Studio dentistico dottor Rodolfo Tanzi

Studio dentistico dottor Rodolfo Tanzi Studio dentistico

Lo studio dentistico si trova a Sarezzo (Bs) in piazza Borgo Bailo 3, all'interno di un complesso di recente realizzazione, con ampio parcheggio, facilmente accessibile anche a persone diversamente abili. L’ambulatorio si trova al secondo piano (con ascensore) e consta di due unità operative indipendenti, sala d’attesa,
ufficio – reception, servizi. Nell’ambulatorio vengono fornite
le seguenti prestazioni:

Chirurgia orale
Chirurgia parodontale
Chirurgia preprotesica
Conservativa
Endodonzia
Gnatologia
Igiene orale
Implantologia
Ortodonzia
Pedodonzia
Protesica
Tatuaggio dentale

Curriculum vitae dottor Rodolfo Tanzi

Nato a Brescia il 1° Luglio1963

Iscrizione all’ albo dei medici e odontoiatri di Brescia n° 5082

1988: - conseguimento della Laurea in Medicina e Chirurgia

1989: - superamento dell’esame di abilitazione e iscrizione all’Ordine dei Medici chirurghi e odontoiatri di Brescia

1990 – 2014: - pratica continuativa dell’attività di odontoiatra a Sarezzo (Bs), con partecipazione a numerosi corsi di formazione presso istituzioni
pubbliche e private

1996 – 1998: - frequenza della Scuola Superiore di Omeopatia di Brescia

03/12/2021

Consiglio di Stato, decreto n. 6401/2021. Obbligo vaccinale personale sanitario

Si riporta, per opportuna conoscenza, la comunicazione n. 245 della FNOMCeO:

Si ritiene opportuno segnalare che il Consiglio di Stato con decreto n. 06401/2021 ha affermato che per valutare il bilanciamento tra la pretesa del personale sanitario a non vaccinarsi e l’esigenza essenziale di protezione della salute collettiva, la prevalenza del diritto fondamentale alla salute della collettività rispetto a dubbi individuali o di gruppi di cittadini sulla base di ragioni mai scientificamente provate, assume una connotazione ancor più peculiare e dirimente allorché il rifiuto di vaccinazione sia opposto da chi, come il personale sanitario, sia – per legge e ancor prima per il cd. “giuramento di Ippocrate” - tenuto in ogni modo ad adoperarsi per curare i malati, e giammai per creare o aggravare il pericolo di contagio del paziente con cui nell’esercizio dell’attività professionale entri in diretto contatto.

Il Consiglio di Stato ha inoltre precisato che anche sotto il profilo del danno irreparabile esso sarebbe incomparabilmente più grave per la collettività dei pazienti e per la salute generale, rispetto a quello lamentato dall’operatore sanitario sulla base di dubbi scientifici certo non dimostrati a fronte delle amplissimamente superiori prove.

23/03/2021

Anticorpi monoclonali e Covid - Determina Aifa

l’Agenzia Italiana del Farmaco, con determina del 17 marzo 2021, ha definito le modalità e condizioni di impiego dell'anticorpo monoclonale bamlanivimab-etesevimab nei pazienti con Covid.

Le indicazioni prevedono che la selezione del paziente sia affidata ai medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, medici USCA in contatto con il malato. E’ raccomandato il trattamento nell'ambito di una struttura ospedaliera o comunque in setting che consentano una pronta ed appropriata gestione di eventuali reazioni avverse gravi. La prescrizione e il trattamento devono garantire la somministrazione del prodotto il più precocemente possibile rispetto all'insorgenza dei sintomi, e comunque non oltre i dieci giorni dall'inizio degli stessi.

Qui la comunicazione Fnomceo e la determina Aifa https://www.ordinemedici.brescia.it/archivio10_notizie-e-comunicati_0_2272.html

15/01/2021

Campagna di vaccinazione anti-SARS-CoV-2/Covid-19 - Medici liberi professionisti e Odontoiatri liberi professionisti
COMUNICAZIONE URGENTE
SCADENZA ADESIONE AL 18/01/2021 ORE 23.00

Care Colleghe, Cari Colleghi

abbiamo appreso, in data odierna, da informazioni pervenute da ATS Brescia, che Regione Lombardia ha inserito i Medici e Odontoiatri liberi professionisti nell’attuale fase di vaccinazione anti-SARS-CoV-2/Covid-19.

Per esigenze di programmazione delle operazioni vaccinali il termine per l’adesione alla campagna è fissato in data 18 gennaio 2021 alle ore 23.00.

