Luigi Tatulli - Psicologo Psicoterapeuta

Luigi Tatulli - Psicologo Psicoterapeuta Informazioni di contatto, mappa e indicazioni stradali, modulo di contatto, orari di apertura, servizi, valutazioni, foto, video e annunci di Luigi Tatulli - Psicologo Psicoterapeuta, Psicoterapeuta, Via Roma, 16, Selvazzano Dentro.

Sono un Insegnante di Scuola Primaria, Psicologo e Psicoterapeuta iscritto all’Albo A dell’Ordine degli Psicologi del Veneto, con esperienza pluriennale anche come Educatore presso Comunità Terapeutiche per minori e adulti.

22/10/2025

Se c'è un libro che andrebbe letto con la stessa cautela con cui si maneggia un esplosivo, è "Psicologia delle F***e" di Gustave Le Bon. Pubblicato nel 1895, questo non è un saggio; è il manuale d'istruzioni, né troppo segreto né troppo velato, di ogni forma di manipolazione di massa venuta dopo. È un testo così diabolicamente accurato che leggerlo oggi provoca una vertigine.

Non è un caso che Mussolini ne fosse un avido lettore, vantandosi di averlo studiato. Non è una sorpresa che Goebbels e Stalin lo conoscessero a fondo. Quest'opera è stata la pietra angolare su cui i grandi dittatori del Novecento hanno costruito la loro architettura del consenso. E, a giudicare dall'irrazionalità che domina il nostro dibattito pubblico, molti politici moderni continuano a usarlo come un prontuario.

La tesi di Le Bon è un insulto diretto alla nostra presunzione di individualità. Egli afferma, senza mezzi termini, che nel momento in cui l'individuo si immerge in una "folla" – sia essa fisica o, come diremmo oggi, ideologica – cessa di esistere. La sua coscienza critica si spegne, la sua intelligenza collassa, e viene assorbito da una "anima collettiva".

E com'è questa anima collettiva? È primitiva, impulsiva, irritabile, suggestionabile come un ipnotizzato. La folla non ragiona per logica, ma per immagini e associazioni rudimentali. Non cerca la verità, cerca un sogno. Non vuole prove, vuole un capo.

È qui che l'opera diventa profetica. Le Bon ci spiega, con un secolo e mezzo d'anticipo, perché le narrazioni semplicistiche trionfano sempre sull'analisi complessa. La folla non si convince: si seduce. E la seduzione avviene tramite tre strumenti infallibili: l'affermazione (pura, semplice, senza prove), la ripetizione (ossessiva, finché l'affermazione non penetra nell'inconscio) e il contagio (la diffusione virale dell'emozione).

Suona familiare? È l'anatomia di ogni ondata di indignazione collettiva, di ogni linciaggio morale, di ogni bolla speculativa e di ogni fanatismo politico.

Le Bon poi dipinge il ritratto del "condottiero", il leader. Non è uno statista, non è un intellettuale. È un allucinato, un nevrotico, un uomo d'azione ossessionato dalla sua idea fissa, ma dotato di una volontà di ferro. Non seduce con la ragione, ma con il "prestigio", quell'aura magnetica e irrazionale che paralizza la critica.

Certo, il libro è impregnato dei peggiori pregiudizi del suo tempo: Le Bon è classista, reazionario, ma è proprio questo suo snobismo aristocratico, questa sua totale mancanza di filtri democratici, a renderlo così spietato e onesto. Non fornisce illusioni.

In conclusione, "Psicologia delle F***e" è un'opera tossica e indispensabile. È il veleno e, al tempo stesso, l'antidoto. Leggerlo oggi non significa approvare le sue conclusioni reazionarie, ma acquisire gli strumenti per riconoscere la folla quando agisce dentro e fuori di noi, prima che sia lei a inghiottirci.

✍️ Ivan Petruzzi
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19/10/2025

Di questa vicenda ci si è occupati solo dal punto di vista dell’orrore criminale. E intendiamoci, scanso a equivoci (ché già vedo i classici commenti accusatori del “giustificazionismo”, che a volte non capisco se arrivano da persone con scarsa capacità di comprensione o da critici intellettualmente disonesti): i Ramponi hanno commesso un atto terribile e criminale, che ha privato della vita tre persone e distrutto le rispettive famiglie. Di fronte a questi gesti criminali, sul piano della condanna personale, ci sono poche parole e pochi discorsi. I Ramponi pagheranno ciò che hanno fatto, meritatamente, con il carcere per il resto della loro vita.

