Dott.ssa Silvia Boschero - Psicologa clinica

Dott.ssa Silvia Boschero - Psicologa clinica Psicologa clinica di orientamento umanistico e psicodinamico. "Accogliere viene prima che curare"
In formazione in psicosintesi

La relazione mente-corpo è un pilastro fondamentale per la nostra salute e il benessere generale. "La Saggezza del Corpo...
03/11/2025

La relazione mente-corpo è un pilastro fondamentale per la nostra salute e il benessere generale. "La Saggezza del Corpo" è l'incontro tenuto dalla psicoterapeuta Cristina Milla il 14 Novembre alle 18 a Roma (Via Mercalli 31, Int. 1).

La conferenza di Cristiana Milla, psicoterapeuta e formatrice dell'Istituto di Psicosintesi, è dedicata all'esplorazione profonda della "saggezza del corpo": la straordinaria capacità del nostro organismo di autoregolarsi e mantenere un equilibrio ottimale attraverso la comunicazione continua e bidirezionale tra la mente e il sistema biologico.

Analizzeremo come questa dinamica influenzi direttamente la salute fisica e la qualità della vita.

Autoregolazione e Equilibrio: Scopri i meccanismi intrinseci che il corpo utilizza per mantenersi in salute e come possiamo supportarli attivamente.

Applicazioni Cliniche e Benessere: Saranno presentate e discusse le più innovative applicazioni cliniche mente-corpo, focalizzandoci in particolare su Tecniche di Mindfulness per la gestione dello stress e l'aumento della consapevolezza corporea.

L'approccio olistico alla salute come strumento per il miglioramento del benessere a 360 gradi.

Le conferenze del Centro di Psicosintesi di Roma sono aperte a tutti e a contributo libero.

La prenotazione è obbligatoria alla mail: roma@psicosintesi.it

La guerra è un sintomo, tra i più evidenti, della vulnerabilità psicologica dell’umanità. Essa mostra quanto rapidamente...
22/10/2025

La guerra è un sintomo, tra i più evidenti, della vulnerabilità psicologica dell’umanità. Essa mostra quanto rapidamente una collettività possa regredire a forme di coscienza primitive quando mancano adeguati anticorpi culturali, morali, istituzionali e psicologici. Nelle epoche di crisi di valori e senso, come è la nostra, l’identificazione con gli aspetti più arcaici della psiche collettiva prende il sopravvento, e i contenuti distruttivi dell’inconscio emergono con forza devastante.
Esempio emblematico è la recente espressione “Definisci bambino”, pronunciata in un dibattito televisivo italiano a proposito delle vittime del conflitto tra Israele e Gaza. Questa frase, ascrivibile alla “banalità del male” descritta da Hannah Arendt, rivela la profondità della scissione che la guerra produce: la perdita della capacità empatica e la necessità di ridefinire persino ciò che è umano e innocente. Una sorta di pericolosissima disconnessione dal sé: quando la coscienza collettiva è dominata dalle subpersonalità della paura, della vendetta o della sopravvivenza, l’altro viene ridotto a simbolo dell’ombra da eliminare, chiunque esso sia. L’archetipo della guerra agisce allora nel suo aspetto più regressivo, spingendo la psiche a giustificare la distruzione dell’innocenza stessa.
In questa prospettiva, la frase “Definisci bambino” non è solo un triste fatto di cronaca, ma un simbolo del rischio spirituale della nostra epoca: quando la guerra diventa parte del linguaggio e mette in discussione un archetipo consolidato come quello del puer (l’eterno bambino, portatore di forza vitale dolcezza e sensibilità), l’archetipo guerresco ha già invaso la coscienza collettiva, richiedendo un lavoro di sintesi e di ri-umanizzazione profonda.

Manifestazioni in tutta Italia e in moltissime città del mondo: maree unite non da slogan politici ma umani. L’impegno c...
04/10/2025

