28/09/2025
SENSIBILITA' AL GLUTINE: NON E' SOLO PANCIA GONFIA
Quando si parla di glutine, quasi tutti pensano subito al gonfiore, alla colite, al mal di pancia dopo aver mangiato pane o pasta. Ma la realtà è molto più complessa, la sensibilità al glutine non è solo un problema digestivo. Anzi, in tante persone non si manifesta mai con disturbi intestinali, e per questo viene spesso sottovalutata.
Vediamo insieme come funziona davvero, quali sono i limiti dei test diagnostici che si usano in Italia, e perché, soprattutto in presenza di malattie autoimmuni, non esiste grano, antico o moderno, che possa essere considerato “innocuo”.
La prima cosa da chiarire è questa, la sensibilità al glutine non celiaca (NCGS) non è la stessa cosa della celiachia.
- Celiachia: è una malattia autoimmune con marcatori genetici specifici (HLA-DQ2 o HLA-DQ8) e anticorpi ben identificabili (anti-transglutaminasi, anti-endomisio, anti-gliadina deamidata). Qui il danno è visibile anche alla biopsia intestinale.
- Allergia al grano: è una reazione immediata (IgE mediata), con sintomi classici di allergia: prurito, orticaria, gonfiore, fino ad arrivare allo shock anafiIattico.
- Sensibilità al glutine non celiaca (NCGS): non ha marcatori genetici specifici né anticorpi standardizzati. È una condizione in cui il sistema immunitario reagisce al glutine (e spesso anche ad altre componenti del grano) in maniera anomala, producendo sintomi che possono essere digestivi ma anche neurologici, articolari, cutanei, cognitivi.
La differenza sostanziale è che la NCGS non si vede con i test standard.
Molte persone pensano: “Se non ho diarrea o gonfiore, il glutine non mi dà fastidio”. È un’idea sbagliata. La sensibilità al glutine si può manifestare in mille altri modi:
- Neurologici: mal di testa, emicrania, difficoltà di concentrazione, nebbia mentale, vertigini, problemi di equilibrio (atassia da glutine).
- Psichici: ansia, depresslone, sbalzi di umore.
- Articolari e muscolari: dolori diffusi simili a quelli della fibromialgia, rigidità, artralgie.
- Cutanei: eczemi, dermatiti, orticaria ricorrente senza causa apparente.
- Sistemici: stanchezza cronica, cali di energia dopo i pasti, anemia da malassorbimento non spiegata.
Il fatto che il sintomo non sia digestivo non significa che il glutine non stia agendo sul sistema immunitario. Significa solo che il “bersaglio” è un altro organo.
Qui arriviamo a uno dei punti più importanti. In Italia, se vuoi sapere se “sei sensibile al glutine”, ti propongono test come:
- Anticorpi anti-gliadina (vecchio test, ormai poco usato perché poco specifico),
- Anticorpi anti-transglutaminasi,
- Biopsia intestinale.
Il problema è che questi test servono a diagnosticare la celiachia, non la sensibilità al glutine non celiaca.
La NCGS non ha un marcatore univoco... Perché? Perché il grano non è fatto solo di glutine. Il grano è un mosaico complesso.
Spesso riduciamo il problema al “glutine”, ma in realtà il grano contiene decine di componenti proteiche diverse:
- Gliadine e glutenine (che formano il glutine vero e proprio).
- Agliadine e omega-gliadine, molto immunogeniche.
- Inibitori dell’amilasi-tripsina (ATI), che attivano il sistema immunitario innato.
- Lectine e altre proteine di riserva.
.. e molte altre!
Ciascuna di queste può innescare reazioni. I test classici in Italia non le valutano, perché si limitano a guardare 1–2 proteine. È come voler giudicare un libro leggendo solo due pagine, rischi di perderti tutta la trama.
Questo spiega perché tante persone fanno i test, risultano “negative”, ma appena tolgono il glutine migliorano in modo netto.
Immagina che il tuo sistema immunitario sia una serie di serrature. Le proteine del grano sono chiavi diverse.
I test italiani cercano solo 2–3 chiavi (gliadina deamidata, transglutaminasi).
Ma nel grano ci sono decine di altre chiavi (ATI, omega-gliadine, peptidi parzialmente digeriti).
Se tu sei sensibile a una di queste chiavi “non testate”, il referto dirà “tutto a posto”. Ma il tuo corpo continuerà a reagire.
Non è che il problema non esiste, è che non abbiamo ancora gli strumenti giusti per vederlo. All'estero si ma in Italia no!
C’è un altro punto cruciale, il glutine non è solo un problema di celiachia. In chi ha una malattia autoimmune, il glutine può agire come “benzina sul fuoco”.
