Agostino Bruno Chirurgia Plastica ed Estetica

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13/11/2025

REVISIONE DI LIFTING BRACCIA: BRACCIA NUOVE!!: IL VIDEO – ATTENZIONE: IL VIDEO CONTIENE IMMAGINI FORTI TRATTE DALLA SALA OPERATORIA

Nel video a completamento del post, è possibile vedere da vicino una fase dell’intervento di lifting braccia secondario. In questo momento si è già ultimata la liposuzione massiva e si è controllato l’adeguatezza del disegno pre-operatorio. Si procede alla rimozione dell’eccesso di cute e sottocute mediante la tecnica dell’avualsione.
Questo approccio, che a prima vista potrebbe risultato molto cruento. È in realtà estremamente conservativo per le strutture vascolari e nervose. Per evitare che l’edema intra-operatorio renda poi difficile la chiusura definitiva, vengono usate delle graffette chirurgiche - o staples- che accostano velocemente i margini della ferita ovviamente queste verranno man man rimosse e sostituite dalla sutura finale intradermica per a massima resa estetica.

REVISIONE DI LIFTING BRACCIA: BRACCIA NUOVE!Uno degli interventi la cui incidenza è andata considerevolmente aumentando ...
13/11/2025

REVISIONE DI LIFTING BRACCIA: BRACCIA NUOVE!

Uno degli interventi la cui incidenza è andata considerevolmente aumentando negli ultimi anni è il lifting braccia, anche a causa dell’incremento nel numero di persone che si sottopongono alla chirurgia bariatrica ed hanno pertanto un importante calo ponderale, con conseguente accumulo dermo-epidermico a livello delle braccia. Fino a poco tempo fa, con le tecniche “classiche” l’intervento era tuttavia gravato da complicanze quali edema persistente e danno del sistema linfatico, con linfedema cronico e, in una percentuale non trascurabile, danno a carico del nervo antebrachiale che garantisce l’innervazione del muscolo bicipite. Di questo intervento, esistono numerose varianti a seconda ovviamente del punto di partenza della paziente e a seconda della presenza o meno di tessuto adiposo da aspirare.

Alcune volte infatti, soprattutto nei pazienti più anziani, vi è un problema eminentemente di pelle in eccesso, ma con poco tessuto adiposo; questi casi sono quelli più semplici da trattare in quanto l’intervento consiste nella sola escissione cutanea, senza necessità di dovere intervenire sul tessuto sottocutaneo; altre volte, invece, le braccia risultano ancora particolarmente “piene”, per cui, accanto al problema di lassità cutanea, si affianca la presenza di tessuto adiposo che rende il braccio contestualmente molto “massiccio”. Questi casi sono sicuramente i più complessi da operare, in quanto bisogna agire su entrambi i fronti (pelle in eccesso e tessuto adiposo). Per ottenere un risultato armonico, inoltre, la liposuzione va eseguita circonferenzialmente: se ci limitassimo a lipoaspirare solo la sede dell’escissione cutanea, non avremmo “sfinato” il braccio che, al contrario resterebbe piuttosto tozzo e in generale ancora troppo “pieno”.

Il trattamento di questi casi più complessi si è molto avvantaggiato dal miglioramento delle tecnologie ora disponibili

Un forte passo avanti c’è stato con l’uso della VASER LIPO, vale a dire gli ultrasuoni di terza generazione in grado di emulsionare il grasso, consentendo da un lato di potere trattare un volume maggiore di grasso, dall’altro di garantire una procedura dal decorso meno impegnativo con una ripresa più veloce per la paziente.

Il caso che vi presento oggi è molto particolare. La nostra Paziente, infatti, a seguito di una perdita di peso indotta dalla chirurgia bariatrica, si era già sottoposta- in altra sede all’estero- ad un intervento di lifting braccia. Tuttavia le braccia erano rimaste ancora molto grandi e dalla forma irregolare. È stato pertanto pianificato un intervento di lifting braccia secondario per migliorare la forma e ridurre il volume delle braccia.
L’intero braccio è stato trattato con la VASER Lipo; il tessuto adiposo così emulsionato è stato quindi aspirato con il sistema Microaire PAL. Una volta rimosso tutto il tessuto adiposo, è stata condotta l’escissione della cute in eccesso mediante la tecnica dell’avulsione che consente sei risparmiare vasi linfatici e terminazioni nervose.
Il risultato finale è caratterizzato da massima naturalezza delle braccia e cicatrici scarsamente visibili. Le braccia appaiono del tutto naturali e non “operate e artefatte”. Il ricorso alla liposuzione consente di ridurre fortemente i fastidi post-operatori, rendendo non necessario il ricorso ai drenaggi. Non vengono messi drenaggi e nel post operatorio è sufficiente indossare una guaina per qualche settimana.

