Fisio-Notizie

Fisio-Notizie Fisio-Notizie offre articoli scientifici, foto, video e rubriche su fisioterapia, medicina e anatomia.
(855)

Un punto di riferimento per chi cerca curiosità e aggiornamenti sul corpo umano e il benessere fisico, pensato per professionisti e appassionati. Da sempre condividiamo con passione curiosità e studi scientifici sul corpo umano. Ogni giorno pubblichiamo foto, articoli e video su anatomia, fisiopatologia, chirurgia (promesso, niente di troppo impressionante!), abitudini corrette e scorrette, esercizi per rafforzare e allungare i muscoli, terapie non convenzionali, e tanto altro ancora. Siamo una pagina no-profit, impegnata a offrire informazioni gratuite e accessibili a tutti. Il nostro obiettivo è diventare un punto di riferimento per professionisti della salute e appassionati di benessere. Rispondiamo a tutti i messaggi e diffondiamo il maggior numero possibile di contenuti, sempre senza costi per l’utente. Se apprezzi il nostro lavoro e vuoi darci una mano a mantenerlo vivo e in crescita, l’unico modo per sostenerci è abbonarti. Con il tuo contributo, ci aiuterai a continuare a offrire contenuti di qualità e a far crescere il nostro progetto, rimanendo comunque fedeli al nostro spirito no-profit. Non dimenticarti di iscriverti al nostro canale broadcast per ricevere aggiornamenti, rubriche, sondaggi e altre novità!

C’è un piccolo osso tondo che lavora s**o ogni volta che pieghi il ginocchio, ma nessuno lo ringrazia mai. La rotula è l...
11/11/2025

C’è un piccolo osso tondo che lavora s**o ogni volta che pieghi il ginocchio, ma nessuno lo ringrazia mai. La rotula è la sentinella scorrevole che protegge e potenzia il movimento, trasformando i tuoi passi, salti e accovacciamenti in gesti fluidi (quando tutto va bene).

In questo articolo scopri cos’è, come funziona e perché, se si sposta o si irrita, può far capire in fretta quanto sia importante.

Non è uno studio scientifico, ma una guida chiara e curiosa per conoscere meglio l’osso che fa da scudo al tuo ginocchio.

Scopri consigli pratici e approfondimenti sul benessere fisico e la fisioterapia. Leggi i nostri articoli su EduCare Fisio.

Finalmente è martedì! Benvenuti a un nuovo episodio di “Neurolandia: il sistema nervoso come non lo avete mai visto!”Ogg...
11/11/2025

Finalmente è martedì! Benvenuti a un nuovo episodio di “Neurolandia: il sistema nervoso come non lo avete mai visto!”

Oggi seguiamo il filo (anzi, il nervo!) che dalla coscia arriva fino al malleolo mediale, passando quasi inosservato.. fino a quando non comincia a pizzicare, bruciare o dare segni di sé.

Signore e signori, ecco a voi il nervo safeno: lungo, silenzioso, ma pronto a farsi sentire quando meno te lo aspetti!

Dove sta?

Il nervo safeno è il ramo sensitivo più lungo del nervo femorale.

Ecco il suo decorso in breve. Origina nel triangolo femorale, come ramo del nervo femorale. Scende lungo la faccia mediale della coscia, accompagnando l’arteria femorale all’interno del canale degli adduttori. Emerge dal canale nel terzo distale della coscia e si porta posteriormente al condilo mediale del femore.

Continua lungo la faccia mediale della gamba, fino a raggiungere la regione del malleolo mediale, dove fornisce innervazione sensitiva anche al dorso del piede (medialmente).

Che cosa fa?

Il nervo safeno è puramente sensitivo, e il suo compito è chiaro. Fornire sensibilità cutanea alla faccia mediale del ginocchio, alla faccia mediale della gamba, alla regione del malleolo mediale, e alla porzione mediale del dorso del piede.

Non controlla alcun muscolo.. ma senza di lui, non sentiremmo una buona parte della gamba interna!

Come si lamenta?

