29/01/2025
La città della moksha mi chiama ancora una volta.
Per la sesta volta.
Un pellegrinaggio interiore verso la connessione con qualcosa che profuma di eterno.
Mi assenterò per un breve periodo, per andare a respirare un luogo sospeso tra la vita e la morte, tra il samsara e il nirvana. Ogni respiro accanto a Maa
Gangaa è un dialogo silenzioso, un abbraccio alle ombre del passato e una preghiera per la luce che continua a guidarmi.
Nel suono dei mantra e nel silenzio delle cremazioni, ritrovo il senso profondo della fragilità e della bellezza dell’esistenza. Memento mori, ma anche memento vivere.
C’è un passaggio, un rito, un ritorno a ciò che siamo davvero.
Sono pronta a lasciarmi attraversare ancora una volta da questa energia straziante.
Lo chiami “caos” perché non capisci.
La chiami “arretratezza” perché ti spaventa.
La giudichi perché è più facile che fermarti a comprendere.
Quello che etichetti come “disordine” è armonia. Quello che chiami “povertà” è un atto di fede .
Quello che chiami “arretrato” è il coraggio di vivere in connessione con qualcosa di immensamente grande .
Non c’è il caos, non c’è confusione.
Sei tu che guardi con occhi chiusi e pensieri superficiali.
Attraverserò fiumi invisibili, seguirò il suono di passi che non sono miei.
Sarò polvere, sarò vento, sarò un respiro tra i respiri.
Ed è qui e solo qui che ti ritrovo e pronuncio il tuo nome.
Nel canto stonato di un sadhu n**o, nel fumo che si dissolve nel cielo
Ogni viaggio qui non è mai lo stesso, ma è ogni volta incredibilmente mio.