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MIP LAB MIP LAB (PSICOLOGIA E STORIE) di Andrea Battantier

Il MIP, con il supporto di Psicologi abilitati, individua i talenti

FRATELLIParole essenziali, la profondità sta nel lasciare spazio al non detto, a quel tremore che abbiamo dentro quando ...
27/10/2025

FRATELLI

Parole essenziali, la profondità sta nel lasciare spazio al non detto, a quel tremore che abbiamo dentro quando ci sentiamo fragili, eppure capaci di chiamare “fratello” chi incontriamo sul cammino.

Grazie ad una persona conosciuta da poco (una sorella) mi sono riletto "Fratelli" di Ungaretti.
È corta, cortissima. Ma dentro ci stanno tante nostre domande.

C’è questa domanda iniziale: "Di che reggimento siete, fratelli?". Pensa te, in mezzo a quella follia della trincea, alla notte, alla paura che ti si appiccica alla pelle, la prima cosa che viene in mente a un uomo non è "Sei nemico?", ma "Fratelli".

Come a dire: prima di essere soldati, siamo uomini. Prima di appartenere a un esercito, apparteniamo alla stessa fragile condizione umana.

E quella parola, "fratelli", lui la descrive come una "foglia appena nata". Mi fa pensare a quando da bambino cercavi di tenere in mano una foglia nuova, così tenera che quasi traspariva la luce.
La tenevi con una paura tremenda di strizzarla troppo, di rovinarla.

Ecco la fratellanza che nasce proprio perché fuori è tutto buio, perché la morte è lì che cammina tra una bomba e l'altra.

E poi, alla fine della poesia, lui isola quella parola. "Fratelli". Da sola.
Come un'ultima speranza che ti rimane in tasca quando hai perso tutto il resto.

È un atto di rivolta, di chi, sentendosi finito, cerca ancora un legame con l'altro.
È come dire: "Potranno toglierci tutto, ma non questo riconoscerci fratelli nella precarietà".

Noi nella vita, alle volte facciamo così. Ci nascondiamo dietro le divise. Come i reggimenti, insomma. Ma quando arriva il momento vero, quello che ti scuote dentro, tutte queste divise cadono e rimane solo la domanda essenziale: "Fratelli?".

È una poesia che parla di noi. Di come cerchiamo, a volte goffamente, con voce tremante, un po' di calore umano in un mondo che spesso è freddo come una notte in trincea.

FRATELLI

Di che reggimento siete
fratelli?

Parola tremante
nella notte

Foglia appena nata

Nell'aria spasimante
involontaria rivolta
dell'uomo presente alla sua
fragilità

Fratelli

(A. Battantier, Memorie di un amore, Memorie di una poesia, 10/25)




COME IMPARARE A LEGGERE LE PERSONE LEGGENDO LIBRI (Leggere per diventare maghi dell'empatia. La rivincita di chi ha semp...
25/10/2025

COME IMPARARE A LEGGERE LE PERSONE LEGGENDO LIBRI (Leggere per diventare maghi dell'empatia. La rivincita di chi ha sempre il naso in un libro)

I libri sono corsi accelerati di vita. Keith Oatley è uno scrittore e professore di psicologia cognitiva all'Università di Toronto, noto per il suo lavoro sulla psicologia delle emozioni.

Praticamente dice che più leggi libri, più diventi una specie di mago. Insomma, impari a leggere nella testa delle persone.

Tu leggi un libro, ti immedesimi, diventi il personaggio. Che sia una brava persona o un fetente, tu provi a capire perché fa certe cose. E senza neanche accorgertene, fai una palestra della vita.

Poi chiudi il libro, esci per strada e… ZAC! Cominci a capire pure la gente vera. Anticipi le mosse, capisci gli stati d'animo. Come se avessi una superpotenza.

E qui viene il bello. Perché poi arrivano quelli che ti dicono (almeno a me): "Ma tu stai sempre con la testa fra le nuvole!". E tu invece, in realtà, stai imparando a capire la gente meglio di loro.

Epperò, attenzione. Mica funziona con tutti i libri. Secondo Oatley, non quelli dove già sai come finiscono, quelli prevedibili, quelli che pure i neuroni si annoiano.