Manifestazioni in tutta Italia e in moltissime città del mondo: maree unite non da slogan politici ma umani. L’impegno civile che oggi si risveglia in modo grandioso ha un senso profondo, significa dare voce ad energie interiori a lungo represse, renderle consce e finalmente condivise.
Secondo il grande psicoterapeuta Jung, ma anche secondo Assagioli, l’uomo è in costante, permeabile contatto con l’inconscio collettivo, ciò che lo circonda e lo plasma dalla notte dei tempi. Questo inconscio è popolato di “archetipi”: l’eroe/il martire, la madre, la terra promessa, l’esilio, il bambino/la vittima innocente, e così via. Sono entità vere e proprie, strutture psichiche ancestrali, trasmesse nei millenni dalla nostra filogenesi.
Questo inconscio collettivo è appartenenza, per l’uomo, animale sociale per eccellenza, il cui desiderio è quello riconoscersi in qualcosa di più grande, sentirsi parte del tutto, non monade isolata, incompresa e incomprensibile, come spesso ci sentiamo in relazione ai nostri rappresentanti, istituzionali e non.
Per evitare le nostre dissonanze interne, le nostre crisi identitarie, abbiamo bisogno dunque di rispecchiarci in un inconscio collettivo dove l’impronta di noi stessi trovi la sua forma primigenia. L’azione civile, risvegliata, diventa quindi terapeutica: è reciproco riconoscimento, è elaborazione collettiva del lutto, è comprensione e trasformazione della rabbia muta che proviamo di fronte alle immagini di morte e distruzione che le guerre in diretta social ci rimandano.
E’ così che oggi manifestare, al netto delle strumentalizzazioni che giungono a rompere l’incanto, è molto più che protestare: è riconoscersi ed esistere, è risvegliarsi e trovarsi non più soli, ma parte di un tutto.

Anche voi vi siete costruiti addosso una “corazza caratteriale”?Ce lo spiegava bene il grande psicoterapeuta Wilhelm Rei...
29/09/2025

Anche voi vi siete costruiti addosso una “corazza caratteriale”?
Ce lo spiegava bene il grande psicoterapeuta Wilhelm Reich: ansia, paura, rabbia e tutte quelle emozioni che gli altri non accettavano da noi, le abbiamo celate per essere amati, desiderati, considerati. Come? Indossando un’armatura che ci proteggesse.
Ma oggi quell’armatura ci impedisce di muoverci, imprigiona i nostri malesseri e li fa sfogare sul corpo. Succede dunque che improvvisamente si manifesti un dolore fisico, inspiegabile, repentino ed insistente.
Succede quando qualcosa giunge a smuovere la corazza: un piccolo o grande trauma, un cambiamento, un dolore dell’anima, una rivelazione.
Alla corazza caratteriale corrisponde una vera e propria corazza fisica, una postura. La corazza influenza dunque i nostri movimenti, influenza il nostro modo di camminare, di respirare, di procedere nel mondo.
Reich spiega che i nostri dolori posturali, i nostri mal di testa, i nostri mal di stomaco, sono rappresentazioni di blocchi energentici emotivi. Ma va oltre, descrivendo i 7 segmenti fisici della corazza: il segmento oculare (rappresenta la visione limitata della realtà, la paura, la timidezza), il segmento orale (i muscoli della bocca, del mento, della gola, della nuca: si traduce in una difficoltà a esprimere la rabbia, le emozioni), il segmento cervicale (la parte bassa del collo e della lingua: si traduce nella tendenza a soffocare il pianto e l'ira), Il segmento toracico (petto, spalle e scapole: causa un respiro corto e un torace contratto, bloccando la capacità di espressione), Il segmento diaframmatico (che comprende anche stomaco, fegato, plesso solare: frustrazione, l’incapacità di abbandonarsi ai piaceri della vita, l’ansia), Il segmento addominale e pelvico (con i muscoli addominali e la parte inferiore della schiena, dei muscoli pelvici e dell’interno coscia contratti: la difficoltà di abbandonarsi alle emozioni e alla sessualità).

La buona notizia è che possiamo scalfirla questa corazza, e anche abbandonarla. Con una sana psicoterapia e un lavoro sul nostro sacro corpo.

24/09/2025

Molto spesso ho visto quanto facilmente alcuni individui superavano un problema nel quale altri fallivano completamente. Questo “superamento”, come lo chiamai in passato, risultava – come mi rivelò la mia esperienza successiva – da un innalzamento del livello della coscienza. Quando cioè nell’orizzonte del paziente compariva un ulteriore interesse più elevato e più ampio, il problema insolubile perdeva tutta la sua urgenza grazie a questo ampliamento delle sue vedute. Non veniva dunque risolto in modo logico, per se stesso, ma sbiadiva di fronte a un nuovo e più forte orientamento dell’esistenza. Non veniva rimosso o reso inconscio, ma appariva semplicemente sotto un’altra luce, e diventava così realmente diverso. Ciò che a un livello inferiore avrebbe dato adito ai conflitti più selvaggi e a paurose tempeste affettive, appariva ora, considerato dal livello più elevato della personalità, come un temporale nella valle visto dall’alto della cima di un monte. Con ciò non si toglie alla bufera nulla della sua realtà, ma non le si sta più dentro, bensì al di sopra.

