Dott. Giuseppe Lavenia

Dott. Giuseppe Lavenia Psicoterapeuta - Divulgatore Scientifico - Esperto in Educazione e Benessere Digitale.

Presidente Ordine delle Psicologhe e degli Psicologi della regione Marche.

Un ragazzo lo dice stringendo il telefono come fosse un coltello.Le amicizie in adolescenza non sono “compagnie”: sono i...
11/11/2025

Un ragazzo lo dice stringendo il telefono come fosse un coltello.
Le amicizie in adolescenza non sono “compagnie”: sono identità condivise.
Quando finiscono, non è una porta che si chiude, ma una parte di sé che si spegne.
In terapia emerge il lutto dell’amicizia: non solo la solitudine, ma la paura di non essere più degni di fiducia.
È così che una rottura si trasforma in cicatrice: “Se mi ha lasciato lui, allora chi mai resterà?”.
Eppure gli adulti minimizzano: “Passerà, troverai altri amici”.
Non capiscono che per un adolescente quell’assenza pesa come un tradimento.
Sta a noi restituire dignità anche a questo dolore.

Il nostro cervello è una macchina delicata e straordinaria: reagisce non solo a ciò che accade, ma anche a ciò che potre...
10/11/2025

Il nostro cervello è una macchina delicata e straordinaria: reagisce non solo a ciò che accade, ma anche a ciò che potrebbe accadere.
Quando lo smartphone è accanto a noi, anche se non lo tocchiamo, il cervello entra in uno stato di attesa silenziosa.
Resta vigile, come se dovesse rispondere a un segnale, a un messaggio, a una notifica che potrebbe arrivare da un momento all’altro.

È quello che hanno scoperto due ricercatori in uno studio pubblicato su PLOS ONE.
Hanno chiesto a 119 studenti universitari di affrontare un test di memoria. Alcuni avevano il telefono sul tavolo, altri lo avevano lasciato fuori dalla stanza.
Chi lo teneva vicino ricordava di meno.
Non perché lo usasse, ma perché la sola presenza del telefono bastava a distrarre il cervello.
Più spesso i partecipanti pensavano al proprio smartphone, peggiore era la loro capacità di memorizzare.

Sul piano neurofisiologico succede qualcosa di preciso: la corteccia prefrontale, che serve per concentrarsi e ricordare, resta divisa tra il compito e l’attesa dello stimolo; il sistema dopaminergico della ricompensa si attiva come se stesse per arrivare una piccola gratificazione.
È un carico cognitivo invisibile, che consuma attenzione e riduce memoria.

Quando il telefono è lontano, invece, il cervello si alleggerisce.
Non deve più sorvegliare, né attendere.
Può tornare a concentrarsi, a respirare, a ricordare.

Allontanare lo smartphone non è un atto di rinuncia, ma un gesto di cura.
Perché la mente, per imparare, ha bisogno di spazio, silenzio e presenza.

È appena terminata la Settima Conferenza Nazionale sulle Dipendenze, e porto con me una grande emozione.Aver potuto rapp...
08/11/2025

È appena terminata la Settima Conferenza Nazionale sulle Dipendenze, e porto con me una grande emozione.
Aver potuto rappresentare, come referente tecnico-scientifico le istanze del gruppo di lavoro sul tema delle dipendenze digitali davanti al Governo è stato un momento di profonda responsabilità e gratitudine.

Da ventidue anni mi occupo di questi temi quando ancora sembravano lontani, quasi invisibili. Oggi, finalmente, sento un’attenzione concreta, un impegno reale per arginare un fenomeno che coinvolge tanti ragazzi e tante famiglie, offrendo ascolto, strumenti e risposte a chi ogni giorno lotta in silenzio.

Vedere il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e le più alte cariche dello Stato presenti in sala è stato un segnale importante: la consapevolezza che le dipendenze, vecchie e nuove, non sono una questione privata, ma un tema sociale, culturale, umano.

