Fabio Di Pietro Osteopata

Fabio Di Pietro Osteopata In questo studio si effettuano trattamenti osteopatici e visite posturali, per la ricerca, causa e c

Lo studio si prefigge di trovare attraverso il trattamento manipolativo osteopatico, l'origine del problema e trovarne le cause che l'hanno generato.

05/11/2025

Finalmente è martedì! Benvenuti a un nuovo episodio di “Neurolandia: il sistema nervoso come non lo avete mai visto!”

Oggi ci occupiamo di un nervo che.. fa respirare! Letteralmente.

È il nervo frenico, il vero “direttore d’orchestra” del diaframma, quel muscolo tanto amato dai fisioterapisti (e anche dai polmoni). Senza di lui, il respiro si ferma. Ma spesso non lo conosce quasi nessuno.

Preparati a un tuffo nel torace.. e a scoprire un nervo più vitale di quanto pensi.

Dove sta?

Il nervo frenico nasce dal plesso cervicale, più precisamente dalle radici spinali C3, C4 e C5 (ricordino utile: “C3, 4, 5 keep the diaphragm alive”).

Decorre anteriormente al muscolo scaleno anteriore, nel collo; scende verso il torace, attraversando lo sbocco superiore del torace. Entra nel mediastino, passa davanti all’ilo polmonare e raggiunge il diaframma, dove si divide in rami terminali.

Ha due nervi simmetrici (destro e sinistro), ma con decorso leggermente diverso per via della posizione del cuore e del fegato.

Che cosa fa?

Il nervo frenico è prevalentemente motorio, con qualche ramo sensitivo. Controlla il diaframma, principale muscolo della respirazione. Invia segnali motori per ogni inspirazione attiva. I rami sensitivi innervano pleura, pericardio, peritoneo diaframmatico e capsula epatica (in parte).

Senza il suo comando, il diaframma non si muove: addio respiro spontaneo.

Come si lamenta?

Una lesione o irritazione del nervo frenico può causare paralisi diaframmatica (monolaterale o bilaterale), difficoltà respiratoria (dispnea soprattutto da sdraiati), singhiozzo persistente (spasmo riflesso del nervo), dolore riferito alla spalla o al collo (per via dell’origine cervicale e dell’innervazione della pleura).

Attenzione: il dolore diaframmatico può “ingannare” e sembrare un dolore cervicale o scapolare.

Ruolo nella vita quotidiana

Ogni tuo respiro passa da lui. Anche adesso, mentre leggi. Quando respiri profondamente, sbadigli, tossisci, fai un esercizio diaframmatico o ti emozioni.. il nervo frenico è lì, al lavoro.

E quando è disturbato, ogni movimento toracico può diventare faticoso.

Patologie e disfunzioni

Paralisi del diaframma per trauma, chirurgia toracica, patologie neurologiche (es. sclerosi laterale amiotrofica) ma anche irritazione da processi infiammatori (pleurite, pericardite, subfrenite), compressione cervicale (ernie, spondilosi, traumi a livello C3–C5) e singhiozzo cronico per irritazione riflessa.

Curiosità neurologica

Il nervo frenico può essere stimolato manualmente in alcuni approcci fisioterapici per facilitare la respirazione diaframmatica, specialmente dopo interventi chirurgici toracici o in riabilitazione post-COVID.

E.. il singhiozzo è un’aritmia respiratoria causata proprio da scariche involontarie del frenico!

Approccio fisioterapico

Il lavoro sul nervo frenico può essere indiretto ma efficace, attraverso la rieducazione respiratoria (respirazione diaframmatica guidata), alcune tecniche manuali di mobilizzazione toracica e viscerale, il trattamento della cervicale alta (zona di origine del nervo) mobilità del torace e del diaframma post-chirurgica e anche lavorando sullo psoas, con cui condivide stretti rapporti fasciali.

In caso di paralisi monolaterale, si lavora sul compenso respiratorio e sulla postura globale.

Conclusione

Il nervo frenico non si vede.. ma si sente, eccome se si sente! Ogni respiro è un suo piccolo capolavoro.

Se un giorno il respiro ti sembra più corto o fatichi a inspirare profondamente, forse il nervo frenico ti sta chiedendo attenzione. Non ignorarlo.