Si invitano pertanto le Colleghe ed i Colleghi a procedere alla adesione compilando il modulo online (link inviato con newsletter e presente sul sito istituzionale dell’Ordine https://www.ordinemedici.brescia.it/archivio10_notizie-e-comunicati_1_2194.html).

Un caro saluto

Dott. Ottavio Di Stefano
Presidente Ordine Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Brescia

Dott. Luigi Veronesi
Presidente Commissione Albo Odontoiatri della Provincia di Brescia

29/12/2020

«Gli odontoiatri siano figure prioritarie nella campagna vaccinale anti Covid»: l’appello della Commissione Albo Odontoiatri

Nei giorni in cui si sta approntando la strategia nazionale sulle vaccinazioni per Sars-CoV-2, un documento a firma di Ministero della Salute, Agenas, Aifa e Iss ha definito le priorità vaccinali, stabilendo che gli operatori sanitari e socio sanitari “in prima linea” pubblici e privati convenzionati saranno i primi ad avere l’opportunità di essere vaccinati. «Con il termine “privati convenzionati” si cancellano con un colpo di spugna oltre 60 mila operatori, forse anche più avanti della prima linea, gli odontoiatri», denuncia il presidente della Commissione Albo Odontoiatri di Brescia, dottor Luigi Veronesi, in rappresentanza dei 1200 odontoiatri iscritti nella provincia bresciana.

La specialità odontoiatrica, infatti, presuppone, più di qualunque altra, un’esposizione a rischi determinati da uno stretto contatto con i pazienti, impossibilitati a utilizzare Dpi proprio per la particolarità della prestazione stessa, per un tempo prolungato, a “distanza di insicurezza”, immersi nell’aerosol, con rischi potenziali legati al tipo di prestazione professionale.

Gli odontoiatri bresciani comprendono le difficoltà di reperimento, stoccaggio e somministrazione dei vaccini, la doppia inoculazione, i tempi di latenza delle diverse fasi, la strategica posizione dei nosocomi e l’altissimo rischio di avere proprio in queste sedi focolai virali, insieme allo sforzo dei sanitari. Ma «nel silenzio delle proprie realtà, autogestiti, autofinanziati e con la sola guida degli Ordini professionali, gli odontoiatri hanno garantito le prestazioni (quelle inderogabili e urgenti nella fase 1, tutte nella fase 2) portando la categoria ad avere il più basso tasso di contaminazione professionale dei sanitari, sino ad assicurare nei professionisti un rapporto numero/contagio inferiore a quello della popolazione – ricorda il presidente Veronesi - Aver garantito ai cittadini un ambiente sicuro e quasi totalmente “virus free” ha richiesto costi gestionali e stress negli operatori e ausiliari del settore decisamente rilevanti: è legittimo, pertanto, chiedere oggi di ottenere considerazione da parte di Stato e Regioni».

La Commissione Albo odontoiatri chiede ai decisori istituzionali e a Regione Lombardia, per nome e per conto degli operatori del settore e per i pazienti che giornalmente vengono curati negli studi, di garantire la priorità di vaccinazione anti-Covid a tutti gli odontoiatri, impegnati a tutela della salute, anche sulla base di provvedimenti analoghi che risulta stiano prendendo altre regioni italiane. Nei giorni scorsi, tramite la Federazione regionale degli Ordini dei Medici e degli Odontoiatri della Lombardia, tale richiesta è stata inviata ufficialmente ai vertici della Regione.

«Ribadiamo la nostra disponibilità – conclude il dottor Veronesi – nel rispetto di quanto sancito dall’articolo 9 del Codice deontologico e nel Giuramento d’Ippocrate, a ricoprire anche una funzione attiva vaccinale, quando prenderà il via la campagna di immunizzazione rivolta a tutta la popolazione, laddove le autorità competenti lo ritenessero opportuno».

24/10/2020

COVID-19, LA SECONDA ONDATA
I 10 PUNTI DELL’ORDINE DEI MEDICI DI BRESCIA SULLA GESTIONE DELLA PANDEMIA

“Se il tempo di raddoppio dei casi in terapia intensiva in Lombardia si mantenesse pari a quanto stimato nella settimana 12-18 ottobre (6,3 giorni), allora il numero di posti letto attualmente disponibile – di poco superiore alle 1.000 unità in Rianimazione - verrebbe saturato (a partire dai 110 occupati al giorno 18 ottobre e in assenza di ulteriori interventi) in 20 giorni” (da scienzainrete.it del 20 ottobre 2020).
I nuovi soggetti positivi in Lombardia sono stati 4125 il 21 ottobre, 2023 il giorno precedente (dati Regione Lombardia).

