Dott.ssa Elena Bonavoglia - Psicologa Psicoterapeuta

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Dott.ssa Elena Bonavoglia - Psicologa Psicoterapeuta Coltivare gentilezza è un atto di coraggio.

Aiuto chi vive con ansia, stress e stanchezza a prendersi cura di sé in modo gentile e consapevole, per costruire un rapporto più sano e sereno con se stessi e con gli altri.

30/10/2025

🍔 Usare chat gpt come terapeuta è un po' come desiderare di dimagrire senza sana alimentazione, o sperare che il navigatore possa teletrasportarci nella nostra destinazione senza dover guidare.

👽 Ne parlavo con una paziente che mi ha confidato di sentirsi un'aliena, perché tutto il suo gruppo di amiche si sfoga con chat gpt, mentre lei fa la terapia.
E per questo, ho deciso di creare una serie di contenuti sul tema.

✨La psicoterapia è fatta di tempi e di attese. E riuscire a stare in questi tempi è una delle sue sfide, promotrici di cambiamento, crescita ed evoluzione.

🧠 La psicoterapia ha effetti diretti sul cervello, promuove nuove connessioni, nuovi modi di stare e di sentire. E per fare tutto questo, il cervello ha bisogno di tempo.

🌪️Inoltre, la psicoterapia perturba. È scomoda. Ti supporta, ti sostiene, ma ti fa guardare le cose in un modo diverso. La modalità sempre buona e accondiscendente di chat gpt è pericolosissima in questo senso, rischia di rinforzare schemi dannosi ma soprattutto di irrigidire rispetto alla messa in discussione.

⏰ Siamo abituati a risposte immediate e tempi brevissimi e qui, in questo scenario, il tempo della terapia diventa sacro e prezioso. È il tempo in cui si rallenta per imparare a rallentare. È il tempo in cui ci si concede di essere umani.

🤲 E questo, in psicoterapia, avviene di fronte a un altro essere umano.
Il valore della relazione terapeutica, dell'altro che c'è, a guardare il problema insieme a te, a donarti risposte pensate e non frasi accondiscendenti, te lo spiego nel prossimo reel.

▶️ Intanto, puoi condividere il reel con le tue amiche che si sfogano con chat gpt!

29/10/2025

Il gaslighting è una forma di manipolazione psicologica in cui una persona porta l’altra a mettere in dubbio le proprie percezioni, emozioni o ricordi.
È un processo relazionale graduale, che può manifestarsi in ambito affettivo, familiare, amicale o professionale.

Le principali conseguenze del gaslighting includono:
• confusione e perdita di fiducia in sé
• senso di colpa e vergogna immotivati
• dipendenza emotiva
• isolamento e difficoltà nel chiedere supporto

Comprendere queste dinamiche è fondamentale per riconoscere la portata psicologica del fenomeno e superare la visione riduttiva della manipolazione come semplice conflitto relazionale.
Interventi psicologici mirati, orientati alla consapevolezza e al rafforzamento dell’autonomia personale, sono efficaci per ristabilire fiducia e benessere.

❤️ Lo Sportello di Sostegno Psicologico del Comitato di Quartiere di Tor Pignattara ha accolto, negli ultimi 3 anni, le ...
23/10/2025

❤️ Lo Sportello di Sostegno Psicologico del Comitato di Quartiere di Tor Pignattara ha accolto, negli ultimi 3 anni, le storie di tante persone.

🌱 Nasceva dal mio desiderio di umanizzare la psicologia, renderla accessibile e alla portata di tutti. Coerentemente con la sua missione, mi permette ogni giorno di incontrare storie ed emozioni. Mi permette di aiutare le persone a trovare spiegazioni o direzioni. Mi permette anche di aiutare ad accettare, a stare, quando necessario.

🗓️ Il 29 ottobre ci incontriamo in sede, ci sarò io e ci saranno le Avvocate di Quartiere, che che da anni offrono supporto e consulenza legale alle persone del territorio.

✨Vi aspettiamo !