Quando il nervo safeno è irritato o compresso, può causare dolore urente o a scossa elettrica lungo la gamba mediale, formicolii o parestesie dal ginocchio in giù, spesso fino al piede.

Può esserci una sensibilità alterata o ridotta lungo il decorso del nervo e un peggioramento dei sintomi con la flessione prolungata del ginocchio o compressione locale (es. bendaggi, protesi, pantaloni aderenti).

Attenzione: essendo sensitivo, non darà mai debolezza muscolare, ma può comunque limitare il movimento per fastidio o dolore.

Ruolo nella vita quotidiana

Il nervo safeno si attiva ogni volta che ti inginocchi o stai a lungo in appoggio sulle ginocchia, indossi calze a compressione o tutori stretti, ti siedi con la gamba piegata a lungo (es. viaggi in auto) e applichi pressione nella zona mediale della tibia o del ginocchio.

Patologie e disfunzioni

Sindrome del canale degli adduttori (compressione del nervo safeno all’interno del canale di Hunter), lesioni post-operatorie (dopo interventi al ginocchio come artroscopia, sostituzione protesica può essere lesionato o irritato), traumi diretti o cicatrici post-chirurgiche nella regione mediale della gamba e compressione da tutori o bendaggi stretti.

Curiosità neurologica

Il nervo safeno è l’unico ramo del nervo femorale a superare il ginocchio! Per questo può essere una causa nascosta di dolori inspiegabili alla gamba, soprattutto se il paziente non ha segni lombari o motori evidenti.

Approccio fisioterapico

Ecco alcune strategie per gestire una disfunzione del nervo safeno: tecniche di neurodinamica specifiche (es. slider), rilascio miofasciale e trattamento dei tessuti circostanti nella coscia mediale, ginocchio e gamba, trattamento di cicatrici e mobilizzazione delle aderenze post-chirurgiche, educazione posturale e consigli su scarpe, tutori, abbigliamento. Crioterapia localizzata e terapie fisiche per modulare la sensibilità.

Conclusione

Il nervo safeno è come un narratore silenzioso: non comanda i movimenti, ma racconta tutto quello che succede sulla faccia interna della gamba. E se quel racconto inizia a bruciare, formicolare o pizzicare.. forse è il momento di ascoltarlo!

Ci vediamo martedì prossimo su Neurolandia… perché quando i nervi parlano, noi impariamo ad ascoltarli. 🤗

Nota bene

Anche se a Neurolandia i nervi parlano.. la diagnosi medica la fa il medico. Quindi, se i sintomi ti fanno compagnia da troppo tempo, ascolta i segnali e confrontati con un neurologo o uno specialista medico. Noi siamo qui per spiegarti come funzionano le cose, ma la cura parte sempre da una valutazione sanitaria. E spesso, il fisioterapista è proprio il primo professionista sanitario a intercettare quei segnali e indirizzare nel modo giusto. 🫶

10/11/2025

Lesione LCA

Tutti hanno un punto debole.. persino l’eroe della mitologia. E anche tu, probabilmente, ne hai uno uguale. Il tendine d...
10/11/2025

Tutti hanno un punto debole.. persino l’eroe della mitologia. E anche tu, probabilmente, ne hai uno uguale. Il tendine d’Achille è il cavo potente che collega polpaccio e tallone, permettendoti di camminare, correre e saltare. Ma se si irrita o si rompe, capisci subito perché porta il nome di un leggendario punto vulnerabile.

In questo articolo scopri cos’è, come funziona e perché merita rispetto (oltre a un po’ di stretching e attenzione).

Non è uno studio scientifico, ma una guida chiara e curiosa per conoscere meglio il tendine più famoso (e temuto) del tuo corpo.

Scopri consigli pratici e approfondimenti sul benessere fisico e la fisioterapia. Leggi i nostri articoli su EduCare Fisio.

È lunedì.. e come sempre siamo pronti a tuffarci in un nuovo episodio di “Anatomia Spassosa: esploriamo il corpo umano c...
10/11/2025

È lunedì.. e come sempre siamo pronti a tuffarci in un nuovo episodio di “Anatomia Spassosa: esploriamo il corpo umano con un sorriso!” 😄

Oggi saliamo verso la clavicola, in un punto che i medici conoscono bene e che porta un nome.. elegante e quasi aristocratico: la fossetta di Mohrenheim!