Ma se a marzo il cataclisma aveva suscitato nei nostri concittadini un sentimento diffuso di solidarietà e compattezza, il clima oggi è diverso. Incertezza, timore, rabbia, i sentimenti di oggi.
E i medici, cosa dicono, cosa chiedono i medici?

Manifestiamo perplessità e preoccupazioni sulla gestione dell’epidemia.
I mesi di tregua, da maggio ad oggi, non ci hanno fatto trovare più preparati.
Le risorse promesse (personale, strutture) non si sono viste se non in misura risibile.
Imbarazzante l’inaugurazione (con tanto di pubblicità mediatica) del padiglione COVID alla scala 4 degli Spedali Civili. Da maggio si chiedeva una soluzione, qualunque essa fosse, ad un prevedibile problema che ci coglie disarmati, appena all’inizio di un percorso, quando i bisogni sono attuali, immediati.
Mancanza, ancora, di un coordinamento, di una regia, di una visione tra i vari attori istituzionali (ATS-Agenzia di Tutela della Salute, ASST- Aziende Sociosanitarie Territoriali).
Impotenza decisionale, dipendenza politico/burocratica da una Regione che oscilla tra dirigismo e fuga dalle responsabilità, addossate agli attori in prima linea (medici, operatori, RSA).
Se confusione e improvvisazione erano comprensibili, se non scusabili, a febbraio-marzo, ora non lo sono più.

I medici, ancora una volta, sono pronti all’impegno e al personale sacrificio, non eroi ma professionisti cui non mancano passione e dovere deontologico.
Chiedono, esigono, ascolto e rapida soluzione ai problemi e con testarda determinazione questo Ordine, che tutti li rappresenta, si impegna ancora in proposte.

Ecco i nostri 10 punti chiave:

1. Nella gestione dell’emergenza COVID-19 manca una visione complessiva. Si sconta una frammentazione diffusa e la mancanza, ancora, di un coordinamento, di una regia, di una visione condivisa tra i vari attori istituzionali (ATS, ASST). E’ necessario un Piano Straordinario con un organo di coordinamento vero e con vera capacità decisionale.

2. Tutte le informazioni di carattere tecnico-organizzativo ai medici, operatori ed enti devono trovare modalità comunicative chiare, capillari e tempestive.

3. Definizione, come in parte già in atto, delle strutture di sorveglianza (alberghiera) e di degenza (strutture ospedaliere per subacuti), sia per i pazienti COVID dimessi dagli ospedali che non possono rientrare a domicilio per motivazioni cliniche o sociali, sia per i pazienti che non possono attuare un adeguato isolamento a livello domiciliare. Considerando che, purtroppo, non è prevedibile lo spegnersi della pandemia a breve, fin d’ora è necessario pensare a soluzioni a medio termine, ripristinando strutture in disuso.

4. Riduzione drastica e semplificazione delle incombenze burocratiche. Manutenzione dei sistemi informatici, specie nella Medicina Generale dove sono ricorrenti gravi disfunzioni. Estensione dell’utilizzo della telemedicina.

5. Realizzazione e diffusione di linee guida e procedure operative, sia a livello territoriale che ospedaliero, istituendo una apposita task force. Condivisione dei dati clinici (istituzione di una banca dati) di esiti di salute e di follow up.
Fin d’ora attuare momenti formativi degli operatori.

6. Campagna di vaccinazione antinfluenzale coordinata fra ATS e ASST sfruttando le strutture messe a disposizione dai Comuni e da altri enti e ricercando, sempre nella straordinarietà della situazione, infermieri e operatori di supporto anche con assunzioni straordinarie di personale in quiescenza. Garanzia di approvvigionamento costante dei vaccini (come noto, in grave ritardo in Regione Lombardia, con forniture frazionate e quantitativi limitati per i medici di medicina generale).

7. Impiego straordinario dei giovani medici, sia a livello territoriale che ospedaliero, con programmi definiti di addestramento e con guida tutoriale.

8. In alcune realtà della nostra Regione, con alti livelli di contagio, diventa difficile, se non impossibile, l’identificazione dei nuovi casi ed il tracciamento dei contatti. Nella nostra Provincia non siamo ancora a questo livello critico, ed allora è indispensabile provvedere anche qui ad assunzioni straordinarie di personale (pensionati, studenti etc.) che, dopo adeguato training, possano collaborare nelle operazioni di tracciamento.