Servono i libri che ti spiazzano le aspettative, quelli che ti fanno esclamare: "Accidenti! Non me l'aspettavo!".

Perché la vita è così. Piena di sorprese. E i libri belli ti allenano proprio a questo. A saper vivere i colpi di scena.

Non importa cosa leggi, importa come leggi. Che quando apri una pagina, accendi pure una lampadina dentro di te. Quella dell'empatia, impari a metterti nei panni degli altri. Ma è inutile spiegare, è una cosa che si capisce meglio leggendo.

(A. Battantier, Memorie di un adolescente, Memorie di un amore, Mip Lab, 2025. Art by Stephen Stadif)




I RAGAZZI DEL CORTILE (la psicologia delle f***e spiegata da un ragazzino)Mi chiamo Luca. Ho tredici anni. C’è una cosa ...
24/10/2025

I RAGAZZI DEL CORTILE (la psicologia delle f***e spiegata da un ragazzino)

Mi chiamo Luca. Ho tredici anni. C’è una cosa che ho capito. I ragazzi sono diversi quando sono da soli.

Marco, per esempio. Quando viene a casa mia, è tranquillo. Giochiamo con la play. Parliamo. A volte studiamo insieme. È un bravo amico.

Poi c’è la scuola. In classe, quando siamo in gruppo, Marco cambia. Lui e gli altri. Io non so perché.

L’altro giorno, in cortile. Ero da solo, sotto l’albero. Marco è arrivato con Stefano e Andrea. Hanno cominciata prendermi in giro perché sto sempre solo.

Ridevano. Marco rideva più forte. Guardavo lui. Lui non mi guardava.

Un’altra volta, a educazione fisica. Dovevamo fare squadre. Io sono l’ultimo che scelgono. Sempre.
Marco era il capitano. Da solo, mi avrebbe scelto. Lo so. Invece ha detto: “Prendo Stefano”. Poi Andrea. Poi tutti. Sono rimasto io.

“Allora tocca a te, Luca”, ha detto. Tutti ridevano. Anche lui.

A mensa è lo stesso. Se siamo in due, mangiamo e parliamo. Se sono in cinque o sei, cominciano.
“Che schifo, ma come caxxo mangi? Sembri un coniglio.”
Marco lo dice anche lui. Poi, se lo incontro in bagno da solo, mi dice: “Non ti arrabbiare, era per scherzare”.

Non mi arrabbio. Mi chiedo solo come fa una persona a diventare due. Una da solo, una con gli altri.

Mia madre dice che è la società. Che la gente in gruppo fa cose che non farebbe da sola. Che si sente più forte. Meno responsabile.

Io so solo che a ricreazione, a volte, guardo i miei amici. Ridono. Spingono. Urlano. Sembrano un’unica cosa. Una cosa che fa male.

Penso che forse hanno paura. Paura di essere come me. L’ultimo scelto. Quello che sta da solo sotto l’albero.

Forse è più facile essere cattivi insieme che buoni da soli.

Adesso aspetto che suoni la campanella. Vado a casa. Marco forse mi scriverà stasera. Per chiedere se giochiamo online.
Forse sì. Forse no.
Io gli risponderò. Perché da solo, lui non è cattivo.
È solo Marco.
Ma domani a scuola, di nuovo, non lo sarà.

(A. Battantier, Memorie di un adolescente, Mip Lab, 10/25)


DUE RAGAZZI MYSTIC PUNKCercavano la festa della vita. Sbagliarono strada e incontrarono domande nuove. Erano attratti da...
21/10/2025

DUE RAGAZZI MYSTIC PUNK

Cercavano la festa della vita. Sbagliarono strada e incontrarono domande nuove. Erano attratti dalla morte. L’unica cosa che sembrava vera, in un mondo di m***a.

Due ragazzi persi nelle catacombe di Sant'Agnese. Cercavano un significato, passando dall'uscita di sicurezza, un viaggio a ritroso. Avevano paura della morte come tutti, ma loro decisero di andare a trovare il proprietario di casa. Volevano vedere che aria tirava.

Il fatto era questo: più si identificavano con l'oscurità, più avevano paura del buio. Da piccoli, per dimostrare di non aver paura, ci giocavano. Ma se hai paura, allora non sei veramente dark. Sei solo un essere umano. Sono problemi.

