Luca Picciuto - Logopedia e Neuropsicologia

Luca Picciuto - Logopedia e Neuropsicologia Laurea con lode in psicologia clinica per infanzia e adolescenza. Laurea in Logopedia.

Consulenze psicologiche in età evolutiva e adolescenziale
Orientamento scolastico e professionale
Consulenza familiare e di coppia
Diagnosi e Consulenze Individuali
Esperto del processo luttuoso e/o di separazione
Tecniche comportamentali per la risoluzione, depressione, stati d'ansia e Attacchi di panico

10/11/2025

🧘Il riposo come momento attivo per il cervello

Contrariamente a quanto si pensa, il cervello non smette di lavorare quando ci riposiamo. Durante le pause, il sonno o i momenti di calma apparente (come quando un bambino fantastica o “si perde nei pensieri”), il cervello entra in una modalità detta default mode network.

Cos’è il default mode network📈🧠

Il default mode network è una rete di aree cerebrali che si attivano quando non siamo concentrati su compiti specifici. Invece di elaborare stimoli esterni, questa rete si occupa di:

- rielaborare le esperienze recenti,
- consolidare i ricordi,
-integrare le nuove informazioni con quelle già acquisite,
-immaginare e pianificare scenari futuri.

Nei bambini, questi processi sono fondamentali per lo sviluppo cognitivo, perché permettono di trasformare ciò che hanno imparato in conoscenza stabile e personale.

💭Perché le pause migliorano memoria e concentrazione

Durante il sonno e il riposo mentale, il cervello:

-rinforza le connessioni neuronali create durante l’apprendimento;
-elimina quelle inutili, rendendo la rete più efficiente;
-prepara il terreno per nuove esperienze cognitive.

Ecco perché i bambini che hanno tempo per riposare, giocare liberamente o annoiarsi spesso mostrano maggiori capacità di attenzione e creatività rispetto a quelli sempre impegnati.

In sintesi🟢

Il riposo non è tempo perso, ma una fase attiva dell’apprendimento.
Quando un bambino ha spazio per la calma, il suo cervello riorganizza le conoscenze, rinforza la memoria e costruisce le basi per nuove scoperte.
Per questo, nel percorso educativo, il silenzio, la pausa e la lentezza sono alleati tanto importanti quanto lo studio e le attività strutturate.

09/11/2025

Bambini e chat di gruppo: serve la presenza dell’adulto

Sempre più spesso (purtroppo), gruppi di bambini di 9-10 anni aprono chat su WhatsApp o altre piattaforme per “restare in contatto”(siamo proprio sicuri?).
Un gesto che può sembrare innocuo, ma che in realtà richiede una maturità emotiva e sociale che a questa età non è ancora completamente sviluppata.

A 9 o 10 anni i bambini stanno ancora imparando a:

- comprendere il peso delle parole;
- gestire conflitti e fraintendimenti;
- riconoscere i limiti tra scherzo e offesa;
- regolare emozioni come rabbia, gelosia, esclusione.

In una chat, dove tutto passa per messaggi scritti (spesso fraintesi) e dove manca la guida di un adulto, basta poco per creare dinamiche di gruppo spiacevoli o addirittura situazioni di disagio.

Per questo l’osservazione e la presenza discreta ma attenta dell’adulto sono fondamentali. Non per “controllare”, ma per educare all’uso consapevole, accompagnare, spiegare, aiutare a riflettere.

Il digitale può essere un’opportunità solo se è mediato da relazioni educative vere.
Lasciare un gruppo di bambini soli in una chat è come lasciarli insieme e soli, (per giorni, per mesi, 24h su24h) senza punti di riferimento. Le relazioni mature si costruiscono parallelamente allo sviluppo di specifiche abilità.

Serve la nostra voce, la nostra guida, la nostra attenzione.