9. I test rapidi antigenici, a differenza dei tamponi naso faringei (che rimangono indispensabili per la diagnosi di malattia, e ricercano il virus - o meglio le sue tracce - con tecnica di laboratorio e tempi conseguenti), sfruttano un altro meccanismo (ricerca dell’antigene virale). Sono di rapida attuazione (minuti) e quindi facilmente ripetibili. La loro affidabilità è inferiore al tampone, ma sono di sicura utilità nell’ambito di campagne di screening su ampie popolazioni selezionate (scuole, operatori della salute, pubblici servizi etc.).
L’organizzazione - da studiare - di questa campagna di screening potrebbe utilmente sfruttare le strutture già allestite per la vaccinazione antinfluenzale, sempre che siano soddisfatte condizioni di adeguato personale.

10. Raccomandazione finale. Mascherine, distanziamento fisico, igiene delle mani rimangono per tutti le nostre armi migliori e più efficaci, a cui si devono affiancare, visto l’andamento della pandemia, restrizioni volontarie indipendentemente dai provvedimenti istituzionali (riduzione degli spostamenti e, purtroppo, delle relazioni sociali anche a livello famigliare).

Proposte sicuramente non esaustive e suscettibili di critiche e suggerimenti, ma da discutere subito perché… non abbiamo più tempo.

Il Consiglio Direttivo dell’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri della Provincia di Brescia

24/09/2020

“STO MALE…SARA’ COVID?” : SUGGERIMENTI ED INDICAZIONI UTILI PER NON SPAVENTARSI E PER AGIRE IN MODO CORRETTO

Dr. Stefano Tasca MD

DISCLAIMER: per motivi ovvi questo scritto è puramente indicativo, non fornisce schemi terapeutici ne sottointende che si possa ricorrere ad automedicazione. Ricordo che la diagnosi di certezza di Covid-19 può essere effettuata soltanto tramite PCR (tampone), o test rapido (attualmente ci si sta organizzando per renderlo disponibile in modo diffuso) o sierologico (dosaggio anticorpi, da convalidare però con eventuale conferma clinica o con tampone o test rapido). Si sottolinea che l’intervento diretto o indiretto del medico curante è essenziale sia per impostare eventuali terapie domiciliari, sia per il controllo del decorso, sia per l’attivazione delle procedure burocratiche di intervento (attivazione USCA, effettuazione tampone, certificazioni e quant’altro).

Ciò detto cercherò di fornire qualche informazione, utile (spero) per la gestione dell’ansia più che della malattia in se.

I dati disponibili (https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/bollettino/Bollettino-sorveglianza-integrata-COVID-19_15-settembre-2020.pdf) dimostrano in modo inequivocabile che SUL TOTALE DEI POSITIVI RILEVATI MEDIANTE TAMPONE, PIU’ DEL 60% SONO TOTALMENTE ASINTOMATICI (cioè infetti ma senza alcun segno di malattia), circa il 15% sono paucisintomatici (o solo febbre o solo tosse o solo rinite), circa il 20% sono malati lievi (febbre con tosse e altri sintomi respiratori tipo dolore alla gola e affaticamento respiratorio) e solo il 5% circa sono casi severi (sintomi come sopra ma associati a dispnea e desaturazioni). Di questi ultimi, una frazione (meno dell’1%) è critico (grave compromissione respiratoria con interessamento multiorgano).

In merito alla distribuzione per fasce di età notiamo che da Febbraio/Marzo è cambiata l’età media di rilievo dell’infezione dato che prima venivano testati soltanto i malati (collocati pressochè costantemente sopra ai 65-70 anni con massimi intorno agli 80) mentre ora gli screening e i tracciamenti, rilevando anche gli asintomatici, hanno influito sulle età medie che si sono abbassate. E’ però importante sottolineare che IL NUMERO TOTALE DEI CONTAMINATI NON CORRISPONDE AL NUMERO DEGLI EFFETTIVAMENTE MALATI. La veridicità di quanto affermo è data dal fatto che LA MAGGIOR PERCENTUALE DI SINTOMATICI PIU’ O MENO IMPORTANTI (cioè di coloro che presentano sintomi e che sono quelli che ci interessano) TENDE A RIMANERE SEMPRE LA STESSA E SEMPRE COLLOCATA NELLE STESSE FASCE DI ETA’, cioè dai 65-70 anni in poi.

Si nota inoltre che la percentuale di soggetti cosiddetti “critici”, che a Febbraio/Marzo era collocata intorno al 6-7%, attualmente è appena rilevabile dai grafici (dato corroborato dal numero esiguo di persone in terapia intensiva rispetto al periodo iniziale della diffusione del sars-cov-2).

