09/05/2015
LA DINAMICA TRA PRESENZA E ASSENZA E LA VIA
PER LA LIBERTA’
La reiterazione e la dissolvenza: l’essere umano come al cinema
BAMBINI E GENITORI RICORDANDO CHE,
OGNI GENITORE E’ STATO BAMBINO
Ti ricordi la prima volta che hai portato tuo figlio piccolo davanti allo specchio?
Sicuramente era piccolo, incapace di stare in piedi da solo, in una fase del suo sviluppo in cui non disponeva totalmente del proprio corpo, che percepiva ancora troppo oscuramente, vagamente, e soprattutto in MODO FRAMMENTATO. Tu lo tenevi in braccio e così facendo lo tenevi anche dritto davanti allo specchio.
Lui era dunque lì – il tuo bambino che da solo non sarebbe riuscito a stare dritto e che perciò stava eretto solo grazie a te, l’adulto da cui dipendeva – e nello specchio si rifletteva l’immagine di lui, bimbo in braccio a te, adulto.
Il tuo bambino si guardava, si muoveva, provava a toccare…
Poi improvvisamente in questi movimenti un giorno si è posto obliquamente e in quello sguardo, di sbieco, inclinando se stesso insieme al suo sguardo finalmente ha visto
COSA HA VISTO IL TUO BAMBINO?
Da un lato ha visto due immagini; la sua e, la tua di adulto, nello specchio; dall’altro lato, dietro, un po’ in alto rispetto a lui, ne ha vista una, ma una sola, delle due immagini, la tua da cui dipendeva la sua capacità di stare in posizione ritta.
C’era dunque una, ma una sola, immagine doppia: QUELLA TUA DI ADULTO RADDOPPIATA NELLO SPECCHIO
Il tuo bambino dev’essersi chiesto:
Ma l’altra immagine dunque che è? Di chi mai sarà?
E’ rimasto a lungo perplesso, sicuramente te lo ricordi. Perciò ha reiterato l’esperienza cercando di capire (tu l’hai aiutato in questo) e provando quindi ad agire.
Si tratta della dinamica tra la presenza e l'assenza, nulla di più
Alla fine il tuo bambino è giunto al riconoscimento, reiterando e reiterando quell’esperienza.
E’ quindi giunto a scoprire nell’immagine : Sé.
In parole semplici, ha scoperto che l’immagine era lui stesso.
Una grande conquista direi, ma desidero invitarti a riflettere su un punto:
Il tuo bambino, così facendo, certamente è giunto a un riconoscimento di Sé, ma questo RICONOSCIMENTO E’ AVVENUTO PER SOTTRAZIONE di ciò che, nel suo sguardo obliquo, non vedeva né poteva vedere (Sé, di cui l’immagine è riproduzione).
Tuo figlio si è identificato come Sé, ma anche come buco e come evanescenza.
Nel riconoscere Sé tuo figlio, forse lo ricordi, è esploso di gioia . E’ quella stessa gioia che lo ha segnato. La gioia del riconoscimento e della conquista dall’immagine di Sé conquistata sì, ma senza possibilità di simbolizzazione, essendo lui ancora un corpo frammentato e poco controllato, non autonomo nemmeno nel riuscire a mantenere la sua postura e men che meno nell’ essere autosufficiente.
Ma intanto ha imparato qualcosa che è rimasta fissata dentro di lui come un’orma inchiodata, ovvero che nella reiterazione, nella ripetizione di gesti e comportamenti sta una STRATEGIA CHE PORTA A RISULTATI E A ESITI
Di seguito è stata la strategia stessa ad essere da lui reiterata e reiterata: nel percorso, fondamentale, che va dalla costituzione del narcisistico Io ideale dell’EGO alla rivelazione della natura illusoria di tale onnipotente Io ideale fino alla formazione dell’ “ideale dell’Io” da perseguire.
E’ questa la grande frustrazione di ogni essere umano: SCOPRIRE UN’IO IDEALE DA PERSEGUIRE SENZA POTERLO MAI RAGGIUNGERE.
In un ininterrotto “fading“, ossia in una perpetua dissolvenza, proprio nel senso cinematografico della “dissolvenza” l’IO RIFLESSO sempre sembra prender forma per poi, subito, svanire in un’ altra , a sua volta dissolvente forma.
In questa dissolvenza sta la parzialità e provvisorietà delle identificazioni che l’Io costituiscono.
Nell’ accogliere e nell ’accettare questa consapevolezza e nel sostenere tuo figlio a riconoscerla, sta l’opera d’arte, il vero virtuosismo del soggetto che comprendendo e accettando tutto questo può scacciare per sempre quell’ IO IDEALE, EGOICO E SFUGGENTEMENTE PERSECUTORE, permettendogli di costruire le fondamenta per diventare un ESSERE UMANO CONSAPEVOLE E LIBERO
M. De Mattio