Il prossimo 29 ottobre, dalle ore 17.30, vi aspettiamo presso la sede del C.d.Q. Tor Pignattara in via Gabrio Serbelloni 57/a. Sarà l'occasione per festeggiare i nostri primi 4 anni di attività e per conoscerci, per farci conoscere e per ripresentarci alla collettività, raccontandovi come siamo cresciute in questi anni. Dal 2021 "Avvocate di Quartiere" è una realtà che si è andata consolidando nel tempo. E nel tempo siamo cambiate e cresciute. Se passate a trovarci potrete prendere i nostri contatti e tutte le informazioni su chi siamo e cosa facciamo, anche se volendo ci trovate lì tutti i mercoledì in orario di ufficio (solo su appuntamento). Le avvocate Mascia Di Gaspare, Francesca Ferrarese della Rovere, Natascia Papasidero e Ramona Scatena saranno in sede per presentarsi e conoscervi. E speriamo di continuare a crescere con nuove collaborazioni future. Sarà un'occasione per conoscere meglio anche la Dottoressa Elena Bonavoglia, psicologa e psicoterapeuta, come racconta anche sulla sua pagina facebook, aiuta "chi vive con ansia, stress e stanchezza e a prendersi cura di sé in modo gentile e consapevole, per costruire un rapporto più sano e sereno con se stessi e con gli altri" e che trovate presso la sede il lunedì ed il martedì dalle 14 in poi (su appuntamento). Vi aspettiamo per festeggiare insieme al Comitato di Quartiere di Tor Pignattara che ci ha accolto al suo interno in questi anni. E vi offriremo un piccolo rinfresco per ringraziarvi della vostra presenza e della vostra partecipazione in questi anni.

🧶 Il filo conduttore che mi ha portata fin qui🎁Nell’ultimo anno ho lavorato duramente per rispondere a un’esigenza. Un’e...
29/09/2025

🧶 Il filo conduttore che mi ha portata fin qui

🎁Nell’ultimo anno ho lavorato duramente per rispondere a un’esigenza. Un’esigenza mia, come persona e come professionista, che nasce però dall’esigenza di ognuno dei miei pazienti.

Questo perché ognuno di loro, con storie diverse, età diverse, storie diverse, mi ha aiutata a mettere in luce in maniera sempre più nitida un filo conduttore.

In questi anni ho lavorato in contesti molto diversi:
* sostegno alla genitorialità;
* donne vittime di violenza, ma anche uomini vittime di violenza;
* interventi domiciliari in situazioni familiari difficili, a tutela dei minori;
* psicoterapia, tanta, con tante storie diverse, sintomi diversi, vissuti apparentemente opposti.

🪡Ma ogni volta, in ognuno di questi contesti, qualcosa continuava a tornare. Quel filo conduttore:
🔻MENTI IN ALLERTA COSTANTE
🔻CORPI INCAPACI DI PERCEPIRE RASSICURAZIONE
🔻UN MONDO INTERNO CHE NON RASSICURA, MA GIUDICA

Le parole cambiano, ma il messaggio è simile:
- “Mi sento sempre in colpa”
- “Ho capito, ma non riesco a sentirlo”
- “Ce l’ho con me”
- “Sono io che non funziono”
Non era e non è solo tristezza, solo rabbia o solo dolore.
Non era e non è solo ansia.
È una MANCANZA STRUTTURALE DI SICUREZZA INTERNA.
Il filo conduttore.
Ho studiato. Osservato. Sperimentato.
Ho integrato ognuno degli approcci che ho studiato e amato, i capisaldi della mia formazione. Il cognitivismo, la teoria dell’attaccamento, l’approccio interpersonale.

🧠Le neuroscienze, in tutta questa teoria, hanno iniziato a darmi delle RISPOSTE CONCRETE, OGGETTIVE.

E la Compassion Focused Therapy ha iniziato ad UNIRE TUTTI I PUNTINI, a dare forma concreta agli STRUMENTI davvero sensati per lavorare nel cuore di ognuno di questi contesti.
✔️ Dove un Sé che rassicura non ha mai avuto modo di strutturarsi.
✔️ Dove il CORPO è ANCORA IN ALLARME, anche se il pericolo è passato.
✔️ Dove è possibile ALLENARE SICUREZZA, in un sistema che non l’ha forse mai conosciuta.

E questo è il cuore del lavoro che sto costruendo.
👉 Un percorso esperienziale in 10 incontri, fondato sulla CFT, per rendere possibile, concreto, tangibile, uno spazio interno in cui potersi prendere cura di sé.
🫂Per chi NON ha avuto un adulto che rassicurava, e quindi NON SA RASSICURARSI.
👿Per chi si parla ancora con la voce del giudizio, anche se NON È LA SUA.
⚠️Per chi si impegna COSTANTEMENTE e faticosamente per “funzionare”, ma dentro si sente sempre “IN EMERGENZA”.

🎯 Il punto non è solo “ridurre l’ansia”.
È CREARE UN SÉ CHE PROTEGGE, NON CHE PUNISCE.
E questa non è solo una metafora. È neuroscienza.
Il sistema della compassione si può attivare. ANCHE SE NON È MAI STATO INSTALLATO.

🌥️È da un anno che mi sto impegnando ad unire i puntini per creare qualcosa.
Qualcosa che parte da qui, da tutto questo.
Da questo filo conduttore che ci rende così difficile prenderci cura di noi, che ci porta ad attaccarci anziché proteggerci.

📌 Nei prossimi giorni racconterò di più sul percorso, su come ho scelto di strutturarlo, e su cosa significa davvero “allenare sicurezza” quando dentro non c'è mai stata.
Ma tutto parte da qui.

