Costante-MENTE Studio di Psicologia

Costante-MENTE Studio di Psicologia Somministrazione di Test Psicologici e inquadramento psico-diagnostico.

Si effettuano colloqui clinici, psicologici anche in modalità online, Perizie, Consulenze Tecniche, Sostegno a singoli e/o coppie, Sostegno e orientamento per adolescenti e bambini.

08/11/2025

"Chiediti sempre se ne vale la pena. Scegli chi merita la tua luce, non svendere emozioni a chi spegne il tuo valore; coltiva sempre relazioni che nutrono dignità, crescita e amor proprio".

Paolo Crepet

19/10/2025

Come riconoscere subito una relazione potenzialmente pericolosa in 10 mosse
(E, soprattutto, smettere di credere di poter “salvare” chi ti sta distruggendo)

1. Ti fa sentire “speciale” troppo presto.

Ti idealizza, ti dice che sei “la donna che aspettava da sempre”, che “non ha mai provato nulla di simile”.
Non è amore, è strategia di aggancio.
Serve a legarti velocemente, a farti abbassare le difese.
Il vero amore non brucia i tempi, li costruisce, li scandisce con cura e rispetto.

2. Vuole sapere sempre dove sei e con chi.

Lo chiama “interesse”, ma è controllo.
Non è “gelosia”, è sorveglianza emotiva.
Quando ogni tuo spostamento diventa oggetto di interrogatorio, non sei amata, sei assediata/infestata.

3. Ti isola. Lentamente, ma sistematicamente.

Ti convince che “le tue amiche non ti capiscono”, che “la tua famiglia è invadente”.
Ti vuole sola perché più sei sola, più diventi gestibile.
Ricorda: un uomo che ha bisogno di eliminare il tuo mondo per farsi spazio…
vuole renderti prigioniera, non condividere la tua vita.

4. Alterna attenzioni estreme e freddezza totale.

Ti confonde, ti destabilizza, ti fa sentire colpevole di “aver fatto qualcosa di sbagliato”.
È rinforzo intermittente: la tecnica manipolativa più potente che esista.
Ti abitua a elemosinare affetto, a sopportare tutto pur di ritrovare “quel lato dolce di prima” che non tornerà mai perché era solo un inganno.

5. Ti colpevolizza per ogni suo malessere.

“Mi fai arrabbiare.”
“Mi hai deluso.”
“Mi hai costretto a reagire così.”
Ti fa credere di essere la causa dei suoi scatti, dei suoi silenzi, dei suoi disastri.
In realtà stai solo assumendoti la responsabilità della sua patologia.

6. Usa l’amore come arma di ricatto.

Ti punisce con il silenzio, con la distanza, con la minaccia di andarsene.
L’amore sano non si usa per terrorizzare chi ti sta accanto.
Questo non è amore. È violenza psicologica.

7. Umilia, ironizza, ridicolizza.

Spesso lo fa “scherzando”, ma il messaggio è sempre lo stesso:
tu vali meno, tu sbagli, tu non sei abbastanza.
Le parole lasciano ferite invisibili, ma profonde.
E una donna che comincia a dubitare del proprio valore è una donna già in trappola.

8. Ti fa sentire in debito per ogni gesto.

“Con tutto quello che faccio per te.”
Questa frase è il manifesto della manipolazione affettiva.
Ti dà per potersi riprendere tutto con gli interessi.
E quando smetterai di “essere riconoscente”,
scoprirai quanto può essere violento il suo “amore”.

9. Minimizza, nega, giustifica.

Quando lo affronti, non chiede scusa.
Ti dice che “hai capito male”, che “sei esagerata”, che “sei troppo sensibile”.
Ti induce a dubitare della tua percezione, del tuo giudizio, della tua lucidità.
Questo si chiama gaslighting.
Ed è il preludio alla tua disintegrazione emotiva.

10. Ti convince che senza di lui non sei niente.

Ti prosciuga l’identità, ti fa credere che da sola non ce la farai mai.
E quando inizi a crederci, ha già vinto.
Ma ricordati questo: nessuno ti completa, se prima ti distrugge.

Questo tipo di uomo non cambia.
Non lo puoi curare.
Non lo puoi guarire.
E soprattutto non lo puoi salvare.

Non sei un laboratorio di riparazione per maschi fallati.
Non è il tuo amore che lo trasformerà.
È la tua assenza che lo disinnescherà. Proteggiti. Chiedi aiuto. Allontanati.

Smetti di credere che stare con qualcuno significhi essere qualcuno.
Perché quando costruisci la tua identità sulle macerie emotive di chi ti consuma,
non stai vivendo un amore, stai partecipando alla tua cancellazione.

