Dott. Luca Traverso - Psicologo, Psicoterapeuta

Dott. Luca Traverso - Psicologo, Psicoterapeuta Psicologo, psicoterapeuta, psicoanalista, giudice onorario presso il Tribunale per i minorenni Roma Studio: largo Amba Aradam 11

Psicologo, psicoterapeuta, psicoanalista, giudice onorario presso il Tribunale per i minorenni di Roma.

Se due persone che erano estranee lasciano improvvisamente cadere la parete che le divideva, e si sentono vicine, unite,...
20/10/2021

Se due persone che erano estranee lasciano improvvisamente cadere la parete che le divideva, e si sentono vicine, unite, questo attimo di unione è una delle emozioni più eccitanti della vita. È ancora più meravigliosa e miracolosa per chi è vissuto solo, isolato, senza affetti. Il miracolo di questa intimità improvvisa è spesso facilitato se coincide, o se inizia, con l'attrazione sessuale. Tuttavia, questo tipo di amore è per la sua stessa natura un amore non duraturo. Via via che due soggetti diventano ben affiatati, la loro intimità perde sempre più il carattere miracoloso, finché il loro antagonismo, i loro screzi, la reciproca sopportazione uccidono ciò che resta dell'eccitamento iniziale. Eppure, all'inizio, essi non lo sanno; scambiano l'intensità dell'infatuazione, il f***e amore che li lega, per la prova dell'intensità del loro sentimento, mentre potrebbe solo provare l'intensità della loro solitudine.“

Erich Fromm, libro L'arte di amare

Depressione, quante volte si usa questo termine senza realmente comprenderne il significato, o meglio i significati.Esis...
10/01/2021

Depressione, quante volte si usa questo termine senza realmente comprenderne il significato, o meglio i significati.

Esistono infatti molteplici manifestazioni di tipo depressivo, dalla “normale” depressione reattiva ad una perdita, alla depressione di tipo psicotico, al disturbo depressivo maggiore... Ognuna di queste espressioni sottende meccanismi psichici differenti, con storie e approcci terapeutici diversi. Può prevalere il vuoto, la mancanza di vita oppure il senso di colpa e l’inadeguatezza, l’angoscia o l’ansia.

In ogni caso la radice comune è la perdita, il lutto, una perdita però che riguarda il mondo interno.
Freud in “lutto e melanconia“ espresse chiaramente questa distinzione: nel lutto il mondo viene svuotato di qualcosa di buono, di valore, di significato e e nel processo di elaborazione del lutto dobbiamo rientroiettare gli investimenti libidici sull’oggetto perso ed accettare che il mondo ha perso qualcosa, nella melanconia o depressione ciò che viene svuotato è l’Io, è il mondo interno a perdere di valore e significato.

Precoci esperienze di perdita, ed un particolare legame di attaccamento con gli oggetti primari, in particolare la madre, possono strutturare un’organizzazione depressiva della personalità; di seguito le sue caratteristiche:

Spiccata propensione a rispondere con disperazione e rabbia ad eventi discrepanti anche minimi perché organizzati in termini di perdita e delusione.

Modelli disfunzionali di attaccamento:

un senso di perdita che accompagna l’attaccamento ai genitori. Eventi specifici possono essere:

– Perdita di un genitore (divorzi, separazioni, prolungate assenze)

– Non essere mai stato in grado di ottenere un attaccamento emotivo stabile nonostante i continui sforzi in questa direzione (genitori forniscono un controllo privo di affetto)

– Inversione di relazione genitore-bambino (Winnicott, bambino psichiatra)

Sviluppo dell’identità:

lo sviluppo dell’identità procede tra un’alternanza di disperazione per i lutti e le perdite ed una rabbia che fornisce l’unica possibilità di far fronte alla disperazione. La stabilità del senso di sé si fonda su una rappresentazione di se stessi come incapaci di essere amati e di stabilire rapporti sicuri con figure di attaccamento.
Il controllo decentrato si realizza attraverso un’anticipazione di lutti e perdite basate sull’attribuzione causale interna.