👉 La tua ansia, la tua rabbia, la tua paura, la tua tristezza, ti servono per sopravvivere. Non sono disturbi, non sei d...
12/09/2025

👉 La tua ansia, la tua rabbia, la tua paura, la tua tristezza, ti servono per sopravvivere. Non sono disturbi, non sei disfunzionale: sei in allerta.
Non hai qualcosa che non va, anzi: hai un sistema che funziona TROPPO bene.

🐯Sai cosa fa un animale quando si sente in pericolo? Scappa. Attacca. Si immobilizza. Il suo corpo prende il controllo. Non si chiede "perché mi sento così?", non si colpevolizza. Semplicemente, si protegge.

🧠E noi non siamo tanto diversi. O meglio, il nostro cervello non lo è. Evoluto, sì, complesso. Ma con gli stessi meccanismi di base che abbiamo da migliaia di anni. La stessa centrale d’allarme. Lo stesso bisogno: sopravvivere. Sopravvivere. Non essere felici, non stare bene. Sopravvivere, è questo che vuole il cervello per noi.

⚠️Il nostro cervello non funziona bene quando si sente in pericolo, quando sente minacciata la sopravvivenza, ma oggi per noi il pericolo non ha più la forma di un predatore.

Ha la forma di una madre che non ti guarda mai negli occhi. Di un partner che ti svaluta. Di un capo che ti umilia. Di un mondo che ti fa sentire invisibile.

🔛E allora il sistema si attiva. Si prepara a difenderti: con l’ansia, con il controllo, con la fame nervosa, con l’apatia.
🚨Ogni sintomo è un segnale: “non mi sento al sicuro”. Quando l’allarme scatta, il corpo reagisce: Panico. Rabbia. Irritabilità. Dissociazione. Fatica a dormire, a concentrarsi, a respirare.
Non sono problemi da correggere. Sono strategie che servono a tenerti viva. Strategie che da qualche parte, nella tua vita, ti sono servite per sopravvivere.

Non siamo rotti. Non siamo deboli. Siamo esseri umani con un sistema di sicurezza molto, molto attivo. E abbiamo bisogno di una cosa fondamentale: un luogo in cui sentirci al sicuro.

🪷 La psicoterapia non ti aggiusta. Non è magia, e non è veloce. Ma può essere, per il tuo cervello, il primo spazio sicuro che incontra.

🫂E da lì, comincia tutto il resto. Impari a portare quella sicurezza dentro di te. A sostenerti. A calmarti. A respirare. Anche quando fuori c’è tempesta. Anche quando il genitore ti giudica. Anche quando il capo ti ignora. Anche quando nessuno lo fa per te.

🪄E questa, forse, può sembrare magia.
La realtà è che abbiamo solo bisogno di sicurezza, tutti.
Ma non c'è modo di assicurarci che il mondo, intorno, ce la garantisca.
Possiamo, invece, allenare il nostro modo di rassicurarci, per aiutare il cervello a distendersi, a sentirsi al sicuro.

👩Io sono una terapeuta, ma tu non sei un disturbo. E no, non ti darò una diagnosi.🧐So che può suonare strano.Quando mi s...
11/09/2025

👩Io sono una terapeuta, ma tu non sei un disturbo.
E no, non ti darò una diagnosi.

🧐So che può suonare strano.
Quando mi sono abilitata, per l’Esame di Stato, ho chiesto in regalo il DSM V, il Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali (testimonianza fotografica della mia faccetta fiera!).
Una Bibbia.
Ero emozionata ed euforica di averne finalmente una copia solo mia.
Anche io, quindi, ero convinta che essere una psicologa significasse (anche) fare diagnosi. In effetti, in parte, è così.

📚La mia formazione però è continuata, continua e continuerà per sempre.
Ho scelto di essere una psicoterapeuta fiera della terza ondata della terapia cognitiva (poi vedremo cosa significa), come la Compassion Focused Therapy (CFT). Lavoro integrando la mia formazione clinica con la teoria polivagale e le neuroscienze. Paroloni, per dire una cosa semplice: ricerca, innovazione, informazione.
🧠In questo approccio, sempre più condiviso e supportato dalla letteratura scientifica, la diagnosi non è centrale, perché non basta a descrivere la tua storia.Non spiega cosa ha portato il tuo sistema nervoso a vivere in allerta.Non dice cosa è successo, quando e come si è interrotto il tuo senso di sicurezza nel mondo, o se si è mai costruito, se è mai esistito.
Se ti sei mai sentito al sicuro.

