Serena Brunelli - Psicoterapeuta

Serena Brunelli - Psicoterapeuta Quando cambiate il vostro modo di guardare le cose, le cose che guardate, spesso, cambiano.

Vulnerabilità - by .artcafe
14/11/2025

Vulnerabilità - by .artcafe

XYZ stavolta è proprio avvilita ed arrabbiata.Non le avevano detto tante cose, quando le hanno detto che si era ammalata...
26/10/2025

XYZ stavolta è proprio avvilita ed arrabbiata.
Non le avevano detto tante cose, quando le hanno detto che si era ammalata.
Le hanno detto che doveva fare un intervento, sì, quello sì. Le hanno detto che poi doveva fare della terapia (e per fortuna non la peggiore). Le hanno detto che poi doveva prendere un farmaco per 5 anni, almeno.
Sì, quello gliel’hanno detto.
Le hanno anche detto, dopo qualche mese, che il farmaco andava cambiato, perché il primo non stava andando del tutto bene. E che il secondo poteva avere effetti collaterali anche pesanti, per qualcuno non tollerabili. Le avevano detto che però, nella maggior parte dei casi, dopo qualche mese tutto si assesta e gli effetti collaterali (se mai ci fossero stati) sarebbero spariti o comunque diminuiti.
Sì, anche questo glielo avevano detto.
Le avevano detto tanta teoria.
Ma non le avevano detto che nella pratica, oltre ai cambiamenti fisici, ci sono anche quelli emotivi. E quelli no, non li immaginava così. Sebbene XYZ non fosse una sprovveduta, né una persona che non riflette su di sé o che non lavora su sé stessa.
Aveva conosciuto anche tante persone che ci erano passate prima di lei, più o meno vicine a lei. Le aveva viste, ascoltate parlare. Le avevano detto la teoria, anche quella emotiva.

Ma XYZ non immaginava, nemmeno lontanamente, di sentirsi come si sente in alcune giornate.
Estranea a sé stessa, in una sensazione di fatica costante e continua, di continuo e costante peregrinare fra un fastidio e l’altro, fra un mal di testa incessante e un’insonnia perenne, uno sfinimento lento ed estenuante che sembra non darle mai, mai tregua. Non sono fastidi acuti ed insopportabili…ma peggio, sono quelle gocce di acqua di un rubinetto che perde giorno e notte, che ti sdrenano e corrodono lentamente, fra l’avvilimento, la tristezza e la rabbia.

XYZ era stata fortunata, era sempre stata in salute. E ora non capisce, non accetta di ritrovarsi dentro un corpo che non le risponde più come prima, che sembra quasi “tradirla”…come l’ha “tradita” silenziosamente con quella malattia che è nata dentro di lei zitta zitta, senza avvisare.

XYZ pensava di essere capace di prevedere tutto questo. E invece no, per niente.
E a volte è proprio difficile starle vicino, cercare di trovare le parole giuste per rassicurarla, per motivarla a non scoraggiarsi, a darsi tempo per assestarsi, per capire quale modo può trovare per migliorare i suoi fastidi ed abituarsi a quei cambiamenti che ora le sembrano inaccettabili…per ritornare ad essere alleata del suo corpo, giocare nella stessa squadra e non viverlo come un nemico, un avversario da odiare. Prendersi cura di lui ancora più di prima, perché è un corpo che ha bisogno di lei e delle sue attenzioni. Perché non la vuole tradire. Ma ha bisogno di essere ascoltato.

E’ difficile, perché in fondo ha ragione XYZ, ad essere arrabbiata, stanca, spaventata (Oh, quanta paura che ha!! Non lo dice spesso, ma ha il terrore ogni santo giorno, che qualcuno le dica presto o tardi che “Ops, ci era sfuggita una macchiolina anche da un’altra parte…”).
Ha ragione, ma io so che passerà, prima o poi passerà, come sempre.

Difficile viversi questo tempo-a-resa-ridotta con serenità, perché d’altro canto lei ha una gran paura di sprecarlo, il tempo, visto che ha capito che non si può mai sapere, quanto ne abbiamo. Vorrebbe ottimizzarlo, viverselo, goderselo al massimo. Ma quando si ritrova stesa senza forze per alzarsi dal letto, così all’improvviso…è difficile sapere cosa dirle e come consolarla.

Che fregature, ‘ste malattie. Che prima ti danno una mazzata per il fatto di essere arrivate. E poi ti lasciano uno strascico di fatiche, che nessuno considera, nessuno sembra comprendere e anzi, “cosa ti lamenti, sei guarita!”.

