Essere in relazione - Dott.ssa Giusi Motta

Essere in relazione - Dott.ssa Giusi Motta Sostegno psicologico

21/10/2025

Mi piace questa scena perché mostra che due persone molto diverse, che spesso non parlano la stessa lingua e non hanno gli stessi interessi, possono comunque incontrarsi.

Sheldon dice a Penny che ha ferito i suoi sentimenti.
Lei non pensava quel qualcosa fosse importante.

"Per me lo era. È questo il punto.”

Sheldon trova il coraggio di dire cosa conta per lui - importantissimo all'interno di una relazione - e Penny trova la forza di riconoscerlo, di capire, di guardarsi e scusarsi.

Perché non tutto ciò che per noi è “da poco” lo è anche per chi abbiamo davanti. Validare significa proprio questo: riconoscere il valore che una cosa ha per l'altro, anche quando per noi non ne ha.

È così che si tengono in piedi le relazioni. Non quando si è uguali, ma quando si riesce a restare diversi senza smettere di rispettarsi.

Ci sono parole che hanno raccontato di me prima ancora che imparassi a raccontarmi da sola.Commenti a bassa voce, descri...
12/04/2025

Ci sono parole che hanno raccontato di me prima ancora che imparassi a raccontarmi da sola.
Commenti a bassa voce, descrizioni così presenti da divenire dominanti, silenzi carichi di senso.

In poco tempo ho iniziato a usare proprio quelle parole per spiegare chi ero.
Per descrivermi e capirmi.
Per farmi capire e conoscere.
Mi ci sono identificata del tutto.

Sono state un rifugio. Una stanza che ho arredato nei minimi dettagli.
Ma in quella stanza non c’erano né porte né finestre.
Non c’era uno scrittoio, solo penne rosse per segnare gli errori ed evidenziatori gialli per mettere in luce solo ciò che sembrava “giusto”, riducendo tutto il resto ai margini, lasciandolo nell’ombra.
Così ho creduto, a lungo, che la narrazione su di me fosse una sola. Lineare, definita, immodificabile.
Prigione.

Da paziente, ho imparato che accanto alla narrazione dominante – quella che avevo imparato a rispettare e non contraddire mai – vivevano altre storie.
Episodi singolari e fragili, silenziosi ma veri.
Storie che parlavano di risorse, di desideri, di momenti in cui ero stata diversa. Momenti che non cancellavano il dolore, ma lo mettevano in prospettiva.

Ho scoperto la possibilità di riscrivere.
Non da zero, ma da dentro.
Riconoscendo che le parole che usiamo per raccontarci non sono mai neutre. Che ogni narrazione può essere ampliata, rivista, abitata con più libertà.

Oggi, in stanza di terapia, sento il peso e la densità delle storie che le persone portano con sé.
Storie che sembrano dire tutto, ma che in realtà oscurano. Storie che confondono la persona con il problema. Che chiudono, più che aprire.

Oggi ho ancora la possibilità di sentire la forza che si sprigiona quando quella storia comincia a incrinarsi.
Quando insieme, con tenerezza, si fa spazio a versioni nuove. A parole diverse. A un racconto che non annulla il precedente, ma lo espande.

Perché nessuno è in modo definitivo la storia che ha imparato a raccontarsi. Siamo fatti anche delle storie che ci hanno attraversato e delle parole che hanno preso forma su di noi, ma anche di parole che stanno ancora aspettando di essere scritte e raccontate.

Venerdì sera sono stata a teatro a vedere “Pronto, Freud?”, lo spettacolo di .arnera, con la regia di  ❤️Novanta minuti ...
02/12/2024

Venerdì sera sono stata a teatro a vedere “Pronto, Freud?”, lo spettacolo di .arnera, con la regia di ❤️

Novanta minuti circa nei quali Beatrice ci ha concesso di conoscere dettagli della sua vita, intrecciata tra un lungo percorso di analisi e frammenti della vita in famiglia sin dalla tenera età, la vita di coppia, la vita nella società.
La maternità e come questa porti con sé importanti novità in ambito lavorativo e sui rapporti.
Con l'altro e con sé stessi.