Carl G. Jung

Il narcisismo non deve farci paura. Ogni individuo "adattato" possiede la sua dose di narcisismo, questo fa parte di una...
02/09/2025

Il narcisismo non deve farci paura.
Ogni individuo "adattato" possiede la sua dose di narcisismo, questo fa parte di una personalità equilibrata poiché aiuta a strutturare il proprio sé attraverso una buona autostima.
Un narcisismo "sano" aiuta il bambino (il cosiddetto "narcisismo primario" di Freud) e poi l'adulto, a riconoscere i propri bisogni, provare soddisfazione per le proprie realizzazioni e stabilire confini chiari tra sé e gli altri.
Ma allora cosa è che va storto nella normale evoluzione da un narcisismo primario ad un narcisismo adulto patologico, in cui l'individuo è alla continua ricerca di conferme del proprio sé grandioso svalutando gli altri?
Il tilt va ricercato quasi sempre nei fallimenti affettivi precoci, quando le figure genitoriali non sono state presenti o non sono state in grado di contenere il bambino e di restituirgli in maniera empatica ed amorevole l'immagine di un sé degno di essere amato. Da quel momento il bambino cercherà di rispecchiarsi in "falsi sé", per lo più grandiosi e quasi sempre fragilissimi, e lui stesso non sarà in grado di sviluppare percorsi d'amore autentici.
L'immagine grandiosa di sé del narcisista si trasforma quindi in un barriera difensiva, un guscio contro i sentimenti di inadeguatezza e dipendenza. Può diventare un adulto convinto di non aver bisogno degli altri ("basto a me stesso"), un perfezionista, un individuo controllante che nega la propria parte vulnerabile.

Nell'immagine: il Narciso di Caravaggio cerca disperatamente il proprio sé degno di essere amato

Noi non siamo il nostro stress, le nostre ansie, le nostre paure
20/08/2025

Noi non siamo il nostro stress, le nostre ansie, le nostre paure

(...) Ritornare al Centro significa ritrovare di nuovo se stessi. Trovare l'essere.
Il Centro è anche il rimedio principale dello stress. Infatti lo stress si può affrontare in due maniere principali. La prima è cercare di migliorare la situazione per così dire da dentro. Se sono teso, imparo a rilassarmi, se il mio respiro è affannoso, imparo a respirare profondamente, se i miei pensieri mi assillano, li sostituisco con pensieri piacevoli. Tutti questi metodi sono utili, a volte indispensabili. Tuttavia è possibile anche affrontare lo stress in un altro modo: e cioè staccandocene, e vedere che noi non siamo quello stress. Andiamo in un'altra parte di noi che è in pace. Quel corpo teso non sono io. Quelle emozioni turbolente non sono io.Quella molteplicità di ruoli e di impegni che si accavallano e si contrastano non sono io.
Nell'esercizio del Tempio del silenzio si visualizza un tempio in cui c'è un silenzio secolare: noi entriamo e ce ne lasciamo pervadere e rigenerare. Tornare al Centro è come tornare in un santuario,. Il santuario è un luogo completamente protetto. Il Centro per noi è un santuario: è quella parte di noi stessi alla quale possiamo sempre ritornare, perché è lì che ci aspetta , e non va da nessuna parte. Ci protegge, basta che ce ne ricordiamo. Lì troviamo sollievo. Lì possiamo rigenerarsi. Le battaglie e i clangori della vita sono lontani e non ci possono toccare.

Piero Ferrucci
"Centro" da: "La nuova volontà"

La "ferita primaria"Il nostro bambino ferito guida le nostre emozioni di adulti, poiché rimane connesso col nostro incon...
05/08/2025

La "ferita primaria"

Il nostro bambino ferito guida le nostre emozioni di adulti, poiché rimane connesso col nostro inconscio. Questo perché i sentimenti e le esperienze positive e negative che viviamo da bambini tendono a definire il nostro sistema interiorizzato di credenze che portiamo con noi fino all'età adulta.
Da quando nasciamo fino verso gli otto anni abbiamo una visione molto "egocentrica" del mondo: tutto si riferisce a noi, tutto quello che ci accade è in relazione a noi, a cosa facciamo, a cosa diciamo.
Prendiamo, ad esempio, un genitore che ci punisce ingiustamente, o che critica il nostro peso. Invece di rendersi conto che il genitore sta sbagliando, il bambino interpreta l'azione in modo "egocentrico", come effetto di un suo comportamento. E interiorizza queste e altre esperienze negative come la prova di quanto non è abbastanza magro, bravo, intelligente o degno di amore.
Il bambino sbaglia ovviamente, ma queste convinzioni si radicano nella sua mente, diventano parte integrante della sua identità tanto da influenzare tutto ciò che dirà e farà da adulto. Influenzeranno come vediamo noi stessi e come vediamo gli altri, il nostro rapporto col cibo e le nostre relazioni.
Scoprire da grandi che si ha una ferita primaria, che si è stati "vittime" di un genitore distratto, immerso nei suoi dolori o nelle sue intemperanze, ci impone di accettarla questa ferita primaria.
Ciò non significa entrare nel ruolo di vittima, ma contattare finalmente la propria parte addolorata.
Significa comprendere che non è stata "tutta colpa nostra", che non siamo noi quegli sbagliati, ma che quel qualcosa che oggi ci rende depressi, ansiosi o aggressivi, ha un'origine da cui partire per costruire la nostra guarigione.