Respira, ascolta, rallenta.

Ci vediamo martedì prossimo su Neurolandia.. perché quando i nervi parlano, noi impariamo ad ascoltarli. 🤗

Nota bene

Anche se a Neurolandia i nervi parlano.. la diagnosi medica la fa il medico. Quindi, se i sintomi ti fanno compagnia da troppo tempo, ascolta i segnali e confrontati con un neurologo o uno specialista medico. Noi siamo qui per spiegarti come funzionano le cose, ma la cura parte sempre da una valutazione sanitaria. E spesso, il fisioterapista è proprio il primo professionista sanitario a intercettare quei segnali e indirizzare nel modo giusto. 👏

24/10/2025

Tutti pensano che gli adduttori servano solo per chiudere le gambe.

Falso: il grande adduttore è il muscolo più frainteso del corpo, perché fa molto di più che “stringere le cosce”.

Guarda l’immagine: non è un solo muscolo, ma due in uno. La porzione pubofemorale (in blu) è più anteriore e lavora da flessore, la porzione ischiocondilare (in rosso) è più posteriore e agisce da estensore. In pratica, è un muscolo che cambia funzione a seconda della posizione dell’anca.

Per chi non è del mestiere: è come un elastico con due anime opposte, che decide se spingerti o tirarti in base a come ti muovi.

Per i colleghi clinici: parliamo di un muscolo biarticolare con duplice innervazione (otturatorio e tibiale del nervo sciatico), ponte funzionale tra catene anteriori e posteriori, fondamentale nella stabilità pelvica e nel controllo eccentrico durante l’appoggio monolaterale.

E quindi? Significa che dolore inguinale, pubalgia o tensione posteriore non vanno mai letti in modo isolato: dietro c’è un muscolo camaleontico che lavora su due fronti.

Qualcuno dirà: “parli di catene miofasciali, di doppia innervazione.. paroloni”.

Tradotto: il grande adduttore è il muscolo che non sa scegliere da che parte stare, e proprio per questo tiene insieme il bacino.

La buona notizia? Se impari a farlo lavorare bene, la tua anca ringrazia, la schiena respira e la camminata diventa finalmente.. simmetrica.

19/10/2025

Finalmente è martedì! Benvenuti ad un nuovo episodio di “Neurolandia: il sistema nervoso come non lo avete mai visto!”

Avete mai pensato a quante volte al giorno sorridete, sbadigliate, strizzate gli occhi, oppure fate una smorfia di fastidio? Ecco: dietro a tutto questo c’è un solo nervo. Il nervo facciale. Il più teatrale tra i nervi cranici.

Dirige la mimica, orchestra il pianto e.. condisce la lingua di sapore. Ma attenzione: è anche delicato, e quando si blocca.. si nota subito.

Dove sta?

Il nervo facciale (VII nervo cranico) nasce nel tronco encefalico, più precisamente nel ponte, e da lì esce dal meato acustico interno insieme al nervo vestibolo-cocleare,, attraversa il canale facciale all’interno dell’osso temporale (un labirinto osseo delicatissimo!). Emerge dal forame stilomastoideo, si ramifica nella parotide (senza innervarla!), e si divide in 5 rami terminali: temporale, zigomatico, buccale, mandibolare, cervicale.

Che cosa fa?

Il nervo facciale è motore, ma anche sensitivo e parasimpatico.

Funzione motoria principale

Controlla tutti i muscoli della mimica facciale, innerva anche muscoli come stapedio (orecchio medio), ventre posteriore del digastrico, muscolo stiloioideo, permettendo di chiudere l’occhio, sorridere, gonfiare le guance, arricciare il naso, ecc.

Funzione sensitiva speciale

Porta le fibre gustative dei 2/3 anteriori della lingua (tramite la corda del timpano).

Funzione parasimpatica

Stimola le ghiandole lacrimali, sottomandibolari e sottolinguali, contribuendo alla produzione di lacrime e saliva.

Come si lamenta?

Quando il facciale soffre, non passa inosservato.

