Dr Gennaro Ippolito Nutrizionista

Dr Gennaro Ippolito Nutrizionista Studio Nutrizione dott Gennaro Ippolito

Appassionato di scienza e della nutrizione umana, applicata come stile di vita, convivialità e lo stare bene in un perfetto equilibrio tra mente e corpo

🌿 𝗔𝗹𝗹𝗲𝗿𝗴𝗶𝗮 𝗮𝗹 𝗡𝗶𝗰𝗸𝗲𝗹: 𝗾𝘂𝗮𝗻𝗱𝗼 𝗮𝗻𝗰𝗵𝗲 𝗶𝗹 𝗰𝗶𝗯𝗼 𝗽𝘂𝗼' 𝗱𝗶𝘃𝗲𝗻𝘁𝗮𝗿𝗲 𝘂𝗻 𝗽𝗿𝗼𝗯𝗹𝗲𝗺𝗮! 🌿L’allergia al nichel è una delle intolleranze pi...
24/10/2025

🌿 𝗔𝗹𝗹𝗲𝗿𝗴𝗶𝗮 𝗮𝗹 𝗡𝗶𝗰𝗸𝗲𝗹: 𝗾𝘂𝗮𝗻𝗱𝗼 𝗮𝗻𝗰𝗵𝗲 𝗶𝗹 𝗰𝗶𝗯𝗼 𝗽𝘂𝗼' 𝗱𝗶𝘃𝗲𝗻𝘁𝗮𝗿𝗲 𝘂𝗻 𝗽𝗿𝗼𝗯𝗹𝗲𝗺𝗮! 🌿
L’allergia al nichel è una delle intolleranze più diffuse, ma spesso sottovalutate. Si manifesta non solo attraverso dermatiti da contatto, ma anche con disturbi gastrointestinali, mal di testa, gonfiore e senso di affaticamento.

👉 Molti alimenti di uso quotidiano — come pomodori, legumi, cacao, cereali integrali e frutta secca — contengono quantità variabili di nichel. Per questo, seguire una dieta a basso contenuto di nichel, sotto la guida di un nutrizionista, può aiutare a ridurre i sintomi e migliorare la qualità della vita.

💡 𝑳’𝒐𝒃𝒊𝒆𝒕𝒕𝒊𝒗𝒐 𝒏𝒐𝒏 è 𝒆𝒍𝒊𝒎𝒊𝒏𝒂𝒓𝒆 𝒄𝒐𝒎𝒑𝒍𝒆𝒕𝒂𝒎𝒆𝒏𝒕𝒆 𝒊𝒍 𝒏𝒊𝒄𝒉𝒆𝒍 (𝒊𝒎𝒑𝒐𝒔𝒔𝒊𝒃𝒊𝒍𝒆!), 𝒎𝒂 𝒃𝒊𝒍𝒂𝒏𝒄𝒊𝒂𝒓𝒆 𝒍𝒂 𝒅𝒊𝒆𝒕𝒂 𝒊𝒏 𝒎𝒐𝒅𝒐 𝒑𝒆𝒓𝒔𝒐𝒏𝒂𝒍𝒊𝒛𝒛𝒂𝒕𝒐, 𝒔𝒄𝒆𝒈𝒍𝒊𝒆𝒏𝒅𝒐 𝒄𝒊𝒃𝒊 𝒔𝒊𝒄𝒖𝒓𝒊 𝒆 𝒗𝒂𝒓𝒊𝒂𝒏𝒅𝒐 𝒍𝒆 𝒇𝒐𝒏𝒕𝒊 𝒂𝒍𝒊𝒎𝒆𝒏𝒕𝒂𝒓𝒊.

🚫 𝗔𝗟𝗜𝗠𝗘𝗡𝗧𝗜 𝗔𝗗 𝗔𝗟𝗧𝗢 𝗖𝗢𝗡𝗧𝗘𝗡𝗨𝗧𝗢 𝗗𝗜 𝗡𝗜𝗖𝗛𝗘𝗟 (𝗗𝗔 𝗟𝗜𝗠𝗜𝗧𝗔𝗥𝗘 𝗢 𝗘𝗩𝗜𝗧𝗔𝗥𝗘)

Questi cibi sono considerati ricchi di nichel (>100 µg/kg) e dovrebbero essere esclusi o consumati solo occasionalmente:

🥫 𝗟𝗲𝗴𝘂𝗺𝗶 𝗲 𝗱𝗲𝗿𝗶𝘃𝗮𝘁𝗶
• Soia e derivati (tofu, latte di soia, salsa di soia)
• Lenticchie, fagioli, piselli, ceci

🌰 𝗙𝗿𝘂𝘁𝘁𝗮 𝘀𝗲𝗰𝗰𝗮 𝗲 𝘀𝗲𝗺𝗶
• Nocciole, noci, mandorle, arachidi, pistacchi, anacardi, semi di girasole

🍫 𝗗𝗼𝗹𝗰𝗶 𝗲 𝗯𝗲𝘃𝗮𝗻𝗱𝗲
• Cioccolato e cacao in polvere
• Caffè solubile
• Tè nero e verde (soprattutto confezionato)
• Birra

🌾 𝗖𝗲𝗿𝗲𝗮𝗹𝗶 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗴𝗿𝗮𝗹𝗶
• Crusca, avena, farro, orzo, segale, miglio, grano saraceno
🥦 Verdure ad alto contenuto
• Pomodori, spinaci, asparagi, cavoli, cipolle, lattuga, carciofi, broccoli

🍇 𝗙𝗿𝘂𝘁𝘁𝗮
• Pere, prugne, kiwi, lamponi, ananas, pompelmo

🐟 𝗣𝗲𝘀𝗰𝗲 𝗲 𝗺𝗼𝗹𝗹𝘂𝘀𝗰𝗵𝗶
• Tonno, aringhe, ostriche, cozze
________________________________________
✅ 𝗔𝗟𝗜𝗠𝗘𝗡𝗧𝗜 𝗖𝗢𝗡𝗦𝗜𝗚𝗟𝗜𝗔𝗧𝗜 (𝗕𝗔𝗦𝗦𝗢 𝗖𝗢𝗡𝗧𝗘𝗡𝗨𝗧𝗢 𝗗𝗜 𝗡𝗜𝗖𝗛𝗘𝗟)

Questi alimenti sono generalmente ben tollerati e utili come base della dieta:

🥩 𝗣𝗿𝗼𝘁𝗲𝗶𝗻𝗲 𝗮𝗻𝗶𝗺𝗮𝗹𝗶
• Carne bianca: pollo, tacchino, coniglio
• Carne rossa magra (in quantità moderate)
• Uova

🥔 𝗩𝗲𝗿𝗱𝘂𝗿𝗲 𝗲 𝗼𝗿𝘁𝗮𝗴𝗴𝗶 𝗯𝗲𝗻 𝘁𝗼𝗹𝗹𝗲𝗿𝗮𝘁𝗶
• Patate, zucchine, carote, finocchi, cetrioli, cavolfiore, peperoni
• Insalate tipo scarola e indivia

🍎 𝗙𝗿𝘂𝘁𝘁𝗮
• Mele, pesche, albicocche, uva bianca, anguria

🍞 𝗖𝗲𝗿𝗲𝗮𝗹𝗶 𝗿𝗮𝗳𝗳𝗶𝗻𝗮𝘁𝗶
• Riso bianco, pasta e pane di farina 00
• Crackers o fette biscottate bianche (senza crusca)

🧈 𝗚𝗿𝗮𝘀𝘀𝗶 𝗲 𝗰𝗼𝗻𝗱𝗶𝗺𝗲𝗻𝘁𝗶
• Olio extravergine d’oliva
• Burro (con moderazione)
• Sale iodato