Aspetti organizzazionali:

Risoluzione adolescenziale: l’oscillazione tra il sentirsi attore della propria vita che si attiva con il pensiero logico formale dell’adolescenza e la sensazione di passività rispetto alle perdite, innesca una strategia di equilibrio basata sull’attribuzione causale interna.

Attitudine verso di sé e la realtà: autopunizione, colpa, autocommiserazione, realtà ostile, minacciosa ed inaffidabile.

Coerenza sistemica:

la realtà viene interpretata costantemente in termini di perdita ed abbandono.

Dinamica della disfunzione cognitiva:

Esperienze di separazione, rivelazioni spiacevoli su persone intime, malattie, perdite, delusioni, cambiamenti, possono innescare una psicopatologia basata sulla sensazione di essere causa di tutto ciò per la negatività personale.

Livello esplicito: seleziona aspetti che confermano la propria negatività.

Livello tacito: emozioni intermittenti di disperazione e rabbia senza controllo cognitivo.

12/11/2020

I bambini sani non avranno paura della vita se i loro anziani hanno sufficiente integrità per non temere la morte.
E. Erikson

17/09/2020

La personalità - stili e organizzazione

Con il termine personalità si intende l'insieme delle caratteristiche psichiche e delle modalità comportamentali (inclinazioni, interessi, passioni) che definiscono il nucleo delle differenze individuali, nella molteplicità dei contesti in cui la condotta umana si sviluppa.
Ogni modello teorico la declina poi con termini e concettualizzazioni diverse, ma in ogni caso la personalità costituisce un insieme di caratteristiche stabili nel tempo che riflettono una specifica organizzazione emotiva e cognitiva che origina in parte da caratteristiche innate, temperamentali quindi immodificabili ed in parte da esperienze vissute quindi ambientali.
Ne deriva che più persone condividono il tipo di organizzazione e di funzionamento della personalità, all’interno del quale poi declineranno la propria individualità e specificità.
È il caso di quando troviamo qualcuno che la pensa in modo simile a noi, che in condizioni simili arriva alle stesse considerazioni e agli stessi vissuti.
Quando tali caratteristiche diventano pervasive, intense, estreme, poco flessibili non si parla più di struttura ma di disturbo della personalità.

Di seguito la descrizione dell’organizzazione ossessiva della personalità

Psicologo Psicoterapeuta – 3293474815

17/07/2020

"La salute è la capacità di rimanere negli spazi tra realtà diverse senza perderne alcuna (...) – la capacità di sentirsi uno in molti”. Philiph Bromberg (1993, p. 116)

RIFLESSIONI SULL'IMPATTO DEL COVID19 SULLA PSICHE L'attuale emergenza legata alla diffusione del coronavirus ha sconvolt...
26/04/2020

RIFLESSIONI SULL'IMPATTO DEL COVID19 SULLA PSICHE

L'attuale emergenza legata alla diffusione del coronavirus ha sconvolto il mondo, l'Italia e la vita di ciascuno di noi. ​
L'impatto psicologico che il momento che stiamo vivendo ha sulla nostra mente è fortissimo, e riguarda sia il personale sanitario coinvolto direttamente nella gestione medica della pandemia che tutti coloro che, stando a casa, hanno modificato radicalmente la propria vita.

