Dottor Giancarlo Signorini

Dottor Giancarlo Signorini Giancarlo Signorini è uno Psicologo - Psicoterapeuta specializzato in Psicoanalisi Relazionale. Giancarlo Signorini è nato a Bologna nel 1956.

Psicologo ad indirizzo clinico e Sociologo ad indirizzo psico-sociale, è Specialista in Psicoterapia psicoanalitica. Già Professore a contratto di Sociologia dell'Educazione presso l'Università Ca' Foscari di Venezia, già Cultore di Psicologia sociale presso l'Università Carlo Bo di Urbino, è stato membro del Consiglio direttivo di OPIFER (Organizzazione di Psicoanalisti Italiani, Federazione e Registro). Iscritto all'Albo degli Psicologi dell'Emilia Romagna, è socio della IEFS (International Erich Fromm Society), dell'IFPS (International Federation of Psychoanalytic Societies), e responsabile della sezione di Teorie e Tecniche della Psicoanalisi nell'Associazione per lo studio della Psicologia e delle Neuroscienze Gian Mario Balzarini di Forlì.

Rientra nei principi ovvii della nostra educazione la tendenza a recidere anzitutto le radici vitali e a cercare in un s...
06/11/2025

Rientra nei principi ovvii della nostra educazione la tendenza a recidere anzitutto le radici vitali e a cercare in un secondo tempo di sopperire artificialmente alla loro mancanza. Alice Miller

10/10/2025

Quasi un quarto delle persone colpite non chiede aiuto 

10/09/2025

ERA COMINCIATO COME UN GIOCO: “IO FACCIO LA GUARDIA, TU IL PRIGIONIERO, CI DIVERTIAMO DUE SETTIMANE E CI PAGANO PURE”. NEL GIRO DI 48 ORE NESSUNO RIDEVA PIÙ.

Basta una divisa, un numero cucito addosso e una porta che si chiude alle spalle.per trasformare il ragazzo della porta accanto in un demonio. A Stanford, in California, un seminterrato divenne una prigione, studenti di psicologia si vestirono da guardie e da detenuti, e in meno di due giorni il gioco diventò incubo.

Agosto 1971, nei sotterranei della Stanford University il giovane psicologo Philip Zimbardo decide di mettere alla prova il potere dei ruoli sociali. Così seleziona 24 studenti, tutti considerati equilibrati, per vivere due settimane in una prigione fittizia, e li divide in due gruppi: 12 guardie, 12 detenuti.

E' la vera polizia di Palo Alto che arresta i 12 “delinquenti”, li fotografa, li benda. Privati del nome e con un numero cucito sulla divisa, i ragazzi vengono rinchiusi in cella con una catena alla caviglia. E qui entrano in azione le 12 guardie, con occhiali a specchio e manganello. Hanno un’unica regola: non picchiare. Per il resto, libertà totale.

Dopo meno di due giorni è già rivolta: le uniformi strappate, i detenuti barricati in cella. Le guardie rispondono con estintori, isolamento, privazioni. L’accesso ai bagni diventa un privilegio, il cibo un’arma di ricatto.

Punizioni umilianti nascono spontanee: flessioni con un compagno in piedi sulla schiena, secchi sporchi lasciati in cella, sacchetti in testa. Uno a uno, i prigionieri cominciano a cedere: crisi emotive, pianti, rifiuto di mangiare. Persino Zimbardo e il suo staff finiscono per comportarsi più da direttori di carcere che da scienziati.

Il sesto giorno, durante una visita, la psicologa Christina Maslach guarda quei ragazzi: nudi, incatenati, la disperazione negli occhi. Incredula, dice a Zimbardo: “Ma ti rendi conto di quello che stai facendo?”. E' la frase che mette la parola fine alla simulazione prima che accada qualcosa di irreparabile.

L'esperimento è andato avanti per 6 giorni, invece dei 14 previsti. Ma sono bastati per mostrare che, in certe condizioni, il confine tra il bene e il male non è un muro: è una porta socchiusa. E' l'Effetto Lucifero, come lo chiamerà Zimbardo nel libro “The Lucifer Effect: Understanding How Good People Turn Evil”, e come da allora sarà conosciuto nel mondo della psicologia.

Scopri il libro “Storie straordinarie” (Florence art edizioni) dove Luciano Donzella racconta oltre 300 storie incredibili ma vere. Il link per riceverlo a casa lo trovi nel primo commento.

19/08/2025

La violenza non nasce solo dalla rabbia: nasce dal vuoto.
Dal silenzio che scava dentro quando la lingua muore.
Perché le parole non sono mai innocue: sono argini.
Se crollano gli argini, il fiume esonda.

Il trapasso lessicale, è il preludio alla rissa.
Quando il linguaggio si riduce a slogan, a faccine, a grida,
la realtà resta senza nome, e ciò che non si sa fa paura.
Chi non possiede parole, non possiede mediazioni. Andrea Caterini diceva: “quando le parole si atrofizzano i pugni si allenano,
l’ingiuria diventa vocabolario, il fendente, sintassi”.

Un popolo che perde la semantica perde anche la possibilità di capirsi.
Si passa dall’arte del dialogo a quella della percossa,
dalla dialettica alla rissa, dalla polis alla tribù.
La violenza è l’ombra del discorso mutilato:
più si impoverisce il linguaggio, più si arricchiscono le armerie.

