Rosalba Di Piazza Psicologa e Psicoterapeuta Sistemico Relazionale

Rosalba Di Piazza Psicologa e Psicoterapeuta Sistemico Relazionale Informazioni di contatto, mappa e indicazioni stradali, modulo di contatto, orari di apertura, servizi, valutazioni, foto, video e annunci di Rosalba Di Piazza Psicologa e Psicoterapeuta Sistemico Relazionale, Medicina e salute, San Biagio Platani.

02/10/2024

Salute Mentale la denuncia di Cancrini: «Oggi le condizioni dell’assistenza psichiatrica sono insufficienti e da cambiare»

02/08/2024

Nella gara di pugilato che ieri ha visto contrapposte Angela Carini ad Imane Khelif ci sono state due donne sconfitte. La prima perché si è ritirata dopo pochi secondi, la seconda perché le è stato disconosciuto il suo essere donna. Per mere strumentalizzazioni politiche si è fatta passare la pugile algerina come una transessuale, adducendo come motivo che il suo genotipo fosse maschile. Non si è voluto appositamente neppure prendere in considerazione che invece fosse una persona intersessuale, più specificamente affetta dalla sindrome di Morris, ossia la sindrome di insensibilità agli androgeni.

Si tratta di una malattia rara, che interessa circa 1 neonato su 13000. Il feto, pur essendo geneticamente maschile (XY), sviluppa testicoli embrionali ma, a causa di una mutazione associata al gene dei recettori per gli androgeni, è insensibile agli ormoni maschili e sviluppa caratteri sessuali femminili. Questa discrepanza tra il sesso genetico e la formazione dei genitali esterni è una condizione differente dalla transessualità, in cui invece si verifica un conflitto fra l’identità di genere e il sesso fisico della persona. Le persone affette da questa sindrome sono dal punto di vista anatomico, psicologico, legale e sociale delle donne.

In quanto tale Imane Khelif ha partecipato a campionati mondiali di pugilato dilettanti femminile dal 2018 al 2022, vincendo ma anche perdendo con le altre pugili in gara. Quel che ha subito in questi giorni si connota, quindi, come un vero e proprio attacco improprio, soprattutto da parte di chi ha inteso usarla per sputare veleno sui e sulle transgender. Siamo le prime a sostenere che un’atleta transgender non possa competere nelle gare femminili, perché la sua struttura corporea ed il proprio patrimonio genetico costituiscono una condizione di aprioristico vantaggio sulle atlete di sesso femminile. Ma di qui a massacrare a parole la pugile algerina per battaglie ideologiche contro i/le transessuali molta acqua corre sotto i ponti.

Se è il sesso biologico di nascita a farci definire femmine, Imane lo è. Poi potremmo anche sollecitare una revisione delle norme e dei regolamenti sportivi che tenga conto delle Differenze dello Sviluppo del Sesso (DSD), come sono definite scientificamente. Ci domandiamo, però, la ragione del silenzio fragoroso sulle migliaia di atlete, in gran parte minorenni, che nella Germania dell’Est negli ultimi decenni del secolo scorso vennero virilizzate chimicamente e sacrificate alla nazione a loro insaputa, rese sì invincibili sul campo ma annientate nella vita.

Misteri che oggi di fronte al caso della pugile algerina svaniscono alla luce di un contesto sociale e politico fortemente improntato a mere strumentalizzazioni. Il corpo di una donna usato per confutare i diritti delle persone transessuali esce sconfitto da questa indegna competizione, ragione per la quale ci diciamo indignate e solidarizziamo con Imane Khelife, di cui pubblichiamo una foto da bambina attorniata dai suoi familiari.

18/11/2022

Il Gruppo di Lavoro sulle Pari Opportunità “Pari tutti” propone un webinar pensato al di là delle commemorazioni, per trattare il tema della violenza di genere e in particolare del femminicidio raccontando delle buone prassi di intervento e di prevenzione quotidiana, effettuate nel territorio siciliano dagli psicologi e dalle psicologhe insieme alle associazioni e alle istituzioni, per offrire spunti di riflessione e stimoli alla partecipazione attiva.

📌 𝐎𝐥𝐭𝐫𝐞 𝐢𝐥 𝟐𝟓 𝐧𝐨𝐯𝐞𝐦𝐛𝐫𝐞: 𝐅𝐨𝐜𝐮𝐬 𝐬𝐮𝐥 𝐅𝐞𝐦𝐦𝐢𝐧𝐢𝐜𝐢𝐝𝐢𝐨
📆 Sabato 26 novembre
🕕 Dalle 10 alle 12

Il webinar verrà svolto secondo un assetto dialogico e dinamico fra i relatori.