Paralisi facciale periferica (es. di Bell): metà volto che “cade”, occhio che non si chiude, bocca che pende, iperacusia (suoni percepiti più forti), se è coinvolto il muscolo stapedio, alterazione del gusto nei 2/3 anteriori della lingua, occhio secco o lacrimazione continua, a seconda della lesione, difficoltà a sorridere, arricciare il naso, gonfiare le guance, esprimere emozioni col volto.

Se la lesione è centrale (es. ictus), i segni sono diversi: la fronte si salva, perché riceve fibre bilaterali.

Ruolo nella vita quotidiana

Il facciale è il nostro biglietto da visita emozionale: comunica felicità, rabbia, tristezza, disagio, permette di mangiare e gustare, ci protegge (strizzando gli occhi o chiudendoli), aiuta nella fonazione e nell’articolazione di alcune consonanti, stimola lacrimazione e salivazione.. mica poco per un solo nervo!

Patologie e disfunzioni

Paralisi di Bell (idiopatica o post-virale): forma più comune, spesso a insorgenza acuta, generalmente monolaterale, recuperabile.

Neurite da Herpes Zoster (Sindrome di Ramsay Hunt): paralisi associata ad eruzione vescicolare auricolare.

Tumori del parotide o neuromi acustici: compressione del nervo nel suo decorso.

Traumi cranici o chirurgici (parotidectomie, otiti croniche, fratture temporali).

Ictus: colpisce solo la parte bassa del volto controlaterale.

Curiosità neurologica

Il nervo facciale non innerva la parotide, anche se ci passa dentro! È uno dei nervi più lunghi e tortuosi tra i cranici: il suo decorso osseo è davvero articolato. È l’unico nervo cranico ad avere una funzione così espressiva e visibile. In alcune culture, la paralisi del facciale è vissuta con forte impatto sociale ed emotivo, perché toglie la “voce” del volto.

Approccio fisioterapico

Nel trattamento delle paralisi facciali periferiche (es. di Bell), l’intervento fisioterapico può includere: educazione al recupero spontaneo (80-85% dei casi migliorano entro 3 mesi), taping neuromuscolare e stimolazione propriocettiva del volto, massaggio facciale drenante e mobilizzazioni dolci dei muscoli mimici, esercizi mirati di simmetria, coordinazione e movimento facciale (smorfie controllate, mirror therapy), tecniche di rilassamento e controllo dell’ansia, lavoro sulla chiusura palpebrale, importante per prevenire danni alla cornea.

In alcuni casi, stimolazione elettrica mirata, ma con grande cautela.

Attenzione: evitare movimenti forzati e gesti ripetitivi errati che possano favorire sinchinesie (movimenti involontari anomali) o peggiorare l’asimmetria.

Conclusione

Il nervo facciale è il regista silenzioso di ogni nostra emozione. Lavora senza rumore.. ma quando manca, lo si nota. È il nervo del sorriso, della lacrima, del sapore e del pianto.

Rispettiamolo, ascoltiamolo, e se smette di recitare.. diamogli il tempo e gli strumenti per tornare in scena.

Ci vediamo martedì prossimo su Neurolandia.. perché quando i nervi parlano, noi impariamo ad ascoltarli. 🤗

Nota bene
Anche se a Neurolandia i nervi parlano.. la diagnosi medica la fa il medico. Quindi, se i sintomi ti fanno compagnia da troppo tempo, ascolta i segnali e confrontati con un neurologo o uno specialista medico. Noi siamo qui per spiegarti come funzionano le cose, ma la cura parte sempre da una valutazione sanitaria. E spesso, il fisioterapista è proprio il primo professionista sanitario a intercettare quei segnali e indirizzare nel modo giusto. 👏

07/10/2025

Finalmente è martedì! Benvenuti ad un nuovo episodio di “Neurolandia: il sistema nervoso come non lo avete mai visto!”

Ci sono nervi che controllano muscoli potenti.. e poi ci sono quelli che osservano tutto e non dicono niente, finché non li tocchi. Il nervo surale è uno di questi: silenzioso, ma presente. Sensibile, ma resistente. E quando lo pizzichi.. lo senti eccome.

Dove sta?

