22/08/2023
di Elena Meli
22 ago 2023
Il Nobel Shinya Yamanaka, «papà» delle cellule staminali pluripotenti indotte, in occasione del TaoBuk Festival SeeSicily 2023 ha parlato delle future applicazioni della medicina rigenerativa
«Sono diventato scienziato perché mio padre aveva una grave malattia, volevo restituirgli un po’ della vita che non riusciva più a vivere, volevo aiutare a stare bene altri come lui. E oggi spero di poter offrire le terapie con cellule staminali pluripotenti indotte a chi ne ha bisogno, prima di rivedere papà». Così il Nobel giapponese Shinya Yamanaka, Nobel per la medicina nel 2012, si è raccontato al TaoBuk SeeSicily Festival 2023 dove ha ritirato il TaoBuk Da Vinci Award 2023.
Cellule staminali
Yamanaka ha ripercorso la sua carriera e la scoperta che gli è valsa il premio Nobel, le cellule staminali pluripotenti indotte: si tratta di cellule differenziate e mature che possono essere estratte da tessuti umani, riportate alla condizione di staminali (capaci di proliferare e diventare molti tipi diversi di cellule specializzate, dai neuroni alle cellule muscolari) e fatte espandere in laboratorio, quindi fatte differenziare nel tipo di cellule di volta in volta utili a trattare alcune patologie. Sulla spinta degli studi di Yamanaka, che nel 2006 ha generato queste cellule nel topo e nel 2007 ci è riuscito partendo da cellule umane, nel 2010 l’Università di Kyoto ha inaugurato un centro di ricerca con l’intento di promuovere le applicazioni cliniche delle staminali pluripotenti indotte. «Il primo trapianto in un uomo risale al 2014, quando abbiamo utilizzato cellule staminali nervose in pazienti con maculopatia legata all’età, una patologia della retina che compromette la visione centrale. �I risultati di quella prima sperimentazione clinica furono davvero buoni: nessun rigetto, la visione stabilizzata», racconta Yamanaka. «L’ideale è utilizzare cellule staminali estratte dal paziente stesso, ma la procedura è molto costosa e lunga; per questo abbiamo quindi pensato di prendere le cellule da donatori sani e, grazie a una collaborazione con la Croce Rossa giapponese, nel 2015 abbiamo iniziato a distribuirle e utilizzarle negli studi clinici».
Le applicazioni possibili
«Oggi queste cellule sono ampiamente utilizzate e le sperimentazioni cliniche in corso in tema di medicina rigenerativa sono numerose», prosegue lo scienziato. «Per esempio, si stanno studiando cellule differenziate in neuroni per la terapia della malattia di Parkinson, dell’Alzheimer e dei traumi spinali, cellule corneali per malattie oculari, cellule muscolari cardiache per chi è stato colpito da infarto». Non solo: l’altra applicazione già ampiamente percorsa dai ricercatori è l’uso delle cellule staminali pluripotenti indotte per trovare nuovi farmaci grazie a una migliore comprensione dei meccanismi di malattia. «Per esempio, stiamo studiando cellule staminali differenziate in neuroni estratte da pazienti con sclerosi laterale amiotrofica per confrontarle con cellule ottenute da persone sane, così da identificare possibili farmaci che ‘guariscano’ i neuroni e possano essere poi studiati nei pazienti», conclude Yamanaka.