10/11/2025

DIASTASI DEI RETTI ADDOMINALI E SINDROME DEL TRATTO ILEO-TIBIALE: UNA CORRELAZIONE INATTESA! - IL VIDEO - ATTENZIONE: IL VIDEO CONTIENE IMMAGINI FORTI TRATTE DALLA SALA OPERATORIA

Nel video a completammo del post, viene illustrata la condizione di parete della nostra paziente, affetta di diastasi dei retti, floppy wall ed ernia ombelicale. Si parla di una recente ricerca che mette in relazione la diastasi dei retti e la sindrome del tratto ileo-tibiale. Questa ulteriore studio fa ancora una volta comprendere come la diastasi non sia solo un problema estetico (come purtroppo ancora viene spesso considerata), ma una patologia che presenta numerose implicazioni, spesso anche piuttosto inattese.

DIASTASI DEI RETTI ADDOMINALI E SINDROME DEL TRATTO ILEO-TIBIALE: UNA CORRELAZIONE INATTESA!La diastasi dei retti addomi...
10/11/2025

DIASTASI DEI RETTI ADDOMINALI E SINDROME DEL TRATTO ILEO-TIBIALE: UNA CORRELAZIONE INATTESA!

La diastasi dei retti addominali e la sindrome del tratto ileo-tibiale sono due condizioni apparentemente distinte, ma che possono presentare interessanti correlazioni dal punto di vista biomeccanico. Mentre la prima riguarda la separazione patologica dei muscoli retti dell'addome lungo la linea alba, la seconda è una sindrome da sovraccarico che colpisce la fascia ileo-tibiale, con conseguente dolore laterale al ginocchio. Tuttavia, entrambe possono avere un impatto significativo sulla postura e sulla biomeccanica del movimento.

La diastasi addominale è una condizione in cui i muscoli retti dell'addome si allontanano a causa di un'eccessiva tensione sulla linea alba, spesso conseguente a gravidanza, obesità o rapidi dimagrimenti. Questa alterazione strutturale comporta una riduzione della stabilità del core, influenzando l'equilibrio e la distribuzione delle forze durante il movimento. I sintomi associati includono:
- Dolore lombare
- Ridotta efficienza nei movimenti funzionali
- Debolezza addominale
- Modificazioni posturali.

La sindrome del tratto ileo-tibiale (ITBS) è una delle principali cause di dolore laterale al ginocchio nei corridori e in atleti che eseguono movimenti ripetitivi di flessione ed estensione del ginocchio. Essa è causata dall'eccessivo attrito tra il tratto ileo-tibiale e il condilo laterale del femore, spesso associato a:
- Iperattivazione del tensore della fascia lata
- Disfunzioni del bacino
- Alterata biomeccanica del ginocchio
- Ridotta stabilità dell'anca
Sebbene non vi sia un legame diretto tra le due condizioni, diversi fattori suggeriscono una correlazione biomeccanica tra la diastasi dei retti addominali e la sindrome del tratto ileo-tibiale:
- Alterazioni della stabilità del core: una parete addominale debole riduce il controllo del bacino, portando a compensazioni a livello lombare e pelvico, che possono influenzare negativamente il funzionamento del tratto ileo-tibiale.
- Compensi posturali: la diastasi può causare un aumento della lordosi lombare e una rotazione anteriore del bacino, contribuendo a una tensione eccessiva della fascia lata e del tratto ileo-tibiale.
- Debolezza muscolare associata: sia la diastasi che l’ITBS sono spesso correlate a un’alterata attivazione del gluteo medio e del tensore della fascia lata, con conseguente instabilità e squilibri muscolari che possono favorire lo sviluppo di sindromi da sovraccarico.

