24/10/2025
🌙✨ La Fiaba della Vescica e del Coraggio di Restare
C’era una volta, nel Regno del Corpo, una piccola città chiamata Vescilanda, custodita tra due montagne gemelle: i Reni Guardiani. Da sempre quei due monti proteggevano la città dalle tempeste del mondo esterno: erano vigili, fedeli, pazienti.
Il loro compito era chiaro: filtrare ciò che poteva restare e lasciare andare ciò che pesava troppo.
Al centro della città viveva Vescia, una fanciulla sensibile. Aveva un dono prezioso: sapeva distinguere ciò che apparteneva al cuore da ciò che non gli era fedele. Era intuitiva, profonda, capace di percepire ogni minima vibrazione intorno a sé. Ma aveva anche una grande fragilità: aveva paura di essere invasa. Non sopportava quando qualcosa o qualcuno oltrepassava il suo limite senza chiedere permesso.
Per molto tempo aveva imparato a trattenere: parole, lacrime, emozioni, paure. Tratteneva perché temeva di disturbare. Tratteneva per non rompere equilibri fragili. Tratteneva perché credeva che essere forte significasse non mostrare mai il bisogno di protezione.
Ma più tratteneva, più dentro di lei cresceva un fuoco segreto: un bruciore sottile, prima appena percettibile… poi via via più intenso. Un fuoco chiamato Cistite.
Cistite arrivava sempre nei momenti in cui Vescia era stanca di difendersi, quando si sentiva invasa dalle richieste degli altri, quando i confini si facevano sottili come carta bagnata. Compariva come una fiamma nervosa che mordeva dall’interno e gridava:
“Finché non impari a dire NO, brucerai dentro.
Finché non capisci che hai diritto a proteggere il tuo spazio, io tornerò.”
Un giorno, esausta, Vescia scappò. Lasciò la città e salì sul monte dei Reni Guardiani. Cercò consiglio da loro.
Ren Sinistro, antico custode del sentire profondo, le disse:
“Figlia del flusso, tu non sei una diga. Trattenere ciò che fa male non è forza, è paura.”
Ren Destro, custode dell’azione e del coraggio, aggiunse:
“La paura non si scaccia fuggendo. Si ascolta, si accoglie, si trasforma. Non difenderti chiudendo: difenditi definendo.”
Allora Vescia pianse. Pianse tutte le lacrime che aveva trattenuto. Pianse parole che non aveva mai detto, rabbie senza nome, confini mai rispettati. Pianse fino a quando si svuotò. E nello spazio lasciato libero da quelle emozioni antiche, qualcosa finalmente si mosse: una pace calda e leggera.
Cistite, che l’aveva seguita fin lassù, si avvicinò piano.
“Io non sono mai stata il tuo nemico,” disse.
“Ero solo il messaggero. Ti incendiavo per mostrarti ciò che non volevi vedere:
che hai il diritto di proteggerti, di dire basta, di scegliere chi entra e chi resta fuori dal tuo spazio sacro.”
Quel giorno Vescia comprese una grande verità:
Non era necessario fuggire dagli altri.
Era necessario ritornare a sé.
Scese dalla montagna con una nuova promessa nel cuore:
• Dirò NO quando sarà necessario.
• Lascerò andare ciò che non è mio.
• Difenderò la pace del mio territorio interiore.
• Non permetterò più a nessuno di invadermi senza permesso.
Da allora, Vescilanda tornò a vivere in armonia: i Reni filtrarono con saggezza, Vescia fluì libera, e Cistite divenne un ricordo.
Perché quando il confine è chiaro, il corpo respira. E quando il cuore è rispettato, non c’è più nulla da trattenere.
🕊️ Morale
A volte il corpo brucia non per ferirci, ma per svegliarci.
Ogni infiammazione è un messaggio: difendi il tuo spazio, onora i tuoi limiti, scegli la tua pace.