Bellezza E Benessere Di Debora Zanellato

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03/12/2025

Con il tempo, qualcosa cambia.
Non di colpo. Non all’improvviso.
Ma cambia.

Ci si allontana un po’ dalle feste troppo piene,
dal rumore,
dai brindisi urlati,
dalle serate dove bisogna ridere forte per sentirsi vivi.

E da fuori, qualcuno commenta:
“Non è più la stessa.”
“Ha perso energia.”
“Si sta spegnendo…”

Ma non è vero.

Con il tempo, si impara.
A scegliere.
A capire che non dobbiamo essere ovunque per valere qualcosa.
Che non serve sforzarsi di piacere,
di adattarsi,
di restare in posti che non ci assomigliano più.

Si impara a dire:
“Questo non mi fa più bene.”
“Questo non mi appartiene.”
E nel dirlo… si respira.

Qualcuno penserà che siamo diventati distanti.
Qualcun altro crederà che siamo tristi.

Ma chi ha attraversato quel passaggio lo sa:
non è tristezza.
È pace.

È quel momento sacro in cui smetti di correre per essere visto…
e cominci, finalmente, a guardarti dentro.

È lì che nasce la libertà vera.
Quella che non ha età,
non ha rumore,
non ha bisogno di applausi.

Una libertà fatta di silenzi che curano,
di scelte che proteggono,
di ritorni che non sono fughe…
ma rinascite.

Se un rimpianto c’è,
è solo quello di non averlo capito prima.

Ma quando arriva…
capisci che non hai perso niente.
Hai solo smesso di perderti.

Perché non era distanza.
Era un ritorno.
Un ritorno a te.
Un ritorno a casa.

28/11/2025

Aveva 21 anni. Lui, 61.
Quando lei cercò di lasciarlo, Pablo Picasso la guardò e scoppiò a ridere:
«Nessuno lascia Picasso.»

Ma Françoise Gilot lo fece lo stesso.
E fu l’unica donna che riuscì davvero ad andarsene.

Picasso distruggeva le donne.
Non metaforicamente. Letteralmente.

Marie-Thérèse Walter si tolse la vita quattro anni dopo la sua morte.
Dora Maar, la fotografa geniale che lui ritrasse come La donna che piange, finì in istituti psichiatrici.
Jacqueline Roque, la sua seconda moglie, si sparò alla testa tredici anni dopo la sua scomparsa.

Il copione era sempre lo stesso:
trovava una donna giovane, brillante, la rendeva musa, la divorava dall’interno—e quando si stancava, la lasciava a pezzi.

Diceva che le donne erano “dee o zerbini”.
Le chiamava “macchine per soffrire”.

Tutte si spezzavano.
O restavano fino a perdersi, o crollavano tentando di scappare.

Tutte tranne una.

Parigi, 1943.
In una città occupata dai nazisti, in una stanza piena di fumo e tensione, Françoise — giovane studentessa di pittura — incontra Pablo Picasso.
Lui la guarda e dice: «Sei così giovane. Potrei essere tuo padre.»
Lei risponde, senza abbassare lo sguardo: «Tu non sei mio padre.»

Così era Françoise: acciaio sotto eleganza.

Stette con lui per dieci anni. Gli diede due figli.
Lui la dipinse centinaia di volte, la definì “la donna che vede troppo”.
E proprio per questo, lei vide ciò che le altre non avevano osato vedere:
la trappola.

«Lo amavo», disse, «ma vedevo anche come distruggeva ciò che diceva di amare.»

Nel 1953, dopo l’ennesima notte di manipolazioni e silenzi carichi di rabbia, si guardò allo specchio.
Aveva solo 32 anni.
Ma si sentiva vecchia, svuotata.
Alle spalle, i quadri di Picasso la fissavano come occhi eterni.

Si voltò verso di lui e disse, con calma:
«Me ne vado.»

Picasso rise. Una risata gelida. Incredula.
Nessuno aveva mai osato lasciarlo.

Ma lei fece le valigie.
Prese i suoi figli.
E uscì.
Senza scenate. Senza urla.
Solo la forza silenziosa di una donna che decide di salvare se stessa.

Non sparì.
Continuò a dipingere.
Crescendo da sola i suoi figli.
Ricostruì la sua carriera, tela dopo tela, mostra dopo mostra.

E nel 1964 pubblicò Vita con Picasso, un libro che raccontava tutto: genio e crudeltà, fascino e dominio.
Fu uno scandalo. Picasso cercò di bloccarne l’uscita.
Ma il libro divenne un successo mondiale.
Per la prima volta, il mito di Picasso si incrinava.
E la verità di Françoise diventava forza per altre donne.

«Dovevo raccontarlo», disse.
«Perché altre donne sapessero che si può sopravvivere.»

Anni dopo si innamorò di Jonas Salk, il medico che salvò milioni di vite con il vaccino contro la poliomielite.
«Picasso voleva possedere il mondo», disse.
«Jonas voleva guarirlo.»

Con lui trovò ciò che Picasso non le avrebbe mai dato:
un amore fatto di rispetto, non di potere.