Si chiama “fossetta” perché è proprio una depressione anatomica; e si chiama “di Mohrenheim” in onore di Paul Heinrich Gerhard von Mohrenheim, l’anatomista che la descrisse.

Ma non lasciarti ingannare dal nome sofisticato: è una zona piccola ma molto importante, che spesso diventa protagonista nelle visite mediche.

Cos’è e dov’è?

La fossetta di Mohrenheim è la fossa sopraclavicolare maggiore, quella piccola conchetta che si forma tra collo e spalla.

È delimitata in alto dal margine inferiore del muscolo sternocleidomastoideo, in basso dalla clavicola e profondamente dallo sbocco dell’apertura toracica superiore.

La puoi trovare facilmente palpando la parte sopra la clavicola, verso il centro.

A cosa serve?

Non ha una funzione muscolare attiva, ma è un punto di repere clinico per la palpazione dei linfonodi sopraclavicolari, rappresentando una “finestra anatomica” sull’apice del polmone e su strutture vascolari importanti (come la vena succlavia).

In passato era usata come punto d’accesso per manovre mediche invasive.

Funzionamento buffo

Immagina la fossetta di Mohrenheim come la spia luminosa sul cruscotto del corpo: di solito non la noti, ma quando si accende (cioè quando si palpano linfonodi ingrossati o tumefazioni).. segnala che qualcosa non va!

Curiosità scientifica

I linfonodi di Virchow (sopraclavicolari) si palpano proprio qui: il loro ingrossamento può essere un segno clinico importante. Per la sua vicinanza all’apice del polmone, la fossetta è un punto cruciale anche nelle sindromi da compressione toracica superiore.

Nella semeiotica antica, era una delle prime zone palpate durante le visite mediche.

Nella vita di tutti i giorni

Anche se non ci pensi, la fossetta di Mohrenheim è lì a farti da “luce di segnalazione”: se è libera e morbida, tutto bene, se è piena o dolente, può indicare ingrossamenti linfonodali o altre condizioni che meritano attenzione.

Parole complicate, spiegate semplici

Fossetta sopraclavicolare: la conchetta sopra la clavicola.

Linfonodi sopraclavicolari: stazioni del sistema linfatico che drenano torace e addome.

Virchow-Troisier: nome clinico di un linfonodo sopraclavicolare ingrossato (segnale di patologie profonde)

Come può soffrire?

Linfoadenopatie (linfonodi ingrossati per infezioni o tumori), tumefazioni vascolari o toraciche che risalgono fino alla fossetta ma anche esiti traumatici o cicatriziali nella zona clavicolare.

Momento educativo leggero

Se sei un paziente: non allarmarti se la senti un po’ sporgente quando sei molto magro.

Se sei un professionista: ricordati che questa piccola fossetta può essere la chiave per diagnosi molto precoci! (Che fa il medico, si intende! 😁)

Conclusione

La prossima volta che ti guardi allo specchio e noti quella piccola conchetta sopra la clavicola.. ricorda che non è solo un dettaglio estetico, ma una vera e propria “finestra clinica” del tuo corpo.

Ci vediamo lunedì prossimo con un altro episodio di Anatomia Spassosa, sempre con il sorriso! 😄

09/11/2025

Cuffia dei rotatori

C’è un muscolo nascosto in profondità che decide se puoi piegarti, stare in piedi e persino respirare bene.. Si chiama i...
09/11/2025

C’è un muscolo nascosto in profondità che decide se puoi piegarti, stare in piedi e persino respirare bene.. Si chiama ileopsoas, e anche se il suo nome sembra uno scioglilingua, è un protagonista silenzioso della tua postura e del tuo movimento.

In questo articolo scopri dove si trova, cosa fa e perché, quando si accorcia o si irrigidisce, può trasformare la tua schiena e le anche in un festival di dolori.

