Bioenergetica Roma - Arianna Orelli Psicologa e Psicoterapeuta

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Bioenergetica Roma - Arianna Orelli Psicologa e Psicoterapeuta Sostegno Psicologico, Psicoterapia- Analisi Bioenergetica, Classi di Esercizi, Salute e Benessere Pagina gestita dalla dott.ssa Arianna Orelli.

Attività terapeutiche, formative e divulgative relative all'integrazione Mente-Corpo-Emozioni-Relazioni in Bioenergetica.

PREGHIERA IPOCONDRIACA"Corpo mionon mi tradireanche se sono io che ti ho traditocon i velenile droghe le ferite al cuore...
24/09/2025

PREGHIERA IPOCONDRIACA

"Corpo mio
non mi tradire
anche se sono io che ti ho tradito
con i veleni
le droghe le ferite al cuore
le urla forti
per non aver saputo dire
per non aver saputo andare.

Corpo mio sorreggimi
perché io possa ancora sostenere il mio bambino
lui ha bisogno di me
ed io non me lo so immaginare
corpo bambino
ti prometto
ti ascolto
non mi arrabbierò più
solo una o due volte
ormai le braccia tengono
le gambe sono lunghe il giusto
adulte
so stenderle
ma anche piegarle
al bisogno
al piacere
alle scuse
alla terra.

Amico corpo
non vorrai mica scappare dalla festa?
È noiosa a tratti
ma ci sono fuochi d'artificio
e tanti occhi e mani a sfiorarmi...

non li vedevo da una vita intera."

Uno scritto figlio dell' insonnia, della preoccupazione, forse dell' ipocondria (che non c'è niente di più nevrotico di pensare di aver risolto ogni nevrosi, anche e soprattutto come psicoterapeuta).
Dedicato al nostro corpo che è la nostra casa.
Al mio e a quello dell3 pazienti, trascurato, paralizzato dalla paura o dal conflitto, iperattivato dall'allarme, gaudente, aperto e rilassato, eccitato, piacevolmente attivo, performante, modificato, stanco, malato, spento, maltrattato, bisognoso, teso, accogliente, stupefatto, riempito, svuotato, avvolto, toccato.
Siamo corpi d' amore e di dolore.
Tutte le nostre memorie sono conservate nel corpo.
Sentire il corpo significa sentire la vita in profondità.

Ripetiamo insieme: noi siamo il nostro corpo.

Tutto ciò che esiste a livello psichico ha un correlato nel soma e viceversa.
Siamo mente incarnata, corpo senziente.
L' analisi bioenergetica aiuta ad avvicinare, integrare ed armonizzare ciò che difensivamente abbiamo imparato a separare: la mente dal corpo, le cognizioni dalle emozioni, il mondo interno dalla realtà.

La patria è l’umanità"La mela è un meloe il melo è un vetroun vetro è un sognoe il sogno un magarii magari sanno di futu...
17/09/2025

La patria è l’umanità

"La mela è un melo
e il melo è un vetro
un vetro è un sogno
e il sogno un magari
i magari sanno di futuro
e il futuro è calamita
la calamita è una patria
la patria è l’umanità

il dolore è un assaggio
della morte che verrà
e la morte è una ragione
per nascere e continuare
e nascere è un sentiero
che porta ai chissà
i chissà sono la mia patria
la patria è l’umanità

la mia memoria sono i tuoi occhi
e i tuoi occhi sono la mia pace
la mia pace è quella degli altri
e non so se la vorremo
quegli altri e noi
e gli altri molti di più
tutti siamo una patria
la patria è l’umanità

una tavola è una casa
e la casa una finestra
le finestre hanno nuvole
ma solo sul vetro
il cristallo appanna il cielo
quando il cielo è vero
la verità è una patria
la patria è l’umanità

io con le mie mani d’osso
tu con il tuo ventre di pane
io con il mio germe di gloria
tu con la tua terra vivida
tu con i tuoi seni boreali
io con la mia carezza australe
inventiamo una patria
la patria è l’umanità".

Mario Benedetti

C’è una poesia di Mario Benedetti che oggi dovremmo rileggere tutti insieme.
Soprattutto oggi.

Parte da una famosa frase di José Martí: «La patria è l’umanità».
Chi è stato a Cuba, quella frase l’avrà vista dappertutto, scritta sui muri.

Ma Benedetti non si accontenta di ripeterla: la reinventa.

Lo fa con una catena di metafore che sembrano rincorrersi l’una nell’altra: la mela è un melo, il melo è una vetrata, la vetrata un sogno, il sogno un magari…
È come se dicesse: nulla è mai solo sé stesso, tutto è connessione.

