tra narrazione e pratica interiore. Un modo nuovo di vivere la città, con sguardo profondo e passo consapevole.

*INFO UTILI*
📍 Partenza: piazza Bologna - davanti all'ufficio postale, ore 9:00
📍 Arrivo: viale Libia - Metro Libia, ore 13:00
📏 Lunghezza: 8 km
⏳ Durata: 4 ore
🥾 Difficoltà: T (facile, adatto a tutti)
👥 Max 25 partecipanti
👛 Contributo: 20€ (radioline audioguida incluse)

🎒 Cosa portare: scarpe comode per camminare e borraccia con acqua
🚃 Come arrivare all'appuntamento:
Piazza Bologna: Metro B (fermata Bologna), Bus 61, 62, 168, 309, 310, 542
Ritorno da Viale Libia: Metro B1 (Fermata Libia) Bus 38, 63, 80, 83, 135
📝 Prenotazione: obbligatoria via whatsapp o email entro venerdì 24 ore 14:00

*Per info e prenotazioni*
Erica Sorelli (A-GET)
333 6324636 - passinarranti.trekkincitta@gmail.com
Kenti Devi Yoga (insegnante certificata)
3288134635

Non solo addominali ma una sinergia muscolare guidata dal respiro!
26/09/2025

Non solo addominali ma una sinergia muscolare guidata dal respiro!

“Devo rinforzare l’addome.”

Ma l’addome non è il centro. È la conseguenza.

Ci hanno insegnato a fare addominali, plank, crunch e vacuum.. ma nessuno ci ha mai spiegato chi tiene davvero in piedi il corpo quando stai fermo.

Spoiler: non è il “six pack”. È una rete profonda, silenziosa, multidirezionale.

Questa immagine, se la guardi bene, mostra il cuore nascosto della postura.

Cosa vediamo?

Multifido: l’anello di sicurezza tra una vertebra e l’altra.
Trasverso dell’addome: la fascia naturale che tiene dentro gli organi e fuori la pressione.
Quadrato dei lombi: il ponte tra torace, pelvi e diaframma.
Ileo-psoas: il cavo di trazione che collega il tronco alle gambe.
Diaframma: il tetto del core.
Pavimento pelvico: il pavimento del core.
Obliqui, interni ed esterni: le guide rotazionali della stabilità.

Questa non è una mappa muscolare.
È l’impalcatura che tiene insieme il tuo respiro, il tuo bacino e il tuo dolore lombare.

Doppia lettura

Livello 1 – per pazienti

Non devi “avere gli addominali”.
Devi attivare il core profondo, quello che non si vede allo specchio ma si sente quando respiri, ti alzi dal letto o resti in piedi per ore.
Allenare solo il retto dell’addome è come mettere un bel tappeto.. in una casa senza fondamenta.

Livello 2 – per clinici

Questa immagine parla chiaro: la stabilità non è una questione di forza ma di integrazione. Il core non è un distretto, è un sistema di gestione pressoria e di continuità mio-fasciale. Parlare di “rinforzo del core” senza coinvolgere diaframma, pavimento pelvico, multifido, trasverso e lavorare sulla strategia pressoria.. è allenamento estetico travestito da posturale.

E quindi?

Quando un paziente ha dolore lombare o instabilità pelvica, chiediti: "quanti di questi muscoli sono coinvolti nella strategia di compenso?" E soprattutto: "gli sto insegnando a lavorare.. o solo a contrarsi?"

“Ma io faccio già gli addominali a fine allenamento.”

Certo.

Come mo***re l’airbag su una macchina senza freni. La vera sicurezza posturale è nascosta, profonda, intelligente.

E si attiva quando respiri, non quando spingi. 🤗

Leggere il post per informarsi, altro che crunch!!!
14/09/2025

Leggere il post per informarsi, altro che crunch!!!

IL CORE NON È UN ADDOMINALE: È UN DIAFRAMMA INCONTRATO PER CASO DA TRE VECCHI AMICI.

Guarda bene quest’immagine.
Se ti aspettavi di vedere solo un bel retto dell’addome scolpito.. stai guardando nel posto sbagliato. Qui c’è qualcosa di molto più potente.

Il Core come cilindro funzionale!

In alto: il diaframma.
In basso: il pavimento pelvico.
Davanti: il trasverso dell’addome.
Dietro: il multifido.

Quattro elementi apparentemente lontani, che insieme creano la tua cintura di forza, stabilità e controllo.

Immaginalo come una lattina di alluminio. Resiste a pressioni enormi se chiusa bene. Ma se premi su un lato o la buchi.. collassa. È questo il segreto del core: la pressione intra-addominale ben distribuita.

Non crunch, non addominali alti, non plank infiniti fatti male. Ma equilibrio tra spinta e contenimento.