17/10/2025

Dialogo

È uno dei veri grandi malati del momento. "Parola che passa attraverso" il pensiero, l'ascolto reciproco, l'attenzione condivisa, il rispetto. Il dialogo è il vero obiettivo per provare ad arginare le derive fondamentaliste, l'astensionismo, il malessere, la solitudine, l'isolamento, le dipendenze. A scuola e in famiglia non è in ottima forma. Non è convincere l'altro, non è ascoltare quando c'è un problema, non è dare consigli. Il dialogo nasce nel silenzio, nella quiete emotiva, nell'atmosfera di curiosità reciproca. Il dialogo non ha giudizio, non è unidirezionale, non ha fretta. È incredibile quanto venga sottovalutato, ma è solo la capacità di connettere i nostri cervelli che permette di mantenerci a galla. Come mi disse un amico di nove anni, incredibilmente appassionato di insetti, le formiche di fuoco hanno capito bene che solo se fanno una rete tra loro riescono a superare i fiumi nelle foreste tropicali. In effetti fanno delle zattere da paura e noi invece ci ritroviamo a scappare, in modo sparso e confuso, da paure che ci costruiamo a vicenda.

16/10/2025

Un decalogo di banalità fondamentali per chi si occupa di bambini con iperattività, disattenzione o caratteristiche oppositive-provocatorie

1. Cambiare prospettiva: comprendere la funzione del comportamento
Il comportamento provocatorio non è “contro” il genitore, ma spesso è un modo per:
ottenere attenzione (anche negativa);
evitare richieste o situazioni difficili;
sentirsi in controllo in un contesto percepito come imprevedibile.
Prima di reagire, chiediti: “Cosa sta cercando di ottenere o evitare?”
2. Mantenere la calma e non entrare nel conflitto
I bambini con DOP tendono a “nutrirsi” delle reazioni emotive dell’adulto.
Mantieni voce calma e neutra.
Evita minacce, urla o discussioni logiche durante la crisi.
Se senti che ti stai irritando, pausa breve: “Ne parliamo dopo, ora mi calmo un attimo.”
3. Stabilire regole chiare e poche
3–5 regole semplici e sempre uguali, formulate in positivo (es. “Si parla con rispetto”, non “Non gridare”).
Ripetile spesso, e assicurati che siano comprensibili e realistiche.
Usa routine prevedibili (orari, sequenze, rituali) per ridurre l’incertezza.
4. Rinforzare i comportamenti positivi
Nota e premia anche i piccoli comportamenti adeguati (“Mi è piaciuto come hai risposto calmo”).
Usa un sistema di premi immediati (adesivi, punti, privilegi).
Evita punizioni eccessive o tardive: spesso aumentano la sfida.
5. Ignorare selettivamente le provocazioni lievi
Se la provocazione è “a bassa intensità” (es. tono ironico, borbottii), ignora senza reagire.
Quando il comportamento si calma, rinforza subito il ritorno alla calma (“Ora che parli tranquillo, posso ascoltarti meglio”).
6. Dare scelte controllate
Offrire una sensazione di controllo riduce la necessità di opporsi:
“Preferisci iniziare i compiti ora o tra 10 minuti?”
“Vuoi sederti a questo tavolo o all’altro?”
7. Modellare la regolazione emotiva
I bambini imparano osservando.
Mostra come gestisci la frustrazione (“Sono arrabbiato, ma respiro e mi calmo”).
Valida le sue emozioni senza approvare il comportamento (“Capisco che sei arrabbiato, ma non va bene urlare”).
8. Coerenza tra adulti
Tutti i caregiver devono seguire le stesse regole e reazioni.
Incoerenza = spazio per opposizione e confusione.
9. Collaborare con professionisti
Un percorso con uno psicologo cognitivo-comportamentale specializzato in disturbi del comportamento può includere:
Parent Training (per i genitori);
training sulle abilità sociali ed emotive per il bambino;
collaborazione scuola–famiglia.
10. Rinforzare il legame positivo
Ogni giorno, dedica tempo esclusivo al bambino in attività piacevoli (10–15 minuti).
Durante questo tempo:
non dare ordini né correggere;
ascolta e partecipa positivamente.
→ Rafforza la relazione, riducendo il bisogno di provocare per ottenere attenzione.

15/10/2025

I bambini non si "sbloccano", non migliorano se non abbiamo la capacità di una visione basata su piccoli obiettivi. Una visione basata sulla nostra capacità di porci obiettivi, giorno per giorno. Se facciamo sempre le stesse cose o se "reagiamo" solo ai loro comportamenti chiediamoci chi sta educando chi. Il timone e la bussola sono nelle nostre mani. Il loro comportamento non è il loro comportamento, è nostro. Chiediamoci cosa stiamo facendo noi per migliorare.