Sebbene la diastasi dei retti addominali e la sindrome del tratto ileo-tibiale siano condizioni con eziopatogenesi differente, esistono correlazioni biomeccaniche che suggeriscono un legame tra di loro. La comprensione di queste interazioni permette di migliorare la gestione clinica dei pazienti, riducendo il rischio di recidive e ottimizzando il recupero funzionale.

Vediamo più da vicino il caso di oggi
La paziente aveva avuto 2 gravidanze, dopo le quali aveva sviluppato ernia ombelicale, diastasi dei retti e severo floppy wall di parete. Come conseguenza di ciò, la paziente aveva registrato la comparsa dei tipici sintomi di diastasi e lassità di parete, come mal di schiena debilitante, distensione addominale, difficoltà digestive, perdita di urina con gli sforzi. Desiderio della paziente era ovviamente quello di risolvere questa condizione, migliorando quindi la qualità della vita. È stato eseguito un intervento di lipoaddominoplastica con liposcultura a 360° che, più nello specifico, ha previsto i seguenti passaggi:
- VASER LIPO dei fianchi e dell’esterno cosce; queste zone, nonostante la paziente fosse magra ed in forma erano orai diventate ostiche e difficili da eliminare. Sono state quindi trattate con la VASER Lipo per emulsionare il grasso e aspirate con il sistema Microaire PAL
- ULTRA-BBL: si tratta del lipofilling sottocutaneo ecoguidato dei glutei. La finalità era quella di rimodellare il gluteo, rendendolo più armonico e sportivo
- CORREZIONE DEI DIFETTI PARETE: la paziente presentava un quadro caratteristico: a fronte infatti di una diastasi non particolarmente severa, era presente una grave lassità di parete ipogastrica. È stata quindi eseguita la nostra tecnica di interlocking muscolare progressiva, la plicatura a corsetto (che ha prodotto anche un restringimento del punto vita) e due limature a stringhe in sede ipogastrica. È stata corretta l’ernia ombelicale presente.

Dal confronto fra le foto, potete osservare il risultato ottenuto. La figura corporea appare molto naturale e slanciata, senza artefatti chirurgici. La paziente inoltre ha risolto i suoi problemi funzionali che tanto la limitavano nella vita quotidiana.

06/11/2025

CAMBIO PROTESI: IL VIDEO - ATTENZIONE: IL VIDEO CONTINEE IMMAGINI FORTI TRATTE DALLA SALA OPERATORIA
Nel video a completamento del post, potete osservare da vicino una fase dell’intervento di sostituzione protesica. In questo momento, infatti, è già stata rimossa la vecchia protesi con tutta la capsula periprotesica e allestita la nuova tasca dual plane. Per evitare che la nuova protesi possa migrare nella vecchia tasca, vengono posti dei punti di sutura (per sicurezza due diversi ordini di punti) tra il margine inferiore scollato secondo la tecnica di Tebbetts e la ghiandola mammaria soprastante. Questa garantirà che la protesi possa rimanere nella sede corretta. Il passaggio successivo è quello di confezionare la mastopessi “su misura” per la paziente.

CAMBIO PROTESI MAMMARIE: COME GESTIRLOLa mastoplastica additiva è l'intervento maggiormente eseguito in chirurgia esteti...
06/11/2025