L'evento è 𝐚𝐩𝐞𝐫𝐭𝐨 𝐚 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐢 fino a esaurimento dei 500 posti disponibili.
Gli interessati potranno partecipare cliccando direttamente sul link presente nella scheda evento dove è disponibile il programma degli interventi ➡https://bit.ly/3giwwOY

13/07/2022

Repubblica di oggi, 13 luglio 2022: c’è una ragazzina ( bambina secondo i telegiornali RAI) che sfreccia da sola su uno scooter. Incontra il fidanzatino che ne ha 16, ci litiga, viene accoltellata quando gli dice che lo vuole lasciare. La famiglia e’ una famiglia di gente per bene, commenta il giornalista, non e’ legata ad ambienti della criminalita’.
La famiglia semplicemente non c’e’, penso io, se ad 11 anni ci si puo’ “ fidanzare “ e a 12 si puo’ “ sfrecciare su uno scooter “. E non ci sono scuole ne’ consultori in grado di aiutare i bambini di cui nessuno si occupa e le famiglie che non sono in grado di educarli. Capiremo un giorno che esistono luoghi, periferie, soprattutto nelle grandi citta’ in cui questo tipo di situazioni e’ terribilmente comune? Capiremo un giorno che per salvare questi bambini e le loro famiglie servono piccoli eserciti di psicologi in grado di fare psicoterapia e di assistenti sociali capaci di muoversi nelle comunita’, di educatori e di volontari in grado di proporre delle alternative a chi non trova spazi ne’ occasioni per vivere la sua infanzia e la sua preadolescenza in un modo normale? Tanti anni fa riuscimmo a Palermo, con un piccolo esercito di questo tipo a riportare a scuola tutti i bambini che evadevano l’obbligo all’ interno di un progetto voluto dal sindaco Leoluca Orlando e sostenuto fra gli altri dal Ministero della Pubblica Istruzione guidato allora da Sergio Mattarella. Andavamo di casa in casa, pero’, non aspettavamo che l’aiuto ci fosse richiesto. Perche’ ci sono famiglie disorientate e confuse dietro ai bambini che sfrecciano sugli scooter ed agli adolescenti che usano i coltelli. E perche’ di queste persone, bambini, ragazzi e famiglie, bisognerebbe occuparsi da prima che si verifichino i delitti e gli incidenti. Offrendo occasioni di vita a chi ne ha troppo poche ed evitando di lasciarli al destino triste della emarginazione o a quello orribile della manovalanza criminale.
Leggo, sullo stesso giornale, notizie di guerra e discorsi sulla crisi possibile del Governo. Ascolto le dichiarazioni, guardo le facce di chi le fa e torno sul mio niente affatto retorico “ capiremo un giorno “ e con grande tristezza mi dico dall’alto o dal basso dei miei 80 anni che quel giorno, se mai arrivera’, e’ ancora assai lontano.

01/06/2022

L’infelice uscita del presidente Bonomi è indice del fatto che una parte del Paese non è ancora pronta ad accettare il benessere psicologico come requisito fondamentale per una società migliore e più ricca.
Come ha bene sottolineato Gramellini “un imprenditore dovrebbe sapere che un lavoratore e un consumatore depressi sono i peggiori nemici della crescita: il primo lavora male e il secondo consuma poco. Perciò qualsiasi aiuto pubblico rivolto a curare le perturbazioni della psiche dovrebbe ricevere l'appoggio entusiasta del sistema produttivo.”

23/05/2022

𝐋𝐞 𝐛𝐚𝐭𝐭𝐚𝐠𝐥𝐢𝐞 𝐝𝐢 𝐅𝐚𝐥𝐜𝐨𝐧𝐞

Il quadro che mi trovai davanti, correva allora l’anno 1989, era di fatto sconcertante soprattutto nel campo del sociale.

Leoluca Orlando, da poco sindaco di Palermo mi aveva chiesto, nel clima di quella che veniva chiamata allora la primavera palermitana, di predisporre un progetto per la prevenzione delle tossicodipendenze ed io iniziai, come era naturale da una ricognizione sulla situazione dei servizi. Il quadro che mi trovai davanti, correva allora l’anno 1989, era di fatto sconcertante soprattutto nel campo del sociale.