Test di consapevolezza rapida

Sdraiati supino, gambe flesse, mani sull’addome.
1. Inspira: senti il torace aprirsi lateralmente?
2. Espira lentamente: il ventre si appiattisce da solo o lo stai forzando?
3. Premi leggermente con le dita sotto l’ombelico: riesci a percepire il trasverso che si attiva senza sollevare le coste o contrarre i glutei?
4. Ora pensa al pavimento pelvico: riesci a “chiuderlo” senza stringere le cosce?
5. Infine.. riesci a fare tutto questo senza bloccare il respiro?

Se almeno uno di questi passaggi ti ha fatto sudare.. benvenuto nel vero lavoro sul core.

Il core non serve solo per avere la pancia piatta.

Serve per stabilizzare la colonna, respirare meglio, ridurre il dolore lombare, migliorare l’equilibrio, favorire la mobilità, proteggere il pavimento pelvico e coordinare forza e fluidità nei movimenti quotidiani, per dire alcune funzioni..

Frase che cambia tutto? Non sei tu che devi controllare il core. È il core che dovrebbe controllare te.. silenziosamente, in ogni gesto.

Curiosità: il muscolo trasverso si attiva 200 millisecondi prima di ogni movimento dell’arto superiore in soggetti sani. Nei soggetti con lombalgia cronica.. no. 😅
E questo fa tutta la differenza del mondo.

Rieducare il core significa rieducare il corpo alla vita. Perché il core non è solo un centro anatomico. È un centro di comando.

E oggi, finalmente, lo hai visto per ciò che è: un cilindro intelligente, dinamico e vitale. Proprio come te. 💞

VACANZA YOGA A GUBBIO ✨🌿  📅 17–19 ottobre | 📍 Villa Amrita JananiImmagina di svegliarti con il canto degli uccelli, avvo...
08/09/2025

VACANZA YOGA A GUBBIO ✨🌿  

📅 17–19 ottobre | 📍 Villa Amrita Janani

Immagina di svegliarti con il canto degli uccelli, avvolto dai colori caldi dell’autunno umbro 🍂  

Un antico casale in pietra, immerso nel verde, ti accoglie per 3 giorni di rigenerazione profonda.

🧘‍♀️ Cosa ti aspetta:

• Hatha yoga al mattino per risvegliare il corpo  
• Yoga nidra per un riposo profondo e consapevole  
• Yin yoga per allungarti e lasciar andare  
• Camminate meditative nella natura  
• Cibo sano, silenzio, condivisione e autenticità  

🌄 Solo 14 posti disponibili per garantire un’esperienza intima e trasformativa.

💫 Dove?  

Nel cuore delle colline umbre, vicino Gubbio, in un agriturismo dedicato alle vacanze yoga.  

Appartamenti boho-chic, atmosfera rustica e accogliente, silenzio e bellezza ovunque.

💰 Prezzo: €320  
🔐 Caparra: €100 entro il 20 settembre  
📩 Info & prenotazioni: Consuelo 3288134635

🌸 Lascia andare lo stress. Riscopri la tua presenza.  

Un weekend per tornare a te stessa.

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Un articolo molto interessante per chi usa i tacchi... saranno anche belli ma capiamo cosa comporta indossarli svariate ...
29/07/2025

Un articolo molto interessante per chi usa i tacchi... saranno anche belli ma capiamo cosa comporta indossarli svariate ore al giorno, tutti i giorni!!!

Benvenuti a un nuovo episodio di “Commenta che ti passa: dove i tuoi commenti trasformano i nostri post!” 🤭

Ogni volta partiamo da un contenuto condiviso, ma è il confronto tra colleghi, pazienti, esperti e curiosi a renderlo più ricco, completo e utile.

Buona lettura!

Tacchi e carico sull’avampiede: cosa succede davvero quando cambiamo altezza?

Quando si parla di calzature, spesso il discorso si limita a estetica e moda. Ma in fisioterapia, e nella biomeccanica clinica in generale, ogni centimetro di tacco racconta una storia ben più complessa: quella della distribuzione del carico sul piede e delle ripercussioni che può avere su tutto il corpo.

La biomeccanica del tacco: più sali, più spingi avanti, semplice no?

Quando il piede è piatto sul terreno (cioè senza tacco), la distribuzione del peso corporeo è relativamente bilanciata: circa il 43% del carico grava sull’avampiede, mentre il 57% resta sul tallone. Questa proporzione rappresenta una condizione fisiologica, che il corpo ha imparato ad assorbire e gestire nel tempo.

Ma basta salire anche solo di qualche centimetro per cambiare il gioco.

Con un tacco di 4 cm, la situazione si ribalta: il 57% del carico passa sull’avampiede e il 43% sul tallone.