Non è uno studio scientifico, ma una lettura curiosa e chiara per capire perché questo muscolo merita tutta la tua attenzione (e qualche esercizio mirato).

Scopri consigli pratici e approfondimenti sul benessere fisico e la fisioterapia. Leggi i nostri articoli su EduCare Fisio.

Tutti credono che avere “un buon controllo” significhi stringere di più.Falso.Il corpo funziona al contrario: la vera fo...
09/11/2025

Tutti credono che avere “un buon controllo” significhi stringere di più.

Falso.

Il corpo funziona al contrario: la vera forza è saper lasciare andare.

Guarda questa immagine. Sembra una sezione da manuale di anatomia.. ma racconta la storia più antica del mondo: quella tra il cervello e il pavimento pelvico.

Lo sfintere interno lavora da solo, come un guardiano automatico.
Lo sfintere esterno è volontario: risponde alle emozioni, alla paura, alla vergogna.
E il muscolo puborettale, quello che curva il retto, è il mediatore perfetto: decide se è il momento di trattenere o lasciar andare.

Per chi non è del mestiere: ogni volta che vivi stress, il tuo corpo non irrigidisce solo le spalle o il collo. Chiude anche il pavimento pelvico. Trattenere le emozioni e trattenere “altro”.. fisiologicamente, è lo stesso gesto. Per questo molte persone con ansia, stipsi o dolore pelvico non hanno bisogno di “spingere di più”, ma di permettere al corpo di fidarsi.

Per i colleghi clinici: integrazione neuro-mio-fasciale tra ramo perineale del pudendo, elevatore dell'ano e sfintere esterno (S2–S4). Pattern ipertonico con riduzione del riflesso inibitorio puborettale, con dissinergia defecatoria, dolore pelvico cronico e alterata propriocezione viscero-somatica. Approccio: down-training, respirazione diaframmatica, decondizionamento riflesso e modulazione vagale.

Il corpo “stringe” dove la mente non riesce a lasciare andare.

E quindi? Non serve allenare solo la forza del pavimento pelvico. Serve rieducare la fiducia neuromuscolare: imparare che rilassare è un atto di forza, non di debolezza.

Trattenere infatti non è controllo, ma solo paura travestita da forza.

Prova questo.

Respira lentamente e lascia cadere la pancia senza sforzo.
Senti come cambia la tensione nel bacino?
Più respiri, più il corpo lascia andare.

Il corpo non mente mai.
Ma a volte.. stringe troppo per paura di fidarsi.

Post divulgativo a scopo educativo.
Non sostituisce la valutazione fisioterapica personalizzata.

AUTONOMIA PROFESSIONALE E CONFINI DELLA DIAGNOSI: EQUILIBRIO E RESPONSABILITÀQualche settimana fa, un nostro contenuto h...
08/11/2025

AUTONOMIA PROFESSIONALE E CONFINI DELLA DIAGNOSI: EQUILIBRIO E RESPONSABILITÀ

Qualche settimana fa, un nostro contenuto ha riacceso, tra i commenti, il dibattito sull’autonomia del fisioterapista e sul significato del termine diagnosi in ambito sanitario.
Un tema complesso, ma cruciale: perché riguarda non solo i professionisti, ma anche i cittadini, che devono poter comprendere chi fa cosa nel percorso di cura.

DIAGNOSI: UNA PAROLA DA USARE CON PRECISIONE

Nel linguaggio comune, il termine diagnosi viene spesso usato come sinonimo di “riconoscere un problema”.
In medicina, invece, ha un significato molto più specifico: significa identificare un quadro patologico, definirne la natura, la causa e la terapia medica più appropriata.
È questo l’atto che appartiene per legge alla competenza esclusiva del medico.

Il fisioterapista, per contro, non si occupa della malattia in sé, ma delle conseguenze funzionali che essa produce sul movimento, sulla postura e sulla qualità della vita.
La sua attività si fonda sulla valutazione fisioterapica, un processo strutturato di raccolta anamnestica, osservazione, test funzionali e ragionamento clinico finalizzato a elaborare un piano riabilitativo.