🥛 𝗟𝗮𝘁𝘁𝗶𝗰𝗶𝗻𝗶
• Latte, yogurt bianco, formaggi freschi

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⚠️ 𝗖𝗢𝗡𝗦𝗜𝗚𝗟𝗜 𝗣𝗥𝗔𝗧𝗜𝗖𝗜
🔹Usare utensili da cucina non metallici (preferire vetro, ceramica, silicone, acciaio inox di buona qualità).
🔹Evitare il contatto prolungato degli alimenti acidi (come pomodoro o limone) con superfici metalliche.
🔹Bere molta acqua oligominerale, povera di nichel.
🔹Preferire alimenti freschi e non confezionati.
🔹Alternare gli alimenti tollerati, per evitare carenze nutrizionali.
🔹Evitare multivitaminici contenenti nichel o metalli pesanti.
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🧑‍⚕️ 𝗖𝗢𝗡𝗦𝗜𝗚𝗟𝗜𝗢 𝗣𝗥𝗢𝗙𝗘𝗦𝗦𝗜𝗢𝗡𝗔𝗟𝗘
Una dieta a basso contenuto di nichel va personalizzata in base al grado di sensibilità individuale e alla presenza di altre condizioni (come IBS, dermatite atopica o allergie crociate).
È sempre raccomandata la supervisione di un biologo nutrizionista o allergologo, soprattutto per garantire il corretto apporto di:
• 𝒇𝒆𝒓𝒓𝒐
• 𝒄𝒂𝒍𝒄𝒊𝒐
• 𝒇𝒊𝒃𝒓𝒆
• 𝒗𝒊𝒕𝒂𝒎𝒊𝒏𝒆 𝒅𝒆𝒍 𝒈𝒓𝒖𝒑𝒑𝒐 𝑩

⏩⏩⏩⏩⏩⏩⏩⏩⏩⏩⏪⏪⏪⏪⏪⏪⏪⏪
𝗗𝗼𝘁𝘁 𝗚𝗲𝗻𝗻𝗮𝗿𝗼 𝗜𝗽𝗽𝗼𝗹𝗶𝘁𝗼
𝘊𝘰𝘯𝘴𝘶𝘭𝘦𝘯𝘻𝘢 𝘕𝘶𝘵𝘳𝘪𝘻𝘪𝘰𝘯𝘢𝘭𝘦 𝘦 𝘧𝘢𝘳𝘮𝘢𝘤𝘦𝘶𝘵𝘪𝘤𝘢
𝗜𝗻𝗳𝗼 & 𝗮𝗽𝗽𝘂𝗻𝘁𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗶
☎ 327 698 2300

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🌿 𝗖𝗲𝗹𝗹𝘂𝗹𝗶𝘁𝗲, 𝗔𝗱𝗶𝗽𝗲 𝗟𝗼𝗰𝗮𝗹𝗶𝘇𝘇𝗮𝘁𝗼, 𝗟𝗶𝗻𝗳𝗲𝗱𝗲𝗺𝗮 𝗲 𝗟𝗶𝗽𝗲𝗱𝗲𝗺𝗮: 𝗱𝗶𝗳𝗳𝗲𝗿𝗲𝗻𝘇𝗲, 𝗰𝗮𝘂𝘀𝗲 𝗲 𝘀𝘁𝗿𝗮𝘁𝗲𝗴𝗶𝗲 𝗱𝗶 𝘁𝗿𝗮𝘁𝘁𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼🔍 Comprendere le quatt...
20/10/2025

🌿 𝗖𝗲𝗹𝗹𝘂𝗹𝗶𝘁𝗲, 𝗔𝗱𝗶𝗽𝗲 𝗟𝗼𝗰𝗮𝗹𝗶𝘇𝘇𝗮𝘁𝗼, 𝗟𝗶𝗻𝗳𝗲𝗱𝗲𝗺𝗮 𝗲 𝗟𝗶𝗽𝗲𝗱𝗲𝗺𝗮: 𝗱𝗶𝗳𝗳𝗲𝗿𝗲𝗻𝘇𝗲, 𝗰𝗮𝘂𝘀𝗲 𝗲 𝘀𝘁𝗿𝗮𝘁𝗲𝗴𝗶𝗲 𝗱𝗶 𝘁𝗿𝗮𝘁𝘁𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼

🔍 Comprendere le quattro condizioni

Molto spesso vengono confusi tra loro, ma cellulite, adipe localizzato, linfedema e lipedema rappresentano condizioni distinte, con meccanismi patogenetici differenti:

📌𝗖𝗲𝗹𝗹𝘂𝗹𝗶𝘁𝗲 (𝗣𝗮𝗻𝗻𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼𝗽𝗮𝘁𝗶𝗮 𝗲𝗱𝗲𝗺𝗮𝘁𝗼-𝗳𝗶𝗯𝗿𝗼-𝘀𝗰𝗹𝗲𝗿𝗼𝘁𝗶𝗰𝗮): è un’alterazione del tessuto adiposo sottocutaneo, che porta a ritenzione di liquidi, infiammazione cronica e ispessimento dei setti fibrosi. È estremamente comune nel sesso femminile (oltre l’85% delle donne in età fertile) e si localizza soprattutto su cosce, glutei e addome.

📌𝗔𝗱𝗶𝗽𝗲 𝗹𝗼𝗰𝗮𝗹𝗶𝘇𝘇𝗮𝘁𝗼: rappresenta un accumulo di grasso resistente alla perdita di peso in specifiche aree corporee, spesso dovuto a fattori genetici, ormonali e recettoriali (ad esempio prevalenza di recettori α2-adrenergici). Può colpire sia uomini che donne, ma è più frequente nel sesso femminile.

📌𝗟𝗶𝗻𝗳𝗲𝗱𝗲𝗺𝗮: è una condizione cronica caratterizzata da un accumulo di linfa nei tessuti, causato da una disfunzione del sistema linfatico. Può essere primario (congenito) o secondario (post-chirurgico, post-infettivo o post-traumatico).

📌𝗟𝗶𝗽𝗲𝗱𝗲𝗺𝗮: patologia cronica e progressiva, quasi esclusiva del sesso femminile, che comporta un accumulo anomalo e simmetrico di tessuto adiposo negli arti inferiori, spesso associato a dolore, edema e facilità alla formazione di ematomi. Si stima che colpisca fino all’11% delle donne, spesso sottodiagnosticato o confuso con l’obesità.

⚖️ 𝑹𝒖𝒐𝒍𝒐 𝒅𝒆𝒈𝒍𝒊 𝒐𝒓𝒎𝒐𝒏𝒊

Le fluttuazioni ormonali (in particolare estrogeni e progesterone) giocano un ruolo cruciale:

Gli estrogeni aumentano la permeabilità capillare e favoriscono la ritenzione idrica.

Il progesterone può ridurre il tono venoso e favorire la comparsa di edema.

Gli ormoni tiroidei e insulina possono influenzare la lipogenesi e la distribuzione del grasso corporeo.

Questi meccanismi spiegano perché le donne, soprattutto in periodi di variazione ormonale (pubertà, gravidanza, menopausa), siano più predisposte.

⚠️ 𝑺𝒊𝒏𝒕𝒐𝒎𝒊 𝒑𝒓𝒊𝒏𝒄𝒊𝒑𝒂𝒍𝒊 𝒆 𝒊𝒎𝒑𝒂𝒕𝒕𝒐 𝒔𝒖𝒍𝒍𝒂 𝒒𝒖𝒂𝒍𝒊𝒕à 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒗𝒊𝒕𝒂

Sensazione di gambe pesanti, dolore e gonfiore.

Edema serotino, che peggiora nelle ore serali.

Alterazioni estetiche (pelle a “buccia d’arancia”, sproporzione arti-tronco).

Dolore e sensibilità al tatto, soprattutto nel lipedema.

Questi disturbi non sono solo estetici: incidono profondamente sul benessere psicofisico, sulla mobilità e sull’autostima del paziente.

🥑 La dieta chetogenica come approccio terapeutico integrato

La dieta chetogenica (VLCKD) è un protocollo nutrizionale a basso contenuto di carboidrati, moderato di proteine e ricco di grassi “buoni”.

Diversi studi pubblicati su PubMed (es. Paoli et al., Nutrients 2019; Moreno et al., Front Nutr 2021) hanno dimostrato benefici significativi in condizioni caratterizzate da infiammazione cronica e disfunzione microcircolatoria.

