27/11/2025
L’uomo, da partecipe e custode della natura e dei luoghi, è diventato dominatore della natura. Ciò ha contrassegnato il nostro intero modo di vivere, perché a cambiare è stato il nostro modo di pensare, che ha letteralizzato e inflazionato il pensiero scientifico-tecnologico dell’epoca post-industriale, concedendoci una visione dell’individuo non più come “individuum”, cioè come una totalità, l’indivisibile; ma come ciò che è “diviso”, dalla natura, dal contesto, quindi diviso anche all’interno di sé. Così separato dal mondo, e ridotto ad una sommatoria di organi, l’essere umano non esiste più, se non come patologico. La sua anima inizia a patologizzare perché connessa a quella dei luoghi, dell’ambiente e del gruppo in cui vive, anche se a noi sembra che l’anima sia “nostra”, soltanto individuale. Con la conseguente esplosione di patologie psicosomatiche e psicosociali, espressione della sofferenza dell’anima umana e allo stesso tempo dell’anima dei luoghi del mondo, la stessa scienza e psicologia del ‘900 ci ha infine ricondotti all’olismo: si torna a riconoscere che tutto è legato e interconnesso, e che se si agisce su una parte non si può non interferire sul tutto, e non si può comprendere una parte se non la si vede nel suo rapporto e legame col tutto. Il pensiero ecologico e sistemico è primariamente una visione olistica, ovvero che ricollega l’individuo all’universo e alla natura in una unità totale funzionante come Anima Mundi. Ma questa è una concezione antica che era del tutto ovvia già nel mondo greco-romano, e che ci deriva, come scrive Hillman, da Plotino, Ficino e Vico, i nostri più recenti precursori. Si sapeva benissimo che "nullo loco sine genio", ovvero che ogni luogo appartiene aun Genius Loci, un nume tutelare di quel luogo. Nel mondo cristiano lo spirito del luogo viene assimilato al santo patrono dei luoghi, finché con l'era industriale e cartesiana viene assoggettato alla tecnica e all'economia capitalista, finendo nel rimosso. Perché avevamo perso questa visione dell'anima del mondo? E in che modo possiamo riscattarla nell'architettura e nell'ambientalismo così come in psicoterapia e nella nostra vita quotidiana?
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L’uomo si relaziona all’ambiente naturale secondo tre modalità: l’uomo che è partecipe della natura,...