È per questo che, nella comunicazione con i pazienti, molti fisioterapisti preferiscono usare il termine valutazione piuttosto che diagnosi: non per sminuire le proprie competenze, ma per garantire chiarezza e trasparenza.

In sanità, le parole contano: aiutano a capire, a fidarsi, a scegliere in modo consapevole.

L’AUTONOMIA DEL FISIOTERAPISTA: COSA SIGNIFICA DAVVERO

L’autonomia professionale del fisioterapista non è un’opinione: è sancita dalla legge.

Il D.M. 741/1994 definisce il fisioterapista come il professionista sanitario che “svolge in via autonoma o in collaborazione […] interventi di prevenzione, cura e riabilitazione”.
La Legge 42/1999 abolisce la definizione di professione ausiliaria, riconoscendo piena autonomia e responsabilità professionale.
La Legge 251/2000 ribadisce che i fisioterapisti “svolgono con titolarità e autonomia professionale le attività dirette alla prevenzione, cura e riabilitazione”.

A questo impianto si aggiunge la Legge 3/2018, che ha istituito gli Ordini delle professioni sanitarie (TSRM–PSTRP) e ha riconosciuto formalmente il fisioterapista come professione dotata di autonomia, responsabilità e codice deontologico ordinistico.

La legge richiama esplicitamente ogni professionista ad operare in autonomia e responsabilità, entro i limiti del proprio profilo e nel rispetto delle competenze delle altre professioni sanitarie.

Nel settore privato e nei contesti in cui la normativa regionale lo consente, il fisioterapista può ricevere direttamente un paziente per una valutazione funzionale e un intervento riabilitativo compatibile con il proprio profilo.

Nei servizi pubblici o accreditati, l’accesso resta regolato dai percorsi prescrittivi regionali (e, quindi, solo dopo prescrizione medica).

Autonomia, tuttavia, non significa isolamento. Ogni professione mantiene confini chiari di competenza: ed è proprio questo equilibrio a garantire sicurezza e qualità dell’assistenza.

IL DIBATTITO EUROPEO E LA CASSAZIONE 29217/2025

Nel 2025 la Corte di Cassazione (sentenza n. 29217/2025) ha riaffermato un principio importante:

“La diagnosi medica e la prescrizione terapeutica restano atti propri della professione medica. Il fisioterapista esercita la propria autonomia nell’ambito delle competenze funzionali e riabilitative, non in sostituzione dell’atto diagnostico-clinico.”

Il caso riguardava un fisioterapista che aveva impostato un trattamento senza una diagnosi medica né invio successivo, configurando un eccesso di competenza.
La sentenza non limita l’autonomia fisioterapica, ma chiarisce che autonomia e diagnosi medica sono ambiti distinti e complementari.

Sullo stesso tema, l’editoriale pubblicato sull’European Journal of Physical and Rehabilitation Medicine da Ferriero, Iolascon, Grabljevec e Zampolini (“Render to physiatrist the things that are physiatrist’s”, EJPRM, 2025) ha invitato a riflettere sul ruolo della diagnosi medica nei percorsi riabilitativi e sulla necessità di modelli organizzativi realmente integrati.

Gli autori sottolineano che la riabilitazione è un processo complesso, in cui la definizione del quadro clinico compete al medico fisiatra, mentre la valutazione funzionale e la gestione riabilitativa competono al fisioterapista.

La prospettiva proposta è di alleanza professionale, non di subordinazione: la sicurezza del paziente nasce dalla chiarezza dei ruoli e dalla collaborazione tra figure sanitarie.

COSA NON RIENTRA NELL’AMBITO FISIOTERAPICO

Il fisioterapista non effettua atti medici e non formula diagnosi patologiche.
Non rientrano tra le sue competenze: la diagnosi medica di malattia e la relativa indicazione terapeutica; la prescrizione di farmaci o terapie farmacologiche; la prescrizione di accertamenti diagnostici (radiografie, ecografie, risonanze, esami del sangue, ecc.); tutti i trattamenti percutanei (i.e. Dry Needling, Elettrolisi, neuromodulazione percutanea, infiltrazioni, etc); la modifica o sostituzione di trattamenti medici già prescritti.