𝑩𝒆𝒏𝒆𝒇𝒊𝒄𝒊 𝒑𝒓𝒊𝒏𝒄𝒊𝒑𝒂𝒍𝒊 𝒏𝒆𝒍 𝒕𝒓𝒂𝒕𝒕𝒂𝒎𝒆𝒏𝒕𝒐 𝒅𝒊 𝒄𝒆𝒍𝒍𝒖𝒍𝒊𝒕𝒆, 𝒂𝒅𝒊𝒑𝒆 𝒆 𝒍𝒊𝒑𝒆𝒅𝒆𝒎𝒂

✅Riduzione dell’adipe localizzato
L’utilizzo dei corpi chetonici come fonte energetica favorisce la lipolisi selettiva, riducendo il grasso resistente.

✅Effetto antinfiammatorio sistemico
I corpi chetonici modulano citochine pro-infiammatorie (IL-6, TNF-α) e migliorano la sensibilità insulinica.

✅Azione drenante e miglioramento del microcircolo
L’abbassamento dell’insulina favorisce la diuresi e il drenaggio linfatico.

✅Miglioramento dell’efficienza venosa
Il peso corporeo ridotto e la minore infiammazione vascolare riducono la pressione sui capillari e migliorano il ritorno venoso.

✅Diminuzione del dolore e dell’edema
Diversi studi su pazienti con lipedema riportano riduzione della dolorabilità e migliore mobilità dopo protocolli chetogenici ben strutturati (Bertsch et al., Phlebology 2022).

💊 𝑰𝒏𝒕𝒆𝒈𝒓𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆 𝒏𝒖𝒕𝒓𝒊𝒛𝒊𝒐𝒏𝒂𝒍𝒆 𝒎𝒊𝒓𝒂𝒕𝒂

Oltre all’alimentazione, un approccio completo prevede l’utilizzo di integratori nutraceutici con azione flebotonica, capillaroprotettrice e antiedemigena:

Diosmina e Esperidina → migliorano il tono venoso e riducono la permeabilità capillare.

Bromelina → enzima ad azione antinfiammatoria e antiedemigena, utile nel drenaggio linfatico.

Centella Asiatica → stimola la produzione di collagene e rinforza la parete vascolare.

Meliloto e Rusco → migliorano il ritorno linfatico e riducono il gonfiore.

Vitamina C e bioflavonoidi → favoriscono la stabilità del connettivo e l’elasticità dei capillari.

Tali integratori, quando inseriti in un piano terapeutico mirato e supervisionato, possono amplificare gli effetti della dieta e migliorare i sintomi.

🩺 𝑻𝒆𝒓𝒂𝒑𝒊𝒆 𝒄𝒐𝒎𝒃𝒊𝒏𝒂𝒕𝒆: 𝒊𝒍 𝒓𝒖𝒐𝒍𝒐 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒎𝒆𝒅𝒊𝒄𝒊𝒏𝒂 𝒊𝒏𝒕𝒆𝒈𝒓𝒂𝒕𝒂

Un approccio multidisciplinare può prevedere la combinazione di nutrizione, integrazione e terapie mediche mirate:

🧦 Calze elastocompressive

Utilizzate per migliorare il ritorno venoso e linfatico, sono fondamentali nei casi di linfedema e lipedema. La compressione graduata riduce l’edema e il dolore.

💨 Carbossiterapia

Prevede l’iniezione sottocutanea di anidride carbonica medicale (CO₂) per migliorare la microcircolazione, ossigenazione tissutale e lipolisi. È una tecnica ambulatoriale, sicura e ben tollerata.

💉 Mesoterapia

Consiste nell’iniezione intradermica di piccole quantità di sostanze drenanti, lipolitiche e antinfiammatorie direttamente nelle aree affette.
Migliora la circolazione locale, riduce l’edema e favorisce la ristrutturazione del connettivo.

🔪 Chirurgia

Nei casi di lipedema avanzato, può essere indicata la liposuzione selettiva (tumescent o WAL), mirata a ridurre il tessuto adiposo patologico, sempre abbinata a terapia conservativa e follow-up nutrizionale.

🌸 𝑪𝒐𝒏𝒄𝒍𝒖𝒔𝒊𝒐𝒏𝒆

La gestione di cellulite, adipe localizzato, linfedema e lipedema richiede una visione integrata:

⏩Nutrizione personalizzata (chetogenica mirata)

⏩Integrazione scientificamente validata

⏩Supporto medico e fisioterapico

L’obiettivo non è solo migliorare l’estetica, ma ridurre l’infiammazione, migliorare il microcircolo, alleviare il dolore e restituire benessere e qualità di vita

𝑷𝒓𝒆𝒏𝒐𝒕𝒂 𝒖𝒏𝒂 𝒄𝒐𝒏𝒔𝒖𝒍𝒆𝒏𝒛𝒂: 𝒊𝒏𝒔𝒊𝒆𝒎𝒆 𝒑𝒐𝒔𝒔𝒊𝒂𝒎𝒐 𝒕𝒓𝒂𝒔𝒇𝒐𝒓𝒎𝒂𝒓𝒆 𝒊 𝒔𝒊𝒏𝒕𝒐𝒎𝒊 𝒊𝒏 𝒂𝒓𝒎𝒐𝒏𝒊𝒂.”
⏩⏩⏩⏩⏩⏩⏩⏩⏩⏩⏪⏪⏪⏪⏪⏪⏪⏪
𝗗𝗼𝘁𝘁 𝗚𝗲𝗻𝗻𝗮𝗿𝗼 𝗜𝗽𝗽𝗼𝗹𝗶𝘁𝗼
𝘊𝘰𝘯𝘴𝘶𝘭𝘦𝘯𝘻𝘢 𝘕𝘶𝘵𝘳𝘪𝘻𝘪𝘰𝘯𝘢𝘭𝘦 𝘦 𝘧𝘢𝘳𝘮𝘢𝘤𝘦𝘶𝘵𝘪𝘤𝘢
𝗜𝗻𝗳𝗼 & 𝗮𝗽𝗽𝘂𝗻𝘁𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗶
☎ 327 698 2300




📚 Riferimenti scientifici (PubMed):

Paoli A. et al., Nutrients, 2019.
Moreno B. et al., Frontiers in Nutrition, 2021.
Bertsch T. et al., Phlebology, 2022.
De Godoy J.M.P. et al., Vascular Health and Risk Management, 2020.
Wolf S. et al., Obesity Reviews, 2021

“𝗤𝘂𝗮𝗻𝗱𝗼 𝗹𝗮 𝘁𝗶𝗿𝗼𝗶𝗱𝗲 𝗽𝗮𝗿𝗹𝗮: 𝘃𝗲𝗿𝘀𝗼 𝘂𝗻𝗮 𝘀𝘁𝗿𝗮𝘁𝗲𝗴𝗶𝗮 𝗻𝘂𝘁𝗿𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗲 𝗰𝗵𝗲 𝘀𝘂𝗽𝗽𝗼𝗿𝘁𝗶 𝗹𝗮 𝗴𝘂𝗮𝗿𝗶𝗴𝗶𝗼𝗻𝗲 (𝗻𝗼𝗻 𝘀𝗼𝗹𝗼 𝗹𝗮 𝘁𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝗮 𝗼𝗿𝗺𝗼𝗻𝗮𝗹𝗲)”𝟏. ...
15/10/2025

“𝗤𝘂𝗮𝗻𝗱𝗼 𝗹𝗮 𝘁𝗶𝗿𝗼𝗶𝗱𝗲 𝗽𝗮𝗿𝗹𝗮: 𝘃𝗲𝗿𝘀𝗼 𝘂𝗻𝗮 𝘀𝘁𝗿𝗮𝘁𝗲𝗴𝗶𝗮 𝗻𝘂𝘁𝗿𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗲 𝗰𝗵𝗲 𝘀𝘂𝗽𝗽𝗼𝗿𝘁𝗶 𝗹𝗮 𝗴𝘂𝗮𝗿𝗶𝗴𝗶𝗼𝗻𝗲 (𝗻𝗼𝗻 𝘀𝗼𝗹𝗼 𝗹𝗮 𝘁𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝗮 𝗼𝗿𝗺𝗼𝗻𝗮𝗹𝗲)”

𝟏. 𝑬𝒑𝒊𝒅𝒆𝒎𝒊𝒐𝒍𝒐𝒈𝒊𝒂 𝒆 𝒊𝒏𝒄𝒊𝒅𝒆𝒏𝒛𝒂 𝒊𝒏 𝑰𝒕𝒂𝒍𝒊𝒂 (𝒆 𝒏𝒆𝒍 𝒎𝒐𝒏𝒅𝒐)

Le disfunzioni tiroidee (ipotiroidismo, ipertiroidismo, tiroiditi, malattie autoimmuni) sono molto più frequenti di quanto molti pensino.

