Osteopatia Chiara

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Il sacco durale
01/12/2025

Il sacco durale

Eccoci di nuovo insieme in questo fantastico lunedì con un nuovo episodio di “Anatomia Spassosa: esploriamo il corpo umano con un sorriso!” 😀

Oggi scendiamo nelle profondità più protette del nostro corpo.. quelle dove i nervi non ammettono scherzi. Parliamo del sacco durale!

Sì, hai letto bene: c’è un “sacco” dentro la colonna vertebrale, e non contiene merendine.. ma qualcosa di molto più prezioso!

Il sacco durale è come uno zaino tecnico da escursionista, solo che invece di proteggere borraccia e panino.. protegge midollo spinale, radici nervose e liquido cerebrospinale.

Un involucro forte, resistente, elastico, che custodisce la parte più delicata della nostra “rete elettrica”.

Cos’è e dov’è?

Il sacco durale è la porzione della dura madre che avvolge il midollo spinale e le radici nervose, formando una specie di tubo protettivo che inizia alla base del cranio, scende lungo tutto il canale vertebrale, e termina a livello di S2 circa.

All’interno contiene: midollo spinale (fino a L1-L2), cauda equina e liquido cerebrospinale (che fa da ammortizzatore interno)

Insomma.. è il cannone istituzionale della neuroprotezione!

A cosa serve?

Protegge il midollo spinale da urti, pressioni e trazioni, mantenendo un ambiente stabile ai nervi grazie al liquido cerebrospinale. Permette scorrimento sicuro tra midollo e vertebre e distribuisce le pressioni interne durante movimenti, salti e flessioni.

È il casco integrale del sistema nervoso centrale.

Curiosità divertente

Immagina il sacco durale come il palloncino più importante della tua vita: se lo schiacci da una parte, lui si gonfia dall’altra, sempre proteggendo ciò che contiene.

E pensa che ogni volta che ti muovi, lui ondeggia dolcemente insieme al liquido cerebrospinale: una specie di neuro-acquario da viaggio! 🤭

Funzionamento buffo

Quando salti, corri, pieghi la schiena o ti tocchi le punte dei piedi, il sacco durale si allunga, si accorcia e scivola con te.
Come un elastico di alta qualità, segue ogni movimento senza mai incepparsi.

È il “bodyguard flessibile” del midollo!

Nella vita di tutti i giorni

Il sacco durale lavora quando ti muovi velocemente, ti siedi a lungo, fai stretching, sollevi pesi o salti giù dal letto. E soprattutto quando i nervi vengono stirati (pensa al test di Lasègue).. sì, anche lì è lui che protegge e accompagna!

Parole complicate, spiegate semplici

Dura madre: la membrana più esterna e robusta che avvolge cervello e midollo.

Liquido cerebrospinale: il “brodo protettivo” che ammortizza tutto.

Cauda equina: fascio di radici nervose a forma di coda di cavallo.

Forame di coniugazione: buco da cui i nervi escono dal sacco.

Come può soffrire?

Il sacco durale può essere coinvolto in ernie discali che lo comprimono, stenosi del canale vertebrale, aderenze durali dopo interventi, infiammazioni meningeee, lacerazioni durali in traumi o chirurgia e mal di schiena irradiato, perché quando il sacco viene stirato.. i nervi protestano!

Momento educativo leggero

Muoviti spesso: a lungo andare, la rigidità lombare “stressa” anche le meningi. Respira bene: il liquido cerebrospinale si muove anche con il diaframma. Stretching dolce, non aggressivo e cura il core: maggiore stabilità equivale a meno pressioni inutili sul sacco durale.

E soprattutto: dolore irradiato o sintomi neurologici vanno SEMPRE valutati da un professionista sanitario.

Curiosità scientifica

Il sacco durale “galleggia” letteralmente nel canale vertebrale: il liquido cerebrospinale si muove con il battito cardiaco, l’atto respiratorio e perfino con i cambi di postura.

È così importante che in risonanza magnetica se ne studia la forma e le pressioni, in anestesia spinale si lavora proprio dentro lo spazio subaracnoideo e nelle malattie meninge è la prima struttura a cambiare comportamento.

Un involucro che non si vede, ma senza il quale.. nulla funzionerebbe.

Conclusione

La prossima volta che ti tocchi la schiena o fai un piegamento, pensa al tuo sacco durale: il custode silenzioso che protegge il tuo sistema nervoso 24 ore su 24, senza mai chiedere ferie!

Ci vediamo lunedì prossimo con un’altra meraviglia del corpo umano.. sempre con il sorriso! 🤗

Che belli i 'miei' muscoli monosegmentari
19/11/2025

Che belli i 'miei' muscoli monosegmentari

Hai mai visto un ponte sospeso oscillare nel vento? Da lontano sembra fragile, ma se lo attraversi capisci che è fatto per muoversi.
È proprio quel movimento che lo rende stabile.