CAMBIO PROTESI MAMMARIE: COME GESTIRLO
La mastoplastica additiva è l'intervento maggiormente eseguito in chirurgia estetica. Le donne portatrici di protesi mammarie, impiantate per finalità estetiche o per motivi ricostruttivi, sono nel mondo milioni. Oggigiorno, vi sono pertanto numerosissime pazienti che hanno impiantato nel passato delle protesi e che, per qualche ragione devono adesso sostituirle.
I motivi che possono portare alla necessità di sostituire le protesi impiantate in passato con delle nuove, sono numerosissimi e possono essere divise in due grandi gruppi:
1. motivi medici che spingono alla sostituzione di protesi (senza entrare nel tecnicismo possiamo citare la rottura protesica, la contrattura capsulare severa ecc)
2. motivi personali (ad esempio desiderio di cambiare taglia, "ti**re su" un seno ormai un po' sceso; ripristinare la bellezza originaria dopo ad esempio un dimagrimento)
L'intervento di sostituzione protesi è senz'altro più complesso rispetto alla mastoplastica additiva primaria, perché di solito vi sono diversi aspetti da correggere. Tuttavia, se adeguatamente eseguito, l’intervento è in grado di ripristinare la bellezza originaria che si era persa col tempo.
Vediamo più da vicino il caso di oggi.
La paziente si era sottoposta, in un'altra sede, svariati anni fa all'impianto di protesi in sede retroghiandolare; dopo qualche tempo, tuttavia, a causa di una contrattura capsulare, la paziente è stata sottoposta a revisione chirurgica. Tuttavia, con il passare del tempo, la condizione era andata peggiorando e il risultato estetico era andato degradandosi progressivamente.
Alla visita medica erano emersi i seguenti aspetti:
• presenza di protesi mammarie integre, in sede retroghiandolare;
• atrofia del tessuto sottocutaneo (la paziente infatti è molto magra)
• forte visibilità e palpabilità degli impianti protesici, con aspetto "a palla";
• presenza di eccesso cutaneoe vistos effetto waterfall (le protesi, interesate da grave contrattura capsulare erano infatti sospinte in alto, facendo apparire la pelle rilassata onferiormente)
È stato quindi programmato ed eseguito un intervento di mastoplastica terziaria che ha dovuto correggere diversi aspetti:
• Espianto vecchie protesi mammarie, fortunatamente integre;
• capsulectomia radicale (è stata rimossa la capsula peri-protesica, vale a dire l'"involucro" che fisiologicamente l'organismo crea attorno alla protesi)
• allestimento della tasca dual plane (per evitare la forte visibilità dei margini superiori e mediali delle protesi, è stato scollato il muscolo dalle inserzioni costali, preservandole le inserzioni sternali; questo permette di avere una forte copertura delle protesi superiormente e medialmente, evitando nel contempo i problemi connessi con una tasca completamente retromuscolare (dismorfismo in dinamismo)
• chiusura della vecchia tasca retroghiandolare (per evitare che la nuova protesi impiantata posso slittare nella vecchia tasca retroghiandolare, la stessa è stata chiusa, posizionando due diversi ordini di suture tra il margine libero del muscolo pettorale scollato e la proiezione dello stesso sulla ghiandola
• impianto della nuova protesi mammaria, di volume analogo alla precedente (la paziente, infatti, non desiderava cambiare la taglia); nel caso specifico 330cc a media proiezione
• mastopessi compensatoria: con il tempo, la cute era divenuta in eccesso; è stato pertanto eseguita contestualmente una mastopessi in modo da eliminare l'eccesso di pelle, permettendo all'areola di trovarsi nel punto di massima proiezione della protesi.
Dalle foto, potete osservare il risultato ottenuto. grazie alla nuova sede dual plane , non vi è visibilità dei margini protesici; il risultato infatti appare naturale e il volume analogo a quello di partenza, secondo i desideri della paziente.

03/11/2025

Mummy Makeover e gestione degli esiti fibrotici post-liposuzione – IL VIDEO – ATTENZIONE: IL VIDEO CONTIENE IMMAGINI FORTI TRATTE DALLA SALA OPERATORIA

Nel video che accompagna questo post viene presentato il caso di una paziente sottoposta a Mummy Makeover, un intervento combinato che mira a ripristinare l’armonia del corpo dopo gravidanze o importanti variazioni di peso. Un aspetto peculiare del caso è che la paziente aveva già eseguito in passato una liposuzione addominale: circostanza tutt’altro che rara, che però comporta alcune implicazioni cliniche di rilievo.
Ogni liposuzione, infatti, lascia inevitabilmente dei residui fibrotici nel tessuto sottocutaneo. Si tratta di esiti cicatriziali interni, più o meno estesi, che modificano la normale architettura del pannicolo adiposo e possono rendere le procedure successive tecnicamente più complesse. La presenza di fibrosi, se non correttamente gestita, può comportare difficoltà nella dissezione, irregolarità di superficie e persino un aumento del rischio di complicanze.
In questo contesto, l’utilizzo della tecnologia VASER® ha avuto un ruolo fondamentale. Il VASER, basato sull’energia a ultrasuoni ad alta frequenza, consente di emulsionare il grasso in maniera selettiva e delicata, riducendo l’impatto sui tessuti circostanti. Ma soprattutto, si è dimostrato uno strumento particolarmente utile nella gestione dei tessuti fibrotici post-liposuzione, poiché permette di “ammorbidire” e disgregare le aree cicatriziali, migliorando la qualità del rimodellamento e aumentando i livelli di sicurezza intraoperatoria.
Nel video si fa anche riferimento a uno studio condotto da un chirurgo ispano-americano, che ha proposto una classificazione sistematica delle alterazioni fibrotiche conseguenti alle liposuzioni. Questa classificazione rappresenta un valido punto di riferimento per i chirurghi plastici, poiché consente di prevedere meglio la difficoltà dell’intervento e di pianificare la strategia operatoria più adatta..