Una meta-analisi europea ha stimato che, nel complesso, circa il 3,82 % della popolazione presenta una disfunzione tiroidea nota o non nota (3,05 % ipotiroidismo, 0,75 % ipertiroidismo).

In Italia, studi regionali mostrano prevalenze variabili: in una coorte sarda è emersa una prevalenza di ipotiroidismo conclamato dello 0,7 % e di forme subcliniche del 4,7 %.

Le tiroiditi autoimmuni (es. Hashimoto) hanno una prevalenza stimata globale tra 5 % e 10 % della popolazione, con valori più alti in aree con maggior screening.

Il rapporto femmine : maschi è nettamente sbilanciato. Nelle tiroiditi autoimmuni la probabilità per la donna è circa 3-4 volte quella per l’uomo.

In Italia, i noduli tiroidei sono molto frequenti: noduli palpabili si riscontrano circa nel 5 % delle donne e 1 % degli uomini, mentre con ecografia possono essere rilevati fino al 70 % delle persone “random” (più frequentemente nelle donne e negli anziani).

Solo una piccola percentuale di noduli è maligna (≈ 5 %).

Da un punto di vista dell’andamento temporale, in uno studio su ipertiroidismo in una grande popolazione si osserva una riduzione nel tempo dell’incidenza, con tassi maggiori nelle donne (IR femminile circa 76,75 per 100.000 vs maschile 31,13)

In sintesi: la malattia tiroidea è relativamente comune, molto più nelle donne che negli uomini, e spesso rimane “silente” o subclinica fino a che non si fanno test specifici. Per chi lavora nel benessere, nella nutrizione o nella medicina preventiva, è un ambito cruciale da conoscere.

𝟐. 𝑻𝒊𝒑𝒐𝒍𝒐𝒈𝒊𝒆 𝒅𝒊 𝒑𝒂𝒕𝒐𝒍𝒐𝒈𝒊𝒂 𝒕𝒊𝒓𝒐𝒊𝒅𝒆𝒂: 𝒂𝒖𝒕𝒐𝒊𝒎𝒎𝒖𝒏𝒊 𝒗𝒔 𝒏𝒐𝒏 𝒂𝒖𝒕𝒐𝒊𝒎𝒎𝒖𝒏𝒊

Per orientarsi, è utile distinguere varie forme:

🔰 Tiroidite autoimmune (Hashimoto, tiroidite linfocitica)
Attacchi immunitari alla tiroide, con produzione di auto-anticorpi (anti-TPO, anti-Tg)
Graduale distruzione del parenchima, riduzione della produzione ormonale, evoluzione verso ipotiroidismo

🔰 Tiroidite post-virali / subacuta / silente
Fase infiammatoria acuta, dolore (nelle forme subacuta), transitori aumenti ormonali
Spesso forma transitoria; con il tempo può restare cronica o guarire
Tiroiditi “fibrotiche” rare (es. tiroidite di Riedel)
Tessuto fibrotico, infiltrazione, rigidità tiroidea
Spesso compressione locale, raramente tiroide attiva; può portare a ipotiroidismo

🔰Ipertiroidismo / malattia di Graves (Basedow)
Autoimmunità stimolante verso il recettore TSH (TRAb), Iperproduzione di ormoni
Sintomatologia da eccesso ormonale, oftalmopatia possibili

🔰 Ipertiroidismo nodulare / gozzo tossico / adenomi tiroidei Noduli autonomi che producono ormoni, indipendenti da TSH Possibile progressione verso ipertiroidismo clinico, necessità di terapia specifica

🔰 Ipotiroidismo non autoimmune
Danno iatrogeno (chirurgia, radioterapia), carenza iodica grave)
Richiede monitoraggio e terapia sostitutiva se diventa clinico

🔰 Ipotiroidismo centrale / secondario
Etiologia ipofisaria o ipotalamica
Diagnosi più complessa, terapia diversa (spesso con coinvolgimento endocrinologico)

Questa distinzione è importante perché l’approccio nutrizionale — sebbene non sostitutivo della terapia — può modulare l’infiammazione, il drainage immunitario, il microambiente tiroideo e, potenzialmente, la progressione nodulare.

𝟑. 𝑹𝒖𝒐𝒍𝒐 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒕𝒆𝒓𝒂𝒑𝒊𝒂 𝒐𝒓𝒎𝒐𝒏𝒂𝒍𝒆 𝒔𝒐𝒔𝒕𝒊𝒕𝒖𝒕𝒊𝒗𝒂

Nelle forme di ipotiroidismo conclamato, la levotiroxina (T4) è il trattamento standard, con lo scopo di riportare i valori di TSH, fT4 e fT3 in range normali.

In alcune situazioni particolari può essere considerata la combinazione T4 + T3 nei pazienti che non si sentono bene con monoterapia, ma ciò va valutato con cautela e sotto supervisione specialistica.

L’obiettivo è eutiroideo: né troppo, né troppo poco, perché l’eccesso ormonale è altrettanto dannoso.

In ipertiroidismo, si usano farmaci antitiroidei (tirosinasi, carbimazolo, metimazolo), terapie ablative (radioiodio) o surgery, a seconda del quadro clinico.

La terapia ormonale non “cura” l’autoimmunità o la forma nodulare, ma stabilizza la funzione tiroidea mentre altre strategie (nutrizione, stile di vita) possono supportare il controllo dell’aggressione immunitaria o dell’ulteriore progressione nodulare.

𝟒. 𝑰𝒍 𝒓𝒖𝒐𝒍𝒐 𝒆𝒔𝒔𝒆𝒏𝒛𝒊𝒂𝒍𝒆 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒏𝒖𝒕𝒓𝒊𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆

Modulazione dell’infiammazione: molti fattori dietetici (eccesso glucidico, grassi proinfiammatori, disbiosi intestinale) mantengono uno stato pro-infiammatorio che può aggravare l’attivazione immunitaria tiroidea.

Riduzione dello stress ossidativo: fornire antiossidanti, micronutrienti tiroidei (selenio, zinco, ferro, vitamine del gruppo B) e ridurre elementi “pro-ossidanti” può preservare il parenchima tiroideo.

Effetto sul microambiente nodulare: una dieta favorevole può ostacolare la crescita nodulare, agendo su fattori di crescita, insulinoresistenza, IGF, mTOR, ecc.

Ottimizzazione metabolica: peso corporeo, sensibilità insulinica, composizione corporea influenzano il metabolismo tiroideo periferico (conversione T4 → T3) e il carico metabolico sull’asse tiroideo.

Miglior assorbimento: una nutrizione corretta supporta un intestino sano, migliora la biodisponibilità dei farmaci e dei nutrienti tiroidei, evita interferenze alimentari con la levotiroxina.

Alcune evidenze suggeriscono che ridurre i carboidrati o intervenire su carico glicemico possa ridurre l’infiammazione tiroidea (es. studio su pazienti con Hashimoto: dopo 6 mesi di dieta low-carboidrati si è registrata riduzione del contenuto d’acqua tiroideo (segno di edema/infiammazione) e riduzione dei titoli anticorpali (TPO-Ab, Tg-Ab).

In modelli sperimentali, la dieta che limita i carboidrati può influenzare il metabolismo immunitario, la segnalazione mTOR/AMPK, l’attivazione di vie antinfiammatorie tramite corpi chetonici (es. β-idrossibutirrato) che modulano NF-κB, NLRP3 ecc.