PERCHE’ HO INIZIATO CON LA PARTE EPIDEMIOLOGICA?

Lo scopo è quello di dare un inquadramento pratico alla Covid-19 (senza volerne sminuire l’importanza dato che, come ho sempre sottolineato, il prefisso SARS cioè Severe Acute Respiratory Syndrome fornisce la connotazione specifica della malattia che, contrariamente ad altre virosi, può essere anche molto seria e dannosa). Rispetto al SARS-COV-1 e alla MERS (che hanno avuto un tasso di letalità molto più alto) il SARS-COV-2 ha impatto più ridotto dal punto di vista della patogenicità. CONTRARLO QUINDI NON CORRISPONDE AD UNA CONDANNA INELUTTABILE e dopo i primi 6 mesi (forse più, secondo alcuni studi) di convivenza col virus siamo giunti ad alcuni traguardi che hanno reso gestibile il decorso ed hanno abbattuto in modo significativo le complicanze rendendolo potenzialmente ed auspicabilmente curabile anche senza necessità di ricovero ospedaliero.

Un problema di non poca importanza, però, risiede nel fatto che i sintomi di covid, in fase iniziale, sono indistinguibili da quelli di praticamente tutte le virosi stagionali endemiche (altri coronavirus, Influenza-like Illness, Influenza, Rhinovirus, Adenovirus, ecc.) quindi nel momento in cui si dovesse manifestare qualche sintomo diviene importante fare una diagnosi eziologica (di causa). Attenzione: ciò non solo perché la covid richieda particolari trattamenti “in se” ma perché:
a) può essere facilmente trasmessa ad altri, magari soggetti fragili ed esposti a complicanze;
b) deve essere monitorata nel suo decorso per prevenire degenerazioni.

Una caratteristica che emerge da numerosi studi è che a differenza di altre virosi IL PRIMO E PIU’ COMUNE SEGNO DI COVID E’ LA FEBBRE (contrariamente a quanto accade nella media con le altre virosi intercorrenti in cui la febbre segue di 1-2 giorni l’inizio di sintomi respiratori), anche da sola, o associata ad altri sintomi aspecifici (ad esempio la diminuzione o l’abolizione dell’olfatto e del gusto). La TOSSE interviene nelle ore/giorni successivi e abbastanza tipicamente è asciutta, insistente, non produttiva. Nella scala di probabilità di evenienze sintomatologiche la rinorrea (scolo dal naso) è al 5°-6° posto mentre vomito e diarrea sono infrequenti. La cefalea può essere importante ma è incostante e comunque non è caratteristica così come il mal di gola che potrebbe essere interpretato anche come elemento sovrapposto (superinfezione batterica, comune in tutte le virosi respiratorie).

Se si presentano sintomi simili (febbre e poi tosse secca con iniziale fatica respiratoria), quindi, COSA PENSARE E COSA FARE?