04/09/2025

In una lezione, un professore afferrò un bicchiere d’acqua e lo alzò davanti alla classe. Rimase fermo, in silenzio, mentre gli studenti, incuriositi, si scambiavano sguardi in attesa di una spiegazione. Passarono dieci minuti, e il suo braccio restava immobile.

Infine, ruppe il silenzio:
“Quanto pensate che pesi questo bicchiere?”

Le risposte si susseguirono:
“Un paio di etti, forse!”
“Quattro etti!”
“Cinque, direi!”

Il professore sorrise con calma.
“In verità, non lo so. Servirebbe una bilancia per scoprirlo. Ma non è questo il punto. Cosa succede se tengo questo bicchiere per qualche minuto?”

“Niente di che,” rispose la classe.

“Esatto. E se lo tengo per un’ora?”

“Il suo braccio inizierà a dolere,” disse uno studente.

“Giusto. E se lo tenessi per un’intera giornata?”

“Vi farebbe male, diventerebbe insensibile, forse avresti bisogno di un medico!” esclamò un altro, suscitando risate.

Il professore annuì.
“Proprio così. Ma ditemi: il peso del bicchiere è cambiato nel tempo?”

“No,” risposero in coro.

“Allora, perché il dolore? Perché la tensione?”

Un silenzio pensieroso riempì l’aula.

“Cosa dovrei fare per liberarmi di questo peso?” chiese.

“Posa il bicchiere,” rispose uno studente.

“Esattamente!” disse il professore, con un lampo negli occhi. “I problemi della vita sono come questo bicchiere. Se li tieni in mente per un po’, non è un problema. Ma se li lasci ossessionarti, diventano un peso. Se li porti con te tutto il giorno, ti immobilizzano, impedendoti di andare avanti.”

Fece una pausa, poi concluse:
“Per questo, alla fine di ogni giornata, lascia andare i tuoi problemi. Non portarli a letto con te. Riposa, ritrova la tua energia e affronta il nuovo giorno con forza e serenità. Te lo meriti.”

16/07/2025

Perdersi per potersi dare.

Che bella questa danza di parole. Sembra un errore, ma è un atto d’amore.
Perché a volte serve smarrirsi per capire davvero chi siamo.
Perdersi non è fallire. È solo un passaggio. È il momento in cui la mappa si strappa…
e tu cominci ad ascoltare la bussola dentro.

Ci perdiamo per troppe cose: per chi non ci ha visto, per chi ci ha confusi, per chi ci ha usati.
Ma se quel perdersi diventa un modo per ritrovarsi, allora è stato necessario.
Necessario per tornare a noi.
Per darci ciò che ci era stato negato: pace, mare, presenza, dignità.

Che sia un volto, una scelta, una città o un addio… qualunque sia la destinazione, vacci con tutto te stesso.
Non risparmiarti. Non trattenerti. Non vivere a metà.
La vita non è una briciola da mendicare. È un oceano da attraversare.

E sì, ogni tanto ci si perde.
Ma non è un dramma, è una prova.
Siamo fatti anche per cadere… ma non per spezzarci.
Dentro abbiamo più acciaio di quanto immaginiamo. Più sale, più fuoco, più mare.

Perdersi per darsi.
Perché solo chi si è perso davvero…
sa cosa significa donarsi senza più condizioni.
Enrico Chelini

#

17/06/2025

Ci sono persone che vivono in una nuvola di malessere emotivo senza nemmeno accorgersene. Non si rendono conto di quanto siano arrabbiate, insoddisfatte, cariche di energia pesante… e così finiscono per lamentarsi di tutto, criticare chi hanno accanto, e addossare ad altri colpe che non gli appartengono.

Non lo fanno con cattiveria, spesso è un modo – maldestro – di chiedere attenzione, di dire “sto male” senza riuscire a pronunciarlo. Ma questo non toglie che, quando ti stanno accanto, rischiano di travolgerti come un’onda e portarsi via la tua calma, la tua chiarezza, quella serenità che hai costruito con impegno e fatica.

E allora ricordalo: puoi comprendere, ma non devi farti carico. Puoi restare gentile, ma anche dire “basta”. Puoi amare e proteggere… te stesso, prima di tutto.

Non sei responsabile dell’equilibrio emotivo degli altri. Ma sei responsabile del tuo. E a volte, il vero atto di amore – anche verso chi non sta bene – è sapersi fare da parte e continuare a camminare nella direzione della tua luce.

© Dr. Maurizio Sgambati
www.psicosgambati.it

11/06/2025

Sapete qual è il veleno che, più di ogni altro, ci fa ammalare sia fisicamente che psicologicamente?

Non è una sostanza e non è una persona nello specifico.