Tuttavia, mi piacerebbe aprire un altro tema. Poiché, semplicemente, è la questione profonda che si pone di fronte ad una parte del crimine, della delinquenza e della “malvagità” che troviamo nella società e sulle prime pagine dei giornali. Un tema che si impone soprattutto, s’intende, quando si tratta della delinquenza e della criminalità di persone appartenenti alle “classi svantaggiate”, non certo di reati come le grandi evasioni fiscali, per intendersi.

Da giorni i due fratelli e la sorella Ramponi sono descritti come “mostri”. Anche come “selvaggi”, come potete leggere nell’articolo del Corriere della Sera. Mostri selvaggi e antisociali, con un’anima evidentemente malvagia e problemi psichiatrici.

Di questa vicenda si è parlato molto dell’orrore criminale e praticamente nulla delle condizioni che rendono possibili queste stragi. Facendo ancora un passo indietro: non si è parlato praticamente nulla delle condizioni politiche, sociali ed economiche che indirettamente portano le persone a trovarsi nelle condizioni di disperazione e abbrutimento materiale e morale che le può portare, infine, a compiere un crimine così grave. A diventare dei selvaggi e dei mostri, appunto.

Fa impressione vedere i volti dei due fratelli Ramponi, dopo anni di autosegregazione in casa durante il giorno senza elettricità e acqua corrente. Senza contatti sociali. Senza, in fondo, un riconoscimento umano da parte di individui della loro stessa specie. Fa impressione, specialmente in alcune città d’Italia, - mi viene in mente Napoli, dove ho lavorato per un anno, con le sue profonde differenze socio-economiche tra un quartiere Sanità e un Posillipo, ma la considerazione vale per tutte le grandi città d’Italia - vedere come le diseguaglianze socio-economiche fanno parte non solo dei modi e dei costumi, ma anche degli stessi volti. Da quali background familiari provengono le persone, spesso lo si può dire semplicemente guardandole in faccia e parlandoci per qualche secondo. Tra chi ha poco e nulla, e chi invece ha alle spalle una famiglia e un contesto sociale benestante, la differenza è profondissima, sul piano estetico e spirituale: la differenza è quasi antropologica. Sembra di avere a che fare con umanità diverse, con un differente grado di sviluppo culturale e spirituale. È un fatto che spesso proiettiamo su società del mondo “non-occidentale”, dove le diseguaglianze socio-economiche, dove le differenze tra chi possiede aziende e chi vive negli slums sono ben più profonde delle nostre; ma pure noi non ce la passiamo affatto bene. L’Italia, nel mondo “occidentale”, se ne sta dietro solo a USA e Gran Bretagna quanto a diseguale distribuzione della ricchezza (e delle possibilità di sviluppo umano e spirituale).

Tipico della cultura neoliberale è la rimozione delle condizioni strutturali, del socio-economico nella spiegazione delle cose. La “naturalizzazione” dei fatti: i poveri sono poveri perché non hanno meritato di guadagnare di più; i vincenti sono ricchi e vincenti perché se lo sono meritato. I mostri sono mostri perché, in fondo, sono mostri nell’anima. Probabilmente, malvagi e selvaggi fin dalla nascita. Poco potrebbe - e quindi: dovrebbe - fare l’organizzazione politica della società per affrontare e correggere questi fatti del tutto “naturali e inevitabili”.

Accanto alla descrizione dell’orrore criminale, che sempre tanta audience fa in TV - a proposito: la cronaca nera sulla televisione pubblica è un gigantesco, quotidiano meccanismo di distrazione di milioni di anziani e casalinghi / casalinghe dalle questioni politiche, e prima o poi bisognerà pur prendere di petto la questione - bisognerebbe aprire una gigantesca discussione sulle condizioni strutturali, socio-economiche, che hanno portato i Ramponi a commettere ciò che hanno commesso. E, più in generale, che portano tanti delinquenti a delinquere. Troppo facile scaricare le colpe sugli individui e spiegare tutto con elementi di “malvagità” e di devianza psichiatrica (devianza psichiatrica che andrebbe, anch’essa, spiegata su basi materiali).

Nessuno nasce criminale. Nessuno nasce “mostro”. La società ha smesso da tempo, soprattutto dall’esplosione dell’epoca neoliberale negli anni ‘70, di avere quale priorità il tentativo di elevare tutti gli individui sul piano materiale e spirituale. I legami sociali si sono sfilacciati, con la diffusione drammatica di una terribile solitudine personale; le diseguaglianze sono semplicemente esplose, con poche famiglie che hanno patrimoni milionari e una raffinatezza di modi, gusto e spirito garantita dalla capacità di spesa e dall’accesso quotidiano alla comodità e alla bellezza (una casa spaziosa e in quartieri esclusivi, vacanze, salotti buoni, sport, beni di lusso, et cetera), e milioni di persone che hanno accesso a un ordine di possibilità infinitamente inferiore. I Ramponi “mostri e selvaggi” sono un caso estremo, ma a milioni di italiani la società non garantisce condizioni materiali, e una possibilità di sviluppo spirituale, che sarebbero assolutamente possibili (e neanche complicate, con politiche diverse) in una parte di mondo come la nostra che sguazza nella ricchezza.