Il tutto con autoironia, abbiamo riso davvero molto!, bilanciando dolore e leggerezza, con non poco coraggio e con l'intento, a mio avviso, di trasmettere l'importanza di trasformare anche i dolori più profondi in opportunità di crescita.

Beatrice ci ha parlato di psicoterapia, di relazioni complesse e di quel dialogo continuo con le parti più contraddittorie di noi stessi. Le voci interne che ci sfidano e ci allontanano dalla possibilità di accogliere ciò che siamo, perché impegnati a percorrere la strada del "come si dovrebbe essere".

Per questo, in realtà, parla di tutti noi. Immersi in una lotta quotidiana per accogliere la nostra umanità, senza filtri.

Quel cuscino con scritto "Urlare qui” adesso è in una delle poltrone del mio studio.
Per ricordarmi, e ricordarci, che le nostre emozioni e tutto ciò che teniamo dentro per timore, vergogna o altro, devono trovare uno spazio. Che noi, e l'idea che abbiamo di noi, dobbiamo costruirci uno spazio.
In cui essere, crescere, reinventarci.

Ho avuto modo di ringraziarla di persona ma voglio farlo anche qui.
Grazie, Beatrice, per aver condiviso con così tanta autenticità la bellezza e le difficoltà dell’essere umani.

Beatrice è ancora in tour e per chi ne avesse la possibilità, vi consiglio di cuore di regalarvi questa esperienza ❤️

Quando ho guardato Emily in Paris ho scoperto che a Parigi è illegale (non vorrei dire baggianate, ma nella serie tv in ...
20/10/2024

Quando ho guardato Emily in Paris ho scoperto che a Parigi è illegale (non vorrei dire baggianate, ma nella serie tv in questione i francesi la prendevano proprio male) parlare di lavoro, ricevere chiamate di lavoro nel weekend.
Naturalmente questo varia in base alla tipologia di lavoro, ma in generale è questo il concetto.

Ne sono rimasta sorpresa, ma poi ho pensato alla mia di domenica e alle smisurate difficoltà che ho spesso sperimentato tra il conciliare la voglia l'estrema di riposo con l'insopportabile senso del dovere relativo al completare alcune commissioni e la timida voglia di dire a me stessa che ho voglia di fare qualcosa di nuovo, magari in compagnia ma non sempre.
Insomma, è un casino.

In stanza di terapia e leggendo qua e là ho riscontrato che in molti viviamo il weekend in modo a tratti felice, poi confuso, poi con angoscia.

Così ho raccolto un po' di concetti da alcuni studi effettuati. Dategli un'occhiata, se vi va.

E, se arrivate alla fine, oltre a ringraziarvi vi propongo di fare un piccolo gioco di aiuto reciproco.
Scriviamo qui nei commenti quali sono o potrebbero essere le vostre strategie salva-weekend.

Chi inizia? 😁

Riflettiamo spesso, in stanza di terapia, su questo frequente stare in agguato, vedere nell'ombra un temibile nemico da ...
16/10/2024

Riflettiamo spesso, in stanza di terapia, su questo frequente stare in agguato, vedere nell'ombra un temibile nemico da cui difendersi per paura di sentirci inghiottiti o forse in errore o forse falliti.
Eppure, ogni volta che tentiamo di fuggire dal buio dell'ignoto, ci allontaniamo anche dalla possibilità di guardare oltre, di curiosare, di scoprire... Di cambiare.

Attraversare le ombre non significa non avere paura.
Non significa rimboccarsi le maniche e andare avanti a occhi chiusi ché tanto "chi vivrà vedrà".
Significa abbracciare il rischio di essere, davvero, noi stessi. Di ascoltarci nella differenza tra ciò che è doveroso fare e ciò che desideriamo per noi.
La luce la portiamo noi - su di noi, eh.
Il volume dei nostri desideri, di parole o pensieri taciuti, lo regoliamo noi.

Indirizzo

Via Duca D'Aosta, 110/A
San Giovanni La Punta
95037

Telefono

+393804687801

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