È un ordine a cui dobbiamo obbedire quando ci viene richiesto.

Ha un nome che conoscete tutti.
Un suono che stringe la gola e toglie fiato, libertà e potere.
Si chiama PER FORZA.

Ci devo andare per forza,
Devo frequentare l’Università per forza, devo laurearmi per forza.
È così tanto tempo che stiamo insieme che ormai devo sposarmi per forza.

Lui/lei ne vuole: devo fare un figlio per forza.

Sta male, devo occuparmene per forza.

Detesto questo lavoro ma devo farlo per forza, non ho altra scelta.

Qualcuno è stato o è vittima del per forza senza neanche saperlo.

Ha fatto tutto come andava fatto perche questa era l’implicita regola a cui sottostare per ottenere accettazione familiare.
Nessuno sottolinea mai quanto faccia male un PER FORZA nè quanto sia alto il prezzo da pagare per portare a termine il compito assegnatoci.

Ci sono regole a cui alcuni non riescono a sottrarsi pur di farsi amare.

Per accontentare papà o mammà o per il buon nome della famiglia.
Iniziamo da bambini e mi si stringe il cuore: devo andare a calcio per forza se no papà si arrabbia ma non mi piace.

Mamma mi ha iscritto a danza ma non voglio andare.

Il per forza spesso è PER SEMPRE.

Pensate ai figli, al matrimonio, alla laurea che non amo che mi porterà ad un lavoro che non amo.

Durasse due ore come molte cose che dobbiamo fare per forza sarebbe diverso.

Per forza vado a fare la spesa, pago le bollette e sto in fila alla posta, faccio una visita medica.

Lo devo fare per forza, ma raramente.
Tollerare invece una cosa che non ci piace tutti i giorni, ci avvelena, per sempre.

Il per forza si annida in petto tra cuore e stomaco.
Porta ansia e patologie gastriche.

È tra le cause degli attacchi di panico, dell’ acne e della gastrite.

Non si guarisce finché non si accetta di disubbidire.

Ve l’ho scritto per questo: disubbidite.
❣️❣️❣️❣️❣️









30/05/2025

Quando scegli il silenzio come una forma di punizione verso qualcuno, quello che stai realmente dicendo è: “Mi importa più il mio ego che la nostra connessione.” Questo tipo di silenzio non risolve il conflitto; lo amplifica soltanto, lasciando l’altra persona con incertezza e dolore. Forse senti che trattenere le parole ti dà controllo, ma alla lunga, il prezzo è una relazione sempre più fragile.

Quante volte il silenzio ti ha allontanato anziché avvicinarti? È tempo di riflettere sull’impatto che questo comportamento ha nelle tue relazioni più importanti.

30/05/2025

Invece di dire: "So cosa si prova",
diciamo: "Non posso immaginare
il tuo dolore".

Invece di dire: "Sei forte, ce la farai",
diciamo: "Soffrirai, e io ti sarò accanto".

Invece di dire: "Sembri stare bene",
diciamo: "Come stai oggi?".

Invece di dire: "La guarigione
richiede tempo", diciamo: "Presto guarirai".

Invece di dire: "Tutto accade per una
ragione",
diciamo: "Non sempre c'è una
spiegazione, ma io sono qui con te".

E quando non ci sono parole da dire,
non devi cercarle.
Anche il silenzio può esprimere amore.

Consigli d'oro per la vita 💭❣️
28/02/2025

Consigli d'oro per la vita 💭❣️

Ho appena raggiunto 900 follower! Grazie per il continuo supporto. Non ce l'avrei mai fatta senza ciascuno di voi. 🙏🤗🎉
27/02/2025

Ho appena raggiunto 900 follower! Grazie per il continuo supporto. Non ce l'avrei mai fatta senza ciascuno di voi. 🙏🤗🎉

Per “rendere cosciente l’inconscio” bisogna comprendere quelle parti di noi ancora sconosciute, in modo che rendendole c...
27/02/2025

Per “rendere cosciente l’inconscio” bisogna comprendere quelle parti di noi ancora sconosciute, in modo che rendendole coscienti non potranno più alimentare quel “fratello oscuro” che agisce fuori dal nostro controllo.

Bisogna volgere lo sguardo dentro sé stessi ed iniziare un dialogo con quell’altra parte di noi che vive in ombra e che aspetta solo di essere ascoltata.

Solo attraverso una autentica analisi interiore di sè, affrontata con apertura mentale e accettazione si può arrivare a scoprire chi siamo veramente. Con meraviglia potremmo scoprire parti di noi che mai avremmo pensato potessero appartenerci ma ci vuole però tanta umiltà, voglia di scoprirsi e coraggio di esporsi.

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