MUMMY MAKEOVER: TRASFORMAZIONE IN UN UNICO TEMPO CHIRURGICOIn seguito alle gravidanze e agli allattamenti, il corpo subi...
03/11/2025

MUMMY MAKEOVER: TRASFORMAZIONE IN UN UNICO TEMPO CHIRURGICO
In seguito alle gravidanze e agli allattamenti, il corpo subisce spesso profonde e inattese modifiche. I distretti maggiormente interessati sono senz’altro l’addome e il seno, accompagnati da depositi di grasso, in sedi geneticamente predisposte a trattenere il tessuto adiposo (fianchi, “rotoli” meso-dorsali, scapolari, ecc), nonostante uno stile di vita sano e una dieta equilibrata.
Accanto ad alterazioni estetiche, si affiancano spesso anche alterazioni funzionali piuttosto importanti, che comportano una sintomatologia dolorosa significativa e spesso abbassano la qualità di vita della paziente, che ad esempio non riesce più a praticare determinate attività sportive, a vestire in un certo modo ecc…
La gestione della vita familiare e lavorativa rende del resto spesso difficile potere affrontare molteplici convalescenze, se i vari distretti corporei interessati dai dismorfismi elencati venissero corretti singolarmente.
Per far fronte alle esigenze delle pazienti, è possibile eseguire un unico intervento, colloquialmente chiamato Mummy Makeover, che permette, in un’unica seduta chirurgica, di risolvere i dismorfismi estetici acquisiti dopo le gravidanze e di correggere al contempo anche le alterazioni funzionali della parete muscolare. Un intervento di così ampia portata richiede la massima collaborazione della paziente, nonché un ottimo stato di salute.
Il Mummy Makeover non è solo l’associazione di addominoplastica e mastoplastica, ma è un approccio globale alla figura corporea, nel suo distretto addome-dorso. Approcciando al corpo nella sua globalità permette di avere una visione d’ insieme che inevitabilmente si perderebbe, se i vari interventi (addominoplastica, mastoplastica, ecc) venissero eseguiti in tempi diversi.
Se correttamente eseguito, l’intervento è in grado di modificare il biotico e il BMI della paziente, garantendo un altissimo livello di soddisfazione per la Paziente (e per il chirurgo!)
Vediamo più da vicino il caso di oggi.
A seguito della gravidanza, la Paziente aveva sviluppato le classiche alterazioni visibili dopo i parti. Suo desiderio era quello di risolvere i problemi funzionali e ripristinare la sua figura corporea. All’esame medico, erano emersi i seguenti aspetti:
• Ptosi mammaria; la paziente si era sottoposta, anni prima ad una mastoplastica additiva con impianto di protesi in sede sotto ghiandolare. Con le oscillazioni di peso e l’allattamento, il risultato si era perso;
• Accumuli adiposi a livello addominale;
• Accumuli dorsali di media entità;
• Diastasi dei muscoli retti, che si portava fino alla base dello sterno
• Floppy wall: vale a dire una più generica “lassità di parete”
Considerando l’ottima condizione di salute dalla paziente, è stato programmato ed eseguito un intervento molto articolato di Mummy Makeover che, più nel dettaglio, ha consistito delle seguenti fasi:
• Cambio protesi mammarie; sono state rimosse le vecchie protesi, allestita la tasca dual plane, impiantate le nove protesi di 460cc ad alta proiezione; chiusa la vecchia tasca sottoghiandolare ed eseguita una mastopessi compensatoria a peduncolo superiore
• Liposuzione del dorso, dei fianchi e, per conferire una silhouette più slanciata anche a livello della parete toracica laterale.
• Lipofilling della depressione sopra-trocanterica, per conferire maggiore rotondità ai glutei. La paziente, infatti, presentava una morfologia dei glutei a tipo “V”, secondo la classificazione di Mendieta
• Liposuzione a livello della parete addominale con tecnica multistrato (sia sopra che sotto la fascia di Scarpa); l’impiego della tecnologia VASER è stata molto utile in quanto la paziente si era già sottoposta, in passato, ad una liposuzione addominale ed erano presenti reliquati fibrotici
• Correzione delle alterazioni funzionali. Il floppy wall (vale a dire la lassità globale della parete) e la diastasi grave presente sono stati corretti grazie alla plicatura dei muscoli retti in doppio strato, la plicatura a corsetto (vale a dire tra il muscolo obliquo esterno e il tendine comune) e plicature trasversali. Le plicature dei retti e la plicatura a corsetto, infatti sono essenziali per correggere l’eccesso orizzontale del sistema fascia-muscoli, mentre le plicature trasversali sono necessarie per correggere l’eccesso verticale; tutto questo ha consentito una ottimale messa in tensione della parete addominale;
Dalle foto potete osservare il fortissimo cambiamento della paziente. La sua silhouette ha infatti una nuova armonia; le forme sono ben equilibrate, ma soprattutto sono stati corretti i problemi funzionali di cui la paziente era affetta.

