27/11/2025
È capitato a tutti i genitori: il bambino piange / urla / si dimena, noi siamo stanchi / abbiamo fretta / siamo in mezzo alla gente e, sfoderando lo sguardo più severo di cui siamo capaci, esordiamo con: “Adesso basta.” “Conto fino a 3” o altre variazioni tra il severo e il minaccioso.
Il piccolo ci guarda interdetto, nello spazio di un respiro, prende fiato e poi riparte peggio di prima. Lo sguardo dei passanti aggiunge il carico.
Il modo duro che abbiamo scelto ci sta costando molte energie e per di più non solo non sembra funzionare ma pare anche aggravare le cose.
Forse che tutto sommato non sia quella la chiave? Severo non è minaccioso. Severo è presente, responsabile, saldo. Il far percepire ai nostri figli: io sono qui, per te. Le cose sbagliate non posso lasciartele fare. Le tue emozioni non mi fanno paura. Puoi fidarti che ci sono, anche mentre questa cosa enorme che si chiama rabbia ti travolge. “Capisco che vorresti tantissimo quel giocattolo, ma oggi non lo compreremo.” “Capisco che detesti metterti la cintura, ma io non posso metterti in macchina senza, devo proteggerti.” “Capisco che tua sorella ti ha fatto molto arrabbiare, ma non posso lasciarti picchiare.“
È molto, molto, molto difficile, ma non impossibile.
Se, mentre il piccino piange, proviamo a immaginarci come ci sentiamo quando a piangere siamo noi, allora risulterà più facile parlare e agire con tenerezza e premura e, attraverso il nostro amore, il nostro respiro e la nostra voce distesa, il bambino imparerà ad attraversare la tempesta senza sentirsi sbagliato, questa percezione di tutela, di spazio sicuro, lo aiuterà a tornare sereno.
Per chi pensa: «Eh ma un po’ di pugno duro…»
Non abbiamo detto di assecondare il volere di un under 6, ma di imporre le regole con assertività e amore, invece che con aggressività e minacce.
È possibile. È utile. E fa stare meglio tutti: i bambini e anche noi.