10/10/2023
Ogni lavoro psicologico è una relazione umana fra lo psicologo e il suo paziente. Ed essi sono compagni di viaggio.
Una celebre favola di Saint-Exupéry, “Il Piccolo Principe”, offre una bella metafora dello stabilirsi di questo particolare legame affettivo e conoscitivo tra terapeuta e paziente:
"Se tu vieni, per esempio, tutti i
pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell’ora aumenterà la mia felicità.
Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò
il prezzo della felicità!
Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi
il cuore. Ci vogliono i riti."
Ogni nuovo rapporto ha bisogno, per costituirsi e consolidarsi, di “riti”, appuntamenti che implicano l’incontrarsi, l’imparare a conoscersi e lo stabilirsi di una relazione di fiducia in un tempo e in uno spazio speciali, con particolari caratteristiche, proprio come avviene nel percorso psicologico.
La relazione intima che si costruisce tra un paziente e il suo psicologo è veramente qualcosa di meraviglioso.
È comunicazione tra due persone in cui tempo e spazio assumono la posizione di un continuo divenire. Lo psicologo non è impassibile: resta continuamente in contatto con le proprie sensazioni, con le sensazioni che la persona che ha di fronte gli evoca e con le emozioni che il paziente riferisce. È proprio questa continua attenzione e questo costante scambio tra il suo io e il tu dell' Altro a tracciare la strada da seguire, quella migliore per chi viene a chiedere aiuto.
La relazione terapeutica è un incontro, un contatto, uno stringersi insieme per aiutare l'altro a sciogliere la propria corazza.
"Di relazioni ci si ammala. Di relazioni si guarisce".
A. Rock