Il suo talento sbocciò. I suoi quadri arrivarono al MoMA, al Pompidou, al MET.
Françoise Gilot era diventata ciò che Picasso temeva di più:
una donna libera, artista della propria vita.

Picasso morì nel 1973, a 91 anni, solo, circondato dai suoi quadri.
Françoise visse fino al 2023. Morì a 101 anni, in pace, dopo aver vissuto cinquant’anni di libertà in più di lui.

Ha dipinto, amato, insegnato, ispirato.
Ha visto i suoi figli crescere e la sua arte brillare.
Ha dimostrato che si può amare… senza annullarsi.

Quando le chiesero come avesse trovato il coraggio di andarsene, rispose con un sorriso:

«Perché la libertà è l’unico amore che vale la pena tenersi stretto.»

Picasso la dipinse cento volte, cercando di catturarla.
Ma fu Françoise a dipingere il proprio destino.

Aveva 21 anni quando lo incontrò.
32 quando lo lasciò.
101 quando morì.

E ogni giorno della sua lunga vita ha dimostrato una verità semplice e potente:

A volte, il più grande atto di creazione… è rifiutare di essere distrutta. 🎨✨

25/11/2025

Mi piace pensare che un giorno un uomo anziano porterà la sua nipotina a comprare un paio di scarpette nuove e lei le sceglierà di un rosso fiammante.
Allora il nonno le si inginocchierà di fronte per fargliele provare e le dirà "un tempo erano il simbolo contro la violenza sulle donne!"
La bimba gli sorriderà incredula "che cos'è la violenza?"
"Nulla, amore mio, non puoi saperlo, è una meschinità che apparteneva ad un mondo lontano dal nostro!"
( Massimo Lo Pilato )

22/11/2025
21/11/2025

La scienza lo ha confermato, ma il nostro cuore lo sapeva già da sempre. I cani non ci vogliono solo bene, ci amano davvero.
Quando sentono il nostro odore, nel loro cervello accade una piccola magia.
Si accende una zona legata al piacere, alla ricompensa, all’affetto più profondo.
E quella parte si illumina più che davanti al cibo, più che con il profumo di un altro cane. Perché per loro la vera felicità siamo noi.
Non è il gioco, non è il biscotto, non è la passeggiata di sempre. È la nostra voce, il nostro odore, il momento in cui torniamo a casa. È quel salto di gioia quando apriamo la porta, quella coda che danza impazzita, quello sguardo che ci fissa come fossimo il centro del mondo.
Non è abitudine, è amore.
Nel cuore di un cane vive qualcosa di puro, sincero, senza condizioni. Un amore che non conosce maschere, che non cambia mai, che resta fedele anche quando tutto il resto crolla.
E forse, in un mondo che rende tutto complicato, basterebbe guardare un cane per ricordarsi cos’è l’amore nella sua forma più semplice. 🐾❤️💙
Allevamento Elite Edition Amstaf

20/11/2025

Non dovete perdere peso
dovete perdere le pesantezze,
dovete togliervi di dosso
i chili di pietre che vi portate dentro,
le relazioni che non vi permettono
di restare in linea smagliante
con la vostra allegrezza

dovete smaltire i macigni che avete ingerito
collezionando paure e traumi
che nemmeno vi appartengono più,
dovete smetterla di pensare solo a bruciare calorie in eccesso
e iniziare a bruciare di calore,
sono gli affetti che ci tengono in salute
è il coraggio del bacio a mantenerci in forma
sono gli abbracci a far di voi persone di un certo peso

dovete togliervi dalle tasche del cuore
le responsabilità che vi siete addossate per niente,
voi non siete il sogno di vostro padre da seguire vivo,
non siete le ambizioni che il vostro maestro si aspetta da voi,
dovete perdere il peso delle aspettative
dovete avere il coraggio di inseguire solo i vostri sogni
anche fuori dai pasti
e riprendere a seguire
una corretta e sana leggerezza

non dovete buttare giù peso
dovete buttare via il pesante,
ci sono fuori forma invisibili da drenare,
smettetela di mettervi in bocca parole non vostre,
smettetela di prendere a rimorsi la vita
che sono i rancori le vere calorie di troppo,
che sono le amarezze i bocconi difficili da mandare giù

ricordatevi che basta un filo d'odio a crudo
per mettere su quintali addosso,
ed è facile alzarsi dalla sedia magari
ma quasi impossibile rialzarsi dall'assedio

non dovete perdere peso
dovete perdere le pesantezze,
abbiamo bisogno che le anime tornino in salute
abbiamo bisogno che le persone tornino al saluto,
bisogna tornare in linea con il cuore.

[gio evan]

Indirizzo

Via S Pertini 8
San Benigno Canavese
10080

Orario di apertura

Martedì 08:30 - 19:30
Mercoledì 08:30 - 19:30
Giovedì 08:30 - 12:30
14:30 - 19:30
Venerdì 08:30 - 13:00
14:30 - 19:30
Sabato 08:00 - 18:00

Telefono

+390119959404

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