Dott.ssa Dania Osualdella Psicologa Psicoterapeuta

Dott.ssa Dania Osualdella Psicologa Psicoterapeuta Informazioni e spunti di riflessione su tematiche e problematiche psicologiche, salute e benessere, genitorialità, infanzia e adolescenza.

23/06/2023
E voi lo ricordate, l'Amore?"Amore è quel tramite che consente alla parte razionale di entrare nella mia follia e alla m...
18/06/2023

E voi lo ricordate, l'Amore?

"Amore è quel tramite che consente alla parte razionale di entrare nella mia follia e alla mia follia di parlarmi. Ciascuno di noi è interessatissimo alla propria follia perché nella follia c'è proprio la specificità di ognuno di noi. Noi non siamo noi stessi per la capacità razionale che disponiamo. Da un punto di vista razionale siamo tutti uguali, la differenza è nella qualità del nostro essere umani che è la coloritura che la follia dá alla nostra parte razionale . Perché non facciamo l'amore con tutti ma solo con qualcuno? Ecco quel qualcuno è colui che ha individuato la nostra follia e ci ha aperto la porta affinché la nostra parte razionale possa fare un bagno ed immergersi nella nostra follia. Allora l'amore non è un rapporto tra me e te, come siamo soliti credere, l'amore è un rapporto tra la mia parte razionale e la mia parte f***e, resa possibile dal fatto che tu me l'hai individuata e dato che la mia parte f***e è stata scoperta da te , a quel punto tu mi hai già spogliato prima che tu mi tolga qualsiasi indumento e se la cosa e reciproca e io ho colto la tua follia e tu hai colto la mia follia, io posso fidarmi di te, posso fare l'amore con te e attraverso questo fidarmi di te posso scendere nella mia dimensione f***e e poi avere la fiducia e la sicurezza di poterne uscire. Questo è amore....provate a fare ragionare un innamorato dicendogli che l'altro non è la persona giusta per te!!..l'amore è follia.
L' amore è sempre generativo anche quelli che finiscono malissimo perché il tuo Io non è più quello di prima. Non siamo più quelli di prima. Vediamo come si organizza la vita con quello di dopo....in fondo potremmo anche essere curiosi di noi stessi."

Umberto Galimberti

Sempre più attuale, sempre più liquidi.
29/05/2023

Sempre più attuale, sempre più liquidi.

Non conosciamo più la gioia delle cose durevoli, frutto di lavoro. Il grande sociologo spiega come i legami siano stati sostituiti dalle "connessioni". E aggiunge: "Ogni relazione rimane unica: non si può imparare a voler bene". Disconnettersi è solo un gio

08/10/2022

L’ANDIRIVIENI DELLA VITA.“... le discese ardite /E le risalite /Su nel cielo aperto /E poi giù il deserto /E poi ancora ...
31/01/2021

L’ANDIRIVIENI DELLA VITA.

“... le discese ardite /E le risalite /Su nel cielo aperto /E poi giù il deserto /E poi ancora in alto/ Con un grande salto…” cantava Battisti.

Che effetto vi fa l’idea di tornare sui vostri passi o di regredire? E l'idea di sperimentare qualcosa di molto lontano dalla zona di confort?
Vi capita di passare dal bisogno di controllare tutto alla perdita di controllo? Dal desiderio di stare da soli ad un bisogno di socialità? Dal duro lavoro al riposo assoluto?
Se chiudete gli occhi e vi sintonizzate con il respiro e con il battito del vostro cuore, quali emozioni, ricordi e immagini vi vengono in mente?

Tutto questo ci riporta al naturale moto di OSCILLAZIONE, che è il primo principio della BODYFULNESS, la pratica di attenzione e di consapevolezza al corpo e alle sue azioni, come strumento di partenza per la conoscenza di sé.

Tutto nella vita oscilla: dalla natura che ci circonda alla più piccola parte del nostro corpo. Oscillano le particelle subatomiche, le cellule con il costante scambio di sostanze chimiche, il cuore che si espande e si contra, il respiro che entra ed esce, i neuroni che producono onde cerebrali, i muscoli che si tendono e si rilassano e che generano onde elettromagnetiche e l’intestino con il moto di peristalsi.

L’oscillazione non è altro che il costante fare avanti e indietro tra due posizioni opposte, passando attraverso un punto di equilibrio. Questi continui archi di movimenti lungo un CONTINUUM caratterizzano tutta la nostra vita, a partire dal nostro corpo, fino ai nostri schemi comportamentali, relazionali e sociali.