L'emergenza medico-sanitaria ha colto di sorpresa gli stati e il sistema sanitario, catapultando medici, infermieri e tutte le persone direttamente coinvolte - addetti alle pulizie, personale delle pompe funebri, sacerdoti impegnati nella celebrazione dei funerali - in un orizzonte nuovo, caratterizzato da pressione, emergenza, incertezza, ritmi di lavoro insostenibili ed esposizione ad emozioni complesse: paura, angoscia, frustrazione, rabbia, solitudine, smarrimento, senso di colpa.
Sicuramente la fase acuta legata alla rapida diffusione pandemica del virus ha richiesto una risposta in tempi rapidissimi, che non ha consentito una pianificazione razionale, anche in virtù della scarsa conoscenza del fenomeno, e che ha imposto alla psiche di congelare le emozioni per favorire comportamenti e ragionamenti. Succede questo durante le esperienze traumatiche: la mente si protegge con un meccanismo difensivo che isola le componenti affettive ed emotive congelandole, riservandosi di analizzare in un secondo momento, privilegiando l'azione, i comportamenti, il ragionamento logico-razionale.
Al termine dell'urgenza tali aspetti emotivi, scissi e rimossi, rimasti nella mente in modo non metabolizzato, iniziano ad influenzare pensieri, comportamenti, relazioni, i sogni e la vita quotidiana.
Spesso si manifestano in modo inaspettato ed improvviso, con aspetti somatici come tachicardia, affanno, giramento di testa, sudorazione, dolori muscolo-scheletrici o gastrointestinali, disfunzioni sessuali, perdita di libido, disturbi alimentari o del sonno, intense sensazioni di paura, dissociazione, depersonalizzazione o derealizzazione.
Tali manifestazioni sono tipiche di disturbi d'ansia come il Disturbo Post Traumatico da Stress, derivante appunto dall'aver vissuto esperienze traumatiche, in cui noi e/o persone a noi vicine sono state esposte al pericolo di morte, o Disturbo da Attacchi di Panico o ancora Disturbi dell'Umore di carattere ansioso-depressivo, Disturbi del sonno o Somatizzazioni.
E' quindi facilmente prevedibile che le persone che sono state esposte all'emergenza medica, lavorando attivamente con ritmi insostenibili e carichi emotivi tragici come l'angoscia di morte, l'impotenza, la perdita dei legami affettivi più intimi, avranno delle ricadute psicologiche. E' dunque fondamentale che possano dare voce alle emozioni congelate, iniziando a scioglierle, condividendole con uno psicoterapeuta, iniziando a raccontarle e attraverso il processo narrativo a integrarle nella loro psiche, riproporzionando il peso di quanto vissuto restituendogli umanità.
Infatti l'emergenza, i tempi, il numero dei malati e dei morti, le distanze, le divise anticontaminazione che negano l'identità, l'assenza di contatto fisico e visivo con l'altro, hanno creato un contesto disumano, alienato, che ha aggravato notevolmente l'impatto psichico del Covid19.
Mi viene in mente la scena nel film E.T. quando il piccolo alieno viene portato via dai su nuovi amici umani e sradicato dalla sua casa, prelevato da personale in uniforme anticontaminazione.

Come precedentemente accennato, però, la diffusione del Covid 19 ha avuto un impatto anche sulle persone non direttamente coinvolte nella gestione sanitaria del fenomeno. Ognuno di noi ha dovuto radicalmente modificare la propria vita quotidiana, si sono persi riferimenti, suoni, ritmi, incontri, luoghi, persone. Siamo stati esposti alla paura del contagio, qualcuno ha perso persone care, qualcuno si è ammalato e ha vissuto con la costante paura della morte, qualcuno ha avuto necessità di un ricovero lungo e tragico, l'incontro con l'altro è diventato pericoloso, facendo aumentare pensieri intrusivi di controllo e contaminazione.
L'isolamento forzato ha consentito di relazionarsi fisicamente soltanto con le persone con cui si condivide l'abitazione, ed ha imposto un tempo diverso, dilatato, alla vita fisica e psichica.
Per molti è l'occasione per valorizzare le proprie relazioni intime, i rapporti di coppia, i propri figli, per altri l'esasperazione degli stessi, l'aumento dei conflitti, della solitudine e della rabbia, l'aumento della violenza domestica tra coniugi o nei confronti dei bambini.
Come Giudice Onorario del Tribunale per i Minorenni rivolgo un pensiero anche tutte quelle situazioni in cui i minori sono stati allontanati dal nucleo familiare, che non hanno potuto continuare a frequentare i propri genitori con gli stessi ritmi, un'esperienza traumatica anche per bambini, madri e padri.
Esistono dunque molte motivazioni che possono aver creato la necessità di una riflessione psicologica su quanto vissuto.