Uno studio pilota controllato su soggetti sani ha evidenziato che una dieta chetogenica isocalorica ha prodotto incremento di T4 e diminuzione di T3 (pur mantenendo i livelli nel range) rispetto a una dieta ad alto carboidrato, suggerendo un effetto sul metabolismo tiroideo indipendente dal dimagrimento.

Tuttavia, alcuni studi mostrano che diete a basso contenuto di carboidrati o di tipo Atkins possono comportare riduzioni significative di T3/fT3 (13,4 % e 10,6 %) e aumento di fT4 (12,1 %) su 12 settimane.

In generale, il bilanciamento è delicato: restrizioni troppo estreme o digiuni prolungati possono ridurre la conversione periferica T4 → T3 (fenomeno simile alla “sindrome da malato”).

Perciò, la nutrizione deve essere calibrata: non “esterna alla tiroide”, ma integrata, personalizzata, monitorata.

𝐋𝐢𝐧𝐞𝐞 𝐠𝐮𝐢𝐝𝐚 𝐨𝐩𝐞𝐫𝐚𝐭𝐢𝐯𝐞 𝐞 𝐬𝐮𝐠𝐠𝐞𝐫𝐢𝐦𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐩𝐫𝐚𝐭𝐢𝐜𝐢 𝐩𝐞𝐫 𝐢𝐥 𝐧𝐮𝐭𝐫𝐢𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢𝐬𝐭𝐚

✅Screening iniziale: prima di avviare protocolli “forti”, assicurarsi che il paziente abbia un esame completo (TSH, fT4, fT3, anticorpi (TPOAb, TgAb, TRAb se sospetto), ioduria, ferro, vitamina D, selenio, zinco, B12, folati, microbiota intestinale, glicemia/insulina).

✅Stabilizzazione metabolica / perdita peso: in pazienti con sovrappeso o insulinoresistenza, una fase a moderata restrizione glucidica può dare benefici metabolici che secondariamente aiutano la tiroide.

✅Introduzione graduale di chetosi se indicata: non partire da una chetosi estrema, ma costruire un “fase 0” di low-carb moderata, testare la tolleranza tiroidea, valutare l’adattamento.

✅Monitoraggio seriale: ripetere TSH / fT4 / fT3 / anticorpi (ogni 3-6 mesi), valutare anche CRP o marker infiammatori.

✅Attenzione alle integrazioni: iodio, selenio, zinco, ferro, vitamina D, omega-3 ad alta efficienza.
Mai somministrare iodio indiscriminatamente in fase acuta autoimmunitaria senza valutazione specialistica.

✅Ciclicità / flessibilità dietetica: nei soggetti che non tollerano chetosi prolungate, possono essere utili cicli o “refeed glucidici controllati” per evitare cali e reazioni compensatorie.

✅Attenzione alla compatibilità con la terapia: la levotiroxina (o altri farmaci tiroidei) ha interferenze con pasti, fibre, calcio, ferro — gestire con indicazioni precise ai pasti.

✅Supporto allo stile di vita: sonno, gestione dello stress (cortisolemia), attività fisica appropriata (inclusa attività di recupero, non solo “allenamento intenso”) — tutti fattori che influenzano l’asse HPT (ipotalamo-ipofisi-tiroide).

✅Valutazione qualitativa del miglioramento: non solo TSH/fT4/fT3, ma sintomi (affaticamento, intolleranza al freddo, capelli, pelle, peso, umore) e qualità di vita.

✅Adattamento individuale: non è una gara a chi riduce più carboidrati, ma trovare il protocollo che il paziente possa sostenere, che dia benefici, e che non generi “effetti collaterali metabolici”.

“𝑰𝒍 𝒕𝒖𝒐 𝒄𝒐𝒓𝒑𝒐 𝒑𝒂𝒓𝒍𝒂 — 𝒊𝒎𝒑𝒂𝒓𝒂 𝒂 𝒕𝒓𝒂𝒅𝒖𝒓𝒍𝒐.

𝑺𝒄𝒐𝒑𝒓𝒊 𝒐𝒈𝒈𝒊 𝒄𝒐𝒎𝒆 𝒖𝒏𝒂 𝒈𝒖𝒊𝒅𝒂 𝒏𝒖𝒕𝒓𝒊𝒛𝒊𝒐𝒏𝒂𝒍𝒆 𝒔𝒖 𝒎𝒊𝒔𝒖𝒓𝒂 𝒑𝒖ò 𝒇𝒂𝒓 𝒕𝒐𝒓𝒏𝒂𝒓𝒆 𝒊𝒏 𝒆𝒒𝒖𝒊𝒍𝒊𝒃𝒓𝒊𝒐 𝒍𝒂 𝒕𝒖𝒂 𝒕𝒊𝒓𝒐𝒊𝒅𝒆.

𝑷𝒓𝒆𝒏𝒐𝒕𝒂 𝒖𝒏𝒂 𝒄𝒐𝒏𝒔𝒖𝒍𝒆𝒏𝒛𝒂: 𝒊𝒏𝒔𝒊𝒆𝒎𝒆 𝒑𝒐𝒔𝒔𝒊𝒂𝒎𝒐 𝒕𝒓𝒂𝒔𝒇𝒐𝒓𝒎𝒂𝒓𝒆 𝒊 𝒔𝒊𝒏𝒕𝒐𝒎𝒊 𝒊𝒏 𝒂𝒓𝒎𝒐𝒏𝒊𝒂.”

⏩⏩⏩⏩⏩⏩⏩⏩⏩⏩⏪⏪⏪⏪⏪⏪⏪⏪
𝗗𝗼𝘁𝘁 𝗚𝗲𝗻𝗻𝗮𝗿𝗼 𝗜𝗽𝗽𝗼𝗹𝗶𝘁𝗼
𝘊𝘰𝘯𝘴𝘶𝘭𝘦𝘯𝘻𝘢 𝘕𝘶𝘵𝘳𝘪𝘻𝘪𝘰𝘯𝘢𝘭𝘦 𝘦 𝘧𝘢𝘳𝘮𝘢𝘤𝘦𝘶𝘵𝘪𝘤𝘢
𝗜𝗻𝗳𝗼 & 𝗮𝗽𝗽𝘂𝗻𝘁𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗶
☎ 327 698 2300


🩺 𝗦𝗧𝗘𝗔𝗧𝗢𝗦𝗜 𝗘𝗣𝗔𝗧𝗜𝗖𝗔: 𝗜𝗟 “𝗦𝗜𝗟𝗘𝗡𝗭𝗜𝗢𝗦𝗢” 𝗗𝗜𝗦𝗧𝗨𝗥𝗕𝗢 𝗗𝗘𝗟 𝗙𝗘𝗚𝗔𝗧𝗢 𝗚𝗥𝗔𝗦𝗦𝗢 𝗖𝗛𝗘 𝗖𝗢𝗟𝗣𝗜𝗦𝗖𝗘 𝗠𝗜𝗟𝗜𝗢𝗡𝗜 𝗗𝗜 𝗜𝗧𝗔𝗟𝗜𝗔𝗡𝗜Negli ultimi anni la stea...
13/10/2025

🩺 𝗦𝗧𝗘𝗔𝗧𝗢𝗦𝗜 𝗘𝗣𝗔𝗧𝗜𝗖𝗔: 𝗜𝗟 “𝗦𝗜𝗟𝗘𝗡𝗭𝗜𝗢𝗦𝗢” 𝗗𝗜𝗦𝗧𝗨𝗥𝗕𝗢 𝗗𝗘𝗟 𝗙𝗘𝗚𝗔𝗧𝗢 𝗚𝗥𝗔𝗦𝗦𝗢 𝗖𝗛𝗘 𝗖𝗢𝗟𝗣𝗜𝗦𝗖𝗘 𝗠𝗜𝗟𝗜𝗢𝗡𝗜 𝗗𝗜 𝗜𝗧𝗔𝗟𝗜𝗔𝗡𝗜
Negli ultimi anni la steatosi epatica non alcolica (NAFLD) è diventata una delle patologie metaboliche più diffuse in Italia — e troppo spesso sottovalutata.
Si tratta di una condizione in cui il fegato accumula un eccesso di grassi (trigliceridi) nelle proprie cellule, anche in soggetti che non fanno uso eccessivo di alcol.
📊 𝗜𝗡𝗖𝗜𝗗𝗘𝗡𝗭𝗔 𝗜𝗡 𝗜𝗧𝗔𝗟𝗜𝗔
Secondo i più recenti dati epidemiologici, circa il 25-30% della popolazione italiana presenta una forma di steatosi epatica.
L’incidenza aumenta con l’età e con la presenza di obesità, diabete di tipo 2, dislipidemie e sindrome metabolica.
🔹 Uomini: la prevalenza è maggiore nel sesso maschile, soprattutto tra i 40 e i 65 anni.
🔹 Donne: l’incidenza aumenta dopo la menopausa, quando la diminuzione degli estrogeni riduce la protezione ormonale a livello epatico e metabolico.