Il fisioterapista può invece rilevare segni clinici di sospetto, formulare ipotesi funzionali e consigliare invio al medico per approfondimenti quando ritenga necessario un inquadramento patologico.

QUANDO LA VALUTAZIONE FISIOTERAPICA È SUFFICIENTE

Nella maggior parte dei disturbi muscolo-scheletrici di natura meccanica o funzionale, la valutazione fisioterapica è sufficiente per iniziare il trattamento, purché la sintomatologia sia coerente con un disturbo privo di segni di allarme o sospetto sistemico.

La normativa, la giurisprudenza e il buon senso clinico convergono su questo punto: il fisioterapista può avviare il percorso riabilitativo quando il quadro è chiaro e rientra nel proprio dominio funzionale.

- Esempio 1 – Dolore laterale di gomito dopo attività sportiva

Un dolore localizzato, evocabile ai test di carico e compatibile con un sovraccarico tendineo può essere gestito direttamente con esercizi mirati e modulazione del carico.
Non è necessaria una diagnosi medica immediata.

Se dopo 3-5 sedute non si osservano miglioramenti o i sintomi cambiano natura, è corretto inviare il paziente al medico.

- Esempio 2 – Lombalgia meccanica

Nel caso di mal di schiena legato a posture scorrette o sedentarietà, senza segni di allarme, il fisioterapista può iniziare subito il lavoro rieducativo.

Se però il dolore non migliora, si diffonde o presenta caratteristiche atipiche, diventa necessario un approfondimento medico.

(Gli esempi descrivono valutazioni funzionali orientate al movimento, non diagnosi patologiche in senso medico.)

QUANDO È NECESSARIO IL MEDICO

La collaborazione con il medico è indispensabile non solo in presenza di red flag, ma ogni volta che serve una diagnosi patologica.

Criteri chiari? Mancata risposta clinica dopo un primo ciclo di trattamento (3-5 sedute o 2 settimane), comparsa di segni atipici (dolore notturno, parestesie, debolezza inspiegabile, rigidità improvvisa), sospetto di patologia sistemica (febbre, perdita di peso, astenia), traumatologia acuta con dolore importante o instabilità evidente.

Il rinvio al medico non è un atto di sudditanza, ma di responsabilità condivisa.

IL CASO DELLA TRAUMATOLOGIA ACUTA

I traumi recenti, come una distorsione di caviglia, rappresentano un confine delicato.

Trauma lieve: gestione conservativa e rivalutazione a 48-72 ore.

Trauma moderato o dubbio: sospensione del trattamento e invio al medico.

Trauma grave con deformità visibile o dolore intenso: invio immediato al pronto soccorso.

Il fisioterapista può dunque effettuare una prima valutazione funzionale post-trauma, ma la diagnosi lesionale spetta al medico.

TRA GIURISPRUDENZA E PROSPETTIVA EUROPEA

Le recenti pronunce italiane (Cassazione 29217/2025, Tribunale Udine 294/2024) confermano che l’autonomia fisioterapica non è in contrasto con la legge, purché esercitata nel rispetto dei limiti di competenza.

Parallelamente, la letteratura internazionale e le linee guida World Physiotherapy mostrano che l’accesso diretto può essere sicuro ed efficace se inserito in percorsi strutturati di triage, refer-back e collaborazione medica.

L’orientamento europeo è chiaro: autonomia sì, ma dentro un sistema integrato.

RUOLI DISTINTI, LINGUAGGI COMPLEMENTARI

La fisioterapia moderna non rivendica atti medici né sostituzioni di ruolo, ma l’applicazione autonoma di competenze funzionali in un quadro clinico integrato.
La diagnosi medica identifica la malattia; la valutazione fisioterapica individua la disfunzione.

Entrambe concorrono alla presa in carico, secondo il principio di complementarità previsto dal D.M. 7 maggio 1998 e dal Codice Deontologico FNOFI.