Oggi più che mai credo che la strada della prevenzione e dell’ascolto sia quella giusta.
E che, passo dopo passo, stiamo finalmente imparando a prenderci cura delle fragilità del nostro tempo.

Un ringraziamento di cuore al sottosegretario di stato Alfredo Mantovano e al Dipartimento per le Politiche Antidroga per l’organizzazione di questa importante conferenza, e a tutte le persone che ogni giorno lavorano per dare voce a chi non riesce più a chiedere aiuto.


“Dottore, se non gli do il telefono urla.”È una frase che sento sempre più spesso, detta con stanchezza e un po’ di verg...
07/11/2025

“Dottore, se non gli do il telefono urla.”
È una frase che sento sempre più spesso, detta con stanchezza e un po’ di vergogna.
Eppure non c’è nulla di cui vergognarsi: solo da capire.

Perché quando un bambino piccolo si calma solo con uno schermo, non è perché “ama la tecnologia”.
È perché lo schermo regola al posto suo le emozioni che non sa ancora gestire.
E se succede troppo presto, troppo spesso, quel meccanismo si fissa:
ogni disagio, ogni no, ogni frustrazione diventa un “accendi”.

Non è cattiva educazione, è un cortocircuito del tempo che viviamo.
Abbiamo sostituito il contatto con il tocco sul vetro.
Ma la pelle, lo sguardo, la voce, restano i primi veri calmanti emotivi.

La dipendenza digitale non nasce da un gioco.
Nasce quando l’emozione di un bambino viene spenta invece che accolta.

E il primo passo per evitarla è ricordare che nessuna app potrà mai sostituire un abbraccio.

Lo sapevate che?Tutti citano Seneca: “Non per la scuola, ma per la vita impariamo.”Ma la verità è che Seneca scrisse l’o...
05/11/2025

Lo sapevate che?

Tutti citano Seneca: “Non per la scuola, ma per la vita impariamo.”
Ma la verità è che Seneca scrisse l’opposto.

Nelle Lettere a Lucilio leggiamo infatti:
“Non vitae sed scholae discimus” – “Non impariamo per la vita, ma per la scuola.”

Era una critica feroce: ci si esercitava in nozioni astratte, lontane dalla realtà, incapaci di insegnare a vivere davvero. Col tempo la frase è stata ribaltata e resa più “educativa”, ma così abbiamo tradito il senso originario.

Il messaggio autentico resta attualissimo:
un sapere che non serve a vivere è sterile.

Oggi, tra registri elettronici, verifiche e programmi, rischiamo di dimenticare che la vita non ti interroga con un test a crocette: ti mette davanti a rifiuti, dolori, cadute e scelte difficili.

La sfida non è prepararsi a un esame, ma a quei giorni in cui l’esame è la vita stessa.

«Papà, mi annoio.»Lo dice con lo sguardo vuoto, davanti a uno schermo pieno.E in quella frase c’è tutta la fragilità del...
04/11/2025

«Papà, mi annoio.»
Lo dice con lo sguardo vuoto, davanti a uno schermo pieno.
E in quella frase c’è tutta la fragilità del nostro tempo.

Un tempo la noia era una stanza vuota da riempire: con la fantasia, con un gioco inventato, con un amico che passava per caso.
Oggi è diventata una stanza da cui fuggire, riempita di pixel, suoni e stimoli.

Secondo una ricerca americana, i bambini si annoiano in media dopo appena 33 minuti dall’inizio di un’attività.
Trentatré minuti.
Poi arriva lo smartphone, il tablet, la distrazione pronta a colmare ogni vuoto.
Eppure quel vuoto serve: è il respiro necessario tra un pensiero e l’altro.

La noia non è un difetto da correggere, è un bisogno da proteggere.
È il laboratorio dell’infanzia, la palestra della fantasia, il luogo dove si impara a stare con sé stessi, ad aspettare, a desiderare.

Un bambino che non si annoia mai non impara a immaginare.
Un bambino che non immagina, domani farà fatica a creare.
Perché chi non sa stare da solo, cercherà sempre qualcuno o qualcosa che lo distragga da sé.