1) Mantenere a posto la testa, non farsi sopraffare dall’ansia e restare a casa
2) CONSIDERARE LA PROPRIA COLLOCAZIONE IN FASCE DI RISCHIO tenendo presente che le persone sopra ai 65-70 anni sono quelle più comunemente affette da forme più significative (ma non necessariamente gravi)
3) CONSIDERARE LA PROPRIA APPARTENENZA A CATEGORIE DI RISCHIO DI COMPLICANZE (se si è obesi, cardiopatici, diabetici, ipertesi, ecc. occorre un intervento certamente più rapido delle autorità sanitarie per una diagnosi eziologica rapida e provvedimenti più mirati)
4) CHIAMARE TEMPESTIVAMENTE IL CURANTE descrivendo i sintomi ma anche e soprattutto: a) se si è avuto contatto con soggetti affetti o positivi; b) se si è frequentato qualche ambiente a rischio nei 14 gg precedenti l’insorgenza dei sintomi (luoghi affollati o frequentati da persone che non hanno rispettato la distanza o non portavano mascherine, ritorno da luoghi/Paesi considerati a rischio, lavoro svolto se questo è a contatto col pubblico ed in ambienti chiusi con scarso ricambio di aria, ecc.)
5) ISOLARE LA PERSONA AFFETTA collocandola in una stanza, proteggendola con una mascherina che va cambiata ogni 4-6 ore (o meno in caso di rinorrea o tosse frequente e produttiva), usare suppellettili o strumenti o stoviglie e comunque oggetti dedicati da non confondere con quelli degli altri conviventi. Sanificare sempre tutto dopo ogni uso, incluso il bagno (se in casa ne è disponibile uno solo) o far usare al malato sempre lo stesso bagno nel caso se ne abbia più di uno
6) TUTTI I CONVIVENTI DOVRANNO INDOSSARE LA MASCHERINA e l’accesso al luogo dove dimora il malato sarà consentito ad una sola persona, meglio se sempre la stessa
7) Prepararsi al fatto che in caso di tampone positivo SI DOVRANNO SOTTOPORRE ALLA STESSA PROCEDURA TUTTI I CONVIVENTI e tutte le persone esterne ai conviventi che sono venute a contatto con la persona affetta secondo il seguente criterio: distanza inferiore ai 2 metri per un tempo pari o superiore a 15’ nei 4 giorni precedenti i sintomi
8) ADOTTARE TERAPIA SINTOMATICA per contenere le manifestazioni più fastidiose (ma questa dovrà essere consigliata e prescritta dal curante). In ogni caso è utile tenere in casa antipiretici (tachipirina, aspirina), fluidificanti del muco (N-acetilcisteina in bustine), un antibiotico a largo spettro (Amoxicillina-Acido Clavulanico ad esempio). TENERE IN CASA UN PULSIOSSIMETRO
9) IDRATARE EFFICACEMENTE IL SOGGETTO AFFETTO con soluzioni (tisane, succhi di frutta diluiti oppure mediante sali in bustine da sciogliere) e NON CON SOLA SEMPLICE ACQUA (la febbre elevata induce sete ma la somministrazione di sola acqua può provocare, se ingerita in eccesso, emodiluizione con successiva diselettrolitemia e disturbi associati)
10) MANTENERE UN CONTATTO QUOTIDIANO, anche solo telefonico, COL CURANTE in modo da monitorare l’evoluzione e decidere eventualmente se il decorso impone un ricovero per terapie più specifiche non effettuabili a domicilio oppure se si è in presenza di patologia gestibile a domicilio.

Il tampone, auspicabilmente, dovrebbe essere (gold standard) effettuato entro le 48 ore dall’inizio dei sintomi ma anche oltre se la progressione della sintomatologia è blanda e non mostra segni di degenerazione. La decisione sui tempi e sui modi spetta al MMG. Attualmente si sta diffondendo la metodica del test rapido che può essere effettuato su saliva e che fornisce una risposta di primo livello quasi in tempo reale.

COME RICONOSCERE I SEGNI DI UNA PROGRESSIONE SOSPETTA (COMPLICANZE)?

1) Se la persona affetta ha febbre superiore ai 39°C costantemente per più di 3-4 giorni consecutivi
2) Se la persona affetta ha febbre persistente anche non molto elevata ma che non si abbassa coi comuni antipiretici
3) Se la persona affetta manifesta dispnea franca (difficoltà respiratoria, sensazione di “fame di aria” che si può avvertire anche a riposo)
4) Se la persona affetta, anche in presenza di attività respiratoria non particolarmente compromessa, ha una saturazione di ossigeno al pulsiossimetro inferiore al 94-95% a riposo (indicativamente)
5) Se la persona affetta, al walking test (camminare senza fermarsi per 5-6 minuti) mostra una saturazione di ossigeno inferiore al 92% (indicativamente)

In questi casi è indicato (anche se non si è ancora effettuato il tampone o lo si è effettuato ma non si ha disponibile l’esito) ricorrere rapidamente al MMG per valutare l’opportunità di ricovero ospedaliero (in caso di difficoltà a contattare il MMG, chiamando il 118). Ricordo che il passaggio da una forma superficiale ad una profonda nella covid può essere rapida, addirittura poche ore. Rimando alla mia ultima “pillola in tasca” del 16 settembre per una precisazione.

Per ciò che attiene ai farmaci si sottolinea in modo netto che l’automedicazione (uso autonomo di sostanze di cui si parla in giro per Internet o consigliate dal vicino di casa) è VIVAMENTE sconsigliata, a parte l’uso di antipiretici. E’ importante che anche avendo in casa prodotti farmaceutici POTENZIALMENTE ADOPERABILI (ad esempio l’Idrossiclorochina o il cortisone) occorrono sempre e comunque l’approvazione, la prescrizione e la corretta posologia da parte del medico.