Il nervo surale è un nervo puramente sensitivo, che nasce dalla fusione di due rami: il ramo comunicante del nervo tibiale (ramo surale mediale) e il ramo comunicante del nervo peroniero comune (ramo surale laterale).

Dopo la loro unione (spesso a livello del terzo distale di gamba), il nervo surale decorre lungo il versante posteriore-laterale del polpaccio, attraversa il tendine di Achille e si dirige verso la regione laterale del piede, terminando vicino al malleolo laterale.

Che cosa fa?

Il nervo surale è un nervo cutaneo sensitivo, che si occupa della sensibilità tattile e termica della regione postero-laterale della gamba, della sensibilità della caviglia laterale e della parte esterna del piede, contribuendo al riconoscimento di stimoli nocicettivi e termici in queste zone.

Non controlla alcun muscolo, ma è essenziale per dare feedback sensoriale su pressione, dolore, freddo, calore e contatto.

Come si lamenta?

Quando il nervo surale è irritato, intrappolato o leso, può causare sintomi come formicolio, bruciore o dolore urente nella parte posteriore o laterale del polpaccio, parestesie attorno al malleolo esterno e al margine esterno del piede, ipoestesia o anestesia parziale lungo il suo territorio, e fastidio che peggiora con scarpe strette, appoggio prolungato o compressione diretta.

Un dolore al margine esterno del piede non sempre è un problema di appoggio plantare: a volte è una voce sensitiva inascoltata.

Ruolo nella vita quotidiana

Ogni volta che cammini a piedi nudi su ghiaia, indossi calzature strette o rigide, allacci scarpe da trekking o da calcio, hai crampi o tensioni al polpaccio, o fai un massaggio profondo sul tricipite surale.. il nervo surale potrebbe intervenire, protestare o segnalare qualcosa.

È spesso coinvolto in sport di endurance (running, ciclismo, calcio), e viene anche usato come nervo donatore in alcuni interventi di microchirurgia nervosa.

Patologie e disfunzioni

Ce ne sono diverse, come l'intrappolamento o compressione del nervo surale (es. da aderenze fasciali, cicatrici o tendiniti), sindrome compartimentale della gamba posteriore, neuroma del surale (trauma o lesioni iatrogene), neurite sensitiva idiopatica o post-infettiva, conseguenze chirurgiche (sutura del tendine d’Achille, prelievi nervosi, fratture perone distale), e disordini sensitivi post-allenamento (DOMS con componente nervosa associata).

🔬 Curiosità neurologica

Il nervo surale è spesso usato come punto di riferimento per studi di conduzione nervosa (ENG). Viene anche usato come nervo donatore in chirurgia ricostruttiva per innervare altre aree. In anatomia, la sua origine può variare molto: a volte la fusione dei due rami avviene molto prossimalmente, altre volte non avviene affatto!

Approccio fisioterapico

Il trattamento fisioterapico per disturbi legati al nervo surale può includere mobilizzazioni neurodinamiche (nervo surale glide/sliders), tecniche fasciali e miofasciali mirate alla zona gastrocnemio-laterale e regione peronea.

Importante eseguire una valutazione biomeccanica del piede e della scarpa (es. drop troppo alto o basso), lavoro di decompressone posturale del polpaccio, educazione al carico, al recupero e all’uso di calzature ergonomiche, rinforzo e stretching del tricipite surale solo se non irritativo.

Conclusione

Il nervo surale è il testimone sensitivo silenzioso della tua camminata. Non si muove, ma sente tutto. Non comanda muscoli, ma ti avverte quando qualcosa non va.
Trattalo bene, liberalo da pressioni inutili, e lui ti ricambierà con una percezione chiara, sicura e funzionale.

Ci vediamo martedì prossimo su Neurolandia.. perché quando i nervi parlano, noi impariamo ad ascoltarli. 🤗

Nota bene

Anche se a Neurolandia i nervi parlano.. la diagnosi medica la fa il medico. Quindi, se i sintomi ti fanno compagnia da troppo tempo, ascolta i segnali e confrontati con un neurologo o uno specialista medico. Noi siamo qui per spiegarti come funzionano le cose, ma la cura parte sempre da una valutazione sanitaria. E spesso, il fisioterapista è proprio il primo professionista sanitario a intercettare quei segnali e indirizzare nel modo giusto. 👏

01/10/2025

“Devo rinforzare l’addome.”

