22/05/2025
Il 22 maggio 1933 moriva a causa dell’anemia perniciosa Sándor Ferenczi.
Vogliamo ricordarlo attraverso le parole di Judith Dupont (l’erede letterario dello stesso Ferenczi alla morte di Michael Balint), Paul Roazen (autore del volume Freud e i suoi seguaci) e Sigmund Freud.
Nel suo splendido libro Sul filo della memoria, uscito in Italia nel 2018 per Arpa edizioni, Judith Dupont scrive:
“Il giorno in cui morì Sándor Ferenczi resta impresso nella mia memoria. Quel 22 maggio 1933 io ero a casa dei miei nonni. Tutta la casa era in agitazione, mia nonna piangeva, c’era un continuo viavai tra casa Kovacs e casa Ferenczi. “Il dottore è morto” si sentiva bisbigliare o rispondere al telefono. Io ero scossa soprattutto dalla malattia del piccolo fox terrier di mia nonna, Bell, che stava morendo. Bell morì la stessa mattina in cui morì Ferenczi. Quindi piangevo anche io, come tutti nella casa, ma non capivo bene se piangevo per il Dottore, per il cane o perché tutti piangevano” (pag. 28).
Paul Roazen nel suo volume del 1975 riprende i motivi dell’oblio e della svalutazione perpetrata per anni da Ernest Jones sulla figura di Ferenczi:
“I quattro mesi che Jones trascorse in analisi con Ferenczi portarono a sfortunate conseguenze sulla reputazione storica di quest’ultimo. Infatti Jones inventò cose così straordinarie sugli ultimi anni dell’analista ungherese da essere tentati di unirsi a James Strachey e Edward Glover nel sostenere che Jones non abbia mai perdonato a Ferenczi di essere stato il suo analista” (pag. 425).
Chiudiamo questo omaggio con le parole di Sigmund Freud, presenti nel ‘Necrologio di Sándor Ferenczi’:
“Dieci anni fa, al cinquantesimo compleanno di Ferenczi, erano già stati pubblicati quasi tutti i lavori grazie ai quali ogni analista può dirsi suo allievo […] L’esigenza di guarire e dí soccorrere era diventata in lui predominante. È probabile che si fosse prefisso delle mete che con i nostri attuali metodi terapeutici non possono comunque essere raggiunte […]
NON È PENSABILE CHE NELLA STORIA DELLA NOSTRA SCIENZA IL NOME DI FERENCZI POSSA MAI ESSERE DIMENTICATO” (pag. 320-322).