RINGRAZIAMENTI:
- Prof. Piero Sestili (ordinario di Farmacologia Università degli studi di Urbino “Carlo Bo”)
- Prof. Alessandra Petrelli (Internista e Ricercatrice – Università Vita Salute – San Raffaele Milano)
- Dr Mario Puoti MD
La loro pazienza e disponibilità nei miei confronti non può essere descritta a parole: spero che un sentito “grazie” sia sufficiente.

BIBLIOGRAFIA

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Modeling the Onset of Symptoms of COVID-19
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Analysis of Epidemiological and Clinical Features in Older Patients With Coronavirus Disease 2019 (COVID-19) Outside Wuhan
Jiangshan Lian 1, Xi Jin 2

6)https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/bollettino/Bollettino-sorveglianza-integrata-COVID-19_15-settembre-2020.pdf

7) Autoimmun Rev. 2020 Jul; 19(7): 102570. Published online 2020 May
Seven recommendations to rescue the patients and reduce the mortality from COVID-19 infection: An immunological point of view
Andreas Kronbichler,a,1 Maria Effenberger,b,1 Michael Eisenhut,c Keum Hwa Lee,d and Jae Il Shind,⁎

10/04/2020

Di seguito la lettera inviata in data 6 aprile 2020 dalla FROMCeO Lombardia all'Assessore al Welfare - Regione Lombardia - Avv. Giulio Gallera

Ill.mo Avv. Gallera,
la Federazione Regionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Lombardia, riunita in data 05/04/2020, ha preso in esame la situazione relativa all’epidemia da COVID19 in corso.

Non è questo il momento dell’analisi delle responsabilità, ma la presa d’atto degli errori occorsi nella prima fase dell’epidemia può risultare utile alle autorità competenti per un aggiustamento dell’impostazione strategica, essenziale per affrontare le prossime e impegnative fasi.

Ricordiamo in generale come, a fronte di un ottimo intervento sul potenziamento delle terapie intensive e semi intensive, per altro in larga misura reso possibile dall’impegno e dal sacrificio dei medici e degli altri professionisti sanitari, sia risultata evidente l’assenza di strategie relative alla gestione del territorio.

Ricordiamo, a titolo di esempio non esaustivo:

1) La mancanza di dati sull’esatta diffusione dell’epidemia, legata all’ esecuzione di tamponi solo ai pazienti ricoverati e alla diagnosi di morte attribuita solo ai deceduti in ospedale. I dati sono sempre stati presentati come “numero degli infetti” e come “numero dei deceduti” e la mortalità calcolata è quella relativa ai pazienti ricoverati, mentre il mondo si chiede le ragioni dell’alta mortalità registrata in Italia, senza rendersi conto che si tratta solo dell’errata impostazione della raccolta dati, che sottostima enormemente il numero dei malati e discretamente il numero dei deceduti.

2) L’incertezza nella chiusura di alcune aree a rischio

3) La gestione confusa della realtà delle RSA e dei centri diurni per anziani, che ha prodotto diffusione del contagio e un triste bilancio in termini di vite umane (nella sola provincia di Bergamo 600 morti su 6000 ospiti in un mese).

4) La mancata fornitura di protezioni individuali ai medici del territorio (MMG, PLS, CA e medici delle RSA) e al restante personale sanitario. Questo ha determinato la morte di numerosi colleghi, la malattia di numerosissimi di essi e la probabile e involontaria diffusione del contagio, specie nelle prime fasi dell’epidemia.

5) La pressoché totale assenza delle attività di igiene pubblica (isolamenti dei contatti, tamponi sul territorio a malati e contatti, ecc...)

6) La mancata esecuzione dei tamponi agli operatori sanitari del territorio e in alcune realtà delle strutture ospedaliere pubbliche e private, con ulteriore rischio di diffusione del contagio.

7) Il mancato governo del territorio ha determinato la saturazione dei posti letto ospedalieri con la necessità di trattenere sul territorio pazienti che, in altre circostanze, avrebbero dovuto essere messi in sicurezza mediante ricovero.

La situazione disastrosa in cui si è venuta a trovare la nostra Regione, anche rispetto a realtà regionali viciniori, può essere in larga parte attribuita all’interpretazione della situazione solo nel senso di un’emergenza intensivologica, quando in realtà si trattava di un’emergenza di sanità pubblica. La sanità pubblica e la medicina territoriale sono state da molti anni trascurate e depotenziate nella nostra Regione.

La situazione al momento risulta difficile da recuperare, ma si vogliono riportare di seguito alcune indicazioni, che, a detta della scrivente Federazione, potrebbero, se attuate, contribuire alla limitazione dei danni, specie nel momento di una ripresa graduale delle attività, prevedibile nel medio-lungo termine.