A 6 cm, la spinta anteriore aumenta, con un 75% del carico sull’avampiede e solo un 25% sul tallone.

Sopra i 10 cm, si può arrivare a scaricare fino al 90-100% del peso sull’avampiede, con una quasi totale esclusione del tallone dal gioco di carico.

Questo significa un enorme aumento dello stress sulle articolazioni metatarsali, sui muscoli flessori plantari e su tutte le strutture connettivali coinvolte nella gestione del carico.

Il rischio biomeccanico: dal piede alla colonna.

Il sovraccarico dell’avampiede può portare a condizioni dolorose e adattamenti posturali compensatori. Le metatarsalgie, ad esempio, sono tra le conseguenze più frequenti, ma non le uniche.

Una tensione continua sull’avampiede può contribuire nel tempo a sviluppare alluce valgo, deformità delle dita e ispessimenti plantari. Può creare squilibri muscolari e articolari a carico della caviglia, del ginocchio e dell’anca, alterando l’orientamento del bacino e la curvatura lombare. Tutto ciò può arrivare a modificare la postura globale.

Come osservato anche da Marco: “il punto non è tanto solo quanto carico si sposta, ma dove e come il piede dovrebbe stare quando è ben educato a farlo.”

Idealmente, un piede rieducato distribuisce il carico a terra con una ripartizione funzionale: 50% sul tallone, 40% sul primo metatarso, 10% sul quinto. Un equilibrio che favorisce stabilità, efficienza e postura corretta.

Ed è proprio da qui che nasce una delle riflessioni più importanti: sono le scarpe a doversi adattare ai nostri piedi, non il contrario.

“Barefoot o tradizionali?” Chiede Marina.

Nel dibattito che spesso anima le discussioni tra fisioterapisti, runner e pazienti, il tema delle scarpe barefoot (o minimaliste) divide. Ma è importante chiarire: non si tratta di moda, si tratta di funzione.

Come spiegato in risposta a Marina, le scarpe barefoot sono pensate per riprodurre la camminata a piedi nudi, permettendo una distribuzione più naturale del carico e stimolando i muscoli intrinseci del piede. Tuttavia, non sono adatte a tutti.

Chi non è abituato deve procedere con gradualità, proprio per evitare dolori o sovraccarichi. In questi casi, l’uso delle barefoot può e deve essere accompagnato da esercizi mirati, valutazione clinica e adattamento progressivo.

Una buona calzatura, sia essa barefoot o tradizionale, dovrebbe sempre rispettare tre criteri fondamentali.

Prima di tutto una suola flessibile, che consenta al piede di muoversi liberamente.
In secondo luogo uno spazio sufficiente per le dita, evitando compressioni e per ultimo un supporto adeguato, calibrato sul tipo di piede e sul livello di attività della persona.

Lo ha sottolineato bene anche Andrea, suggerendo (con ironia) di conservare il post come risposta pronta per chi critica le calzature barefoot: il punto non è schierarsi, ma capire quando e per chi sono adatte.

E la lunghezza del piede? Un fattore spesso dimenticato!

Una delle osservazioni più tecniche ma fondamentali è arrivata da Valeria, che ha posto un quesito tanto semplice quanto trascurato:

“Un tacco da 10 cm ha lo stesso effetto su un piede numero 36 e su un 41?”

La risposta è: assolutamente no. La lunghezza del piede cambia radicalmente l’inclinazione del piede stesso all’interno della scarpa, e di conseguenza la distribuzione del carico sull’avampiede.

Inoltre, aspetti come il cavismo, la dominanza del primo dito o la forma dell’arco plantare modificano ulteriormente l’effetto finale del tacco. Ogni piede ha la sua storia, la sua meccanica e le sue vulnerabilità. E riconoscerlo significa aprire la strada alla personalizzazione delle calzature e a una valutazione fisioterapica sempre più individualizzata.

Il consiglio pratico (con un tocco di buon senso) 😌

Se stai pensando di passare alle barefoot, inizia con cautela e criterio. Dai tempo al piede di adattarsi, lavora sull’elasticità, sulla forza dei muscoli plantari e sulla propriocezione. E se invece preferisci scarpe più strutturate, punta a comfort, flessibilità e rispetto della tua biomeccanica personale.

Come direbbe Gianni: “non è il piede che si deve adattare alla scarpa, ma il contrario.”

Avrete capito che il piede è una struttura dinamica, sensoriale, adattiva. Il tacco è solo un centimetro in più, ma può diventare un chilometro di differenza nella tua postura.

Questo contenuto è stato aggiornato e migliorato grazie ai commenti e alle osservazioni ricevute: un esempio concreto di come la conoscenza cresca nel dialogo.

