11/09/2025
👩Io sono una terapeuta, ma tu non sei un disturbo.
E no, non ti darò una diagnosi.
🧐So che può suonare strano.
Quando mi sono abilitata, per l’Esame di Stato, ho chiesto in regalo il DSM V, il Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali (testimonianza fotografica della mia faccetta fiera!).
Una Bibbia.
Ero emozionata ed euforica di averne finalmente una copia solo mia.
Anche io, quindi, ero convinta che essere una psicologa significasse (anche) fare diagnosi. In effetti, in parte, è così.
📚La mia formazione però è continuata, continua e continuerà per sempre.
Ho scelto di essere una psicoterapeuta fiera della terza ondata della terapia cognitiva (poi vedremo cosa significa), come la Compassion Focused Therapy (CFT). Lavoro integrando la mia formazione clinica con la teoria polivagale e le neuroscienze. Paroloni, per dire una cosa semplice: ricerca, innovazione, informazione.
🧠In questo approccio, sempre più condiviso e supportato dalla letteratura scientifica, la diagnosi non è centrale, perché non basta a descrivere la tua storia.Non spiega cosa ha portato il tuo sistema nervoso a vivere in allerta.Non dice cosa è successo, quando e come si è interrotto il tuo senso di sicurezza nel mondo, o se si è mai costruito, se è mai esistito.
Se ti sei mai sentito al sicuro.
🐵Molti dei sintomi presentati dai pazienti — ansia, ossessioni, chiusura emotiva, sbalzi d'umore, pensieri intrusivi, tristezza profonda —non sono “disturbi”. Sono strategie di sopravvivenza che il cervello ha appreso per proteggere. Evoluzione della specie. Sopravvivenza.
Quando stai male, una diagnosi sembra la risposta. Un modo per dire: “Ecco cosa ho. Finalmente qualcuno lo vede”.
“Ho un disturbo borderline”.
“Ho un disturbo d’ansia “.
“Ho la depressione “.
E spesso può dare un senso di sollievo. Di legittimazione.
👉Oggi voglio dirti una cosa di cui si parla ancora troppo poco:
dietro a tutte le sofferenze, a qualsiasi “disturbo” tu possa nominare — ansia, depressione, attacchi di panico, disturbi ossessivi, sbalzi d’umore, difficoltà relazionali — c’è sempre una radice comune: la mancanza di un senso di sicurezza interna.
⚠️Tutti questi sintomi sono, in fondo, segnali che il tuo sistema nervoso ti manda per dirti che si sente in pericolo.
🔴È come un grande semaforo rosso dentro di te che lampeggia per avvisarti: “Attenzione, non sei al sicuro!”.
Ma insieme a quel rosso, può esserci un semaforo verde, una risorsa nascosta, che indica la possibilità di trovare calma, di sentirti protetto, di ricostruire quel senso di sicurezza che forse non hai mai avuto o che hai perso.
La verità è che una diagnosi, un nome, non racconta questo.
Non ti dice che ciò che sta davvero alla base della tua sofferenza è questa mancanza di sicurezza, e che per stare meglio serve lavorare su questo: imparare a riconnetterti con quella parte di te che può calmarsi, che può sentirsi al sicuro. E se non c’è mai stata (e spesso succede), imparare a costruirla.
🌈Quindi, se ti sembra che la diagnosi sia la risposta, voglio offrirti un’altra prospettiva: ogni disturbo è una strategia di sopravvivenza che il tuo cervello ha messo in atto perché si è sentito in pericolo.
Non sei un’etichetta, non sei un problema da incasellare. Sei una persona che merita di ritrovare un senso profondo di sicurezza dentro di sé.
🫂Sì, faccio diagnosi. La faccio per me, per muovermi e orientarmi nel cercare il tuo senso di sicurezza. Ma il mio lavoro non è incasellarti in una categoria.
È aiutarti a comprendere come funziona il tuo sistema — cosa lo attiva, cosa lo spaventa, cosa lo calma — e ristabilire un senso di sicurezza interna che forse non hai mai conosciuto davvero.
La diagnosi può darti un nome, ma non ti dà strumenti per sentirti calmo, connesso, stabile.Questo è il lavoro della psicoterapia.
🚦Non sei un’etichetta. Non sei un disturbo.Sei una persona, con una storia.E meriti di essere visto davvero, di imparare che anche tu puoi accendere il tuo semaforo verde.