Ecco: a mio parere abbiamo perduto la capacità di interrogarci su tutte queste cose. Fenomeni storici e dovuti a cause strutturali, come le diseguaglianze socio-economiche estreme, hanno smesso di scandalizzarci e abbiamo perduto la consapevolezza delle conseguenze e degli effetti di una società così diseguale, atomizzata, sfilacciata. In cui tante persone e famiglie sono lasciate a se stesse, senza possibilità di un minimo benessere materiale e di un dignitoso sviluppo spirituale. Un tempo si parlava di “diritti” incondizionati e inalienabili; ora si parla praticamente solo di “meriti”, persino dell’opportunità di patentini del voto per togliere la possibilità di espressione politica a chi è “ignorante e selvaggio” (senza mai porsi la questione di come mai è “ignorante e selvaggio”, dinamica tipica dei liberali). Un tempo si parlava di uguaglianza quale obiettivo sociale e politico principale, al fine di garantire l’universale sviluppo della persona umana, come da terzo articolo della Costituzione italiana. Prima dell’epoca neoliberale, quando la cultura socialista e democratica era diffusa nella società, questo universale sviluppo della persona umana, a prescindere dalle condizioni socio-economiche di partenza, era uno dei cardini del modo “occidentale” di stare al mondo. Oggi ormai non costituisce più neppure un problema la coesistenza, nelle nostre società, di classi sociali i cui estremi appaiono quasi come specie umane diverse. I superuomini con la villa al mare e il Range Rover, e gli uomini di Neanderthal senza acqua corrente ed elettricità, costretti a lavorare di notte.

Come dice il cantante Mannarino nella canzone “Un’estate”, meravigliosa e vera:

“I mostri della terra esistevano. Ma erano fratelli sfortunati”

17/10/2025

🔴 Comunicato stampa congiunto sull’educazione sessuo-affettiva nelle scuole

Le Presidenti e i Presidenti degli Ordini degli Psicologi di Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia-Romagna, Lazio, Marche, Puglia, Sicilia e Veneto prendono una posizione chiara e netta in merito al DDL del 23 maggio 2025 del Ministro Valditara.

🎓 L’educazione sessuo-affettiva è una risorsa, non un rischio. Limitare o escludere la possibilità di promuovere da parte dei professionisti della salute attività educative su questi temi significa privare bambini e adolescenti di strumenti fondamentali per comprendere e gestire i cambiamenti fisici ed emotivi legati alla crescita.

🧠 L’educazione sessuo-affettiva, quando è adeguata all’età e scientificamente fondata, contribuisce a relazioni sane, alla prevenzione di bullismo e violenza di genere, e al benessere psicologico delle giovani generazioni.

👥 Gli Ordini regionali sopra menzionati esprimono profonda preoccupazione per le implicazioni culturali e sociali derivanti dalle limitazioni previste nel DDL “Disposizioni in materia di consenso informato in ambito scolastico”.

Chiediamo che la voce degli psicologi e delle psicologhe venga ascoltata nelle sedi parlamentari competenti, per ribadire l’importanza di un’educazione affettiva e sessuale tempestiva, continuativa e basata sulle evidenze scientifiche.

📢 La tutela dei minori passa anche — e soprattutto — attraverso la conoscenza, l’ascolto e la costruzione di contesti educativi sicuri e consapevoli.

03/10/2025

Il week end lungo e la rivoluzione starebbero benissimo insieme.
Ci ricorderebbe che il tempo che abbiamo a disposizione è prezioso.
Che possiamo donarne un po’ alla comunità, soprattutto alle sue parti più fragili e in difficoltà.
Che il lavoro che rende liberi era una beffa, che al massimo la libertà è qualcosa che ci può essere sottratta, non qualcosa che ci dobbiamo guadagnare.
Il week end lungo, per sottrarci all’idea che tutto - individui, popoli, guerre, ricostruzioni comprese - sia monetizzabile.
Il week end lungo per restituire all’essere umano la possibilità di stare in relazione, di vivere di creatività, di alimentare la pazienza e la curiosità verso l’altro.
Quanta pace ci sarebbe, nel week end lungo.

23/09/2025

Cosa accade a un uomo quando il suo corpo è tutto ciò che ha per dire chi è?