Ma va beh, vaglielo a spiegare come ne stai uscendo, da quella tempesta. Non si può spiegare, non si può davvero capire.

Faccio un lavoro che mi porta a confrontarmi costantemente con tante fatiche diverse. A volte, ingenua, penso che alcune le posso capire “bene” perché le ho vissute in maniera simile al paziente che ho davanti. Penso di potermi mettere nei suoi panni più facilmente che in altri casi.
Ma…no, non è vero. C’è sempre quel pezzo di vita propria che mi manca, quella tessera del mosaico che è sua e solo sua. E va rispettata con la più grande cura e delicatezza che ho.

Devo ancora trovare il punto di svolta con XYZ, la chiave per aiutarla ad accettare. Siamo su un’altalena molto movimentata, che giornalmente ci sorprende con un’oscillazione inaspettata.
Al momento, credo di dover solo saperle stare accanto. Esserci. Ascoltare. Accogliere le sue frustrazioni, le sue lacrime, le sue paure. Spiegarle che può sentirsi esattamente come si sente, senza per questo sentirsi sbagliata o rotta.
Va bene così, XYZ. Sei dentro un uragano.
Non è una battaglia, non ci sono nemici.
C’è un’evoluzione in corso. Ti porterà un passo più avanti.
Asseconda, accetta, piangi, urla.
Va bene così…

Ci sono momenti in cui si sente il bisogno di “cambiare pelle”, un po’ come i rettili.Sarebbe comodo potersela sfilare d...
25/10/2025

Ci sono momenti in cui si sente il bisogno di “cambiare pelle”, un po’ come i rettili.

Sarebbe comodo potersela sfilare di dosso come fanno loro, con qualche movimento del corpo, due o tre torsioni e via…fatto!

Invece per noi umani il processo è più lento, più lungo, molto faticoso a volte. Si deve passare da uno stato di irrequietezza, di fastidio anche verso sé stessi.
Non ci si sente nei propri panni nella versione “prima”, non si capisce quale sia la versione “dopo”…e nel mezzo, disagio, estraneità verso di sé. Verso un’identità che non si sa più quale sia.

La cosa paradossale è che spesso questo succede “DOPO”.

Non “DURANTE” un momento difficile.

Ma DOPO, quando tutto sembra andare finalmente in discesa, quando ti aspetteresti di avercela fatta, ad oltrepassare l’ostacolo.
Invece è lì che a volte ci si specchia e non ci si riconosce più.
Consapevoli, intimamente, che era lì che comunque si voleva arrivare.
Ma anziché trovare il traguardo subito dopo l’ostacolo, si scopre che manca ancora un pezzetto di strada. Quello in cui camminiamo nella direzione che sappiamo essere giusta per noi, ma senza capire esattamente come siamo ora. Siamo nella fase delle torsioni, per riprendere l’esempio dei rettili. Siamo attorcigliati su noi stessi, un movimento di qua e uno di là, per sfilarci di dosso, toglierci il peso di quella pelle che non ci sta più bene addosso….ma ancora non è del tutto pronta la pelle nuova. E spesso, si aggiunge anche la delusione di non sentirsi subito “WOW!” come ci saremmo aspettati, ma anzi per certi versi più in difficoltà di prima.

Non è facile “stare”. Stare fermi in quel momento sospeso di stranezza, di amarezza, di stallo.
Ma se continuiamo a “stare”, scopriremo che, magari, mancava solo un passo, un’ultima torsione, per sentirsi di nuovo “a casa”…

13/08/2025
In Danimarca hanno avuto un'idea geniale. Per quanto possa sembrare semplice e banale, per quanto, invece, sia geniale.I...
24/07/2025

In Danimarca hanno avuto un'idea geniale.
Per quanto possa sembrare semplice e banale, per quanto, invece, sia geniale.
In giro per il Paese sono stati affissi manifesti come questi, con uno specchio al centro e una serie di emozioni disegnate accanto.
Lo scopo è fermarsi, osservarsi, interpretarsi, ascoltarsi e definire quale emozione stiamo provando e qual è la nostra espressione del viso che la rappresenta, confrontandola con quelle disegnate.
Sembra banale, ma non lo è.
Perché non lo facciamo quasi più, di chiederci come stiamo, che faccia abbiamo, che nome ha per noi e come può essere riconosciuta dagli altri.
Non lo facciamo più, di parlare di emozioni, né con noi stessi, né con gli altri.
E come possiamo pretendere di costruire relazioni sensate, se siamo i primi che non ci interessiamo all'altro?
Ci lamentiamo di una società sempre più vuota, sempre più superficiale, piena di ragazzini senza valori, senza progetti, senza scopi. Diamo la colpa a Social, AI, scuola...quando siamo a volte i primi a scegliere di stare in superficie, nel vuoto.
E' tutto molto più semplice.
Ci fermiamo davanti allo specchio per controllare trucco e capelli. Ma lo guardiamo mai, il nostro sguardo...davvero?