Soltanto due erano in effetti allora le assistenti sociali assunte dal Comune in un territorio in cui l’assistenza ai minori era di fatto inesistente, dove le condizioni di indigenza potevano raggiungere livelli da terzo mondo, l’evasione scolastica era a livelli altissimi e le richieste di indagine sociale del Tribunale per i Minori con sopra scritto «trasmessa alla ASL» e «rifiutata dalla ASL perché non di sua competenza» giacevano da dieci anni senza essere state evase in un armadietto dell’assessorato. In modo abbastanza logico e subito approvato dal Sindaco e dall’intero Consiglio Comunale, il progetto si trasformò allora in un progetto di impianto dei servizi sociali in dieci quartieri poveri della città, dallo Zen alla Arenella a Brancaccio e a tanti altri, e nella assunzione, a questo scopo, di un piccolo esercito di assistenti sociali, psicologi e neuropsichiatri infantili che avrebbero dato il loro contributo alla prevenzione delle tossicodipendenze. Dando risposte alle esigenze dei minori e delle famiglie maggiormente a rischio.

Le potenzialità di rinnovamento legate a questo progetto anche dal punto di vista del suo impegno contro la mafia non sfuggirono a Giovanni Falcone che partecipò da protagonista alla sua presentazione e ci diede consigli importanti per la sua scrittura definitiva e nei primi passi della sua attuazione. Bene sapeva Giovanni quanto fosse importante, per i clan mafiosi, la possibilità di gestire in prima persona e con metodi suoi, sostituendosi allo Stato e qui al Comune, l’assistenza ai più bisognosi, la assegnazione delle case popolari e delle occasioni di lavoro perché una caratteristica forte delle organizzazioni mafiose era stata ed era, a Palermo, proprio la sua capacità di controllo del territorio. Forte e convinto fu, dunque, il suo appoggio ed il calore della sua simpatia nel corso degli incontri che avemmo in quella fase e negli anni successivi.

Di cui penso valga la pena raccontare qualcosa oggi, mentre ancora tanto si discute su di lui e sul modo in cui il suo lavoro fu reso difficile anche da chi avrebbe dovuto aiutarlo. Il primo episodio è del 1990. Abitava, Falcone, a via Notarbartolo dove la questura aveva installato un gabbiotto con uomini armati che sorvegliavano di giorno e di notte l’accesso ad una casa come tante altre. Ero andato a trovarlo insieme a Michele Figurelli, segretario del PCI di Palermo e avevamo parlato a lungo del progetto appena partito con l’apertura delle dieci sedi (cercate e trovate da noi stessi, con l’aiuto delle parrocchie e delle sezioni di partito, dei consigli di quartiere e delle associazioni di volontariato), la sua Francesca ci aveva offerto un caffè e scendemmo insieme per le scale con il capo scorta che si avvicinò a Giovanni chiedendogli a bassa voce dove dovevano andare. Lui rispose, l’altro scese in fretta ed a me venne da chiedere, stupito, come era possibile che il capo della sua scorta non fosse al corrente del luogo in cui si sarebbero recati perché anche a me era accaduto di vivere con la scorta ai tempi delle BR e sempre con loro si concordavano in anticipo i movimenti da fare. Con un sorriso d’intesa mi guardò allora Giovanni dicendo che quella era la situazione, che neppure della sua scorta lui, in quella fase, la fase dei corvi e delle trame, si poteva davvero fidare. Un segno tangibile proponendoci della solitudine tremenda in cui era costretto a vivere. Di cui le carte del CSM pubblicate in questi giorni propongono una conferma agghiacciante.

Il secondo episodio è di due anni dopo. Trasferito a Roma da Martelli per lavorare alla sua legge sulla Procura Nazionale Antimafia, Falcone era oggetto di critiche forti da colleghi, giornalisti e politici che gli rimproveravano una scelta percepita come di fuga da Palermo (dove peraltro gli si era ormai negato di poter lavorare sul serio) e di compromesso con personaggi (Martelli) su cui pendevano allora sospetti pesanti di collegamento elettorale con i poteri mafiosi ed io lo invitai, in quanto Ministro del Governo Ombra di Occhetto, a intervenire da relatore ad un convegno nella sala Valdina del Senato sul riciclaggio. «Nessuno dei politici mi ama e mi invita più, mi disse arrivando, è davvero bello che tu l’abbia fatto».

