11/12/2025
“La via per comprendere e incarnare la presenza non è una “formazione”; ciò significa che la presenza non è una meta acquisibile attraverso un impegno performativo di natura epistemica. [...]. La presenza è piuttosto l’esperienza – intersoggettiva, molto spesso dolorosa – che intraprendiamo, incuriositi, entusiasmati dalla possibilità della presenza stessa, inebriati dai momenti, all’inizio rari, poi sempre più puntuali, in cui veniamo attinti dall’esperienza della sfumatura nell’incontro con l’altro e in ciò che dell’altro c’è dentro di noi. Quelli sono i momenti in cui il nostro organismo è investito dalla consapevolezza della differenza sostanziale tra catalogare, reificare, ordinare la realtà, da un lato, e, dall’altro, percepire di far parte, insieme al paziente, insieme all’altro, di come la realtà è sempre altrove rispetto ai prodotti dei nostri tentativi di ordinamento di essa. Quelli sono i momenti in cui abitiamo una realtà (clinica, ma non solo) fatta di sfumature; laddove le sfumature costituiscono esattamente l’opposto dell’ordine, del caratterizzato, del definito. Le sfumature sono l’ntrinseco, irripetibile difetto che ci accomuna.”
Estratti del nuovo libro IL TERAPEUTA PRESENTE. Intersoggettività e mente saggia come vie per l'efficacia in psicoterapia