Ma l’addome non è il centro. È la conseguenza.

Ci hanno insegnato a fare addominali, plank, crunch e vacuum.. ma nessuno ci ha mai spiegato chi tiene davvero in piedi il corpo quando stai fermo.

Spoiler: non è il “six pack”. È una rete profonda, silenziosa, multidirezionale.

Questa immagine, se la guardi bene, mostra il cuore nascosto della postura.

Cosa vediamo?

Multifido: l’anello di sicurezza tra una vertebra e l’altra.
Trasverso dell’addome: la fascia naturale che tiene dentro gli organi e fuori la pressione.
Quadrato dei lombi: il ponte tra torace, pelvi e diaframma.
Ileo-psoas: il cavo di trazione che collega il tronco alle gambe.
Diaframma: il tetto del core.
Pavimento pelvico: il pavimento del core.
Obliqui, interni ed esterni: le guide rotazionali della stabilità.

Questa non è una mappa muscolare.
È l’impalcatura che tiene insieme il tuo respiro, il tuo bacino e il tuo dolore lombare.

Doppia lettura

Livello 1 – per pazienti

Non devi “avere gli addominali”.
Devi attivare il core profondo, quello che non si vede allo specchio ma si sente quando respiri, ti alzi dal letto o resti in piedi per ore.
Allenare solo il retto dell’addome è come mettere un bel tappeto.. in una casa senza fondamenta.

Livello 2 – per clinici

Questa immagine parla chiaro: la stabilità non è una questione di forza ma di integrazione. Il core non è un distretto, è un sistema di gestione pressoria e di continuità mio-fasciale. Parlare di “rinforzo del core” senza coinvolgere diaframma, pavimento pelvico, multifido, trasverso e lavorare sulla strategia pressoria.. è allenamento estetico travestito da posturale.

E quindi?

Quando un paziente ha dolore lombare o instabilità pelvica, chiediti: "quanti di questi muscoli sono coinvolti nella strategia di compenso?" E soprattutto: "gli sto insegnando a lavorare.. o solo a contrarsi?"

“Ma io faccio già gli addominali a fine allenamento.”

Certo.

Come mo***re l’airbag su una macchina senza freni. La vera sicurezza posturale è nascosta, profonda, intelligente.

E si attiva quando respiri, non quando spingi. 🤗

29/09/2025

È lunedì! Ed eccoci in un nuovo episodio di “Anatomia Spassosa: esploriamo il corpo umano con un sorriso!” 😀

Oggi scopriremo un legamento così forte che ha fatto scuola, ma che pochi chiamano con il suo vero nome: il legamento di Bigelow, meglio conosciuto come.. il legamento ileo-femorale!

Il nome “di Bigelow” è una chicca da libro di anatomia d’altri tempi, ma dietro questo nome si nasconde un legamento fondamentale per la stabilità dell’anca, soprattutto in posizione eretta.

Cos’è e dov’è?

Il legamento ileofemorale (alias di Bigelow) è uno dei tre legamenti capsulari principali dell’articolazione coxo-femorale (anca). Ha forma a Y capovolta ed è posizionato anteriormente, nella parte superiore della capsula articolare.

Origina dalla spina iliaca antero-inferiore (quella appena sotto la famosa SIAS, spina iliaca antero-superiore) e si inserisce sulla linea intertrocanterica del femore.

A cosa serve?

Limita l’iperestensione dell’anca (quella che avresti se camminassi all’indietro come un granchio), stabilizza l’anca in stazione eretta senza dover contrarre continuamente i muscoli e agisce da “freno passivo” per impedire movimenti eccessivi

Insomma, è il tuo freno a mano naturale!

Curiosità scientifica

Descritto per la prima volta da Henry Jacob Bigelow (chirurgo americano, XIX sec.), noto anche per i suoi studi sulla lussazione dell’anca, in alcuni testi viene citato come il più forte legamento del corpo umano, capace di sopportare fino a 350 kg di trazione 😳!