Come tutte le crisi però, questo stravolgimento mondiale ci consente anche di rompere degli schemi, offrendoci l'opportunità di costruirne degli altri e di trasformazioni profonde a livello individuale, sociale e culturale.
È aumentato il tempo che trascorriamo con i nostri pensieri, qualcuno in solitudine, e questo impone di guardarsi dentro; Nietzsche scriveva "Se si tace per un anno, si disimpara a chiacchierare e si impara a parlare", sottolineando l'opportunità di accrescimento che lo stare da soli può fornire.
Molte persone si difendono da ciò riempiendo le giornate di impegni in preda all'ansia e all'inseguimento del compito successivo fino al crollo nel sonno, questo non è più possibile nei tempi del lockdown. E' ipotizzabile che abbiano preso consapevolezza di ciò, contattando malesseri e insoddisfazioni celate dai ritmi della vita pre-coronavirus; in questo caso sarebbe un'ottima occasione per iniziare un percorso psicoterapeutico e per gestire con maggiore consapevolezza e soddisfazione la propria vita.
I dispositivi tecnologici ci hanno consentito di mantenere relazioni a distanza, di continuare a lavorare, nel mio caso sto portando avanti la psicoterapia con i miei pazienti attraverso Skype. Nonostante lo scetticismo iniziale rispetto alla modificazione radicale del setting da parte mia come psicoanalista e dei pazienti, chi più chi meno, la mia personale esperienza di lavoro e di relazione attraverso questi dispositivi è più che positiva. Parlare dalla propria casa, e l'impossibilità di un incontro vis-à-vis può creare un'intimità speciale, la possibilità di un avvicinamento maggiore. Penso ad una mia paziente, scettica inizialmente su questa modalità di lavoro, con cui abbiamo condiviso una seduta speciale, una di quelle che costituiscono una pietra miliare in un percorso analitico; o ad un'altra paziente che ha continuato a dialogare attraverso i social con una persona che aveva conosciuto da poco, trascorrendo molte ore insieme parlando e raccontandosi. In questo caso l'impossibilità dell'incontro fisico, di un incontro anche sessuale, ha consentito di costruire una maggiore conoscenza e intimità, posticipando quella fisica, favorendo l'accrescimento del sentimento, che si nutre del desiderio e non dell'appagamento dello stesso, come spesso ricordato da Galimberti e, citando nuovamente Nietzsche, impedendo che "la sensualità affretti la crescita dell'amore rendendo le sue radici deboli e facili da strappare".

Goldberg: narcisismo e disumanizzazioneGoldberg (1995), esponente della Psicologia del Sé, introduce all’interno del mod...
18/04/2020

Goldberg: narcisismo e disumanizzazione

Goldberg (1995), esponente della Psicologia del Sé, introduce all’interno del modello kohutiano il tema della disumanizzazione, essenziale per quel che riguarda l’analisi delle motivazioni psicodinamiche soggiacenti i comportamenti criminali ad opera di persone con patologie narcisistiche.

Disumanizzazione è un termine convenzionale che indica un atteggiamento gravemente negativo verso un altro essere umano e un modo di trattarlo.

Secondo Goldnerg la disumanizzazione implica un grado di giudizio, una valutazione che si accompagna alla mancanza di empatia in generale per la condizione dell’altro ed in particolare per la sofferenza dell’altro; talvolta però essa è accompagnata dal piacere di procurare dolore nell’altro. In questo senso la disumanizzazione diviene caratteristica essenziale sia dell’aggressività che della sessualità, ed in quest’ultimo caso si manifesta attraverso le perversioni.

