21/05/2020
"Penso e scrivo"
Mentre il "mondo", questa settimana, ha fatto il "salto" verso la ri-partenza, io mi sono fermata a riflettere su tutte le settimane precedenti e in particolare sull'inizio della mia quarantena e quindi sul mio 1° "penso e scrivo"....
PS: l'insalata è nata, cresciuta e a breve sarà anche mangiata: Buon retro aspicere a tutti!
Il difficile passaggio: fare una pausa – sostare – SO-stare
Improvvisamente (o quasi) ma certamente inaspettatamente ci siamo ritrovati a fare i conti con quello che i latini avrebbero chiamato, a buon nome, fato. Ciò a cui mi riferisco asserisce all'esser sottoposti ad una necessità che non si conosce e che appare quindi non modificabile. L'arrivo di un virus sconosciuto che fa morire le persone senza distinguere razza, religione o età appare agli occhi di chi lo guarda come un evento casuale non modificabile e si sa ... il non conosciuto, l'estraneo da sempre fa paura. Ma forse, parlando più da vicino, ciò che ha fatto più male è stato fare i conti con una limitazione nella libertà di scelta nel fare, dettata “dai piani alti”. Io non ho scelto di stare a casa , non ho scelto di stare a casa da sola h.24 con mio figlio senza potermi più dedicare al mio lavoro come facevo prima, da un giorno all'altro per il bene comune dell'uomo. Qualcun altro o qualcos altro lo ha fatto per me.
Ci è stato CHIESTO DI PRENDERCI UNA PAUSA dalle nostre (frenetiche e pianificate) vite.
L'accettazione dello stop è stato un cammino arduo e tortuoso: in un primo momento ho mal calzato il cappotto che mi era stato messo addosso (anche se mi era stato spiegato che contro il freddo era necessario), ho cercato con forza di toglierlo e più cercavo di toglierlo più mi si accingeva e mi stringeva, quasi a togliermi il respiro. STAVO MORENDO PER FORZA DELLE MIE STESSE MANI (senza avere contratto il virus, che toglie il respiro).
Ho iniziato a riflettere su quanto fossi bloccata nel loop incessante: sentire-pensare-pensare-sentire: la dimensione AGIRE era completamente scomparsa. Quindi, continuando la mia riflessione ho improvvisamente cambiato prospettiva, indossando altre lenti, diventando come la canna da bambù di cui raccontava il maestro zen nel libro con cui ci siamo congedati l'ultima volta.
Perciò, ho fatto ciò che avrebbe detto Seneca: il fato non lo cambi, ma la provvidenza (quella pagana, quella umana, quella che ci consente di pre-vedere) sì! L'UOMO Può AGIRE ATTRAVERSO LA PROVVIDENZA senza ostinarsi a voler cambiare un fato che per sua natura non è modificabile.
Ebbene lì, ho iniziato ad allestire il mio SOSTARE. Fatto di pensieri, di sentimenti ma anche di piccole azioni quotidiane. Le MIE piccole azioni quotidiane, le mie e di Enea. Mi sono detta che era il momento buono per togliere il pannolino a mio figlio, per curare “il mio giardino” partendo proprio dai terrazzi: ho piantato l'insalatina, ho comprato un albero di limoni, ho ripreso la lettura e la scrittura. Ho ricominciato a ballare mentre pulisco (quotidianamente) o mentre cucino. Ho buttato un sacco di cose vecchie e ho iniziato a fare spazio al nuovo...che arriverà...il nuovo e non il o tuttobene. Sì perchè è partita con perchè diverso da come avevo previsto ma faticosamente sono giunta a anche se non avevo previsto nulla di tutto ciò, domani? Boh, flessibilmente penso ad oggi in modo meno frenetico e sicuramente meno pianificato.
Se ho trovato il fulcro? Beh diciamo che il mio è un lavoro costante, un po' come la felicità di Montale che corre su un fil di lama e che ad ogni passo che si fa si deve aggiustare il tiro se non si vuol correre il rischio di volar di sotto. Ogni giorno imparo un po' di più a SO-STARE con il mio nuovo quotidiano.
Se penso a prima? Sì, ci penso e mi manca.
Tornerà tutto ? No, non credo. Anzi dal mio punto di vista è impossibile. Il prima presuppone una visione temporale che non è sotto il nostro controllo il tempo scorre, va avanti e ciò che accade oggi (irreparabilmente) condiziona il domani che è una dimensione diversa, che non significa migliore o peggiore ma sicuramente diversa.
Però ogni giorno è un nuovo giorno in cui osservare il mio allestimento, in cui aggiungere o togliere , in cui ri-trovare o ri-centrare il fulcro per non cadere giù... tutto questo grazie alla resistenza flessibile di una canna da bambù: ora SO-STARE.