Nei pazienti paraplegici, la posizione eretta è possibile anche grazie a questo legamento, che “blocca” passivamente l’anca in estensione.

Funzionamento buffo

Immagina il legamento ileofemorale come una cintura di sicurezza: non fa nulla finché non serve. Ma quando provi ad andare troppo indietro con la gamba, lui ti ferma:
“Ehi! Dove credi di andare?!”

Nella vita di tutti i giorni

Ogni volta che ti alzi in piedi, stai in piedi fermo, eviti una caduta all’indietro.. ringrazia il legamento di Bigelow: lavora gratis e senza lamentarsi 😄

Parole complicate, spiegate semplici

Spina iliaca antero-inferiore (SIAI): protuberanza dell’ileo, punto d’origine del legamento.

Linea intertrocanterica: linea ossea sulla parte anteriore del femore, vicino al collo.

Come può soffrire?

Lussazioni anteriori dell’anca (rare, ma possibili in traumi ad alta energia) e rigidità capsulare (può diventare troppo teso e limitare i movimenti). A volte irritazioni post-operatorie: dopo protesi d’anca, può subire stiramenti o tensioni.

Momento educativo leggero

Vuoi proteggere il tuo legamento ileofemorale? Non forzare mai l’estensione passiva dell’anca! Lavora su mobilità e controllo attivo, non sullo stiracchiamento senza senso! Rinforza i glutei e mantieni l’anca stabile anche senza Bigelow sotto sforzo!

Conclusione

Quindi la prossima volta che stai dritto come un fuso.. Pensa a Bigelow, il legamento “invisibile” che ti tiene su, con discrezione e forza da supereroe!

Alla prossima settimana con un altro pezzo di corpo.. sempre con Anatomia Spassosa! 👋

26/09/2025

Finalmente è martedì! Benvenuti al nono episodio di “Neurolandia: il sistema nervoso come non lo avete mai visto!”

Oggi ci occupiamo di un nervo piccolo, profondo e.. essenziale. È grazie a lui se puoi alzare il braccio per salutare, per prendere una cosa dallo scaffale, o per dire "presente!" in aula. È il nervo ascellare, il comandante del deltoide e il guardiano della sensibilità sulla spalla.

Quando funziona, tutto fila liscio. Quando smette.. il braccio resta giù.

Dove sta?

Il nervo ascellare nasce dal plesso brachiale, in particolare dal fascicolo posteriore (C5–C6). Esce attraverso lo spazio quadrilatero (o spazio laterale della spalla), insieme all’arteria circonflessa posteriore. Passa dietro al collo chirurgico dell’omero, in stretta relazione con la capsula articolare.

Si divide in un ramo motorio, che innerva deltoide e piccolo rotondo, e in un ramo sensitivo, il nervo cutaneo laterale superiore del braccio.

È un nervo compatto, ma nel posto giusto per fare.. tanta differenza.

Che cosa fa?

A livello motorio innerva il muscolo deltoide (tutte le sue porzioni), e il muscolo piccolo rotondo (rotazione laterale dell’omero). A livello sensitivo fornisce la sensibilità alla parte laterale della spalla e del braccio, tramite il ramo cutaneo superiore.

In pratica: abduzione del braccio, rotazione esterna, stabilità della testa omerale, e percezione del contatto sulla spalla. Piccolo nervo, grandi responsabilità!

Come si lamenta?

Quando il nervo ascellare è leso o compresso, può dare debolezza nell’abduzione del braccio (soprattutto tra 15° e 90°), atrofia del deltoide con profilo spalla “piatto”, dolore sordo o urente nella regione laterale della spalla, alterazioni della sensibilità cutanea sulla porzione laterale del braccio, difficoltà a portare oggetti in alto, vestirsi e in tutti i gesti sopra la testa.

Le lesioni avvengono spesso post-trauma, soprattutto lussazione anteriore della spalla o frattura del collo chirurgico dell’omero.

Ruolo nella vita quotidiana

Il nervo ascellare è protagonista ogni volta che alzi il braccio, tieni un peso sopra la testa, ti sistemi i capelli, indossi una giacca, apri lo sportello alto dell’auto. Se il deltoide non lavora.. te ne accorgi ogni giorno.