Ai limiti del continuum facciamo esperienza degli ESTREMI, dei nostri limiti e di ciò che ci allontana dal punto centrale. Quest’ultimo, vissuto come una posizione stazionaria, potrebbe darci la sensazione di radicamento, di sicurezza e di equanimità, tuttavia è proprio grazie al movimento oscillatorio che troviamo il nostro equilibrio e la capacità di adattarci alle circostanze della vita in continuo mutamento.
Allo stesso modo l’oscillazione ci concede di esplorare gli stati estremi (pensieri assoluti bianco-neri, emozioni molto intense, posizioni sociali forti) e di lasciarli andare, sperimentando la loro transitorietà.
Al contrario, l’irrigidirci sulle estremità dell’esperienza darebbe vita alla paralisi delle nostre emozioni, alla polarizzazione eccessiva delle idee, a comportamenti distruttivi nelle relazioni o alla malattia sul piano fisico.

Provate nei prossimi giorni a fare caso alle vostre oscillazioni organismiche, emotive e comportamentali e a ricostruire, se volete, le oscillazioni principali della vostra storia.
Che effetto vi fa? Attrazione, paura, rabbia, accettazione? L’importante è continuare ad accogliere e cooperare con le proprie oscillazioni naturali per sviluppare una piena consapevolezza somatica.

Se siete interessati ad approfondire i principi e le PRATICHE di bodyfulness , come percorso di scoperta di se’ e del proprio modo di stare da soli, con gli altri e con noi stessi, contattatemi. Disponibile anche per sedute on-line.

Dott.ssa Dania Osualdella
Cel 349-5003623

RANA AVVERTITA, MEZZA BOLLITA!"Immaginate un pentolone pieno d’acqua fredda nel quale nuota tranquillamente una rana. Il...
09/01/2021

RANA AVVERTITA, MEZZA BOLLITA!

"Immaginate un pentolone pieno d’acqua fredda nel quale nuota tranquillamente una rana. Il fuoco è acceso sotto la pentola, l’acqua si riscalda pian piano. Presto diventa tiepida. La rana la trova piuttosto gradevole e continua a nuotare. La temperatura sale. Adesso l’acqua è calda. Un po’ più di quanto la rana non apprezzi. Si stanca un po’, tuttavia non si spaventa. L’acqua adesso è davvero troppo calda. La rana la trova molto sgradevole, ma si è indebolita, non ha la forza di reagire. Allora sopporta e non fa nulla. Intanto la temperatura sale ancora, fino al momento in cui la rana finisce – semplicemente – morta bollita. Se la stessa rana fosse stata immersa direttamente nell’acqua a 50° avrebbe dato un forte colpo di zampa, sarebbe balzata subito fuori dal pentolone.” Tratto dal libro “Media e Potere” di Noam Chomsky

Così Chomsky descrive il rischio dell’uomo di adattarsi senza reagire, se non quando è troppo tardi, a situazioni di per se’ inacettabili. Questo avviene poiché spesso sono il frutto di graduali e lenti cambiamenti sfuggiti alla consapevolezza, fino a quando ci troviamo a nuotare nell’acqua troppo calda, senza più l’energia necessaria per poter reagire.

E’ il caso, per esempio, di quelle relazioni in cui domina l’abuso verbale, si ricorre ad un linguaggio offensivo, a parole che accusano, sminuiscono o ad atteggiamenti di aggressività passiva più sottili (sarcasmo, banalizzazione degli interessi e dei successi) ma che colpiscono direttamente l’autostima del partner, fino a quando questo non arriverà a dubitare delle proprie capacità e della propria adeguatezza, sviluppando a volte confusione, ansia e depressione.
In queste relazioni, caratterizzate da un continuo abuso verbale, il conflitto rimane latente, non può essere affrontato direttamente perché è aspecifico, generalizzato, quindi irrisolvibile. Tuttavia, quando non affrontato, l’abuso verbale aumenta di intensità e frequenza, a volte purtroppo, con la complicità passiva o inconsapevole della vittima.
E’ fondamentale saltare fuori dal pentolone prima di finire come rane bollite ed il primo passo consiste proprio nel riconoscere e diventare consapevoli delle varie forme di abuso verbale esplicite e velate: la chiusura, l’opposizione, la non considerazione, l’ironia aggressiva, deviare i discorsi scomodi, incolpare, giudicare, minare, banalizzare, apostrofare, “dimenticare”, minacciare... atteggiamenti ben descritti nel testo “Verbal Warrior” di M Picozzi.
Che sia nei confronti di un partner o in una relazione di asimmetria di potere, il passo successivo è sempre quello di portare alla luce ed esplicitare le dinamiche che vediamo esercitate su di noi e stabilire dei limiti, verbalmente e fisicamente. Non reagire e subire passivamente, non solo ci rende complici, ma rinforza l’illusione di potere e di controllo che l’altro sta esercitando.