E qui parliamo non solo di Hashimoto, ma anche di artrite reumatoide, sclerosi multipla, lupus, psoriasi, vitiligine, Basedow, ecc.
Perché? Perché esiste il fenomeno della reattività crociata, gli anticorpi contro la gliadina assomigliano a quelli contro i nostri tessuti (tiroide, cervelletto, articolazioni). Così il sistema immunitario si confonde e attacca entrambi.
Ecco perché chi ha Hashimoto, anche senza celiachia, spesso migliora nettamente togliendo il glutine. Non è intolleranza digestiva, è un meccanismo immunitario.
Molti pensano: “Ok, elimino il grano moderno, ma con i grani antichi posso stare tranquillo”. Purtroppo non è così semplice.
È vero che i grani antichi hanno meno epitopi tossici e una composizione leggermente diversa.
Ma restano gliadine e altre proteine immunogeniche, che per una persona autoimmune sono comunque un rischio.
In chi ha già un sistema immunitario “allenato” a reagire, non c’è differenza sostanziale... il fuoco resta acceso.
Quindi, no: non esiste grano, antico o moderno, che sia innocuo nelle autoimmunità. Non ter*orismo, ma consapevolezza
Parlare di glutine oggi scatena reazioni opposte, c’è chi lo demonizza come veIeno universale e chi lo difende a spada tratta come alimento innocuo “da sempre”.
La verità, come sempre, sta nel mezzo:
Non tutti devono togliere il glutine. Anche se il glutine di oggi è un glutine malsano a prescindere.
Ma chi ha malattie autoimmuni o sensibilità dimostrata, sì.
Non serve ossessionarsi, ma serve consapevolezza, capire che il grano è una proteina complessa, difficile da digerire, che può alimentare infiammazione e confondere il sistema immunitario.
Tutto questo per dirvi che... la sensibilità al glutine non è solo mal di pancia, può dare sintomi neurologici, articolari, cutanei, cognitivi.
I test diagnostici standard in Italia non sono affidabili per individuarla, perché cercano solo pochi marcatori e ignorano molte altre proteine del grano.
Il grano non è solo “glutine”: ha tante componenti che possono innescare reazioni e che non vengono testate.
Nelle autoimmunità, il glutine è sempre un fattore di rischio, anche nei grani antichi.
Non è ter*orismo, è biologia: se il sistema immunitario reagisce, ogni esposizione alimenta l’infiammazione.
Per questo, se hai una malattia autoimmune, eliminare il glutine non è una moda ma un passo concreto per ridurre l’infiammazione e proteggere i tuoi tessuti.
XO - Patrizia Coffaro
Aggiunto dopo leggendo qualche commento:
Ogni volta che si parla di glutine, spunta sempre il paladino di turno a spiegare che “non esistono studi seri”, che “non ci sono revisioni sistematiche”, e che chi ne parla “non è un professionista della salute”.
Peccato che basti aprire PubMed (non serve la tessera da barone universitario, tranquilli) per trovare decine di lavori pubblicati su riviste internazionali peer-reviewed. Giusto per non parlare a vanvera:
- Catassi C, Elli L, Bonaz B, et al. Diagnosis of Non-Celiac Gluten Sensitivity (NCGS): The Salerno Experts’ Criteria. Nutrients. 2015.
- Volta U, De Giorgio R. New understanding of gluten sensitivity. Nat Rev Gastroenterol Hepatol. 2012.
- Uhde M, Ajamian M, Caio G, et al. Intestinal cell damage and systemic immune activation in individuals reporting sensitivity to wheat in the absence of coeliac disease. Gut. 2016.
- Lundin KEA, Alaedini A. Non-celiac gluten sensitivity. Gastroenterology. 2012.
- Fasano A. Nonceliac Gluten Sensitivity: Why Worry? Clin Gastroenterol Hepatol. 2019.
Questi non sono post su Facebook, ma revisioni sistematiche e studi clinici.
Quindi sì, la sensibilità al glutine esiste. Non è celiachia, non è allergia, ma è documentata e riconosciuta. E no, non basta dire “è solo lifestyle”: perché migliaia di pazienti migliorano togliendo glutine, e i dati lo confermano.
Morale? anche senza laurea appesa al muro, si può studiare, documentarsi, leggere studi, citare fonti. La differenza? Alcuni lo fanno per screditare, altri per aiutare chi soffre.
E la cosa più ironica? È che la vera divulgazione funziona... chi non si è mai sentito ascoltato nei corridoi degli ambulatori, per ignoranza medica (colui che ignora la letterarura scienrifica) qui trova risposte. Questo sì che fa male… ma solo all’ego di qualcuno. 😉