06/11/2025
Resistere alla morte di illusioni, schemi, fasi e cicli dell’esistenza significa resistere alla vita stessa.
La vita, nella sua essenza più vera, è trasformazione continua. Nulla permane immutato: tutto scorre, tutto si trasforma, tutto nasce e muore in un perpetuo divenire.
Nel lutto fisico, nella perdita di un essere amato, ci scopriamo fragili, esposti, impotenti di fronte a un evento che ci supera e ci attraversa. Siamo, in quel caso, spettatori dolenti di una fine che non possiamo né evitare né comprendere pienamente, se non nel tempo lento dell’elaborazione interiore.
Vi sono, però, altre morti più sottili, che non sempre riconosciamo: la morte di un’idea, di una credenza, di un ruolo con cui ci siamo a lungo identificati. Queste morti sono meno visibili, ma non meno dolorose. Eppure, a differenza del lutto fisico, esse ci pongono di fronte a una possibilità: non siamo vittime, ma custodi di una scelta. Possiamo rinascere e ricostruirci.
Tuttavia, la libertà che nasce da queste piccole-grandi morti interiori non è priva di peso. Essa non è leggerezza assoluta, ma chiamata alla responsabilità.
Essere liberi significa rispondere di sé a sé stessi e questo richiede coraggio.
A volte, non è la perdita a farci paura, ma ciò che essa ci lascia in dono: lo spazio vuoto in cui potremmo finalmente diventare autentici.