🍎 𝗟’𝗔𝗣𝗣𝗥𝗢𝗖𝗖𝗜𝗢 𝗡𝗨𝗧𝗥𝗜𝗭𝗜𝗢𝗡𝗔𝗟𝗘 𝗘' 𝗟𝗔 𝗧𝗘𝗥𝗔𝗣𝗜𝗔 𝗣𝗜𝗨' 𝗘𝗙𝗙𝗜𝗖𝗔𝗖𝗘
Non esiste un farmaco risolutivo per la steatosi epatica, ma la nutrizione personalizzata rappresenta la chiave del trattamento.
L’obiettivo è ridurre il grasso intraepatico, migliorare la sensibilità insulinica e controllare i marker infiammatori.

𝑬𝒄𝒄𝒐 𝒂𝒍𝒄𝒖𝒏𝒆 𝒔𝒕𝒓𝒂𝒕𝒆𝒈𝒊𝒆 𝒏𝒖𝒕𝒓𝒊𝒛𝒊𝒐𝒏𝒂𝒍𝒊 𝒆𝒇𝒇𝒊𝒄𝒂𝒄𝒊, 𝒔𝒖𝒑𝒑𝒐𝒓𝒕𝒂𝒕𝒆 𝒅𝒂 𝒆𝒗𝒊𝒅𝒆𝒏𝒛𝒆 𝒔𝒄𝒊𝒆𝒏𝒕𝒊𝒇𝒊𝒄𝒉𝒆:

✅ Riduzione del peso corporeo (anche solo il 7-10% può migliorare significativamente la funzionalità epatica).
✅ Alimentazione a basso contenuto di zuccheri semplici, in particolare riducendo fruttosio e bevande zuccherate.
✅ Incremento di fibre, verdure, frutta a basso indice glicemico e cereali integrali.
✅ Aumento del consumo di pesce azzurro, olio extravergine d’oliva e frutta secca, fonti preziose di acidi grassi omega-3.
✅ Limitazione di carni rosse e insaccati, preferendo proteine magre come legumi, pesce e carni bianche.
✅ Stile mediterraneo, ricco di antiossidanti e fitocomposti, riconosciuto a livello mondiale come modello protettivo per il fegato.
✅ Dieta chetogenica VLCKD nei pazienti NAFLD con obesità concomitante

⚠️ 𝗟𝗘 𝗖𝗢𝗠𝗣𝗟𝗜𝗖𝗔𝗭𝗜𝗢𝗡𝗜 𝗗𝗜 𝗨𝗡𝗔 𝗦𝗧𝗘𝗔𝗧𝗢𝗦𝗜 𝗡𝗢𝗡 𝗖𝗨𝗥𝗔𝗧𝗔
La steatosi epatica, se trascurata, può evolvere progressivamente:
⛔️Steatoepatite (NASH) – lo stadio infiammatorio che danneggia gli epatociti.
⛔️Fibrosi epatica – formazione di tessuto cicatriziale che ostacola il normale flusso sanguigno.
⛔️Cirrosi epatica – distruzione irreversibile della struttura del fegato, con compromissione funzionale.
⛔️Epatocarcinoma (HCC) – tumore maligno del fegato, possibile esito finale nei casi più avanzati.
Un percorso, purtroppo, spesso silenzioso e progressivo, ma che può essere fermato con il giusto intervento nutrizionale e uno stile di vita sano.

🌿 𝗖𝗢𝗡𝗖𝗟𝗨𝗦𝗜𝗢𝗡𝗜 𝗘 𝗠𝗢𝗧𝗜𝗩𝗔𝗭𝗜𝗢𝗡𝗘

Il fegato è un organo straordinario, capace di rigenerarsi e di tornare in salute se gli si dà la possibilità di farlo.
Prendersene cura significa investire nella propria energia, nella digestione, nella vitalità e nella longevità.

“Ogni scelta che fai oggi costruisce il corpo che avrai domani.
Inizia ora a nutrire il tuo benessere: il tuo fegato ti ringrazierà.”

💚 𝑃𝑟𝑒𝑛𝑜𝑡𝑎 𝑙𝑎 𝑡𝑢𝑎 𝑣𝑖𝑠𝑖𝑡𝑎 𝑛𝑢𝑡𝑟𝑖𝑧𝑖𝑜𝑛𝑎𝑙𝑒 𝑒 𝑠𝑐𝑜𝑝𝑟𝑖 𝑐𝑜𝑚𝑒 𝑢𝑛 𝑝𝑖𝑎𝑛𝑜 𝑎𝑙𝑖𝑚𝑒𝑛𝑡𝑎𝑟𝑒 𝑝𝑒𝑟𝑠𝑜𝑛𝑎𝑙𝑖𝑧𝑧𝑎𝑡𝑜 𝑝𝑢ò 𝑎𝑖𝑢𝑡𝑎𝑟𝑡𝑖 𝑎 𝑟𝑖𝑑𝑎𝑟𝑒 𝑒𝑞𝑢𝑖𝑙𝑖𝑏𝑟𝑖𝑜 𝑒 𝑙𝑒𝑔𝑔𝑒𝑟𝑒𝑧𝑧𝑎 𝑎𝑙 𝑡𝑢𝑜 𝑜𝑟𝑔𝑎𝑛𝑖𝑠𝑚𝑜.

✴✴✴ 𝐒𝐓𝐀𝐘 𝐓𝐔𝐍𝐄𝐃 ✴✴✴
𝗗𝗼𝘁𝘁 𝗚𝗲𝗻𝗻𝗮𝗿𝗼 𝗜𝗽𝗽𝗼𝗹𝗶𝘁𝗼
𝐶𝑜𝑛𝑠𝑢𝑙𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑁𝑢𝑡𝑟𝑖𝑧𝑖𝑜𝑛𝑎𝑙𝑒 & 𝐹𝑎𝑟𝑚𝑎𝑐𝑒𝑢𝑡𝑖𝑐𝑎
𝐼𝑛𝑓𝑜 & 𝑝𝑟𝑒𝑛𝑜𝑡𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑖
𝐂𝐞𝐥𝐥: 𝟑𝟐𝟕 𝟔𝟗𝟖𝟐𝟑𝟎𝟎

🟢 𝗡𝗼𝘃𝗶𝘁𝗮' 𝘀𝘁𝗼𝗿𝗶𝗰𝗮: il Senato ha dato il via libera alla legge per la prevenzione e cura dell’obesità 🟢Oggi è un giorno d...
01/10/2025

🟢 𝗡𝗼𝘃𝗶𝘁𝗮' 𝘀𝘁𝗼𝗿𝗶𝗰𝗮: il Senato ha dato il via libera alla legge per la prevenzione e cura dell’obesità 🟢

Oggi è un giorno da segnare nella storia della sanità italiana: il Senato ha approvato la legge che riconosce l’obesità come malattia e ne prevede la prevenzione, la diagnosi e il trattamento. Ora si attende la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale per l’entrata in vigore formale.

