21/08/2021
Nella teoria della medicina umorale di Ippocrate e in quella cinese vediamo in termini diagnostici quanto le emozioni, nella loro parte luce e ombra, risiedano in organi ben precisi e danno origine ad atteggiamenti che, a lungo andare, si traducono in segnali fisici. La rabbia risiede nel fegato ma anche la determinazione, la gioia nel cuore ma anche l’esaltazione, la preoccupazione nel polmone ma anche l’introspezione, il rimuginare nella milza ma anche la diplomazia, la paura nel rene ma anche la volontà. E così esistono i fegatosi, i sanguigni, i melancolici e via dicendo. Quale altro campo d’azione potrebbe avere la nostra anima per comunicare con noi se non il nostro corpo?
Essere in sintonia con i propri bisogni e con se stessi, seguire i dettami della propria Anima, fare ciò che ci realizza nel profondo favorisce il nostro benessere, il buonumore e la salute perché promuove la crescita di autostima, di empatia attitudini che il nostro cervello ama e che gli fanno produrre le sostanze della felicità e della salute: endorfine, serotonina, dopamina, citochine, linfochine. Spesso molte memorie del nostro corpo, emozioni limitanti e comportamenti inappropriati che non riusciamo a gestire o che non vogliamo vedere, appartengono a ferite primarie del nostro io bambino: avere cura di lui significa stare meglio anche fisicamente. "Onoro il mio bambino interiore. Mi voglio bene, mi do libertà e agisco in modo spontaneo perché ho il diritto di essere felice. Imparo ad ascoltarmi. Quali sono i miei bisogni? Li esprimo? Mi coccolo? Ho cura di me stesso tenendo conto delle mie esigenze emotive, psicologiche e fisiche?”
Quando i sintomi sono messaggi
Ognuno di noi è un anima in viaggio in un veicolo corporeo, ognuno con la propria storia e il proprio linguaggio. Ognuno è un universo non ripetibile, un regno speciale in cui vi sono leggi, codici, memorie e messaggi unici, non generalizzabili. Edward Bach dedusse che la malattia era il risultato di un’azione errata che allontana dalle virtù e induce uno stato d’animo negativo (paura, ansia, preoccupazione, rabbia, odio, etcc..). Egli riteneva la malattia, o sintomo, una lezione che insegna a correggere il percorso della vita e ad armonizzarlo con i principi dell’anima, un segnale del nostro sé superiore, che ci indica che ci stiamo allontanando dal cammino che la nostra anima sente segnato per noi, uno strappo tra la personalità o carattere e il sé superiore, Anima. Secondo la visione di Bach, ma anche di altre medicine tradizionali, ogni individuo, pur essendo un essere unico e irripetibile, può rientrare in tipologie emozionali. Ognuno di questi ha una virtù guida che, se trascurata, può diventare l’origine degli stati d’animo patologici. Indagare la malattia quindi non solo materialmente curando il sintomo, ma secondo il punto di vista del singolo paziente, può condurlo a capire quali siano state in origine le cause, i fenomeni, gli eventi o le ferite emozionali che sono diventati il suo malessere.
Questa visione della malattia e della cura del paziente è qualcosa di inconcepibile per l’Occidente del secolo scorso, mentre sappiamo che è una concezione presente in Oriente da millenni. Il dolore fisico è lo stesso dolore psichico che non sappiamo o non vogliamo ascoltare, che deleghiamo, allontaniamo, tentiamo di eliminare, ma fino a che la causa del problema non viene con responsabilità e coraggio affrontata e rielaborata, il problema “per fortuna” si ripresenterà nel corpo e si riproporrà sempre, finché non avremo compreso il perché del suo essere nel nostro corpo. La guarigione non è necessaria, è una possibilità; la guarigione è dei pazienti. Bach diceva che la guarigione nel corpo avviene quando si ha la guarigione dello spirito: se la nostra Anima e la nostra Personalità sono in armonia, tutto è gioia, pace, felicità e salute. Se il nostro intento egoico è allontanarci dal cammino tracciato dall’anima per i nostri esclusivi desideri materiali, per convinzione, per dovere o per soddisfare gli altri, dobbiamo rispettare la conseguenza di questo nostro confliggere con la nostra anima e accettare la probabilità di una malattia. La scelta è nostra, ed è sempre una scelta rispettabilissima.