Ecco la verità più cupa:
un lessico ridotto genera un pensiero piccolo,
e un concetto ridotto genera un gesto bruto.
È il potere salvifico della parola, che oggi purtroppo risulta depredata.
Così la società sprofonda nella grammatica del sangue,
dove le virgole sono le cicatrici e le frasi finiscono a coltellate.

“Scomparirà la lucciola, e con essa la lingua che la nominava.”
Oggi, sparita la parola, restano solo le grida.
E l’urlo, presto, si fa pugno.

17/08/2025

"I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli".

_Umberto Eco

💭 A volte scorriamo i social media e ci imbattiamo in commenti o opinioni che ci lasciano perplessi, se non proprio indignati, vero? 🤯 Ci chiediamo come sia possibile che certe cose vengano dette e abbiano risonanza.

Il grande intellettuale Umberto Eco, con la sua inconfondibile e tagliente lucidità, aveva già messo il dito sulla piaga di questa dinamica molti anni fa. Egli ci sbatte in faccia il lato oscuro della democrazia digitale. Non è tanto il fatto che tutti possano parlare, ma che la piattaforma equipari la voce di chi ha studiato una vita e si è guadagnato un'autorevolezza, a quella di chi esprime un'opinione superficiale, banale o priva di fondamento. Il "diritto di parola" dei social, in questa visione, ha eliminato il filtro naturale che prima esisteva (il bar, la piazza, il dibattito), creando un rumore di fondo che rende difficile distinguere la saggezza dalla stupidità.

È un invito potente a riflettere sulla nostra responsabilità come utenti. Sta a noi non solo usare la nostra voce in modo saggio, ma anche non dare spazio a chi semina "imbecillità". La libertà di parola non significa che tutte le parole abbiano lo stesso peso o lo stesso valore.

✍🏼©️ I sentieri della filosofia

07/08/2025

"La depressione non equivale al dolore; il vero depresso ringrazierebbe il cielo se riuscisse a provare dolore. La depressione è l'incapacità di provare emozioni. La depressione è la sensazione di essere morti mentre il corpo è ancora in vita. Non equivale affatto alla pena e al dolore, con i quali anzi non ha niente in comune.

Il depresso è incapace di provare gioia, così come è incapace di provare dolore. La depressione è l'assenza di ogni tipo di emozione, è un senso di morte che per il depresso è assolutamente insostenibile. È proprio l'incapacità a provare emozioni che rende la depressione così pesante da sopportare".

_ERICH FROMM, I cosiddetti sani

💭 Spesso usiamo la parola "depressione" per descrivere momenti di grande tristezza o dolore, vero? Ma la depressione clinica è qualcosa di molto diverso, e a volte è difficile per chi non l'ha provata a capirne la vera natura. 🤔

Erich Fromm, nel suo acuto libro "I cosiddetti sani", ci offre una definizione profonda e necessaria di cosa sia realmente la depressione. Non è un'emozione, ma la sua assenza. Non è la tristezza, ma una sorta di vuoto paralizzante, un'incapacità di sentire, di gioire e persino di soffrire. È una "morte" interiore, una condizione di anestesia emotiva che rende ogni istante insopportabile proprio perché non c'è nulla da sentire.

È un promemoria potente per chi soffre di depressione, e soprattutto per chi sta loro vicino. Dobbiamo andare oltre i luoghi comuni e capire che non si tratta di un "male di vivere" passeggero, ma di una condizione di profonda sofferenza che merita empatia, comprensione e, soprattutto, aiuto professionale. Non è una questione di "volersi ti**re su", ma di una battaglia per ritrovare il proprio mondo emotivo.

Se state vivendo qualcosa di simile, non siete soli. Cercate aiuto. E se avete qualcuno vicino che sta lottando con questo vuoto, offrite un ascolto senza giudizio, perché la loro battaglia è più profonda di quanto possiamo immaginare.

✍🏼©️ I sentieri della filosofia

ANGOSCIA PRIMARIA
22/07/2025

ANGOSCIA PRIMARIA

"L'angoscia primaria è priva di parola e di forma. È un vissuto corporeo di frammentazione e di minaccia alla continuità dell’esistenza. La funzione della relazione analitica è quella di dare un contenitore simbolico a queste esperienze, trasformandole in affetti nominabili. Senza questa funzione di contenimento, il pensiero rimane un'attività scissa e sterile, incapace di radicarsi nel corpo e nell’esperienza emotiva."

Silvio Zucconi

Indirizzo

Via Bastia N. 29
San Mauro Pascoli
47030

Orario di apertura

Martedì 16:00 - 21:00
Venerdì 09:00 - 21:00

Telefono

3485220353

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Giancarlo Signorini è nato a Bologna nel 1956. Psicologo e Psicoterapeuta è Specialista in Psicoterapia psicoanalitica ad indirizzo relazionale. Già Professore a contratto di Sociologia dell'Educazione presso l'Università Ca' Foscari di Venezia, già Cultore di Psicologia sociale presso l'Università Carlo Bo di Urbino, è stato membro del Consiglio direttivo di OPIFER (Organizzazione di Psicoanalisti Italiani, Federazione e Registro). Iscritto all'Albo degli Psicologi dell'Emilia Romagna, è socio della IEFS (International Erich Fromm Society), dell'IFPS (International Federation of Psychoanalytic Societies), e responsabile della sezione di Teorie e Tecniche della Psicoanalisi nell'Associazione per lo studio della Psicologia e delle Neuroscienze Gian Mario Balzarini di Forlì.