La schiena funziona così.
Non è un muro. È un ponte.
Decine di muscoli, multifido, lunghissimo, ileocostale, rotatori, lavorano in silenzio per bilanciare ogni respiro, ogni passo, ogni pensiero.

Sono minuscoli fili di sicurezza che tengono la colonna viva e mobile, non rigida.

Eppure, quando la paura entra, smettiamo di fidarci del movimento. Ci irrigidiamo. E quei fili, tesi troppo a lungo, iniziano a far male.

Per chi non è del mestiere, il dolore alla schiena non viene solo dallo “stare storti”.
Spesso nasce dal tentativo di restare troppo fermi. La schiena non vuole forza: vuole libertà controllata.

Ogni piccolo muscolo in profondità, come il multifido, si accende a ogni respiro, a ogni sguardo, a ogni pensiero di difesa. Quando si spegne, la colonna perde il suo equilibrio naturale.

Per i colleghi: sistema dei muscoli erettori spinali e trasversospinali. Ruolo primario nel controllo fine segmentale e nella stabilità intervertebrale. Pattern comune: inibizione multifidale post-dolore lombare, aumento del tono paraspinale superficiale e rigidità compensatoria.

Obiettivo: riattivazione profonda, de-coattivazione superficiale, respirazione integrata.

E quindi?

Non “rinforzare la schiena”.
Rieduca il corpo a fidarsi di lei.
Perché un ponte rigido crolla, ma uno che oscilla.. regge tutto.

La schiena non è fatta per sopportare.
È fatta per danzare con la gravità.

Prova questo: stai in piedi, chiudi gli occhi e inspira lentamente. Senti la schiena che si muove? Se no, è solo spaventata.

Il mal di schiena non è un difetto di costruzione. È solo un ponte che ha dimenticato quanto è forte anche quando oscilla.

Post divulgativo a scopo educativo.
Non sostituisce la valutazione fisioterapica personalizzata.

LANAtomia.. perché ridere è importante 😅
18/11/2025

LANAtomia
.. perché ridere è importante 😅

Sempre utile. Come sempre è utile una valutazione del pavimento pelvico
17/11/2025

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Forse così risulta più chiaro come le posture errate vanno a caricare la spina dorsale in maniera eccessiva
14/11/2025

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Un po' troppo alla lettera 🤣
13/11/2025

Un po' troppo alla lettera 🤣

🇮🇹 Italiano
“Quando dici ai pazienti che devono ritrovare la loro postura, ma loro la prendono molto alla lettera.
🦴😅


🇬🇧 English
“When you tell your patients they need to find their posture again, and they take it a bit too literally.
🦴😅

12/11/2025

Scopri consigli pratici e approfondimenti sul benessere fisico e la fisioterapia. Leggi i nostri articoli su EduCare Fisio.

Mi è esploso il cervello 😅
10/11/2025

Mi è esploso il cervello 😅

06/11/2025
02/11/2025

☺️🥰

02/11/2025

Tutti credono che sollevare il braccio significhi “usare la spalla”.

Falso.

Il braccio si muove solo se la scapola gli dà il permesso.

Guarda questa immagine.

Ogni volta che porti il braccio sopra la testa, succede una danza perfetta: la scapola ruota verso l’alto, la clavicola si solleva e ruota all’indietro, la testa dell’omero ruota esternamente, e la spalla (quella vera, non quella che vedi allo specchio) si apre come una porta che funziona solo se tutti i cardini girano insieme.

Per chi non è del mestiere

Quando alzi il braccio e senti “tirare dietro”, non è l’artrosi, né il tendine. È la scapola che ha smesso di scivolare bene sulla gabbia toracica. È come se provassi ad aprire una porta con i cardini arrugginiti.

Risultato? Rumori, fatica, dolore, blocco.

Per i colleghi clinici

Pattern dissinergico scapolo-omerale con deficit di upward rotation e tilt posteriore della scapola, ipomobilità SC posteriore e overdrive GH.
Alterazione del ritmo scapolo-omerale, sovraccarico del cingolo, impingement secondario, instabilità microtraumatica.

Approccio: retraining scapolotoracico, controllo motorio, dissociazione e integrazione respiratoria con catene posteriori.

E quindi?

Non dire “solleva il braccio”. Dì “lascia che la scapola accompagni il movimento.” Il segreto non è spingere di più, ma sincronizzare.

“Non è il braccio che si muove.
È la scapola che decide quanto sei libero.”

Prova adesso!

Alza lentamente un braccio davanti allo specchio.
L’altra mano mettila sulla scapola.
Si muove subito o resta ferma per metà del percorso?
Scrivilo nei commenti!

La spalla non è un’articolazione.
È una squadra.
E se la scapola sciopera.. il braccio non lavora.

Post divulgativo a scopo educativo.
Non sostituisce la valutazione fisioterapica personalizzata.

Che bella giornata!Grazie per questa opportunità
26/10/2025

Che bella giornata!Grazie per questa opportunità

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