10/11/2025
Il nostro cervello è una macchina delicata e straordinaria: reagisce non solo a ciò che accade, ma anche a ciò che potrebbe accadere.
Quando lo smartphone è accanto a noi, anche se non lo tocchiamo, il cervello entra in uno stato di attesa silenziosa.
Resta vigile, come se dovesse rispondere a un segnale, a un messaggio, a una notifica che potrebbe arrivare da un momento all’altro.
È quello che hanno scoperto due ricercatori in uno studio pubblicato su PLOS ONE.
Hanno chiesto a 119 studenti universitari di affrontare un test di memoria. Alcuni avevano il telefono sul tavolo, altri lo avevano lasciato fuori dalla stanza.
Chi lo teneva vicino ricordava di meno.
Non perché lo usasse, ma perché la sola presenza del telefono bastava a distrarre il cervello.
Più spesso i partecipanti pensavano al proprio smartphone, peggiore era la loro capacità di memorizzare.
Sul piano neurofisiologico succede qualcosa di preciso: la corteccia prefrontale, che serve per concentrarsi e ricordare, resta divisa tra il compito e l’attesa dello stimolo; il sistema dopaminergico della ricompensa si attiva come se stesse per arrivare una piccola gratificazione.
È un carico cognitivo invisibile, che consuma attenzione e riduce memoria.
Quando il telefono è lontano, invece, il cervello si alleggerisce.
Non deve più sorvegliare, né attendere.
Può tornare a concentrarsi, a respirare, a ricordare.
Allontanare lo smartphone non è un atto di rinuncia, ma un gesto di cura.
Perché la mente, per imparare, ha bisogno di spazio, silenzio e presenza.