Non sono mai stata Sinner che si gioca 3 match point in una finale dello Slam, non sono mai stata Baggio che deve ti**re...
16/07/2025

Non sono mai stata Sinner che si gioca 3 match point in una finale dello Slam, non sono mai stata Baggio che deve ti**re un rigore alla finale dei Mondiali, né una Pellegrini che si contende per un decimo di secondo una medaglia d’oro. Ho sempre guardato questi sportivi, che si giocano tutto in un attimo, con una grande ammirazione, chiedendomi quanto lavoro mentale deve esserci dietro, quanta forza, quanto controllo, quanto equilibrio fra pensieri e paure.

Ma oggi ho anche capito che le varie XYZ, le Alfa, le Omega, e tutte le lettere dell’alfabeto che esistono sulla Terra, tutte, nella loro vita, hanno mille situazioni che somigliano alla finale di uno Slam…con la differenza che non si giocano una Coppa, ma magari si giocano la vita.

Ho capito che la forza mentale che serve per affrontare quell’ultimo secondo, quell’ultimo rigore, quell’ultimo game della loro partita non è né più né meno di quella che vedo in grandi Campioni e ammiro con tanta stima. Con la differenza che alcuni hanno il privilegio di finire sui giornali attirando milioni di fans e di consensi. Tutti gli altri ritornano alla loro vita quotidiana nel silenzio del loro successo o nel dolore della loro sconfitta.

XYZ oggi ha corso i primi 8,439 Km della sua personalissima Maratona. Che non si corre su una strada, non dura qualche ora…ma dura molto di più e si corre nel tempo. Ha tagliato però il suo primo traguardo, rendendosi conto, ieri sera e stamattina, di quanta forza mentale ci stesse mettendo, quante lotte fra il “Mollo” e il “Ce la faccio”, quanta paura, quanta stanchezza, quanta delusione, quante lacrime le siano costate quei benedetti 8,439 Km.

Se n’è accorta ieri sera, se n’è accorta stamattina.

Ma soprattutto se n’è accorta alle 12.30, quando ha tagliato quel parziale traguardo e dopo un primo veloce sorriso le si sono riempiti gli occhi di lacrime e non ha smesso di piangere per 3 ore, coi singhiozzi, col magone, con il nodo attorcigliato dello stomaco, Per la gioia, per la soddisfazione, per la fatica, per la tensione che, almeno per un attimo, può finalmente mollare.
Per essersi resa conto dei Km percorsi, di quante salite ci sono state (che non ha visto mentre correva, ma che vede solo ora), di quante piccole discese ha anche incontrato. Di chi era a tifare sempre accanto a lei, di chi compariva nelle tappe principali a darle un bicchiere d’acqua, di chi si è allontanato perché aveva di meglio da fare, forse.

Ora è stanca morta, XYZ, come Alfa, Omega e tutte le lettere dell’alfabeto che oggi hanno giocato i loro 3 match point, o la loro ultima bracciata, o il loro rigore, o il loro pezzo di Maratona.

Riposatevi, godetevi le vostre lacrime, le scarpe consumate, le vesciche nei piedi e nelle mani. Godetevi la fatica che ci avete messo, ma soprattutto godetevi la forza mentale che avete dimostrato di avere. Non guardate più Sinner come se fosse un alieno. Perché lui lo è di certo.

Ma anche voi, non siete da meno. E ve ne dovete accorgere.