Parlare di autonomia non significa ampliare i confini della diagnosi, ma esercitare con responsabilità il proprio mandato professionale all’interno di un sistema multiprofessionale.

IL CONFINE COME GARANZIA, NON COME LIMITE

La recente sentenza del Tribunale di Udine n. 294/2024 ha espresso il concetto con chiarezza:

“Anche nell’ambito di intervento riservato al fisioterapista si parla di diagnosi, nel senso dell’indagine preliminare per una valutazione funzionale e sull’avvio di un programma riabilitativo.”

In altre parole: la diagnosi di patologia resta un atto medico, la valutazione funzionale è un atto fisioterapico.

Due processi distinti ma complementari, che si incontrano nella presa in carico globale del paziente.

La collaborazione, non la sovrapposizione, è ciò che garantisce sicurezza e continuità di cura.

CONCLUSIONE

In sanità, autonomia non significa isolamento: significa responsabilità, consapevolezza dei propri limiti e capacità di collaborare.

Il fisioterapista valuta la funzione, il movimento e la capacità adattiva; il medico definisce la patologia e orienta la diagnosi clinica.
Sono due prospettive diverse di un unico obiettivo: la salute della persona.

Il confine tra diagnosi medica e valutazione fisioterapica non è una linea di divisione, ma una zona di rispetto reciproco. E come in ogni sistema che funziona, l’equilibrio nasce quando ciascuno conosce il proprio ruolo e lo esercita con competenza, chiarezza e collaborazione.

RIFERIMENTI NORMATIVI E GIURISPRUDENZIALI

D.M. 14 settembre 1994, n. 741 – Profilo professionale del fisioterapista
Legge 26 febbraio 1999, n. 42 – Disposizioni in materia di professioni sanitarie
Legge 10 agosto 2000, n. 251 – Disciplina delle professioni sanitarie
Legge 11 gennaio 2018, n. 3 – Riordino degli Ordini delle professioni sanitarie
D.M. 7 maggio 1998 – Linee guida per le attività di riabilitazione
Tribunale di Udine, Sentenza n. 294/2024
Corte di Cassazione, Sentenza n. 29217/2025
Ferriero G., Iolascon G., Grabljevec K., Zampolini M. (2025). Render to physiatrist the things that are physiatrist’s. EJPRM, 61(5).
World Physiotherapy (2024) – Direct Access to Physical Therapy: Global Policy Statement.

08/11/2025

Atlante ed epistrofeo

Dietro ogni passo, salto o risalita dal divano c’è lui: il muscolo più famoso..e chiacchierato del corpo umano. Il grand...
08/11/2025

Dietro ogni passo, salto o risalita dal divano c’è lui: il muscolo più famoso..e chiacchierato del corpo umano. Il grande gluteo non è solo un simbolo estetico: è un potentissimo motore che stabilizza il bacino, sostiene la schiena e ti permette di muoverti con forza e controllo.

In questo articolo scopri dove si trova, cosa fa e perché, se si “addormenta”, rischi di mandare in crisi schiena, anche e postura.

Non è uno studio scientifico, ma una lettura curiosa e chiara per conoscere meglio il tuo muscolo più iconico e indispensabile.

Scopri consigli pratici e approfondimenti sul benessere fisico e la fisioterapia. Leggi i nostri articoli su EduCare Fisio.

Ed eccoci nuovamente alle porte del fine settimana, per un nuovo episodio di "Patologie Spiritose: tra curiosità e legge...
08/11/2025

Ed eccoci nuovamente alle porte del fine settimana, per un nuovo episodio di "Patologie Spiritose: tra curiosità e leggerezza!" Oggi parliamo di un fenomeno che inganna anche gli ortopedici più esperti: la pseudoartrosi.

Sì, perché a volte un osso, invece di guarire e tornare compatto dopo una frattura, decide di fare di testa sua e.. diventare un’articolazione finta!

Cos’è e dov’è?

La pseudoartrosi è una mancata guarigione di una frattura ossea, in cui i due capi dell’osso non si saldano come dovrebbero. Al contrario, si forma una sorta di falso “giunto” tra i frammenti, che può perfino muoversi leggermente, imitando un’articolazione vera.