La disumanizzazione è mossa da affetti quali la rabbia e la collera; secondo Goldberg (e secondo Kohut) la rabbia del narcisista ha una duplice origine: da un lato scaturisce da un danneggiamento della grandiosità, dall’altro deriva dalla perdita del controllo e dalla rottura della fusione con l’oggetto idealizzato onnipotente. La rabbia dunque deriva sia da una ferita narcisitica che da un tentativo di ristabilire l’integrità del Sé, ed opera col fine di rendere disponibile incondizionatamente un oggetto-Sé ammirante e di fondersi con un oggetto-Sé idealizzato.

Dunque secondo Goldberg la disumanizzazione nasce da un’intensa rabbia narcisistica e può essere canalizzata in attività violente (sessuali e non) in cui la mancanza di empatia con la condizione dell’altro può mettere l’individuo narcisista in condizione di compiere azioni aberranti e riprovevoli.

Il seguente schema riassume il modello della disumanizzazione proposto da Goldberg:

Kernberg e il narcisismo Otto Kernberg ipotizza uno sviluppo simultaneo e correlato del narcisismo e della relazione ogg...
17/04/2020

Kernberg e il narcisismo


Otto Kernberg ipotizza uno sviluppo simultaneo e correlato del narcisismo e della relazione oggettuale, che si riflette, nei casi di disturbi narcisistici del carattere, nell’instaurarsi non solo di un narcisismo patologico ma anche di relazioni oggettuali patologiche.

Secondo Kernberg esiste una sostanziale differenza tra il narcisismo normale (infantile o tratto di personalità nell’individuo adulto) e il narcisismo presente nei pazienti con una personalità narcisista, in cui il narcisismo assume una connotazione strettamente patologica.

Tale narcisismo, infatti, differisce qualitativamente e quantitativamente sia da quello presente sia negli individui sani, sia dal narcisismo primario infantile (che come ricordiamo nel modello di Kernberg prevede già la presenza di oggetti interiorizzati).
Questa affermazione è in contrasto sia con la visione di Freud, secondo la quale il narcisismo nelle nevrosi narcisistiche non è altro che una regressione al narcisismo primario, o meglio un ritiro della libido oggettuale sull’Io, sia con le ipotesi di Kohut, secondo il quale la causa principale del disturbo narcisistico di personalità è un arresto dello sviluppo normale della persona, semplicemente un blocco evolutivo che non permette l’instaurarsi di strutture normali.

Sintetizziamo ora le caratteristiche del narcisismo normale secondo l’impostazione teorico-clinica di Kernberg:

Il narcisismo è definito come l’investimento libidico del Sé (Hartmann, 1946).

Il Sé è una struttura intrapsichica che fa parte dell’Io ed è costituita da rappresentazioni affettivo-cognitive di se stessi in reali interazioni con altri significativi e in interazioni fantastiche con rappresentazioni di altri significativi (vedi Hartmann).

La realtà del Sé, e quindi la normalità del narcisismo, viene misurata attraverso l’esame delle aspirazioni che esprimono gli scopi inconsci, preconsci e consci dell’Io, e delle funzioni di critica svolte dal Super-Io (ideale dell’Io) e dall’Io stesso, e che regolano l’autostima.

L’autostima viene regolata anche da fonti di soddisfacimento esterne, (quali successo sociale, efficienza, gratificazione intellettuale, ecc.) e dalla capacità sublimatoria del Sé che permette di equilibrare i derivati pulsionali libidici e aggressivi con le richieste ambientali.

L’accrescimento di autostima, e il conseguente accrescimento di investimento libidico del Sé porta ad un accrescimento anche della libido oggettuale; in altri termini un individuo in armonia con se stesso, con una forte autostima e con un forte investimento del Sé è in grado di investire in misura maggiore sugli oggetti esterni e nelle loro rappresentazioni interiorizzate (questa visione, in aperto contrasto con le ipotesi freudiane, concorda invece con le ipotesi kohutiane).

Pazienti che mostrano un narcisismo normale, e quindi una integrità strutturale del Sé, del Super-Io, e dell’ideale dell’Io, ma una fissazione a scopi e conflitti narcisistici infantili sono affetti da una patologia del carattere di tipo nevrotico.