08/10/2025

La specificità logopedica nei disturbi del linguaggio nello spettro autistico

Nel trattamento logopedico dei bambini nello spettro autistico, la presa in carico del linguaggio non può limitarsi alla dimensione comunicativa o lessicale: richiede una visione integrata che rispetti la complessità neurocognitiva e motoria del profilo autistico.

👉 Gerarchia fonotattica

L’intervento deve considerare la sequenza naturale di acquisizione dei fonemi e delle combinazioni sillabiche. Lavorare sulla fonotassi significa promuovere la costruzione progressiva di pattern sonori stabili, riducendo la variabilità e sostenendo la prevedibilità fonologica che facilita la pianificazione motoria dello speech.

👉 Caratteristiche motorie dello speech

Molti bambini con ASD presentano difficoltà nella coordinazione dei movimenti articolatori o nella programmazione motoria verbale. È fondamentale integrare esercizi che coinvolgano consapevolezza orale, ritmo, e transizioni tra fonemi, con approcci dinamici che rispettino i tempi individuali e il feedback sensoriale.

👉 Funzioni esecutive e linguaggio

Il linguaggio si appoggia su abilità cognitive complesse: attenzione condivisa, memoria di lavoro, inibizione, flessibilità cognitiva. Un intervento logopedico efficace tiene conto di questi aspetti, strutturando attività che stimolino la pianificazione e la regolazione dell’azione linguistica.

La logopedia come ponte tra il comportamento verbale e il funzionamento neuro-senso- motorio sottostante. Non si può ignorare come funziona il nostro cervello e il nostro corpo per sviluppare abilità.

05/10/2025

Più di 100 occhi attenti e una carica pazzesca!
Si, più di 100 occhi 👀 🥹
I vostri dittonghi con l’accento sulla prima vocale.
Grazie, Napoli.
Ti porto nel cùore, sempre ❣️

29/09/2025

Nella fragilità

E così, nel bel mezzo dei fatti, ti rendi conto di avere il coraggio di riuscire a stare in quella fragilità. Dopo averla temuta per una vita intera ti rendi conto di poterla vivere. Non risolverla, non combatterla, ma starci dentro. Riuscire a guardarla, occhi negli occhi, respiro dopo respiro. Nella fragilità ti accorgi che puoi continuare a camminare o anche fermarti e guardarti allo specchio. Vedere ciò che sei, chiederti come stai, chiederti cosa posso fare adesso, qui, con chi amo. Senza la rabbia di chi ha subito un'ingiustizia, senza la tristezza di chi ha perso qualcosa, senza la paura di ciò che non si conosce. In quella fragilità di cui immaginavi le ombre, di cui hai sentito gli odori o visto negli occhi degli altri. In quella fragilità ti accorgi della forza delle tue gambe, del tuo cuore, ma anche di chi quella fragilità la comprende. Vedi mondi che avevi evitato. Vedi sorrisi nuovi, speranze potenti, eroi silenziosi. Vedi mamme, padri, uomini, donne, bambini, bambine. Senti ogni parola, la senti dentro, la respiri a fondo. In quella fragilità ti ritrovi a vivere e ti accorgi di quanto inutili fossero le armature acquistate negli anni, le vetrine luminose, i tentativi vani di silenziare la paure, i giudizi, le corse, le fughe. Ti accorgi in quella fragilità di quanto tu sia n**o e vero immerso in un guardaroba di capi inutili.

23/09/2025

A scuola di calma

Nella confusione si fanno strada i nostri meccanismi istintivi, le reazioni emotive più profonde. L'eccesso di stimoli conduce ad una regressione neuro-comportamentale profonda. È sempre più necessario costruire calma ed è necessario farlo in condivisione tra scuola e famiglia. Si parla di pace solo in termini cognitivi, ma l'alleniamo davvero? Quanto tempo dedichiamo alla calma, alla quiete, alla pace? Quanto tempo ci confrontiamo nel dialogo? Quanto tempo dedichiamo alla risoluzione condivisa di un problema?
Nel tentativo di proporre alle scuole l'abitudine dell' ora di dialogo settimanale, l'ora dedicata le proposte, alla gratitudine, allo scambio di pareri, alla risoluzione di conflitti ho sempre avuto molta difficoltà. Non c'è tempo, non c'è voglia. Quando propongo a genitori di scrivere insieme ai figli, di leggere insieme, di confrontarsi su regole, limiti, routine non vi è continuità. La calma si costruisce, si può, ma ci vuole pazienza, forza e serietà. Fare la pace con le urla non porta nel luogo giusto.