Se dovessi levarmi d’imbarazzo e descrivere in poche parole che cos’è la Psicosintesi, direiche è una FORMAZIONE NELL’AR...
30/07/2025

Se dovessi levarmi d’imbarazzo e descrivere in poche parole che cos’è la Psicosintesi, direi
che è una FORMAZIONE NELL’ARTE DI VIVERE e che si basa su cinque punti fondamentali:
1- Ci facciamo INUTILMENTE del male.
Con abitudini mentali sbagliate, pregiudizi, immagini negative di noi stessi e degli altri, rimasugli di traumi passati, tensioni che non hanno più ragione di essere, fantasmi interiori lasciati troppo liberi, danneggiamo noi stessi e gli altri. Ma con pochi accorgimenti quest’opera di autolesionismo inconsapevole si può evitare.
2- Possiamo farci del bene.
Con ciò intendo dire che ci sono alcune facili tecniche con cui possiamo migliorare la QUALITA’ della nostra vita. Basta usarle e possiamo mettere al nostro servizio energie latenti o male utilizzate.
3- Esistono in noi potenzialità inespresse.
In qualsiasi età della vita, in qualsiasi situazione ci troviamo, esistono in noi risorse di intelligenza, di forza, di amore, di creatività che ancora non abbiamo manifestato. Non siamo ancora arrivati alla nostra versione definitiva. C’è sempre spazio per qualche nuovo sviluppo.
4- Pur essendo condizionati dalla nostra eredità genetica, dalla società in cui viviamo, dalla nostra storia, da mille fattori al di là del nostro controllo, ci rimane un ampio margine di LIBERTA’ in cui possiamo fare delle scelte. Scelte di valori, di idee, di comportamenti.
5- I rapporti con gli altri sono COSTITUTIVI.
Con ciò voglio dire che ognuno di noi non solo ha rapporti con gli altri MA E’ QUESTI RAPPORTI, nel senso che le relazioni che abbiamo con gli altri sono la sostanza della nostra vita.
Questi rapporti sono forti e veri, o deboli e falsi; sono fertili o distruttivi; sono bloccati o in divenire; sono vivi o sono morti. Come sono i nostri rapporti, COSI’ E’ LA NOSTRA VITA. E per fortuna, i nostri rapporti LI POSSIAMO CAMBIARE!

Estratto del Libro: Introduzione alla Psicosintesi, P.Ferrucci, Ed. Mediterranee

Perché l'intelligenza artificiale potrebbe farci rimbecillire? L'AI (che è innanzitutto il più grande e sofisticato mecc...
23/07/2025

Perché l'intelligenza artificiale potrebbe farci rimbecillire?
L'AI (che è innanzitutto il più grande e sofisticato meccanismo di ladrocinio della proprietà intellettuale) è "semplicemente" un potentissimo elaboratore capace di attingere all'enormità dei dati dello scibile umano presenti in rete e farne un sunto il più possibile aderente alle nostre richieste.
Così facendo ci evita di cercare, ragionare, stabilire connessioni, costringere il nostro cervello a sforzarsi nella ricerca di nuove strade e possibilità, nonché saltare l'auspicato passaggio dell'intuizione. Il bengodi per il nostro sistema mentale che funziona in eterna economia, continuamente alla ricerca di euristiche, ovvero di scorciatoie per faticare il meno possibile.
L'Ai evita quindi al tuo cervello quella pratica salutare che gli permetterebbe di rigenerarsi, di creare connessioni neurali, sinapsi fondamentali per la sua salute e giovinezza.
È stato infatti scoperto piuttosto recentemente che il cervello può rigenerarsi. Che esiste la "neurogenesi" anche in età adulta e anziana. Una scoperta importantissima delle neuro scienze che solo fino a dieci anni fa affermavano come il cervello potesse solo andare a peggiorare negli anni.
Invece, meraviglia delle meraviglie, ci sono zone (ad esempio l'ipotalamo) dove i neuroni rinascono, dove le sinapsi fioriscono. A patto però che le stimoliamo costantemente, con un allenamento simile a quello a cui possiamo sottoporre i muscoli affinché acquistino trofismo. Se non alleniamo il cervello, questo infatti andrà piano piano degenerandosi.
Ai tecno-entusiasti dunque dico: no, l'AI non diventerà cosciente né ci sostituirà, ma neppure è paragonabile alla scoperta della scrittura nell'antica Grecia. L'AI ci rimbecillirà, se non impareremo ad usarla.

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