23/01/2022
L’utilizzo del digiuno intermittente sta prendendo largo piede, sia come metodo per trattare l’obesità, sia come stile di vita per gli effetti benefici che esso determina.
E’ uso comune attribuire al digiuno una connotazione negativa, perché fin da sempre nel campo dell’alimentazione e della nutrizione si è predicata la buona regola di non saltare i pasti e di frazionare l’alimentazione in 3 pasti principali e 2 spuntini.
All’idea del digiunare si associa la sensazione di stanchezza, di debolezza, di offuscamento mentale ma ci si dimentica che i nostri antenati erano sicuramente adattati ad uno stile alimentare che prevedeva un consumo di cibo molto più rarefatto di quello cui noi siamo abituati.
In realtà quando si mangia meno e/o meno spesso si attivano una serie di meccanismi metabolici in grado di aumentare la forza e la capacità di resistere alla fatica e allo stress fisico che l’uomo moderno ha ereditato dagli ominidi riusciti appunto a sopravvivere e a riprodursi in condizioni di difficile accessibilità al cibo.
Che cos’è il digiuno intermittente?
Il digiuno intermittente (dall’inglese “Intermittent Fasting” o IF) è uno schema alimentare che alterna periodi di digiuno e di non digiuno.
L’utilità del digiuno intermittente nasce da evidenze scientifiche sulla restrizione calorica prolungata, la quale è in grado di promuovere la perdita di massa grassa e il mantenimento di quella magra e contemporaneamente migliorare lo stato di salute.
Il digiuno intermittente, però, si differenzia dalle tecniche basate propriamente sul digiuno, dal fatto che non si basa solo sulla restrizione calorica ma sull’alternanza di fasi di digiuno a fasi di normale alimentazione o di iper-alimentazione scandite da ritmi precisi.
Il digiuno intermittente agisce quindi sia sulla cellula sia sull’organismo in toto. A livello di organismo il digiuno intermittente sembra possa essere in grado di:
Determinare una protezione del Sistema Nervoso Centrale da patologie acute e croniche.
Stabilizzare i livelli di glicemia, aumentare la sensibilità all’insulina, aumentare i livelli di cortisolo e diminuire i fattori di crescita IGF.
Causare una riduzione dello stress a livello epatico.
Determinare una riduzione della massa grassa.
Tutti questi meccanismi concorrono ad aumentare la resistenza dell’organismo a stress sia di tipo fisico, chimico e biologico, rendendolo così più forte e longevo.
Infatti, il nostro corpo di fronte ad una minaccia come la carenza di nutrienti ed energia mette in atto una serie di meccanismi di difesa che hanno lo scopo di proteggerlo dai danni, di riparare le cellule da eventuali danni subiti e di rinforzare le difese dell’organismo di fronte alla possibilità di eventuali danni futuri della stessa natura.
Ecco quindi che il digiuno, visto da sempre come evento negativo, ora potrebbe essere alla base di reazioni salutari per il nostro organismo. Va però ricordato che questo meccanismo funziona solo finché si alterna a periodi di normalità, perché se la carenza di energia da acuta diventa cronica allora può trasformarsi in fonte di malattia.
Questo è il motivo per cui si raccomanda l’intermittenza del digiuno, i cui effetti sono ben diversi dal digiuno prolungato.
MARCELLA FERRARO
#3932526634