È come se l’osso dicesse: “Già che non riesco a saldarmi.. mi reinvento snodabile!”

Curiosità divertente

Il termine “pseudoartrosi” viene dal greco pseudos (falso) e arthro (articolazione).
In medicina il suffisso "-osi" indica un processo degenerativo. Pseudoartrosi, pertanto, significa "degenerazione della falsa articolazione". In pratica, è una bugia biologica: un’articolazione finta, ma con effetti molto reali!

A volte i pazienti, vedendo il movimento nella zona fratturata, dicono: “Dottore, ma non doveva muoversi..?” e il medico pensa: “Eh, appunto!” 😅

Come si sviluppa?

La pseudoartrosi si sviluppa quando la normale guarigione ossea si blocca.
Le cause possono includere scarsa vascolarizzazione dell’area (povero afflusso di sangue), infezioni post-frattura, eccessivo movimento dei frammenti ossei (immobilizzazione inadeguata), deficit nutrizionali o malattie sistemiche (come il diabete), fumo, che riduce l’ossigenazione dei tessuti.

Col tempo, i bordi dell’osso si levigano, si forma tessuto fibroso e, invece del callo osseo, nasce una “finta articolazione”.

Nella vita quotidiana

Il sintomo principale? Dolore persistente nella sede della frattura anche dopo mesi, e instabilità dell’osso. Chi ne soffre spesso racconta di sentire una “mobilità anomala” nella zona, come se l’osso “cedesse” o si piegasse. E non è raro che la forza o la funzionalità dell’arto ne risentano.

In poche parole: il corpo tenta di guarire.. ma sceglie un piano alternativo!

Parole complicate, spiegate semplici

Callo osseo: il “cemento biologico” che unisce i frammenti dopo una frattura.

Consolidamento: processo di guarigione che porta l’osso a saldarsi stabilmente.

Pseudoartrosi ipertrofica: l’osso produce tanto tessuto, ma non si salda.

Pseudoartrosi atrofica: l’osso smette di produrre callo, come se avesse rinunciato.

Accenni di fisioterapia

Il ruolo della fisioterapia arriva dopo la stabilizzazione ortopedica o chirurgica (come placche, chiodi o innesti ossei): recupero del movimento articolare nelle zone vicine, rinforzo muscolare progressivo per ridare stabilità e forza, terapie fisiche (come ultrasuoni o magnetoterapia) per stimolare la rigenerazione ossea ed educazione funzionale per gestire il carico e prevenire recidive.

Il fisioterapista accompagna il paziente nella fase di “ritorno alla vita”, quando l’osso ha finalmente deciso di.. smettere di fingere!

Curiosità scientifica

Studi mostrano che la pseudoartrosi si verifica nel 5-10% delle fratture, più spesso a livello di tibia, omero e radio. E il fumo può raddoppiare il rischio di mancata guarigione, per ridotta ossigenazione e alterato metabolismo del calcio. Oggi, grazie a tecniche chirurgiche moderne e stimolazioni biologiche (come fattori di crescita o cellule staminali), la guarigione è molto più efficace.

Conclusion

La pseudoartrosi è una “bugia” del corpo che però si può correggere, con la giusta pazienza, un buon chirurgo e tanta riabilitazione. Alla fine, l’osso smette di fingere e torna a fare il suo mestiere: reggere, proteggere e sostenere!

A sabato prossimo per il prossimo episodio! 🤗

Indirizzo

Rome
00165

Notifiche

Lasciando la tua email puoi essere il primo a sapere quando Fisio-Notizie pubblica notizie e promozioni. Il tuo indirizzo email non verrà utilizzato per nessun altro scopo e potrai annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.

Contatta Lo Studio

Invia un messaggio a Fisio-Notizie:

Condividi

Share on Facebook Share on Twitter Share on LinkedIn
Share on Pinterest Share on Reddit Share via Email
Share on WhatsApp Share on Instagram Share on Telegram

Digitare