Sto vivendo gli esami di terza media attraverso gli occhi e le parole dei genitori che, come me, hanno figli impegnati i...
16/06/2025

Sto vivendo gli esami di terza media attraverso gli occhi e le parole dei genitori che, come me, hanno figli impegnati in questa prima vera “prova scolastica”.
E’ bello vedere come ciascuno abbia la propria modalità, la propria visione di questo passaggio…sia i ragazzi che le famiglie, tutti coinvolti (in diversi gradi e misure) da queste giornate nuove e speciali.
Chi sembra totalmente tranquillo, chi sembra totalmente nel pallone. Chi studia come non ci fosse un domani, chi si mette sui libri solo se spinto alla scrivania a calci nel sedere da un genitore…e chi, anche se spinto a calci nel sedere, non sembra muovere un dito per prepararsi agli orali.
Io non ricordo assolutamente nulla del mio esame di terza media. Zero assoluto. Deduco che non mi abbia particolarmente traumatizzato, quindi. Immagino però di aver avuto tutte le ansie e le preoccupazioni di una ragazzina al suo primo esame. E sicuramente avrò avuto qualcuno alle mie spalle che ha cercato di rassicurarmi e dirmi di fare del mio meglio, senza troppe pressioni, come è sempre stato a casa mia.
Credo che questo sia ciò che dobbiamo fare anche oggi, noi genitori. Supportare, comprendere le loro ansie senza volerle sedare a tutti i costi, perché sono la cosa più sana e normale che ci possa essere, davanti ad una prova importante. Dobbiamo imparare noi per primi a riconoscere e gestire la nostra, di ansia. Perché la loro è giustificata e sana. La nostra un po’ meno.
L’esame è la loro prova. Non la nostra. Il voto che prenderanno non qualifica loro…figuriamoci se dovrebbe qualificare noi. Eppure abbiamo quasi più paura noi di loro. Forse la paura di non saper gestire le loro emozioni, le loro frustrazioni, le loro tensioni, le loro delusioni. Forse l’esame mette noi davanti ad una grande prova: come reagiamo davanti ad una difficoltà dei nostri figli? Siamo capaci di stare al loro fianco a sostenerli, senza impedirgli di avere paura, avere ansia, provare frustrazione, provare dolore? Riusciamo a tollerare la visione di un figlio che si trova ad affrontare le sfide da grandi, i primi fallimenti, le prime vere cadute? Lasciandoli cadere, lasciandoli fallire….per poi fare il tifo per loro quando decidono di reagire, trovare una strada, trovare un modo per risalire?
Forse no. Temo di no. Abbiamo paura, vogliamo proteggerli. Ma non c’è nulla che mi abbia fatto crescere e scoprire quanto posso essere forte, quanto le batoste che ho ricevuto. Dal Liceo, dalla vita, dalle persone care che se ne vanno, dalle frustrazioni, dalle delusioni, dalle male-lingue, dalle cattiverie.
Io voglio vederli cadere, i miei figli, perché se non cadono, non sanno rialzarsi. E io non sarò sempre qui a proteggerli. Devono sapere che se la possono cavare da soli, sempre e comunque, anche se io sarò sempre sugli spalti a fare il tifo. Ma la partita è la loro e devono sapere quanto sono capaci di giocarsela.
Forza mamme, tifate per i vostri ragazzi, urlando con tutta la voce che avete.
Ma stateli a guardare, mentre se la giocano, al meglio delle loro possibilità, nonostante l’ansia che devono provare, la paura che devono avere, la tensione che li rende giustamente nervosi.
Siamo qui per sostenerli. Non per vivere al posto loro.
Diamogli tifo e fiducia. E ci sorprenderanno.
In bocca al lupo, ragazzi!!

Quando attraversi determinate esperienze, quando vivi sulla tua pelle alcune situazioni, la tua prospettiva cambia. Camb...
28/05/2025

Quando attraversi determinate esperienze, quando vivi sulla tua pelle alcune situazioni, la tua prospettiva cambia.
Cambia davvero.
Frequentare certi corridoi di ospedali, passare da un ambulatorio medico ad un altro, attendere con angoscia la telefonata che ti dovrà comunicare l’esito di un esame delicato…ti cambia la prospettiva.
Te la cambia davvero.
Nella mia vita ho dovuto frequentare alcuni reparti varie volte. In varie vesti. E il clima che si crea, quando sei un’habitué di quei posti, è per certi versi unico e bellissimo.
Si diventa una grande famiglia, si crea un legame profondo anche con perfetti sconosciuti, ma non è superficialità…è qualcosa che senti che ti collega a quelle persone ad un livello che…non si può capire, se non lo vivi in prima persona.
Ho sempre desiderato fare di quei reparti un “pezzo” del mio lavoro. Forse ancora non è il momento, ma il progetto nella mia testa rimane molto chiaro.
Ti cambia tutto. Passarci dentro.
Ti cambia in positivo e ti cambia in negativo.