📊 𝗜𝗻 𝗜𝘁𝗮𝗹𝗶𝗮, 𝗰𝗶𝗿𝗰𝗮 𝟲 𝗺𝗶𝗹𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗱𝗶 𝗰𝗶𝘁𝘁𝗮𝗱𝗶𝗻𝗶 𝗮𝗱𝘂𝗹𝘁𝗶 𝗰𝗼𝗻𝘃𝗶𝘃𝗼𝗻𝗼 𝗰𝗼𝗻 𝗹’𝗼𝗯𝗲𝘀𝗶𝘁à, secondo le stime dell’ISTAT. Finalmente si apre una strada concreta per dare loro risposte: questa legge non è solo simbolica, ma rappresenta una disposizione organica per la prevenzione e la cura dell’obesità, trattata come una malattia cronica, progressiva e recidivante.

📜 𝗖𝗼𝘀𝗮 𝗽𝗿𝗲𝘃𝗲𝗱𝗲 𝗶𝗹 𝘁𝗲𝘀𝘁𝗼 𝗹𝗲𝗴𝗶𝘀𝗹𝗮𝘁𝗶𝘃𝗼 (𝟲 𝗮𝗿𝘁𝗶𝗰𝗼𝗹𝗶)

L’obesità è riconosciuta come patologia progressiva e recidivante, che va gestita nel tempo con continuità.

Le persone con obesità avranno diritto alle prestazioni incluse nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), garantite dal Servizio Sanitario Nazionale.

Si istituisce un programma nazionale di prevenzione e cura, con campagne informative, educazione alimentare, promozione di attività fisica e sensibilizzazione sociale.

Si prevede la creazione di un Osservatorio nazionale sull’obesità per monitorare dati, stili di vita e andamento della patologia.

Sono stanziati fondi progressivi per gli anni 2025-2027 per finanziare le attività previste.

Le risorse necessarie verranno reperite mediante riduzioni e riallocazioni interne al bilancio sanitario.

L’obiettivo dichiarato è chiaro: tutelare la salute e migliorare la qualità di vita delle persone con obesità, intervenendo non solo sui fattori dietetici e comportamentali ma anche sulle componenti sanitarie e assistenziali.

🔜 𝗤𝘂𝗮𝗹 è 𝗶𝗹 𝗽𝗮𝘀𝘀𝗼 𝘀𝘂𝗰𝗰𝗲𝘀𝘀𝗶𝘃𝗼?

Il provvedimento dovrà essere inserito nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA): questo passaggio è fondamentale, perché solo con l’inclusione nei LEA le prestazioni per diagnosi, presa in carico e trattamento dell’obesità saranno effettivamente accessibili a tutti su tutto il territorio nazionale.

✅ 𝗨𝗻𝗮 𝗰𝗼𝗻𝗾𝘂𝗶𝘀𝘁𝗮 𝘀𝘁𝗼𝗿𝗶𝗰𝗮: 𝗱𝗶𝗿𝗶𝘁𝘁𝗼 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝘀𝗮𝗹𝘂𝘁𝗲 𝗿𝗶𝗰𝗼𝗻𝗼𝘀𝗰𝗶𝘂𝘁𝗼

Per troppo tempo la popolazione obesa è stata ignorata, stigmatizzata o ridotta a “problema estetico”. Ora lo Stato riconosce che anche chi convive con l’obesità ha diritto alla salute: un diritto che per decenni è stato negato o sottovalutato. Finalmente si apre la via per cure efficaci, continuità assistenziale e un percorso dignitoso per chi ne ha bisogno.

✨ 𝗨𝗻 𝗶𝗻𝘃𝗶𝘁𝗼 𝗽𝗼𝘁𝗲𝗻𝘁𝗲

Se senti che è arrivato il momento di agire, di prenderti cura di te stesso, di non accontentarti di una vita limitata… vieni nel mio studio. Ti aiuterò con un percorso personalizzato, efficace e consapevole: ogni passo conta, ogni giorno è un’opportunità.

👉 𝑷𝒓𝒆𝒏𝒐𝒕𝒂 𝒐𝒈𝒈𝒊 𝒍𝒂 𝒕𝒖𝒂 𝒗𝒊𝒔𝒊𝒕𝒂 𝒆 𝒕𝒓𝒂𝒔𝒇𝒐𝒓𝒎𝒊𝒂𝒎𝒐 𝒊𝒏𝒔𝒊𝒆𝒎𝒆 𝒍𝒂 𝒑𝒓𝒐𝒎𝒆𝒔𝒔𝒂 𝒅𝒊 𝒒𝒖𝒆𝒔𝒕𝒂 𝒍𝒆𝒈𝒈𝒆 𝒊𝒏 𝒖𝒏𝒂 𝒓𝒆𝒂𝒍𝒕à 𝒄𝒐𝒏𝒄𝒓𝒆𝒕𝒂 𝒑𝒆𝒓 𝒕𝒆.

✴✴✴ 𝐒𝐓𝐀𝐘 𝐓𝐔𝐍𝐄𝐃 ✴✴✴
𝗗𝗼𝘁𝘁 𝗚𝗲𝗻𝗻𝗮𝗿𝗼 𝗜𝗽𝗽𝗼𝗹𝗶𝘁𝗼
𝐶𝑜𝑛𝑠𝑢𝑙𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑁𝑢𝑡𝑟𝑖𝑧𝑖𝑜𝑛𝑎𝑙𝑒 & 𝐹𝑎𝑟𝑚𝑎𝑐𝑒𝑢𝑡𝑖𝑐𝑎
𝐼𝑛𝑓𝑜 & 𝑝𝑟𝑒𝑛𝑜𝑡𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑖
𝐂𝐞𝐥𝐥: 𝟑𝟐𝟕 𝟔𝟗𝟖𝟐𝟑𝟎𝟎

✨ 𝗗𝗶𝗲𝘁𝗮 𝗰𝗵𝗲𝘁𝗼𝗴𝗲𝗻𝗶𝗰𝗮 𝗲 𝗽𝗿𝗼𝘁𝗲𝗶𝗻𝗲: 𝗮𝘁𝘁𝗲𝗻𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗾𝘂𝗮𝗹𝗶𝘁𝗮', 𝗻𝗼𝗻 𝘀𝗼𝗹𝗼 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗾𝘂𝗮𝗻𝘁𝗶𝘁𝗮'!✨Quando si parla di dieta chetogenica,...
26/09/2025

✨ 𝗗𝗶𝗲𝘁𝗮 𝗰𝗵𝗲𝘁𝗼𝗴𝗲𝗻𝗶𝗰𝗮 𝗲 𝗽𝗿𝗼𝘁𝗲𝗶𝗻𝗲: 𝗮𝘁𝘁𝗲𝗻𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗾𝘂𝗮𝗹𝗶𝘁𝗮', 𝗻𝗼𝗻 𝘀𝗼𝗹𝗼 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗾𝘂𝗮𝗻𝘁𝗶𝘁𝗮'!✨

Quando si parla di dieta chetogenica, spesso il dibattito si concentra solo sulla drastica riduzione dei carboidrati. Ma c’è un aspetto fondamentale che viene trascurato: l’apporto proteico.

🔎 Non tutte le proteine hanno lo stesso effetto sul metabolismo.
Alcune fonti proteiche sono insulinogeniche, cioè stimolano una risposta insulinica significativa. Fonti proteiche sono:

🥛 Latticini (siero di latte, yogurt, latte)

🐟 Pesce (soprattutto bianco e magro)

🥚 Albume d’uovo

🍗 Carni magre

⚖️ 𝗩𝗮𝗻𝘁𝗮𝗴𝗴𝗶 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗽𝗿𝗼𝘁𝗲𝗶𝗻𝗲 𝗶𝗻𝘀𝘂𝗹𝗶𝗻𝗼𝗴𝗲𝗻𝗶𝗰𝗵𝗲:
✔️ Favoriscono la sintesi proteica e quindi il mantenimento della massa muscolare.
✔️ Supportano il recupero post-allenamento.
✔️ Possono aumentare la sazietà nel breve termine.

❌ 𝗦𝘃𝗮𝗻𝘁𝗮𝗴𝗴𝗶 𝘀𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝗯𝗶𝗹𝗮𝗻𝗰𝗶𝗮𝘁𝗲 𝗰𝗼𝗿𝗿𝗲𝘁𝘁𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲:

✅Possono stimolare la gluconeogenesi, riducendo la produzione di corpi chetonici.