Se l’hai trovato utile, condividilo con chi potrebbe beneficiarne: colleghi, studenti, pazienti o semplici curiosi.

E se anche tu hai qualcosa da aggiungere.. commenta che ti passa! 😉

Il prossimo episodio potrebbe nascere proprio dalla tua esperienza. 👏

25/07/2025

IL RESPIRO: IL FILO INVISIBILE TRA CERVELLO E CORPO

Immagina di essere seduto in poltrona. Non ci fai caso, ma stai respirando. Eppure, in ogni istante, un’orchestra neurologica lavora dietro le quinte per dirigere l’aria dentro e fuori di te. Questa immagine è la mappa del direttore d’orchestra: il centro respiratorio bulbo-pontino.

Oggi scopriremo insieme come funziona e proveremo anche un piccolo test di consapevolezza per percepire i dettagli del tuo respiro.

Dove nasce il respiro?

Il respiro parte dal tronco encefalico, che possiamo dividere in due regioni principali.

PONTE: è il livello superiore, che regola il ritmo e la transizione tra inspirazione ed espirazione. Qui si trovano due centri: il centro pneumotassico (che “frena” l’inspirazione, come un metronomo che dice quando smettere di inalare) e il centro apneustico (che stimola a mantenere l’inspirazione).

BULBO: è la parte più antica e fondamentale. Qui si trovano due gruppi: il gruppo respiratorio dorsale (DRG, che attiva i muscoli inspiratori, come il diaframma e gli intercostali esterni) e il gruppo respiratorio ventrale (VRG, che si accende durante la respirazione forzata come esercizio intenso, colpo di tosse).

Il DRG e il VRG ricevono input chimici (CO₂, O₂, pH) e meccanici dai polmoni, modificando la frequenza e l’ampiezza del respiro. Una vera centralina di controllo che regola la vita momento per momento.

Chi sono gli esecutori?

I comandi nervosi viaggiano lungo i nervi spinali e raggiungono il diaframma (il grande pistone che spinge i visceri in basso per fare entrare l’aria), i muscoli intercostali esterni (allargano il torace durante l’inspirazione), i muscoli intercostali interni (espirano attivamente, contraendo la gabbia toracica) e i muscoli accessori (SCM, scaleni, pettorali, che si attivano quando respiriamo affannosamente).

Ecco come il cervello comanda un esercito di muscoli per garantire ossigeno e rimuovere anidride carbonica.

Curiosità clinica

Un danno alla regione bulbopontina può provocare respirazione irregolare (es. apnea, gasping), incapacità di coordinare inspirazione ed espirazione e problemi nella regolazione dei gas ematici.

Nelle lesioni alte del midollo, può servire la ventilazione meccanica perché il diaframma perde innervazione dal nervo frenico (C3-C5).

TEST DI CONSAPEVOLEZZA RESPIRATORIA

Chiudi gli occhi un attimo.

Inspira profondamente e nota quale parte del tuo corpo si muove di più.
Espira lentamente. Senti quali muscoli si rilassano.
Ora inspira in modo forzato, come se dovessi gonfiare un palloncino. Prova a percepire il lavoro dei muscoli accessori: senti un tensione al collo o alle spalle?
Infine, espira con forza. Puoi percepire l’attivazione dei muscoli intercostali interni?

Se riesci a distinguere queste fasi e i muscoli coinvolti, stai sperimentando la meraviglia della connessione mente-corpo.

Domanda finale per te

Sai che puoi allenare la tua capacità respiratoria con esercizi di controllo diaframmatico e rilassamento? Prova per un minuto a inspirare contando fino a 4, espirare contando fino a 6, e osserva come il tuo sistema nervoso risponde: calma, lucidità, energia.

Tutto questo per dire che dietro ogni respiro si cela un balletto neurologico antico quanto la vita stessa. Il centro respiratorio bulbo-pontino non dorme mai: orchestra l’aria, il ritmo e il benessere.

La prossima volta che inspiri, fermati un istante a ringraziarlo. Senza di lui, non saremmo qui a raccontare questa storia.

"Voucher per lo sport - Regione Lazio", per ragazzi dai 6 si 18 anni. Pubblicato l'elenco dei destinatari - Sport e Salu...
17/07/2025

"Voucher per lo sport - Regione Lazio", per ragazzi dai 6 si 18 anni. Pubblicato l'elenco dei destinatari - Sport e Salute S.p.A.

Primo piano Sport e salute

Indirizzo

Via Sacco Pastore, 10
Rome
00162

Orario di apertura

Martedì 09:00 - 10:00
19:30 - 20:45
Mercoledì 19:15 - 20:15
Giovedì 09:00 - 10:00
19:30 - 20:45

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