🐵Molti dei sintomi presentati dai pazienti — ansia, ossessioni, chiusura emotiva, sbalzi d'umore, pensieri intrusivi, tristezza profonda —non sono “disturbi”. Sono strategie di sopravvivenza che il cervello ha appreso per proteggere. Evoluzione della specie. Sopravvivenza.
Quando stai male, una diagnosi sembra la risposta. Un modo per dire: “Ecco cosa ho. Finalmente qualcuno lo vede”.
“Ho un disturbo borderline”.
“Ho un disturbo d’ansia “.
“Ho la depressione “.
E spesso può dare un senso di sollievo. Di legittimazione.

👉Oggi voglio dirti una cosa di cui si parla ancora troppo poco:
dietro a tutte le sofferenze, a qualsiasi “disturbo” tu possa nominare — ansia, depressione, attacchi di panico, disturbi ossessivi, sbalzi d’umore, difficoltà relazionali — c’è sempre una radice comune: la mancanza di un senso di sicurezza interna.

⚠️Tutti questi sintomi sono, in fondo, segnali che il tuo sistema nervoso ti manda per dirti che si sente in pericolo.

🔴È come un grande semaforo rosso dentro di te che lampeggia per avvisarti: “Attenzione, non sei al sicuro!”.
Ma insieme a quel rosso, può esserci un semaforo verde, una risorsa nascosta, che indica la possibilità di trovare calma, di sentirti protetto, di ricostruire quel senso di sicurezza che forse non hai mai avuto o che hai perso.

La verità è che una diagnosi, un nome, non racconta questo.
Non ti dice che ciò che sta davvero alla base della tua sofferenza è questa mancanza di sicurezza, e che per stare meglio serve lavorare su questo: imparare a riconnetterti con quella parte di te che può calmarsi, che può sentirsi al sicuro. E se non c’è mai stata (e spesso succede), imparare a costruirla.

🌈Quindi, se ti sembra che la diagnosi sia la risposta, voglio offrirti un’altra prospettiva: ogni disturbo è una strategia di sopravvivenza che il tuo cervello ha messo in atto perché si è sentito in pericolo.

Non sei un’etichetta, non sei un problema da incasellare. Sei una persona che merita di ritrovare un senso profondo di sicurezza dentro di sé.

🫂Sì, faccio diagnosi. La faccio per me, per muovermi e orientarmi nel cercare il tuo senso di sicurezza. Ma il mio lavoro non è incasellarti in una categoria.
È aiutarti a comprendere come funziona il tuo sistema — cosa lo attiva, cosa lo spaventa, cosa lo calma — e ristabilire un senso di sicurezza interna che forse non hai mai conosciuto davvero.

La diagnosi può darti un nome, ma non ti dà strumenti per sentirti calmo, connesso, stabile.Questo è il lavoro della psicoterapia.

🚦Non sei un’etichetta. Non sei un disturbo.Sei una persona, con una storia.E meriti di essere visto davvero, di imparare che anche tu puoi accendere il tuo semaforo verde.

La dignità di essere stanchiSi sveglia presto, prepara la colazione, organizza la scuola dei figli, corre al lavoro, ris...
16/07/2025

La dignità di essere stanchi

Si sveglia presto, prepara la colazione, organizza la scuola dei figli, corre al lavoro, risponde ai messaggi mentre guida, cerca di non dimenticare nulla: la spesa, la bolletta, l’appuntamento dal medico.

Tra un impegno e l’altro, prova a trovare qualche minuto per sé, ma sembra sempre impossibile.

La sera arriva a casa, ma la giornata sembra non finire mai.

“Ho sempre qualcosa in sospeso”, dice. "Ma niente di grave. Sto bene. Sono solo un po’ stanca.”

Non dice davvero che è stanca. Dice "Un po'".
Ci gira intorno.
Come se fosse qualcosa da nascondere, da controllare, da non mostrare.
Come se la stanchezza fosse un lusso che non si può permettere.

Perché questo mondo, così veloce e esigente, raramente ci concede di fermarci davvero.
Ci spinge a resistere, a non rallentare, a non mostrare i segni della fatica.
Ci chiede di essere sempre all’altezza, produttivi, presenti, sorridenti.

Io però la vedo, la stanchezza che non dice.
Nelle pause, nel tono spento, nella difficoltà a trovare le parole, negli occhi.

“Forse non sei stanca perché hai fatto troppo, ma perché stai facendo finta di non esserlo.”

Concedersi di essere stanchi è un atto di umanità prima ancora che di dignità.
Non è segno di debolezza, ma di coraggio.
È il primo passo per prendersi cura di sé.
Per mettere dei confini, rallentare, respirare.

E da quel momento, qualcosa cambia.
Non si tratta più di resistere o nascondersi.
Ma di ascoltarsi, rispettarsi, accettarsi.

Permettersi di essere stanchi è il primo gesto di rivoluzione verso se stessi e verso questo mondo che ci vuole sempre produttivi e sul pezzo.

Perché solo chi si concede questa verità può davvero iniziare a guardarsi come ciò che è: un essere umano.

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