✅Possono bloccare o rallentare la chetosi.

✅ Possono stimolare la fame e aumentare la difficoltà di aderenza alla dieta.

✅Possono alterare la risposta metabolica, rendendo meno efficace il dimagrimento.

💡 𝗟𝗮 𝘀𝗼𝗹𝘂𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲?
Non esiste una proteina “perfetta” da sola. 𝗘' 𝗳𝗼𝗻𝗱𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗮𝗹𝗲:

📍Alternare proteine insulinemiche e non insulinemiche.

📍Personalizzare la quota proteica in base alla costituzione e al fabbisogno individuale.

📍Mantenere il giusto equilibrio tra i macronutrienti:

📍Carboidrati → molto bassi

📍Proteine → adeguate e calibrate

📍Grassi → variabili, in base al protocollo chetogenico adottato

👉 𝗖𝗼𝗻𝗰𝗹𝘂𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲:
La dieta chetogenica non è solo “pochi carboidrati”. È un raffinato equilibrio metabolico tra carboidrati, proteine e grassi, e dalla loro interazione dipende il successo del percorso di dimagrimento e benessere.

✨ Affidati per impostare il giusto bilanciamento: la chetogenica, se ben strutturata, è un potente strumento nutrizionale.
✴✴✴ 𝐒𝐓𝐀𝐘 𝐓𝐔𝐍𝐄𝐃 ✴✴✴
𝗗𝗼𝘁𝘁 𝗚𝗲𝗻𝗻𝗮𝗿𝗼 𝗜𝗽𝗽𝗼𝗹𝗶𝘁𝗼
𝐶𝑜𝑛𝑠𝑢𝑙𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑁𝑢𝑡𝑟𝑖𝑧𝑖𝑜𝑛𝑎𝑙𝑒 & 𝐹𝑎𝑟𝑚𝑎𝑐𝑒𝑢𝑡𝑖𝑐𝑎
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𝐂𝐞𝐥𝐥: 𝟑𝟐𝟕 𝟔𝟗𝟖𝟐𝟑𝟎𝟎

🧪 𝗦𝘁𝗶𝗰𝗸 𝘂𝗿𝗶𝗻𝗮𝗿𝗶 𝗽𝗲𝗿 𝗹𝗮 𝗱𝗲𝘁𝗲𝗿𝗺𝗶𝗻𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗰𝗵𝗲𝘁𝗼𝘀𝗶: 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗼 𝗾𝘂𝗲𝗹𝗹𝗼 𝗰𝗵𝗲 𝗱𝗲𝘃𝗶 𝘀𝗮𝗽𝗲𝗿𝗲Gli stick urinari sono uno degli strume...
22/09/2025

🧪 𝗦𝘁𝗶𝗰𝗸 𝘂𝗿𝗶𝗻𝗮𝗿𝗶 𝗽𝗲𝗿 𝗹𝗮 𝗱𝗲𝘁𝗲𝗿𝗺𝗶𝗻𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗰𝗵𝗲𝘁𝗼𝘀𝗶: 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗼 𝗾𝘂𝗲𝗹𝗹𝗼 𝗰𝗵𝗲 𝗱𝗲𝘃𝗶 𝘀𝗮𝗽𝗲𝗿𝗲
Gli stick urinari sono uno degli strumenti più diffusi e semplici per monitorare la chetosi, cioè la condizione metabolica in cui l’organismo utilizza prevalentemente i grassi come fonte energetica, producendo corpi chetonici.
🔹 𝗖𝗵𝗲 𝗰𝗼𝘀𝗮 𝘀𝗼𝗻𝗼 𝗴𝗹𝗶 𝘀𝘁𝗶𝗰𝗸 𝘂𝗿𝗶𝗻𝗮𝗿𝗶?
Si tratta di strisce reattive che, a contatto con l’urina, cambiano colore in base alla concentrazione di chetoni presenti. Sono facili da utilizzare e forniscono un’indicazione rapida sullo stato di chetosi.
🔹 𝗤𝘂𝗮𝗹𝗲 𝗿𝗲𝗮𝘁𝘁𝗶𝘃𝗼 𝘂𝘁𝗶𝗹𝗶𝘇𝘇𝗮𝗻𝗼 𝗲 𝗰𝗼𝘀𝗮 𝗿𝗶𝗹𝗲𝘃𝗮𝗻𝗼?
Gli stick contengono un reattivo chimico (nitroprussiato di sodio) che reagisce con l’acetoacetato, uno dei tre principali corpi chetonici (insieme a β-idrossibutirrato e acetone). È importante sottolineare che lo stick non rileva tutti i tipi di chetoni, ma soltanto l’acetoacetato, che può essere più o meno rappresentativo a seconda della fase metabolica.
🔹 𝗔𝗳𝗳𝗶𝗱𝗮𝗯𝗶𝗹𝗶𝘁à 𝗲 𝗽𝗼𝘀𝘀𝗶𝗯𝗶𝗹𝗶 𝗳𝗮𝗹𝘀𝗶 𝗽𝗼𝘀𝗶𝘁𝗶𝘃𝗶
L’uso degli stick urinari ha dei limiti. Infatti:
🟨l’affidabilità non è assoluta, poiché i valori urinari possono variare in base a idratazione, tempo della giornata o adattamento metabolico;
🟨possono esserci falsi positivi, ad esempio in presenza di farmaci o sostanze che interferiscono con la reazione chimica;
🟨non sempre la quantità di chetoni nelle urine corrisponde a quella effettiva nel sangue, rendendo lo stick meno preciso in ambito clinico.
🔹 𝗟𝗮 𝘀𝗰𝗮𝗹𝗮 𝗰𝗿𝗼𝗺𝗮𝘁𝗶𝗰𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗼 𝘀𝘁𝗶𝗰𝗸
Il colore dello stick varia dal beige chiaro fino al viola scuro.
♦️Colorazioni lievi indicano una chetosi iniziale o modesta.
♦️Colorazioni intense indicano un’elevata presenza di chetoni.
♦️Tuttavia, una forte intensità cromatica non corrisponde sempre a una condizione metabolica migliore: può significare anche disidratazione o squilibri.
🔹 𝗘𝗿𝗿𝗼𝗿𝗶 𝗱𝗶 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗽𝗿𝗲𝘁𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗲 𝘃𝗮𝗹𝗶𝗱𝗶𝘁à 𝗰𝗹𝗶𝗻𝗶𝗰𝗮
Gli stick urinari possono essere utili come strumento di autovalutazione, ma non sostituiscono un esame clinico né la supervisione di un professionista. Per questo motivo la loro validità clinica è limitata, soprattutto in contesti in cui è necessario un monitoraggio preciso.
🔹 𝗔𝗹𝘁𝗲𝗿𝗻𝗮𝘁𝗶𝘃𝗲 𝗮𝗴𝗹𝗶 𝘀𝘁𝗶𝗰𝗸 𝘂𝗿𝗶𝗻𝗮𝗿𝗶
Oggi esistono metodi più accurati per la valutazione della chetosi:
🔸Misurazione ematica del β-idrossibutirrato tramite pungi-dito (gold standard per accuratezza).
🔸Analizzatori del respiro, che rilevano la concentrazione di acetone.
Questi strumenti sono più affidabili, ma anche più costosi e meno immediati rispetto agli stick.
✨ In sintesi, gli stick urinari rappresentano un valido supporto per un monitoraggio di base, ma non sono lo strumento più preciso in termini di valutazione clinica.
Per questo è importante interpretarli nel contesto di un percorso nutrizionale guidato.
✴✴✴ 𝐒𝐓𝐀𝐘 𝐓𝐔𝐍𝐄𝐃 ✴✴✴
𝗗𝗼𝘁𝘁 𝗚𝗲𝗻𝗻𝗮𝗿𝗼 𝗜𝗽𝗽𝗼𝗹𝗶𝘁𝗼
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Indirizzo

Via E. Gianturco 22
San Giorgio A Cremano
80046

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 19:30
Martedì 09:00 - 19:30
Mercoledì 09:00 - 19:30
Giovedì 09:00 - 19:30
Venerdì 09:00 - 19:30

Telefono

+393276982300

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