Se dovessi scegliere dieci testi fondamentali questo è tra primi a cui penserei. Leggendolo, rileggendolo, sfogliando l'...
12/09/2025

Se dovessi scegliere dieci testi fondamentali questo è tra primi a cui penserei. Leggendolo, rileggendolo, sfogliando l'ultima copia trovata (in prima edizione 🫣😍) mi viene un magone di nostalgia e timore. La stiamo proteggendo la fantasia? Togliamo le erbacce, innaffiamo, zappiamo? La fantasia antidoto alla sofferenza inevitabile dell' essere umano, elemento necessario non per scappare, ma per danzarci insieme. Adesso che ogni fastidio è censurato la fantasia diviene un mondo di cui usufruire passivamente. Una nenia che ci conduce alla sonnolenza perpetua. Rodari va ascoltato per mostrarci dove stiamo andando.
Educare alla fantasia attraverso il poco, il vuoto, l'unione di mondi distanti. Educare alla fantasia per riscoprire che non abbiamo necessità di comprare, ma basterebbe fidarsi di noi.

31/08/2025

LE SCUOLE

Crescere è un viaggio che chiede paesaggi diversi, e ogni scuola dovrebbe essere il luogo giusto per abitare quel tratto di cammino.
Al nido il corpo è la prima lingua: mani che afferrano, piedi che corrono, si cade, ci si sporca. È all’aperto, tra erba, vento e terra, che i bambini imparano a conoscere il mondo con tutti i sensi, a sentirsi vivi dentro lo spazio che li accoglie. Senza pennarelli, senza fogli.
Nella scuola dell’infanzia la parola fiorisce, il dialogo prende forma. È il tempo delle storie lette insieme, delle voci che si ascoltano, del lessico che si arricchisce e apre nuovi orizzonti di pensiero. Qui il bambino scopre che il linguaggio non serve solo a nominare, ma a immaginare, a creare, a tessere legami con gli altri.
Con la scuola primaria l’esperienza diventa scoperta consapevole: leggere, scrivere, contare non sono solo strumenti, ma nuove chiavi per aprire le porte della realtà e trasformare il fare quotidiano in pensiero. L'arte come nucleo intorno al quale gira tutta la conoscenza e la creatività.
Nella secondaria il cammino porta verso l’astrazione, la riflessione, il confronto con le idee. Qui nasce il pensiero critico, la capacità di immaginare possibilità, di scegliere la propria strada. Allenare il dialogo, il dialogo, il dialogo.
Ogni età chiede il suo tempo, il suo linguaggio, la sua scuola. Perché l’educazione non è un’unica forma da ripetere, ma un paesaggio che si trasforma insieme ai passi di chi cresce.

Non anticipiamo, non copiamo. Partiamo dal rispetto di bambini e bambine e di questa professione.

30/08/2025

Il dolore è parte inevitabile della vita, elemento fondante, nucleo dal quale partire per crescere come individuo e società. Dalla capacità di entrare ed uscire da esso, di riuscire ad esserci in comunicazione vi è gran parte della nostra salute psichica e relazionale. Riuscire a parlarne, a rappresentarlo, quasi guidarlo è salvifico. Nel dolore è necessario ampliare i nostri pensieri per non cadere in circuiti chiusi, è necessario domandarsi come si sta, imparare a sentirsi ancora, imparare a comunicarlo. Se non si ascolta il proprio dolore, non si ascolta quello altrui. Ci si allontana, nel silenzio, nel vuoto, nel buio. Il corpo e la mente segnalano costantemente se si sta fuggendo da esso.

Indirizzo

Via Traversa Circonvallazione, 9
San Bartolomeo In Galdo
82028

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