03/12/2025
Pensieri d'autunno: I BAMBINI DEL BOSCO!
La vicenda dei cosiddetti “bambini del bosco” ha assunto una piega grottesca perché tocca un nervo scoperto del nostro tempo: la questione di chi sia, davvero, il custode della crescita di un figlio. I genitori? La società? Oppure quel fragile equilibrio tra Legge e Desiderio che dovrebbe orientare ogni percorso educativo?
Non è un tema nuovo. Problemi simili emergono da decenni ogni volta che i figli crescono dentro comunità religiose radicali, sette millenariste, gruppi che rifiutano le evidenze scientifiche o che costruiscono mondi alternativi basati su fantasie complottistiche. È sempre lo stesso nodo: quando una collettività chiusa, impermeabile all’Altro, sostituisce la Legge simbolica con una legge privata, l’infanzia rischia di diventare ostaggio di un’ideologia.
Ma il vero punto cieco è un altro: mentre concentriamo lo sguardo su questa famiglia “selvatica”, ignoriamo una moltitudine di ragazzi che crescono dentro villette ordinate, bagni in suite, riscaldamenti a pavimento, auto in garage. Ragazzi apparentemente protetti da un benessere che dovrebbe garantire ogni prerequisito per una crescita sana. E invece sono spesso privi dell’incontro con il limite, con la responsabilità, con la presenza simbolica dell’adulto.
Da un lato abbiamo famiglie che rifiutano le comodità borghesi come fossero corruzioni dell’anima; dall’altro famiglie che confondono l’amore con l’accumulo di agi materiali. Due derive speculari: in entrambe l’educazione smarrisce il suo centro, perché manca l’incontro con la Legge, il luogo che insegna che non tutto è possibile, che l’Altro esiste, che l’aggressività deve essere trasformata, non esercitata.
E infatti, mentre ci affanniamo nel dibattito sui bambini del bosco, i fatti ci riportano brutalmente altrove: aggressioni di gruppo, liste di stupro scritte nei bagni delle scuole, violenze senza volto né radici sociali facilmente identificabili. Non sono fantasmi delle nostre periferie. Sono ragazzi italiani, figli di famiglie integrate, benestanti, “normali”.
Il vero “bosco” non è quello delle capanne o dei modi di vivere alternativi.
È il bosco che cresce dentro molti ragazzi di oggi, che non hanno più esperienza del limite e seguono solo gli impulsi del momento, senza qualcuno che li aiuti a trasformarli.
È un bosco interiore, non un luogo sulla mappa.
Ed è questo che dovrebbe farci riflettere tutti, molto più della vicenda curiosa che ha occupato per settimane l’attenzione pubblica.