Frank Bruno, nella narrazione che lo circonda, è spesso ridotto a una superficie: pugni, muscoli, grida. L’epopea del gigante nero. Il gladiatore buono. Il simbolo di una forza senza colpa. Ma ogni corpo, anche il più scolpito, nasconde una crepa. E questa crepa, se non è abitata da un senso, si trasforma in un abisso.

Cresciuto in una Londra poverissima, marginale, figlio di immigrati caraibici, Frank aveva dentro di sé il rombo di due oceani. Ma la sua voce era bassa, la sua natura docile, quasi stonata nel caos della working class britannica. Fin da ragazzino il suo corpo eccede: troppo grosso, troppo forte, troppo alto. È un corpo che anticipa il desiderio di guadagnare la vetta: vincere e colpire. Ma chi è Frank, se non ciò che gli altri si aspettano che sia?

Il padre è severo, quasi assente. E come ogni assenza paterna, genera un buco. Il noto psicoanalista Jacques Lacan lo chiamerebbe il “foro del Nome-del-Padre”: quel punto in cui la Legge simbolica non si è inscritta. E allora il ragazzo cerca una legge altrove. Nel ring e nei guantoni, nei colpi sul volto e nei ritmi forsennati della corsa imposta dai timer del maestro. Là dove le regole sono chiare, dove il dolore è previsto, dove l’identità si guadagna a colpi. La boxe non è solo sport: è uno spazio simbolico dove Frank tenta di iscriversi nel mondo.

Ma il ring è anche un luogo di equivoco. Ti si ama per la tua forza, non per la tua verità. Ti si applaude quando cadi, ma solo se ti rialzi. E quando il corpo inizia a cedere — com’è destino per ogni corpo — la maschera crepa. È in quel momento che la psicosi bussa alla porta.

Frank Bruno viene internato in un ospedale psichiatrico. La diagnosi è di disturbo bipolare. Ma la diagnosi, da sola, non dice tutto. Il crollo psichico non è un incidente; è il ritorno del rimosso. È la voce di un bambino che non ha mai potuto parlare. È il desiderio che non ha trovato parola. Il ricovero non è la fine della sua parabola: è il suo punto zero. Il punto da cui può, forse per la prima volta, ricominciare.

Da lì in poi, la vita di Bruno non è più quella di un pugile, ma di un uomo che tenta — faticosamente, quotidianamente — di abitare la propria fragilità. Inizia a parlare della sua malattia. Inizia a mostrarsi senza la corazza. E così facendo, apre uno spazio nuovo nel discorso pubblico: quello in cui la fragilità non è più una vergogna, ma una forma alta di umanità. Si presenta in scuole, convegni, università, palestre e porta la sua voce: le fragilità sono umane, cadere rovinosamente è umano, e tutti abbiamo una seconda possibilità.

Frank Bruno ha vinto un titolo mondiale, ma questa è solo una nota a piè di pagina. La sua vera vittoria è un’altra: è quella di non aver fatto della forza fisica una religione, di aver concesso al proprio crollo la possibilità di un senso.

Ha avuto forza, certo, ma non quella che applaudono. Ha avuto quella di chi regge la fatica di restare, di chi non si leva dal cuore il peso del proprio nome. Frank Bruno non ha vinto il mondo, anzi ha perso, e spesso. Ha perso e si è seduto accanto alla sconfitta, come a una madre. L’ha guardata negli occhi, e lei non ha avuto più niente da togliergli.

[Ex tenebris, lux" - Storia di Frank Roy Bruno]

22/09/2025

🌍Mobilitazione generale per la Palestina | Lunedì 22 settembre
Oggi non si resta in silenzio, oggi si agisce per denunciare la violenza e l’ingiustizia perpetrata ogni giorno a Gaza.

Altrapsicologia ha promosso e sostenuto numerose iniziative territoriali che hanno dato voce a una solidarietà concreta.
Grazie al grande impegno dei gruppi regionali di Lombardia, Toscana e Abruzzo, abbiamo raccolto e devoluto 3.624,00 € a organizzazioni umanitarie attive nei territori colpiti:

Emergency – Amnesty International – Save the Children – Croce Rossa Italiana – Medici Senza Frontiere.

Non basta dire "pace", serve scegliere da che parte stare.
✊ La solidarietà è una pratica politica. La psicologia non può restare neutrale.

Indirizzo

Via Roma, 16
Selvazzano Dentro
35030

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 20:00
Martedì 09:00 - 20:00
Mercoledì 09:00 - 20:00
Giovedì 09:00 - 20:00
Venerdì 09:00 - 20:00
Sabato 09:00 - 13:00

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