È come se ci dicesse che nulla resta isolato: ogni cosa trabocca, diventa qualcos’altro.
Ed è qui la magia.

Non sono solo metafore, sono una specie meta-metafora: la dimostrazione che anche le cose più lontane hanno un legame segreto. Che un sogno può corrispondere a una finestra, e che anche io, così diverso da te, posso contenere qualcosa che mi unisce a te.

La poesia ci svela che la metafora non è soltanto un gioco della lingua o un abbellimento della pagina: è una chiave di lettura dell’universo.

Ci mostra che il mondo non è fatto di confini rigidi, ma di ponti invisibili.

E allora ecco il senso più profondo del verso finale: la patria è l’umanità.

Perché se ogni cosa è legata a un’altra, se ogni diversità nasconde una corrispondenza, allora anche noi, con tutte le nostre differenze, apparteniamo alla stessa patria.

Non più bandiera o confine.
Ma memoria negli occhi di chi amiamo.
Non più terra chiusa.
Ma tavola condivisa, finestra aperta, cielo che resta vero.

La patria è quel luogo che inventiamo insieme: io con le mie mani fragili, tu con il tuo ventre fecondo, insieme a tutti gli altri.

Eccola qui

La patria è l’umanità

La mela è un melo
e il melo è un vetro
un vetro è un sogno
e il sogno un magari
i magari sanno di futuro
e il futuro è calamita
la calamita è una patria
la patria è l’umanità

il dolore è un assaggio
della morte che verrà
e la morte è una ragione
per nascere e continuare
e nascere è un sentiero
che porta ai chissà
i chissà sono la mia patria
la patria è l’umanità

la mia memoria sono i tuoi occhi
e i tuoi occhi sono la mia pace
la mia pace è quella degli altri
e non so se la vorremo
quegli altri e noi
e gli altri molti di più
tutti siamo una patria
la patria è l’umanità

una tavola è una casa
e la casa una finestra
le finestre hanno nuvole
ma solo sul vetro
il cristallo appanna il cielo
quando il cielo è vero
la verità è una patria
la patria è l’umanità

io con le mie mani d’osso
tu con il tuo ventre di pane
io con il mio germe di gloria
tu con la tua terra vivida
tu con i tuoi seni boreali
io con la mia carezza australe
inventiamo una patria
la patria è l’umanità

NOI (NON) SIAMO CARNE CRUDAUn film visto la settimana scorsa, settimana sospesa fra vacanza e lavoro, fra una Roma ancor...
08/09/2025