Abbiamo tolto ai bambini la possibilità di perdersi nei propri pensieri, di guardare il cielo senza un obiettivo, di dire “non so cosa fare” e poi scoprirlo.
E così crescono pieni di stimoli ma poveri di stupore.

La noia non va tolta. Va insegnata.
È il primo passo per imparare a vivere davvero.


Un tempo le mani erano piene di terra, ora di schermi.Giocare significava uscire, cadere, ridere.Oggi significa connette...
03/11/2025

Un tempo le mani erano piene di terra, ora di schermi.
Giocare significava uscire, cadere, ridere.
Oggi significa connettersi, chattare, competere.
Abbiamo sostituito l’erba con il pavimento di casa, le corse con le notifiche, la curiosità con la prudenza.

Ma senza cadute, non si impara a rialzarsi.
Senza libertà, non si impara a scegliere.
Senza sporcarsi, non si cresce davvero.

Abbiamo costruito un’infanzia pulita, controllata, perfetta, ma anche fragile.
E nella paura di farli cadere, abbiamo tolto ai bambini la possibilità di diventare forti.

L’infanzia non ha bisogno di filtri.
Ha bisogno di realtà.

Ci sono domande che tutti i genitori oggi si fanno:• Quando posso dare lo smartphone?• Quanto tempo davanti agli schermi...
01/11/2025

Ci sono domande che tutti i genitori oggi si fanno:
• Quando posso dare lo smartphone?
• Quanto tempo davanti agli schermi è “troppo”?
• Come proteggerlo da chat, giochi, video e bulli digitali?
• E soprattutto: come farlo crescere connesso… ma non dipendente?

Questo libro nasce proprio da qui.
Non per giudicare i genitori, ma per accompagnarli.
Dentro ci trovi linee guida chiare per fasce d’età (0-3, 3-6, 6-10), esempi reali, regole da applicare in casa, cosa fare quando il bambino fa i capricci per il telefono, come dire no senza rompere la relazione, come insegnare l’empatia anche online.

È il manuale pratico per chi vuole crescere bambini liberi dagli schermi… non bambini zitti grazie agli schermi.

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Crescere oggi significa crescere dentro uno schermo. I bambini parlano con un video, gli adolescenti si mettono in gioco...
01/11/2025

Crescere oggi significa crescere dentro uno schermo. I bambini parlano con un video, gli adolescenti si mettono in gioco davanti a una platea invisibile, e spesso sono più visti online che a casa. Ma cosa succede quando il bisogno di esserci diventa l’unico modo per sentirsi vivi? Quando una challenge “tanto la fanno tutti” diventa un rischio reale? Quando un commento su Instagram fa più male di una frase detta in faccia?

Di questo voglio parlare venerdì 21 novembre al Teatro Astra di Castelfidardo: di ragazzi che usano il digitale per cercare relazione, non per perdere tempo. Di perché le challenge funzionano. Di perché il cyberbullismo è così violento. Di come gli algoritmi tengono agganciati i nostri figli. Ma soprattutto di cosa possiamo fare noi adulti per riportare al centro la presenza, il limite, la protezione.

Non sarà una serata contro i social.
Sarà una serata per i genitori e i ragazzi.

📍 Teatro Astra, Castelfidardo ore 21.00
Evento gratuito - Iscrizione obbligatoria 👉 https://www.dipendenze.com/corso/giuseppe-lavenia-ragazzi-ragazze-digitali-castelfidardo

📢 Lectio Magistralis con Giuseppe Lavenia Evento gratuito per genitori, insegnanti e comunità educante 📅 10 novembre 2025 – 🕕 Ore 21:00 – 23:00 📍 TEATRO ASTRA, CASTELFIDARDO Viviamo in un tempo in cui bambini e adolescenti crescono dentro uno schermo: comunicano, si confrontano, si ...