Se ti trovi in una relazione simile e cerchi aiuto per saltare fuori o modificare una situazione che sta diventando insopportabile, contattami e affronteremo insieme i passi necessari.

Dott.ssa Dania Osualdella
Psicologa-psicoterapeuta
Cell. 349-5003623

Picture Credits: "Boiling Frog" by DonkeyHotey is licensed under CC BY-SA 2.0

GRATITUDINE, ACCETTAZIONE, SPERANZAVorrei concludere quest’anno  augurandovi di iniziare il 2021  con tre stati d’animo ...
31/12/2020

GRATITUDINE, ACCETTAZIONE, SPERANZA

Vorrei concludere quest’anno augurandovi di iniziare il 2021 con tre stati d’animo che oggi, come non mai, sembrano meno scontati del solito.

Gratitudine, per non dimenticare quello che hai e hai ricevuto in questi mesi, nonostante le difficoltà…per quello che hai imparato, per le nuove e vecchie risorse che hai scoperto anche grazie alle difficoltà . Gratitudine perché continui ad averne intorno persone che ti vogliono bene, a cui dimostrare affetto e vicinanza. Gratitudine per tutte le opportunità che la vita continua a offrirti.

Accettazione, perché molte cose non sono sotto il nostro controllo, non dipendono da noi, ma non per questo dobbiamo subirle. L’accettazione è lo stato d’animo opposto all’avversione, che ci permette di accogliere quello che c’è, così com’è, continuando a vivere e spostando le energie su ciò che invece ci interessa e ci può rendere felici. Accettare ciò che non possiamo cambiare è un modo di riprendere attivamente la padronanza della propria vita e di andare avanti…

Speranza , che significa non solo fiducia nel futuro, ma anche fiducia nell’oggi, nel momento presente. In questi mesi abbiamo imparato quanto sia importante vivere momento per momento, riempiendolo di senso, perché, come diceva Havel “speranza non è la certezza che una cosa andrà a buon fine, ma la fiducia che quella cosa ha un senso comunque vada a finire”.

Grazie quindi al 2020, sempre e comunque e grazie alle persone con cui ho condiviso questo tempo!

TEMPO FERMO, NON TEMPO MORTOIn questo periodo, con altri colleghi, siamo vicini ai cittadini con un servizio on-line di ...
16/12/2020

TEMPO FERMO, NON TEMPO MORTO

In questo periodo, con altri colleghi, siamo vicini ai cittadini con un servizio on-line di supporto psicologico gratuito (glipsicologionline.it), che mira a tamponare il crescente malessere psichico acuito dall’emergenza sanitaria.
Non mi sarei mai aspettata, sono sincera, che in questi brevissimi colloqui potessi incontrare persone che con le loro storie mi facessero emozionare, rispolverando dei temi centrali per il mio approccio e per la vita in generale.

Ho incontrato C., che in questo lockdown, dove qualsiasi stimolo esterno le è stato negato, si è trovata a fare i conti con il suo mondo interiore, con la sua “parte bambina e con quegli occhi che si accendevano di entusiasmo e di desiderio” ma che con il tempo si è spenta e ha smesso di brillare….forse per aderire ai desideri e alle aspettative di altri, forse perché quando le persone che ti amano di più ti dicono quello che devi essere, un po’alla fine ci credi, un po’ per non deluderle, un po’ per paura di prendersi la responsabilità di una scelta contro-corrente…Ma quella bambina, che non ha mai smesso di esistere, in questo anno bizzarro, ha bussato forte fino a farsi sentire ed è lì che C. è stata estremamente coraggiosa nell’aprirle nuovamente la porta. Insieme a lei si è fermata per interrogarsi sui suoi reali bisogni.