NOI (NON) SIAMO CARNE CRUDA

Un film visto la settimana scorsa, settimana sospesa fra vacanza e lavoro, fra una Roma ancora lenta ed una già pronta a scattare. Grazie a Raiplay che custodisce perle rare.
"Calcinculo"è un film di Chiara Bellosi di qualche anno fa che narra l’incontro fatale fra Benedetta (un'inaspettata Gaia Di Pietro) e Amanda (il sublime Andrea Carpenzano), quindicenne lei, ex adolescente giostraia l'altra, il cui nome (colei da amare) identifica la sua identità di donna trans.
Al primo incontro fra le due Amanda mostra subito un'accoglienza vivace, calda, ma anche tagliente all'adolescente: "Benedetta...da chi?!" e lascia intendere quello che sarà il leitmotiv di tutta la pellicola: la vita bisogna strapparsela da sé. L'esistenza dispensa per lo più calcinculo, e non si può scendere dalla giostra, ma bisogna imparare a girare, magari sperando di vincere, ogni tanto.
Certo, se c'è qualcuno a spingerci è meglio.
L'ambientazione del film è un luogo tanto periferico quanto poetico: lo stretto pezzo di terra fra la casa in cui vive Benedetta con i genitori e le due sorelline, e la roulotte dimora di Amanda arrivata con le giostre itineranti. In mezzo un prato pieno di disagio e fiori colorati che Benedetta sembra attraversare ogni giorno senza realmente vedere.
Ed è così che la ragazzina obesa e la trans disillusa avviano una relazione fatta di intimità estrema e distanze improvvise, in cui ognuna ha qualcosa che l'altra desidera.
Benedetta meravigliosi occhi felini, capelli e bocca da donna, anche se ancora bambina, anche se ancora non lo sa.
Amanda la grazia e la sensualità propria di chi vuole sentirsi bella. E vuole che altr3 la vedano come tale.
Le farfalle che Amanda confeziona, semplici, povere e colorate: "campano una settimana...vivono solo pe' fasse belle" sembrano il loro animale totem.
Benedetta rimane affascinata da quei lampi di bellezza, che le indicano una strada per una femminilità adulta apparentemente impossibile da raggiungere fino a quel momento.
Perché la ragazza è figlia di una donna schiacciata dalla vita, che non sorride se non falsamente o amaramente (la toccante Barbara Chichiarelli).
Benedetta la inchioda con poche semplici frasi dirette: "ma io ti piaccio?" "ma tu non t'accorgi mai di niente?" "se non era pe' me tu stavi là dentro" (riferendosi alla carriera di danzatrice interrotta dalla madre all'epoca incinta di lei).
E’ una famiglia in difficoltà quella di Benedetta, piena di una disperante tenerezza e di una sottile violenza, con entrate precarie, i sogni infranti dei due genitori, l'infedeltà del padre e le tre figlie da crescere.
La pellicola si apre con una visita medica: Benedetta pesa troppo, Benedetta, scopriremo, si abbuffa. In quelle orge alimentari agisce l’aggressività nei confronti di una madre a tratti anaffettiva e controllante, che inconsciamente la incolpa di non aver avuto l'esistenza che desiderava, che la osserva con distacco, senza riconoscerla. Nel cibo consumato di nascosto l’adolescente riversa il dolore per quel corpo giudicato, schernito, non amato, ma anche per le tensioni fra i genitori, le loro grandi frustrazioni personali, e quell’incomunicabilità vissuta sulla propria pelle, condivisa con la sua migliore amica, in un’alleanza permeata di solitudine, disagio e distanza dal mondo.
Fino a quando non arriva Amanda, con il suo corpo da fenicottero, il suo sguardo complice, il rispecchiamento benevolo. Le scene che mi hanno colpito di più non sono quelle di danza (fil rouge fra Anna la mamma, Amanda e Benedetta), né quelle di volo, ma le scene “crude”: Benedetta e il pollo, il bacio fra le due donne (un bacio che al tempo stesso droga, lega ed apre alla vita), i corpi che si cercano, si desiderano, si rifiutano, si amano senza sesso, senza violazione. Con tenerezza, vicinanza, amicizia.
In quest’epoca così segnata dalla ridefinizione delle identità di genere e delle relazioni trovo questa pellicola di grande attualità: una persona non binaria può essere modello di femminilità più di una madre “sorda e cieca”, un'attrazione sessuale spinta da curiosità e bisogno può trasformarsi in un'alleanza nutriente ai fini della costruzione identitaria, un corpo non conforme può essere depositario di una grande vitalità, di un ambizioso desiderio, di Eros.
Ma anche se i corpi sono al centro dell'obiettivo non sono mai scrutati voyeuristicamente, mai ridotti ai loro dettagli, scissi, parcellizzati, perché la narrazione ruota in fondo attorno alle relazioni, lo sguardo dell’altro è importante perché crea un’immagine di noi che interiorizziamo, un’immagine che può essere amorevole, depressa, grandiosa o modesta, sono gli affetti che muovono tutto. Perché il corpo è la nostra casa, il veicolo della nostra comunicazione affettiva, un corpo che sente, riceve, mostra e dice, non semplice carne da osservare, pesare, manipolare, usare.
Ed è per questo che un’altra scena importante è quella in cui le due bruciano le farfalle, perché in fondo farsi bell3 per l’altr3 è sempre una fregatura...l’unico sguardo che conta, crescendo, è il nostro.
Contano sicuramente l’affetto, la fiducia, la spinta dell’altr3 e nell’altr3, ma, come rivela l’ultima battuta di Benedetta: “io me pensavo che me volevi bene” ad un’Amanda che ha ceduto alla sfiducia e al cinismo, crescere significa soprattutto trovare il bene dentro di sé, imparare a volare oltre le illusioni e le delusioni, da sol3, con grinta, apertura e coraggio. E danzare, da sola, fra l3 altr3 (ho scoperto che la bravissima attrice esordiente che interpreta Benedetta all'epoca del film ballava hip-hop nella vita reale, ed è sua la coreografia della scena in cui inaspettatamente danza in famiglia, con le sorelline che la seguono ed i genitori che la guardano stupefatti ed emozionati. E' il primo segno di cambiamento, di scelta, di libertà, di autodeterminazione. Ed è da questo momento che in effetti il film abbandona un tono depressivo a favore di uno scarto in avanti).
Una menzione speciale per la roulotte di Amanda, location di molte sequenze e luogo di viaggio e convivenza delle due nella seconda metà del film: un vero e proprio spazio transizionale paragonabile allo studio d’analisi, un luogo sospeso d’incontro intimo, esplorazione, desiderio, sofferenza e crescita.
I “calcinculo” del titolo sono una giostra iconica, che può essere spietata e al tempo stesso eccitante, ha il fascino del proibito, ad ogni giro si rischia la nausea, il vomito, ma anche l'ebbrezza vera, ipomaniacale del volo e del possibile successo, raggiungibile solo tramite la spinta aggressiva dell'altr3.
Per associazione alcuni film che ho amato molto: il mio adorato “Rosetta” dei fratelli Dardenne, “A Chiara” di Jonas Carpignano, “Indivisibili” di Edoardo De Angelis. Racconti di formazione dolenti, storie di corpi, adolescenze, vite al margine alla ricerca disperata di un'adultità “diversa”.