30/10/2025

LIPEDEMA E CHIRURGIA FUNZIONALE: IL CASO DEL GINOCCHIO! – IL VIDEO – ATTENZIONE: IL VIDEO CONTIENE IMMAGINI FORTI TRATTE DALLA SALA OPERATORIA
Nel video a completamento di questo post potete osservare una fase di decompressione funzionale per lipedema a livello della gamba. Si tratta di una procedura chirurgica che va ben oltre il miglioramento estetico, mirando soprattutto al recupero funzionale e alla riduzione delle limitazioni ortopediche.
Il lipedema, infatti, non è una semplice “accumulazione di grasso”: è una vera e propria patologia del tessuto connettivo che comporta dolore, gonfiore, alterazioni della deambulazione e riduzione della mobilità articolare. Una delle sedi più critiche è il ginocchio, dove il tessuto lipedematoso tende ad accumularsi in maniera marcata, andando a interferire con la normale biomeccanica articolare.
La chirurgia di decompressione funzionale, attraverso una liposuzione mirata e rispettosa delle strutture linfatiche, rimuove questo tessuto patologico, liberando l’articolazione. I benefici che ne derivano non sono solo percepiti dalla paziente come leggerezza e maggiore libertà di movimento, ma sono stati anche documentati in letteratura con miglioramenti paragonabili a quelli osservati dopo un intervento di protesizzazione di ginocchio.
Quali vantaggi comporta questa chirurgia?
• Riduzione del dolore: eliminando la compressione e il sovraccarico sul compartimento mediale del ginocchio.
• Miglioramento della mobilità: le pazienti tornano a piegare e estendere la gamba con maggiore fluidità.
• Recupero posturale: il riequilibrio biomeccanico riduce atteggiamenti viziati e sovraccarichi funzionali.
• Prevenzione del peggioramento: trattare il lipedema precocemente significa anche evitare che evolva verso stadi avanzati con danni irreversibili.
È fondamentale sottolineare che non si tratta di una chirurgia estetica: l’obiettivo primario è funzionale. Certamente, in molti casi si accompagna a un miglioramento estetico, ma il cuore dell’intervento è restituire alle pazienti una migliore qualità di vita, permettendo loro di camminare, muoversi e fare sport senza dolore e con maggiore sicurezza.