CHI ERO E CHI SONO DIVENTATA? CHE COSA MI FA STARE DAVVERO BENE? QUALI SONO I MIEI VALORI E CHE COSA MI RENDE FELICE? CHE COSA MI IMPEDISCE DI ESSERLO E QUALI SONO GLI OSTACOLI? IN CHE COSA SONO BRAVA?

Non è facile abbandonare un lungo corso di studi su cui hai investito, un lavoro o una relazione, ma quando non sappiamo più chi siamo e dove stiamo andando è il caso di fermarsi e guardarsi dentro.

Oltre a C. ho incontrato nel mio studio e on-line diverse persone che in questo momento stanno rivedendo le loro priorità e stanno coltivando e coccolando germogli di nuovi progetti e nuovi percorsi …è un buon modo di usare questo tempo, perché prima o poi il periodo del maggese finirà e torneremo di nuovi fertili.

Dott.ssa Dania Osualdella
Psicologa-psicoterapeuta
Ce. 349-5003623

15/10/2020

Una gravidanza su quattro si interrompe con un ab**to spontaneo. Il silenzio non è la strada per superare il trauma.

UN PASSO INDIETRO E DUE IN AVANTI: L’AUTONOMIA DANZA IN QUARANTENAEro alla ricerca di effetti positivi e inaspettati di ...
23/04/2020

UN PASSO INDIETRO E DUE IN AVANTI:
L’AUTONOMIA DANZA IN QUARANTENA

Ero alla ricerca di effetti positivi e inaspettati di questa quarantena e, confidando nel famoso detto “chi cerca, trova” e nei diversi bias cognitivi che lo sostengono, ero certa che li avrei trovati. Non mi sarei mai aspettata però di trovarli in queste forme e in queste storie che hanno tutte come comun denominatore il fermarsi e fare un passo indietro.

Scopro così che R., giovane adulto, storicamente considerato la pecora nera della famiglia e perennemente trattato come un bambino viziato a cui non si chiedeva niente, si è ritrovato improvvisamente con la mamma tuttofare chiusa nella sua camera, in preda ad attacchi di panico e ipocondria. Il giovane R., nel giro di poche settimane ha iniziato a fare la spesa per tutti (il fratello lavora e il padre ha un’altra famiglia), a pulire la casa disinfettando l’impossibile (la donna delle pulizie non può ve**re), a cucinare non solo i suoi piatti preferiti, ma anche quelli che mangia la mamma e di conseguenza ad ampliare la sua dieta, a imparare a stirare, attraverso videochiamate tutorial in diretta dalla stanza, a relazionarsi con il personale medico dell’ambulanza, senza perdersi d’animo e senza andare in panico. Lui che aveva sempre rifiutato l’idea del volontariato perché non credeva di poter dare qualcosa a qualcuno. Quando la rete di risorse intorno a lui si è fermata, ecco che hanno trovato spazio per emergere tutta la sua potenzialità, la capacità di apprendere velocemente e la sua affidabilità. E lui ha iniziato finalmente a vedersi per quello che è.

Scopro che in una classe di prima liceo, dove i professori si lamentavano della scarsa autonomia dei loro studenti, nel momento in cui le lezioni sono diventate digitali, si sono persi i confini tra spazio pubblico e privato. Essere raggiungili nel proprio spazio, per i prof. si è trasformato nell’essere reperibili sempre , in giorni e orari prima impensabili. Vengono contattati dai ragazzi con richieste futili e pretestuose, non solo per scarsa autonomia, ma anche perché si ha l’impressione che ricerchino la rassicurazione di una presenza e di un punto fermo sempre disponibile….che però si sta esaurendo perché sovraccarico.
Per invertire le dinamiche è bastato fermarsi a riflettere insieme ai professori sulla nostra difficoltà in primis a dare e darci un limite, sulla nostra ambivalenza che da una parte vorrebbe i ragazzi più autonomi, dall’altra però fa umanamente piacere sentirci indispensabili e riconosciuti. Facendo un passo indietro e mettendo limite alla propria reperibilità, un professore ha assistito alla mobilitazione del gruppo dei compagni, che hanno iniziato ad aiutarsi a vicenda tramite ripetizioni via W.A. Gli alunni, sentendosi in rapporti a due a due, e poi in piccolo gruppo, hanno approfondito le relazioni e la conoscenza con quei compagni che magari prima ignoravano e questo ha rafforzato poi il senso di appartenenza alla classe, gruppo che si è unito solidale sulla stessa barca con cui arriverà alla classe successiva. Quando Mamma-Prof ha fatto un passo indietro, le risorse della classe si sono attivate autonomamente.