ANDAR PER BOSCHI (E PER LAGHI) "Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, per affrontare solo i fatti esse...
27/08/2025

ANDAR PER BOSCHI (E PER LAGHI)

"Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, per affrontare solo i fatti essenziali della vita, e per vedere se non fossi capace di imparare quanto essa aveva da insegnarmi, e per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto."
Henry David Thoreau

"Mai come oggi l’uomo che vive in Paesi industrializzati sente la mancanza di ‘natura’ e la necessità di luoghi: montagne, pianure, fiumi, laghi, mari dove ritrovare serenità ed equilibrio; al punto che viene da pensare che la violenza, l’angoscia, il mal vivere, l’apatia e la solitudine siano da imputare in buona parte all’ambiente generato dalla nostra civiltà."
Mario Rigoni Stern

"Vi è un incanto nei boschi senza sentiero.
Vi è un’estasi sulla spiaggia solitaria.
Vi è un asilo dove nessun importuno penetra
in riva alle acque del mare profondo,
e vi è un’armonia nel frangersi delle onde.
Non amo meno gli uomini, ma più la natura
e in questi miei colloqui con lei io mi libero
da tutto quello che sono e da quello che ero prima,
per confondermi con l’universo
e sento ciò che non so esprimere
e che pure non so del tutto nascondere."
Lord Byron

Uscire da se stess3.
Ritrovarsi nella natura.
Dove il corpo abbraccia la mente, cullandola.
Dove alberi, nuvole, rocce ed acque sussurrano verità silenziose.

21/07/2025

𝘎𝘭𝘪 𝘦𝘴𝘦𝘳𝘤𝘪𝘻𝘪 𝘣𝘪𝘰𝘦𝘯𝘦𝘳𝘨𝘦𝘵𝘪𝘤𝘪 𝘴𝘰𝘯𝘰 𝘪𝘭 𝘮𝘪𝘨𝘭𝘪𝘰𝘳𝘦 𝘮𝘦𝘻𝘻𝘰 𝘱𝘦𝘳 𝘱𝘢𝘴𝘴𝘢𝘳𝘦 𝘥𝘢𝘭𝘭𝘢 𝘮𝘦𝘮𝘰𝘳𝘪𝘢 𝘪𝘮𝘱𝘭𝘪𝘤𝘪𝘵𝘢 𝘥𝘦𝘭 𝘤𝘰𝘳𝘱𝘰 𝘢 𝘲𝘶𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘦𝘴𝘱𝘭𝘪𝘤𝘪𝘵𝘢 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦

Il lavoro corporeo nella bioenergetica non è ginnastica, ma un percorso che permette di tornare alla propria verità emotiva. 🐥

Attraverso la respirazione consapevole, il movimento espressivo, il lavoro sulla voce, e integrando con la terapia verbale si permette al “sentire” di tornare a fluire. 🌊

Quando l’emozione può muoversi di nuovo, anche la persona può guarire.
Corpo e mente non sono separati. Sono due facce della stessa verità.

Il movimento non è solo un atto motorio. È un ponte tra dentro e fuori, tra il sentire e l’esprimere. Se il movimento è bloccato, spesso lo è anche il sentire. Se è fluido, può portarci verso presenza, autenticità e benessere. 🦦

Per funzionare, gli esercizi devono toccare la tensione profonda (Dolore-Piacere corporeo) per poter poi mentalizzare l’esperienza relazionale del momento, messa a confronto con tutte le altre esperienze della vita.

Con gli esercizi si entra in contatto con il corpo che sente, conosce e si relaziona al mondo in un continuo dialogo tra interno ed esterno, attraverso il suo agire individuale e con gli altri.

Un corpo che scopre e lascia emergere la sua storia di riconoscimenti e disconoscimenti, di obbedienza e anche di sintonizzazioni emotive che costituiscono il vissuto e la modulazione delle emozioni che sono il motore della crescita, del confronto e della scoperta del mondo. 🐒

📸 Nell’immagine: Alexander Lowen durante una classe di esercizi bioenergetici

Indirizzo

Via Luigi Fincati 13
Rome
00154

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