Le caratteristiche del narcisismo patologico, dei pazienti affetti da personalità narcisistica, sono invece:

Il narcisismo patologico non riflette semplicemente l’investimento libidico sul Sé, ma l’investimento libidico su una struttura patologica del Sé (il Sé grandioso); inoltre la sua analisi e comprensione deve riguardare sia i derivati pulsionali libidici che quelli aggressivi, di natura prevalentemente orale (che secondo Kerberg sono stati trascurati da Kohut).

Il Sé grandioso patologicamente coeso è costituito dalla condensazione di immagini oggettuali idealizzate e di ideali dell’Io, che invece normalmente vengono integrati nel Super-Io. Accanto al Sé grandioso patologico si sviluppano quindi un Super-Io scarsamente integrato, dei confini tra Io e Super-Io scarsamente definiti in alcune sfere, e una svalutazione ampia e devastante degli oggetti esterni e delle loro rappresentazioni, dovuta alla dissociazione e/o rimozione degli aspetti inaccettabili del Sé reale.

Le strutture intrapsichiche presenti nei pazienti narcisisti derivano da processi di integrazione e differenziazione patologici, e da relazioni oggettuali patologiche. Ne consegue che il mondo intrapsichico dei pazienti narcisisti è popolato soltanto dal loro Sé grandioso, da immagini svalutate del Sé e degli altri, dai precursori sadici del Super-Io e da immagini primitive distorte sulle quali è stato proiettato un intenso sadismo orale.

L’instaurarsi del Sé grandioso patologico consente comunque una certa integrazione dell’Io, che permette un adattamento sociale complessivo migliore di quello raggiunto dai pazienti con personalità narcisistica ma borderline.

Il narcisismo patologico comporta meccanismi di difesa e resistenze specifiche originate da sottostanti conflitti prodotti da collera e invidia orali, che si riflettono nella traslazione che si sviluppa nel corso del trattamento.

Nella situazione analitica il paziente narcisista mostra un tipo di idealizzazione nei confronti dell’analista di natura totalmente diversa dai pazienti nevrotici o dai pazienti casi al limite: per i nevrotici l’idealizzazione dell’analista rappresenta l’immagine parentale buona; per i casi al limite l’idealizzazione dell’analista è di natura primitiva e rappresenta un’immagine non realistica, completamente positiva; nei pazienti narcisisti, invece, l’idealizzazione dell’analista altro non è che un’estensione della propria grandiosità: l’analista è una parte di sé, una figura autosservante, un’appendice, un satellite.

Il narcisismo patologico presenta delle differenze sostanziali e specifiche rispetto al narcisismo infantile.

Questo narcisismo patologico ha molte caratteristiche in comune con il narcisismo dei pazienti borderline con caratteristiche narcisistiche di personalità, ma in questo ultimo caso è presente anche:

Una debolezza costituzionale dell’Io che si traduce nelle manifestazioni non specifiche di cui abbiamo ampiamente parlato.

Un funzionamento sociale gravemente compromesso.

08/04/2020

Empatia.

L’ascolto empatico è in estrema sintesi la sintonizzazione sullo stato psichico dell’altro, la condivisione delle emozioni, la comprensione profonda di significati.
La persona triste, addolorata, sofferente non ha bisogno di qualcuno che la distragga o la renda felice, ma di qualcuno che le si metta accanto, con cui condividere quello che prova.
In questo modo il dolore si scioglie da sé.

08/04/2020

Indirizzo

Largo Dell’Amba Aradam 11
Rome
00182

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 21:00
09:00 - 21:00
Martedì 09:00 - 21:00
09:00 - 21:00
Mercoledì 09:00 - 21:00
09:00 - 21:00
Giovedì 09:00 - 21:00
09:00 - 21:00
Venerdì 09:00 - 21:00
09:00 - 21:00

Telefono

+393293474815

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