A volte è necessario fermarsi, stare a guardare, rinunciare all’idea e al desiderio di essere onnipotenti e di voler aiutare a tutti i costi, anche quando non è necessario. A volte il compito non è quello di proteggere, ma di allenare ad affrontare da soli le onde in burrasca. La quarantena, volenti o nolenti, ha bloccato tanti di noi che eccedevano nell’aiutare e di conseguenza, tanti, hanno imparato a nuotare.

Non mi voglio allungare ulteriormente su questo genere di esempi perché ce ne sono davvero tanti, come so che altrettanti sono i contro-esempi e gli effetti negativi che questa situazione sta avendo su famiglie, scuola, alunni più fragili che si sentono ancora più fragili e persone già traumatizzate che stanno rivivendo il trauma..….il web è pieno di sconforto, rabbia e indignazione, a volte più che giustificabili. Ma penso che la realtà di questa situazione sia più complessa ed è giusto quindi tenere uno sguardo ampio e vigile su tutte le sue sfumature.

LA SCARNIFICAZIONE: IL RITORNO ALL’ ESSENZIALE.Chi si occupa di psicologia dell’emergenza, ma anche chi ha attraversato ...
15/04/2020

LA SCARNIFICAZIONE: IL RITORNO ALL’ ESSENZIALE.

Chi si occupa di psicologia dell’emergenza, ma anche chi ha attraversato traumi individuali o collettivi, sa di che cosa sto parlando. Lo hanno sicuramente scoperto i sopravvissuti ai terremoti o ai cataclismi, chi si è trovato improvvisamente davanti a lutti complessi, o senza casa… ma a volte anche chi ha vissuto i primi mesi dopo la nascita di un bambino.

La SCARNIFICAZIONE è quel processo che segue i grandi sconvolgimenti, in cui la vita perde all’improvviso i suoi orpelli disturbanti. Per sopravvivenza ci si spoglia di tutto ciò che non è assolutamente essenziale. Si rinuncia alla “carne” e rimane appunto solo lo scheletro, la struttura che ci permette di rimanere in piedi.

In questi momenti ci si rende conto di quanti orpelli futili ci appesantiscano e privino di energia, defocalizzandoci dalle cose essenziali . Si rivalutano alcuni rapporti, alcune abitudini che ci sembrano essenziali (e che nemmeno ci eravamo accorti di portare avanti solo per inerzia). Ci rendiamo meglio conto di che cosa ci manca, che magari prima davamo per scontato. Scopriamo che alcune cose in fondo non ci mancano affatto….Queste riflessioni riguardano forse la maggioranza di noi, cioè chi ora sta ai margini della scarnificazione.

Per chi invece è al centro del processo, in questo momento i medici ed il personale sanitario, tutto scorre in modo accelerato. Non c’è tempo per queste riflessioni , bisogna rimanere in piedi e sul pezzo. Il cervello libera molta energia ed è come se l’universo pulisca, lavi via le cose che non c’entrano. Si tende a stare vicino soprattutto a chi condivide lo stesso vissuto. Si rinforzano i legami all’interno dello stesso gruppo di lavoro e con chi sta vivendo la stessa esperienza: gli altri vengono percepiti come qualcosa di disturbante e distante anni luce. Forse non si avverte nemmeno più il desiderio della loro vicinanza. “Famiglia” diventano i compagni di disavventura, verso i quali si sente una maggiore intimità e appartenenza.
All’interno del processo di scarnificazione e nella gestione del momento di emergenza, la velocità di apprendimento è altissima, perché il cortisolo fa focalizzare tutte le energie sul compito e sulla sopravvivenza. Chi entra nella nostra cerchia il quel momento, se non riesce a reagire altrettanto efficacemente, viene velocemente escluso, perché il gruppo, o l’individuo in emergenza, non ha tempo da perdere .

Quando tutto sarà finito, non sarà tutto finito.

Gli effetti della scarnificazione permangono e ci sarà un nuovo assetto.
Non sarà un assetto per forza privo di futili orpelli, ma speriamo sia almeno più consapevole e in grado di riconoscere l’essenziale dal superfluo, lo scheletro dalla carne.

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Rozzano
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