Molto si ironizzava al tempo, infatti, sul fallito attentato dell’Addaura e sul «protagonismo» di un giudice che, secondo alcuni dei suoi detrattori del tempo, non prendeva abbastanza sul serio l’idea di un terzo livello, politico, della mafia e davvero terribile era, ancora una volta, la solitudine cui era costretto l’uomo che non inseguiva le luci del palcoscenico politico ma continuava ostinatamente a seguire quello che gli dicevano la sua coscienza e la sua capacità di capire quale era davvero il colpo da assestare alle organizzazioni mafiose. Il terzo episodio è quello del mio ultimo incontro con lui, poche settimane prima della sua morte. Ero a Roma, al cinema Capranica, di sera, con mia moglie Francesca e lo vedo arrivare sorridente, tranquillo, con la sua Francesca e con la madre di lei. La sala era quasi vuota ed era facile notare l’assenza di una scorta, un fatto che mi sembrò curioso in un tempo in cui i rischi per lui sembravano ed erano ancora molti. Glielo dissi, con affetto, dunque, perché la sua mi sembrava una imprudenza grande ma lui mi rispose sorridendo, come se la mia preoccupazione gli facesse piacere ma gli sembrasse un po’ troppo ingenua, che a Roma lui di rischi non ne correva: «Tenteranno di uccidermi, dice, ma lo faranno laggiù, a Palermo».

Il che vuol dire alla fine, io spesso me lo sono detto nei giorni e negli anni successivi, che lui sapeva bene che la conseguenza più terribile di questa sua solitudine, politica e istituzionale, era proprio quella di consegnarlo nelle mani della mafia. Quello che è rimasto del lavoro e dell’impegno di Falcone è stato ed è sotto gli occhi di tutti anche se resta il rimpianto per quello che avrebbe potuto essere se avesse potuto lui stesso dirigere a lungo quella Procura Nazionale Antimafia cui dedicò gli ultimi anni della sua vita. Quello che è rimasto del progetto mio a Palermo è una rete di servizi sociali di base di cui Orlando ed altri hanno favorito la crescita in questi 25 anni dopo che, inseguito anch’io da minacce mafiose, sono stato costretto a tornare a Roma. Sta qui in fondo il bello di quella stagione straordinaria o forse della vita perché uomini come Falcone sono costretti a perdere, con grande amarezza e lucidità, battaglie che sembrano a volte fondamentali. La storia dà loro ragione, tuttavia, il che vuol dire forse che quelle comunque vinte da loro sono più importanti ed hanno effetti più duraturi di quelle vinte da chi non ha nulla da dire. Ai giovani e alle persone perbene di allora e di oggi.

3 giugno 2017 - l'Unità

25/04/2022

Libertà per la psicologia
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02/04/2022

Quattro prove per l'insegnamento della psicoterapia eBook : Cancrini, Luigi: Amazon.it: Libri

30/03/2022

Oggi è la giornata mondiale del disturbo bipolare, un'occasione per ispirare un cambiamento globale nel modo di pensare, per eliminare lo stigma sociale che circonda questo disturbo e promuovere l'accettazione attraverso un'educazione globale.
Il disturbo bipolare è un disturbo dell’umore a causa del quale nel soggetto si alternano fasi depressive seguite da fasi ipomaniacali o maniacali.
È importante riconoscere il disturbo e assicurare i necessari interventi non solo farmacologici, ma anche psicologici.

15/03/2022

I disturbi del comportamento alimentare continuano a crescere d’intensità e a condizionare pesantemente la vita di tutti coloro che ne soffrono e dei loro congiunti, connotandosi come una vera e propria epidemia silenziosa e nascosta.
A seguito del COVID-19 si è registrato un incremento di questi disturbi insieme ad una costante diminuzione dell'età di esordio.

Anche quest'anno, in occasione della Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla, il nostro Ordine desidera affrontare con grande energia questo tema, sensibilizzando l’opinione pubblica verso una maggiore consapevolezza delle problematiche inerenti e verso una maggiore conoscenza dei comportamenti più opportuni da adottare.
E per fare tutto ciò nel modo più coerente, il nostro Ordine, solo per oggi -ma idealmente per sempre- colora tutto di lilla: questo post, l'immagine di copertina, il sito www.oprs.it.

Forza, adesso fatelo anche voi: per oggi, coloratevi di lilla.

Indirizzo

San Biagio Platani
92020

Orario di apertura

Lunedì 17:00 - 20:00
Martedì 17:00 - 20:00
Mercoledì 14:00 - 20:00
Giovedì 14:00 - 20:00
Venerdì 14:00 - 20:00
Sabato 14:00 - 20:00

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