Ti insegna a non sprecare tempo.
A non dare per scontato che quell’abbraccio che non dai oggi, lo potrai dare domani. Non lo sai, non puoi mai saperlo.
Perciò, dallo oggi e dallo bello stretto.

Ti insegna a definire le priorità ed i valori in altro modo.
Si può tranquillamente rinunciare a tante cose materiali, ma non si può rinunciare alle persone, alle relazioni, agli affetti che contano. Loro meritano la nostra presenza, la nostra dedizione, la nostra cura. Non importa la borsa firmata o la cena al ristorante; bastano una tuta ed un caffè, ma due chiacchiere come si deve in cui ci si racconta davvero come si sta.

Ti insegna ad essere soddisfatto con meno. A godere del bello che trovi ogni giorno in tante cose.
Perché quando leggi negli occhi di altri la paura di non esserci domani, apprezzi tantissimo ogni secondo del tuo oggi.
E se non lo fai, non hai davvero capito nulla.

Di negativo, c’è che quella angoscia, quella paura che vedi in altri può incollarsi sulla tua pelle…e non staccarsi più. Può farti avere il terrore di ogni medico, ogni sintomo, ogni cambiamento del tuo corpo. E quella paura ti spegne il cervello e ti toglie il fiato, finché non riesci a scollarla da te.

Mi chiedo sempre come si fa, come fanno le persone a “fare l’abitudine” a certe attese, a certe paure. Come si convive con un tempo che viene scandito di 5 anni in 5 anni, come se fosse un grande “Gioco dell’oca” in cui vai avanti tirando i dadi, ma attenzione, potresti sempre capitare sulla casella “Torna indietro, riparti dal via”.
Non lo so ancora, come si fa. Me lo chiedo ogni giorno e ogni volta.
Eppure si fa.
Ognuno con la sua forza, la sua strategia, le sue risorse.
Una grandissima dignità.
Continuando a voler ti**re i dadi, nonostante il terrore, nonostante la paura.
Con quegli occhi, che non mollano mai anche quando sono tristi, piangono e sembrano sconfitti.
Ma che brillano sempre alla vita.

Toglie il fiato, a volte, sforzarsi per cercare le lezioni da imparare. È molto più facile e consolatorio stare a punzec...
08/05/2025

Toglie il fiato, a volte, sforzarsi per cercare le lezioni da imparare.
È molto più facile e consolatorio stare a punzecchiare la ferita a lungo, per dare a lei la colpa del nostro dolore.
Certo, la ferita c'è. Ma far ruotare intorno a lei il nostro futuro, dare a lei la responsabilità della nostra incapacità di reagire e curarci, significa non credere nella nostra forza, nel nostro potenziale. Nel nostro coraggio di ricostruirci. Per quanto immensa sembri la fatica.

Maggio viene ogni anno a ricordarmi le mie fatiche.
A riaccendere la mia tristezza, a riaprire le mie ferite.
Ogni anno ci passo dentro.
Quest'anno con ulteriori ferite aggiunte nel frattempo.
Sto nel mio silenzio in ascolto di me, con le orecchie aperte per non perdere nessun messaggio.
Questi 31 giorni mi rovesciano sempre. Ma so che alla fine imparo sempre la mia preziosa lezione.

State nella fatica, state nella tristezza, state nella lezione.
Chiedendo aiuto a chi vi è vicino, a medici e professionisti quando il peso sembra troppo...ma datevi l'opportunità di capire, crescere.....
...."rinascere ancora un'altra volta se ti va" (cit.Brunori Sas).

A volte ci sono anche storie magiche, che mi ricordano che se lasciamo andare le cose un po' da sole, senza volerle cont...
22/04/2025

A volte ci sono anche storie magiche, che mi ricordano che se lasciamo andare le cose un po' da sole, senza volerle controllare a tutti i costi, ci possono portare in posti straordinari ed inaspettati. È bello pattinare un po' sull'olio.
Godiamoci il balletto...

LETTERA DI XYZ ALLA "PICCOLA XYZ"Cara Piccola XYZ,sono la Te-da-grande. E ti scrivo per raccontarti che nell’ultimo peri...
08/04/2025

LETTERA DI XYZ ALLA "PICCOLA XYZ"

Cara Piccola XYZ,
sono la Te-da-grande.
E ti scrivo per raccontarti che nell’ultimo periodo ho imparato un sacco di lezioni.
Tante cose belle, tante cose importanti.
Anche questa volta, dal mio dolore ho ricavato insegnamenti preziosi.
Ho imparato cose di me. Cose degli altri. Cose che voglio. Cose che non voglio. Cose che hanno altro peso e altro valore rispetto a prima. Emozioni nuove. Emozioni bellissime.