Patologie e disfunzioni

Lesione da lussazione della spalla (trauma antero-inferiore con trazione del nervo),
frattura del collo chirurgico dell’omero, compressione nello spazio quadrilatero (entrapment o sindrome del quadrilatero), cause iatrogene (interventi ortopedici sulla spalla), sindrome da uso eccessivo in atleti overhead (pallavolo, nuoto, baseball).

Curiosità neurologica

La sindrome dello spazio quadrilatero è poco conosciuta ma reale: può colpire atleti che eseguono movimenti ripetuti sopra la testa. Il nervo ascellare viene “schiacciato” tra i bordi muscolari, causando dolore posteriore alla spalla e debolezza progressiva.
E spesso, una banale lussazione può lasciare una compromissione cronica, non sempre riconosciuta.

Approccio fisioterapico

La riabilitazione deve essere precisa, graduale e funzionale: valutazione selettiva del deltoide (confronto attivo e passivo), esercizi di reclutamento deltoideo in isometria e in catena cinetica chiusa, tecniche di neurodinamica del plesso brachiale posteriore (sliding del nervo ascellare), lavoro sul controllo scapolare e postura, rinforzo del piccolo rotondo per supportare la cuffia dei rotatori e propriocezione della spalla (soprattutto in overhead athletes).

In caso di lesione cronica: strategie di compenso e prevenzione instabilità gleno-omerale.

Conclusione

Il nervo ascellare non fa notizia.. finché non ti accorgi che alzare il braccio non è più automatico. È il braccio destro del deltoide, il compagno silenzioso della spalla,
quello che ti aiuta a dire “ciao”, “su le mani”.. o semplicemente a mettere il sale in dispensa.

Ci vediamo martedì prossimo su Neurolandia.. perché quando i nervi parlano, noi impariamo ad ascoltarli. 👋

Nota bene
Anche se a Neurolandia i nervi parlano.. la diagnosi medica la fa il medico. Quindi, se i sintomi ti fanno compagnia da troppo tempo, ascolta i segnali e confrontati con un neurologo o uno specialista medico. Noi siamo qui per spiegarti come funzionano le cose, ma la cura parte sempre da una valutazione sanitaria. E spesso, il fisioterapista è proprio il primo professionista sanitario a intercettare quei segnali e indirizzare nel modo giusto. 👏

20/09/2025

This diagram summarizes upper limb nerve pathologies

how injuries to specific nerves in the arm cause weakness, sensory loss, and characteristic deformities.

Let’s break it down step by step:

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1. Nerve Roots (C5–T1)

The brachial plexus originates from spinal nerves C5–T1.

These roots combine into major peripheral nerves: Axillary, Musculocutaneous, Radial, Median, and Ulnar.

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2. Axillary Nerve (C5–C6)

Causes of injury:

Fractured surgical neck of humerus

Anterior shoulder dislocation

Effects:

Flattened deltoid muscle

Loss of arm abduction beyond 15° (can’t lift arm outwards fully)

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3. Musculocutaneous Nerve (C5–C7)

Causes:

Upper trunk compression

Effects:

Weak forearm flexion (biceps, brachialis)

Weak supination (biceps helps turn palm upwards)

Decreased biceps reflex

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4. Radial Nerve (C5–T1)

Causes:

Midshaft fracture of humerus

Compression in axilla (e.g., crutches, arm draped over chair)

Repetitive pronation/supination (screwdriver use)

Effects:

Wrist drop (can’t extend wrist)

Weak grip (can’t stabilize wrist)

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5. Median Nerve (C5–T1)

Causes:

Proximal: Supracondylar fracture of humerus

Distal: Carpal tunnel syndrome, wrist laceration

Effects:

Pope’s blessing (hand of benediction): when making a fist, can’t flex thumb, index, and middle fingers

Median claw: at rest, can’t extend thumb, index, and middle fingers

Atrophy of thenar eminence (thumb muscles waste away)

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6. Ulnar Nerve (C8–T1)

Causes:

Proximal: Fracture of medial epicondyle (“funny bone”)

Distal: Fracture of hook of hamate (fall on outstretched hand)

Effects:

OK gesture problem: can’t make a proper “OK” with ring + pinky

Ulnar claw: can’t extend ring + pinky fingers

Atrophy of hypothenar eminence (little finger muscles waste away)

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7. Small Graph (Top Right)

Shows which nerves help with arm abduction:

Suprascapular: 0–15°

Axillary: 15–90°

Accessory nerve & Long thoracic: above 90°

✅ Note:

Each nerve injury has a classic fracture location, hand deformity, and muscle weakness pattern.