La loro era una fase metafisica. L’acne dell’anima. L’attrazione per il macabro è l’ultimo rifugio del desiderio, in un mondo che è stato prosciugato.

Cammina cammina, si persero.
"Non ci sono più soldi. E la birra è calda."
"Una serata di m***a."
"La migliore."

Il buio delle catacombe era più spesso del loro eyeliner. Trovarono una panchina.
Lei disse:

“Mystic Punk! Sarebbe un bel nome per degli assorbenti. Li infili per le piccole emorragie di significato.”

Lui aggiunse:

“Poi ti perdi e scopri che non erano abbastanza assorbenti.”

La loro ribellione estetica era l'unica che potevano permettersi.

Avevano paura. Poi uscirono. Bevvero una birra. Non parlarono molto. Fu qualcosa.

Due pellegrini in cerca di un'identità solida nel punk gotico. Ma anche quella si scioglie, come la schiuma della birra.
Non era la morte che li attraeva. Era l'odore delle case degli altri. Delle vite degli altri. Lui amava l’antologia di Spoon River. Era la sua bibbia.

Se solo avessero saputo. L'attrazione per il soprannaturale serve al sistema. Ti distrae. Mentre tu cerchi i vampiri, i veri vampiri succhiano il sangue dell’economia globale.

Cercavano il Sublime con le borchie e il rimmel. Trovarono una topografia sbagliata e una birra calda. Il caso gli fece il dono più grande: una storia da raccontare.

Quella sera impararono che a volte, perdere la strada è quello che ti serve.

L’anima è attratta dalle ombre. Non per morbosità. Ma perché la profondità abita lì. Il loro errore fu credere che i vampiri fossero fuori. I veri vampiri sono le idee non esaminate. Loro, almeno, ebbero paura nel posto giusto.

Avevate paura. E in quella paura, smetteste per un momento di pensare a chi dovreste essere. Toccaste, per un istante, ciò che eravate. Senza nome, senza il rumore del pensiero.

Poi uscirono. La ricerca continua.

Non trovammo la festa. Fummo ingoiati dal ventre di una terra che non ci voleva. E ora eccoci qui, su questa panchina. Birra calda. Mezza luna in tasca. Una strada sbagliata. Due fantasmi che si tengono per mano. Mi ero perso con te. L’unica magia che conta è uscire dalle catacombe e trovare, strana e improvvisa, una voglia di vivere. Sbagliando strada, incontrarono le domande giuste.

(A. Battantier, Memorie di un amore, Memorie di un adolescente, Mip Lab, 10/25)




Indirizzo

Studio Corso Trieste: Via Bolzano 15 ; Studio Balduina: Via Lattanzio 15; Studio Formello: Via Monti Di Marvaiata 34
Rome
00198

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Laddove tutto è partito - Il racconto che ha dato vita al MIP

“Questa è la storia di un gruppo di ragazzini tra i 9 e gli 11 anni, che seppero creare una sfida per i boschi, trascorrendo l'estate tra il divertimento di cose perdute. Uno di loro, Emanuele Sepe, diventerà, in età adulta, un noto cronista sportivo. Biagio Verdini un avvocato di successo. Guido Guinetti, detto Guinness, un valente medico chirurgo nelle zone di guerra. I gemelli Pagliaccio hanno dato vita a una catena di ristoranti in America, creando alcune tra le app più note nel settore ristorazione. Azzurro, per tutti Azzù, diverrà una celebre cantante e violinista; a 30 anni cambierà sesso, ma non la sua genialità, regalando successi musicali in tutta Europa. Pion, infine, la ragazzina ecuadoriana con un solo paio di scarpe, conquisterà, per 4 volte consecutive, il titolo di campionessa mondiale dei 10 mila metri, rappresentando l'Italia. Ma come hanno fatto questi ragazzini a conquistare le vette più alte in ciascun campo? Quella del 1977 fu un'estate indimenticabile. Fu quando incontrarono il vecchio e burbero Mario Thompson Nati il quale, un poco alla volta, saprà guidarli verso il loro Modello Ideale di Persona". (M. Thompson Nati e i talenti nel bosco: storia di 6 ragazzini che entrarono nella leggenda, A. Battantier, 1996).