04/12/2025
Sì, lo so: qualcuno già respira male.
“E come facciamo senza il gruppo?”
Tranquilli: l’umanità ha superato di peggio.
Supererà anche questo.
Perché i gruppi classe molto spesso non aiutano: alimentano ansia.
Sono il luogo dove gli adulti diventano detective, giudici, commentatori e, nei momenti migliori, profeti di sciagure scolastiche.
E soprattutto sono insicuri: può entrare chiunque, anche chi non dovrebbe. E diventare la porta perfetta a screenshot, fraintendimenti e prime dinamiche di cyberbullismo.
Poi c’è il mito della “condivisione”: nei gruppi classe si condivide poco e in alcuni casi male.
Si scarica ansia.
Ogni compito diventa un caso, ogni emoji un conflitto, ogni comunicazione una crisi internazionale.
La verità è semplice: molto spesso non sono gruppi informativi, sono centrali del fraintendimento.
E i ragazzi imparano che il rumore vale più delle parole.
La rivoluzione è questa: uscire noi, far uscire loro, e tornare a parlare davvero.
Premere “Esci dal gruppo” non è ribellione.
È igiene mentale.
Per noi.
E soprattutto per loro.
E sì, lo so, non tutti i gruppi sono così.
Ne esistono di virtuosi, utili, rispettosi.
Ma chi fa il mio mestiere lo vede ogni giorno: troppo spesso lo spazio del gruppo smette di aiutare e comincia ad amplificare ansie, fraintendimenti e pressioni invisibili.
La mia non è una crociata, è una provocazione necessaria. Perché possiamo anche tenerli quei gruppi… ma prima o poi dobbiamo chiederci se ci stanno davvero aiutando o se ci stanno solo trascinando dentro il rumore. E il rumore, quando si parla di figli, è il peggior consigliere possibile.