Ho imparato, ad esempio, che io non so stare in guerra. Non sono da battaglia. Sono per la lealtà verso me stessa, sono per il perdono, sono per la voglia di salvare sempre il bello delle persone, anche quando di mezzo c’è tanto brutto. Sono per il dormire serena di notte, senza rabbia, senza strategie di vendetta o ripicca. Senza rancori, dispetti o motivi di odio.

Sto imparando sempre di più che l’altro non è noi. Che dobbiamo lasciar andare, accettare, comprendere anche quando non ci aspetteremmo certi comportamenti e ne vorremmo altri.
Ho imparato che la forma più grande di maturità e rispetto è riuscire a voler bene a qualcuno anche dopo che ci ha ferito, se il suo ferirci non è stato intenzionale o dettato dalla cattiveria, ma semplicemente da una sua evoluzione diversa dalla nostra. Va bene così, va bene evolvere. E a volte capita che le evoluzioni proseguano in direzioni diverse…senza che nessuno sia “cattivo” o “sbagliato”.
Amare, voler bene…significano anche tifare per la crescita e l’evoluzione dell’altro, anche se questo significa lasciare che faccia la sua strada senza di noi.
Ho imparato che riuscire a fare questo, riuscire a tornare vicini a qualcuno in un modo diverso, dopo essersi allontanati, dà una immensa forza. Dà fiducia. Dà pienezza. Dà la conferma che aver avuto quella persona nella propria vita è stata proprio una gran cosa. Che mai va rimpianta.

Ho potuto trovare conferma di amicizie importanti. Ho l’incredibile dimostrazione che alcune persone sono davvero SEMPRE sempre sempre al mio fianco. Nelle pazzesche vicende della vita, sono lì, sempre lì. Non se ne vanno. Anni, chilometri, malattie…non ci spostano di una virgola. Restano sempre al loro posto, al mio fianco.

Ho imparato che smettere di voler controllare o programmare tutto è davvero liberatorio e piacevole…E oh, non ci crederai…ma le cose vanno avanti lo stesso e anche bene! Senza che io mi ammali per prevedere e sistemare tutto con precisione maniacale.

Ho imparato a prendermi cura di me: cibo, movimento, tempo di relax e sano ozio mi nutrono e mi arricchiscono. E finalmente, non ho sensi di colpa. Perché ho capito che, se non mi nutro con cose belle, muoio di fame. E di spirito.

Ho coltivato rapporti importanti. Nuovi. Vecchi. Sto stabilendo nuovi equilibri e nuovi confini con alcune persone. E dà una grande soddisfazione riuscirci. Nonostante i pronostici avversi.

Ho imparato ad avere di nuovo fiducia nel futuro. E per futuro intendo domani. Giorno per giorno, sto cercando di accorgermi dei momenti. Uno dopo l’altro, gustarmeli e trarre da ognuno tutta l’energia che può darmi.
Ho imparato a fidarmi di nuovo della vita. Questa magia che a volte spaventa da morire, ma a volte invece dà delle ricompense immense.

Ho iniziato a guardarmi indietro e inizio a vedere, ancora molto nebulosi, alcuni pezzi del mio difficile cammino. E inizio a rendermi conto in modo consapevole (e con grande orgoglio) che…cavolo, quanta strada che ho fatto! Quanta salita, quanti pericoli, quanti burroni da cui salvarsi. Che soddisfazione…!!

Ho imparato, proprio ora in questo preciso momento, che stare nella complessa emozione di pienezza mista a nostalgia e gratitudine, seduta sul divano a scriverti al pc mentre ascolto una Playlist di musica meravigliosa, è bellissimo e vorrei farlo durare tutta la notte. Anche questo mi nutre. E mi riempie.

Ho imparato tante cose, Piccola XYZ. Ed è straordinario accorgersi ogni volta cosa abbiamo più di prima, quando ci fermiamo ad osservarci.

Oggi sto bene, dopo settimane complicate e dure.
Ed è importante scrivertelo. Perché tu te lo ricordi. Sempre.
Sorridi, Piccola XYZ.

La vita ha ancora tante belle soddisfazioni da darti.
Fidati di lei. E di te.

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