05/09/2025
Loro sono quelli che vogliono i blocchi navali, i muri.
Loro sono quelli che difendono i confini, a patto che ad attaccarli siano dei poveri cristi, altrimenti, quando c’è davvero da difenderli, sai che corse al riparo.
Loro sono i razzisti, gli omofobi, i negazionisti di tutto, perché tifano per il niente, per la paura, per il vuoto travestito da identità.
Loro sono questi.
Noi, invece, siamo gli altri.
Siamo quelli che credono nella dignità di ogni essere umano, senza condizioni. Siamo quelli che sanno che la pelle non fa la persona, che l’amore non ha mai distrutto un Paese, che la diversità non è una minaccia ma un'opportunità.
Siamo quelli che non alzano muri, ma costruiscono ponti veri, di dialogo, di incontro, di comunità.
Loro, quando parlano di ponti, lo fanno solo per speculare: il cemento del profitto, non quello dell’unione. E così accade che il loro simbolo sia un ponte che non unisce le persone, ma ingrassa gli affari di pochi.
Loro gridano per dividere.
Noi parliamo per unire.
Loro hanno bisogno di un nemico per esistere.
Noi sappiamo che l’unico nemico è l’odio.
Ed è per questo che, nonostante il loro frastuono, sarà sempre la nostra scelta quotidiana di umanità a fare la differenza.
Perché non esiste futuro che si possa edificare sulla paura degli altri.
Esiste solo un futuro comune, o non esiste affatto.
Noi siamo gli altri, sì.
Ma siamo anche quelli che, prima o poi, saranno i soli rimasti in piedi.
Perché l’evoluzione, lentamente ma inesorabilmente, non premia chi si chiude, ma chi si apre, non chi odia, ma chi sa riconoscersi nell’altro, senza se e senza ma.
©emirus
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