ONDE D’URTO E LIPEDEMA: UNA NUOVA FRONTIERA NEL TRATTAMENTO POST-OPERATORIOIl lipedema è una malattia cronica e progress...
30/10/2025

ONDE D’URTO E LIPEDEMA: UNA NUOVA FRONTIERA NEL TRATTAMENTO POST-OPERATORIO
Il lipedema è una malattia cronica e progressiva del tessuto adiposo sottocutaneo che colpisce quasi esclusivamente le donne. È caratterizzato da un accumulo simmetrico e sproporzionato di grasso a livello degli arti inferiori e superiori, con risparmio delle mani e dei piedi. A differenza dell’obesità, il lipedema non regredisce con dieta o attività fisica e si associa spesso a dolore, facilità ai lividi, ridotta mobilità e importante compromissione della qualità della vita.
Oggi la liposuzione, in particolare quella assistita da vibrazione (PAL, Power-Assisted Liposuction), rappresenta il gold standard per la rimozione selettiva del tessuto adiposo patologico. Questo intervento migliora il profilo corporeo, riduce i sintomi dolorosi e aumenta la capacità di movimento delle pazienti. Tuttavia, una delle complicanze più frequenti e invalidanti del post-operatorio è la fibrosi: un processo di cicatrizzazione anomala che porta a ispessimento e indurimento dei tessuti, con perdita di elasticità cutanea e peggioramento estetico e funzionale.
La fibrosi non è solo un problema estetico: può alterare la circolazione linfatica, aumentare la rigidità degli arti e ridurre la qualità del risultato chirurgico. Proprio per prevenire questo fenomeno, negli ultimi anni si è diffuso l’interesse per la terapia con onde d’urto (Shockwave Therapy, SWT).
Nata in ambito urologico per la frammentazione dei calcoli renali, la SWT è stata progressivamente applicata anche in ortopedia, nella medicina dello sport, nelle ulcere croniche e nelle patologie fibrotiche. Le onde acustiche ad alta energia esercitano infatti un duplice effetto: meccanico, rompendo micro-aderenze e rimodellando la matrice extracellulare, e biologico, modulando le cellule coinvolte nella cicatrizzazione.
Cosa succede nei tessuti trattati con onde d’urto?
• Si riduce la proliferazione dei fibroblasti e la loro trasformazione in miofibroblasti (le cellule responsabili della fibrosi);
• Diminuisce l’espressione di citochine pro-infiammatorie come IL-6 e TNF-α;
• Aumenta la produzione di mediatori anti-infiammatori (es. IL-10);
• Si stimola l’angiogenesi, ovvero la formazione di nuovi capillari, migliorando l’ossigenazione dei tessuti;
• Si attivano vie di meccanotrasduzione che favoriscono il rimodellamento fisiologico della matrice extracellulare;
• Vengono reclutate cellule staminali mesenchimali che partecipano al processo rigenerativo.
Tutti questi meccanismi concorrono a ridurre il rischio di indurimenti cicatriziali e a preservare la naturale elasticità della cute.

Nel nostro studio sono state arruolate 75 pazienti con lipedema in stadio II–III sottoposte a liposuzione assistita. Le pazienti sono state divise in due gruppi:
• Gruppo SWT (50 pazienti): hanno iniziato le onde d’urto una settimana dopo l’intervento, con 9 sedute totali (3 a settimana per 3 settimane).
• Gruppo di controllo (25 pazienti): hanno seguito solo la gestione post-operatoria tradizionale (linfodrenaggio manuale e guaine compressive).
I risultati hanno mostrato differenze significative:
• La fibrosi misurata con elastografia ecografica era molto più bassa nel gruppo trattato con onde d’urto;
• La elasticità cutanea era superiore
• Il dolore post-operatorio, valutato con VAS,
• La soddisfazione delle pazienti era più alta (84% molto soddisfatte o soddisfatte contro 71% nel gruppo controllo).
Cosa significa tutto questo nella pratica clinica?
Integrare la terapia con onde d’urto nei protocolli post-operatori potrebbe diventare una strategia efficace e non invasiva per:
• Prevenire la fibrosi,
• Migliorare l’elasticità cutanea,
• Ridurre il dolore,
• Aumentare la soddisfazione e la qualità della vita delle pazienti.
Le onde d’urto, quindi, non sono solo un complemento: rappresentano un vero e proprio alleato per preservare i risultati della liposuzione nel lipedema, proteggendo il lungo e delicato percorso di queste pazienti verso un corpo più armonico e funzionale.
Nel post, potete apprezzare il risultato del trattamento delle gambe di una paziente affetta da lipedema al secondo stadio clinico. L’integrazione tra approccio chirurgico e protocolli mirati post-operatori permette di ottimizzare i risultati!

Indirizzo

Viale Europa
Rome
00144

Telefono

+393283844471

Sito Web

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