Per quanto riguarda gli operatori sanitari la proposta è di sottoporre tutti a test rapido immunologico, una volta ufficialmente validato, e, in caso di riscontro di presenza anticorpale (IgG e/o IgM), sottoporre il soggetto a tampone diagnostico. In caso di positività in assenza di sintomi potrebbe essere da valutare la possibilità, in casi estremi con l’attribuzione di specifiche responsabilità e procedure, di un’attività solo in ambiente COVID, sempre con protezioni individuali adeguate. Il test immunologico andrebbe ripetuto con periodicità da definire negli operatori sanitari risultati negativi.

Per quanto riguarda le attività non sanitarie sembra raccomandabile un’estesa effettuazione di test rapidi immunologici per discriminare i soggetti che non hanno avuto contatto con il virus, soggetti che si possono riavviare al lavoro. Per i soggetti nei quali si rileva la presenza di immunoglobuline (IgG o IgM) sembra indicata l’esecuzione del tampone diagnostico. In tal senso si raccomanda di potenziare al massimo tale attività diagnostica e di procedere prima ad indagare i soggetti che risultano urgente riammettere al lavoro, in quanto addetti ad attività ritenute di prioritario interesse, in funzione della disponibilità di tamponi.

La ripresa del lavoro dovrebbe essere subordinata all’effettuazione del test immunologico rapido di screening, non risultando in letteratura alcun termine temporale valido per la quarantena post malattia, anche se decorsa in forma paucisintomatica.

E’ evidente come tale procedura comporti un rilevante impiego di risorse, soprattutto umane, ed è altresì evidente come la stessa, al momento, sia l’unica atta a consentire la ripresa dell’attività lavorativa in relativa sicurezza.

A tale scopo Regione Lombardia dovrà mettere in campo tutte le risorse umane ed economiche disponibili.

Naturalmente quanto sopra dovrà essere accompagnato dall’uso costante, per tutta la popolazione e in particolare nei luoghi di lavoro, di idonei comportamenti e protezioni.

La ripresa potrà quindi essere solo graduale, prudente e con tempi dettati dalla necessità di mettere in campo le risorse sopracitate. E’ superfluo segnalare come qualsiasi imprudenza potrebbe determinare un disastro di proporzioni difficili da immaginare e come le misure di isolamento sociale siano da potenziare e applicare con assoluto rigore.

Da ultimo, la FROMCeO lombarda ha preso in considerazione la questione, sollevata da molti colleghi, della mancanza di protocolli di terapia sul territorio. Il problema è stato in gran parte determinato anche dalla esigenza di trattare a domicilio pazienti che ordinariamente sarebbero stati inviati in ospedale, ma che non hanno potuto essere accolti per saturazione dei posti letto. FROMCeO raccomanda ai colleghi di non affidarsi a protocolli estemporanei non validati e ad attenersi alle indicazioni di AIFA e di Regione, utilizzando la massima cautela.

Nell’esprimere le considerazioni di cui sopra, FROMCeO ritiene di svolgere le proprie funzioni di organo sussidiario dello Stato ed esprime disponibilità ad un confronto costante con le Istituzioni preposte alla gestione dell’emergenza. Spiace rimarcare come tale collaborazione, più volte offerta, non sia ad oggi stata presa in considerazione.

Cordiali saluti.

I presidenti degli ordini provinciali della Regione Lombardia (FROMCeO)

Dr. Spata Gianluigi – Como (Presidente FROMCeO)
Dr. Ravizza Pierfranco – Lecco (Vicepresidente FROMCeO)
Dr. Marinoni Guido – Bergamo
Dr. Di Stefano Ottavio – Brescia
Dr. Lima Gianfranco – Cremona
Dr. Vajani Massimo – Lodi
Dr. Bernardelli Stefano – Mantova
Dr. Rossi Roberto Carlo – Milano
Dr. Teruzzi Carlo Maria – Monza Brianza
Dr. Lisi Claudio – Pavia
Dr. Innocenti Alessandro – Sondrio
Ordine Provinciale dei Medici Chirurgi e degli Odontoiatri di Varese

Per i presidenti Dr. Gianluigi Spata Presidente FROMCeO

Indirizzo

Piazza Borgo Bailo 3
Sarezzo
25068

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 17:00
Martedì 09:00 - 17:00
18:00 - 19:00
Mercoledì 09:00 - 17:00
18:00 - 19:00
Giovedì 09:00 - 17:00
18:00 - 19:00
Venerdì 09:00 - 17:00

Telefono

+390308900726

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