Axillary → shoulder problem (deltoid)

Musculocutaneous → weak elbow flexion/supination

Radial → wrist drop

Median → pope’s blessing / median claw

Ulnar → ulnar claw

20/09/2025

IL DOPPIO GIOCO DELL’ILEOPSOAS: TRA POSTURA E POTENZA

Guarda bene questa immagine.
Non è solo una rappresentazione anatomica.
È una confessione posturale.

L’ileopsoas non è solo un flessore dell’anca. E questo ormai lo sappiamo, vero?
È anche uno stabilizzatore profondo, attivatore anticipatorio e modificatore della curvatura lombare.
E proprio lì si gioca la sua ambiguità funzionale.

Cosa ci mostra l’immagine?

L’ileopsoas origina dalla colonna lombare (corpi vertebrali e processi trasversi di L1–L5). Si inserisce sul piccolo trocantere del femore. Quando si contrae, esercita una forza che tira anteriormente la colonna lombare. Contemporaneamente, genera una rotazione anteriore del bacino.

Risultato? Aumento della lordosi lombare, carico aumentato sui dischi e sulle faccette articolari, potenziale iperattività compensatoria in soggetti sedentari, ansiosi, o instabili.

Domanda ai colleghi: la persona con lombalgia che stai trattando ha uno psoas “corto” o ha uno psoas iperattivo, retratto, sovrautilizzato perché il diaframma è ipomobile o il trasverso addominale è assente?

Alcuni effetti biomeccanici della retrazione dello psoas sono l'aumento della compressione lombare, la limitazione dell’estensione dell’anca, la rotazione anteriore del bacino, l'inibizione dei glutei (per via della posizione sfavorevole) e alterazioni del cammino e compensi su ginocchio o piede

Lavorare sull’ileopsoas significa quindi ripristinare la mobilità di anca e bacino, ridurre la compressione lombare, migliorare la sinergia con diaframma e addominali profondi e promuovere il controllo neuromotorio, non solo l’allungamento.

Curiosità clinica

Lo psoas ha connessioni fasciali con il diaframma. Un diaframma contratto o disfunzionale può contribuire a mantenere lo psoas in uno stato di tensione cronica.
Il risultato? Respiro corto, instabilità lombopelvica, e dolore.. che non passa con un semplice stretching.

Esercizio di consapevolezza

Prova a sederti in una posizione eretta per qualche minuto.
Rilassa volontariamente lo psoas destro.
Ora inspira profondamente e cerca di attivare il trasverso senza spingere in avanti la colonna lombare.
Lo senti il “rilascio” nella parte anteriore dell’anca?
Benvenuto nel controllo neuro-mio-fasciale.

Lo psoas non è solo un muscolo. È una cerniera tra postura, respiro, emozione e movimento. Ignorarlo significa rincorrere i sintomi. Comprenderlo.. significa finalmente ascoltare la radice del problema.

E come ci insegna la clinica: il corpo non mente. Ma bisogna sapere dove ascoltare.

20/09/2025

Lesione della cuffia dei rotatori: in quali casi non si può riparare?

Purtroppo, quando avviene una lesione della cuffia dei rotatori, non è sempre possibile procedere a una sua riparazione per via artroscopica. Vi sono infatti dei casi in cui la lesione non è riparabile, in particolare quando vi è una grave degenerazione adiposa della muscolatura o quando il paziente manifesta segni di di spalla.

In questi casi è necessario optare per una inversa di : essa fa sì che a controllare il movimento dell’articolazione sia il muscolo deltoide e non la cuffia dei rotatori, così da compensare il deficit funzionale di questa struttura.

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Via Marco Celio Rufo 65, Via Dei Due Ponti, 115 Roma
Rome
00175ROMA

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