È una misura giusta, ma non risolve il problema.Perché oggi i ragazzi non vanno più nei siti classici: la pornografia la...
31/10/2025

È una misura giusta, ma non risolve il problema.
Perché oggi i ragazzi non vanno più nei siti classici: la pornografia la trovano nei canali Telegram, nei gruppi chiusi, nei social, nei link che si passano di nascosto.
E quando la chiudi da una parte, rinasce da un’altra.

Il vero nodo, però, non è dove la trovano.
È quando ci arrivano.
L’età media della prima esposizione è tra i 10 e i 12 anni: troppo presto per distinguere fantasia e realtà, corpo e potere, desiderio e violenza.
Troppo presto per capire che quello che vedono non è amore, ma prestazione.

Le neuroscienze ci dicono che un cervello così giovane non ha ancora gli strumenti per elaborare immagini sessuali forti: si impressiona, si confonde, può cercare di imitarle.
Così, l’eccitazione diventa controllo.
Il piacere diventa dominio.
E la curiosità si trasforma in dipendenza.

Ma non possiamo limitarci a educare solo i ragazzi.
Dobbiamo educare anche noi genitori.
A parlare di corpo senza imbarazzo.
A nominare le parole giuste: sesso, desiderio, rispetto, consenso.
A non delegare all’algoritmo ciò che spetta alla relazione.
Perché il silenzio degli adulti diventa terreno fertile per la disinformazione e per la pornografia come unica “guida” all’affettività.

Bloccare i siti è un segnale, non una soluzione.
Serve un’educazione precoce, reale, umana.
Serve una scuola che parli di emozioni, e famiglie che non abbiano paura di farlo.

Perché se la pornografia arriva prima dell’educazione, sarà lei a educare.
E noi non possiamo permetterlo.

Una serata per riscoprire la forza delle mani, del cuore e della mente.Essere artigiani oggi significa molto più che sap...
31/10/2025

Una serata per riscoprire la forza delle mani, del cuore e della mente.

Essere artigiani oggi significa molto più che saper fare. Significa saper sentire, dare forma alle idee, trasformare il lavoro in identità e l’impegno in futuro.

Insieme a Daniela Lucangeli parleremo di valore umano, intelligenza emotiva e crescita, di come la competenza incontra la passione, e di quanto la vera innovazione parta sempre dalle persone.

Pesaro – Auditorium Scavolini
30 novembre 2025 – ore 17.30

Ingresso gratuito, prenotazione obbligatoria qui → https://confartigianatoanpu.s2.yapla.com/it/event-96340/register/intelligenza-artigiana-storie-di-valore/96340

Pensare con le mani.Un gesto semplice, quasi primitivo. Toccare, impastare, costruire, distruggere e ricostruire: è così...
30/10/2025

Pensare con le mani.
Un gesto semplice, quasi primitivo. Toccare, impastare, costruire, distruggere e ricostruire: è così che il cervello di un bambino impara il mondo. Ogni oggetto che prende tra le dita è un’esperienza che plasma i circuiti neuronali, che trasforma la curiosità in conoscenza, la sensazione in pensiero.

Oggi però le mani dei bambini sfiorano solo vetri lisci.
Scorrono, non esplorano.
Cliccano, non costruiscono.
Il cervello, così, impara un altro linguaggio: quello della velocità, dell’immediatezza, dell’attesa di uno stimolo continuo. Ma perde la profondità del fare, la lentezza del capire, la meraviglia del provare.

Non sono gli schermi il problema, ma la sottrazione del corpo.
Perché senza mani che toccano, senza materia che oppone resistenza, anche il pensiero diventa fragile, bidimensionale.

I bambini hanno bisogno di sporcare le mani per imparare a pensare.
E noi adulti, forse, di riscoprire che il contatto con la realtà è ancora la prima forma di intelligenza.

Indirizzo

Via Corridoni 11, 13, 15
Senigallia
60019

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 20:00
Martedì 09:00 - 20:00
Mercoledì 09:00 - 20:00
Giovedì 09:00 - 20:00
Venerdì 09:00 - 20:00

Telefono

+393347765413

Sito Web

http://www.giuseppelavenia.name/

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