11/11/2025
Bene
Ieri è stato ritirato l’emendamento della Lega sul divieto dell’educazione sessuale e affettiva anche alle scuole medie.
Ci fa piacere pensare di aver dato un contributo a questo ripensamento grazie alla lettera che, come presidente del Consiglio Nazionale degli Psicologi, ho inviato al Ministro Valditara e alle istituzioni preposte il 17 ottobre scorso.
Parlare di sessualità non vuol dire anticipare esperienze che non sono adeguate all’età, ma offrire strumenti per orientarsi.
È il modo con cui sentiamo il nostro corpo, ci riconosciamo in un genere, diamo significato alle emozioni, alla vicinanza, allo sguardo dell’altro.
È una dimensione che sostiene identità, autostima, capacità di riconoscere e rispettare i confini propri e altrui. Sono molto più rischiosi l'imbarazzo o il silenzio degli adulti, che producono confusione e vuoti che possono essere riempiti con contenuti fuorvianti o pericolosi in un mondo in cui l’accesso costante e non sempre controllato al digitale può dare risposte e rappresentazioni pornografiche, in cui il corpo è oggetto e il consenso sparisce.
Non è da lì che vogliamo che imparino cos’è l’intimità.
Parlare di sessualità vuol dire aiutare i giovani a riconoscere che il corpo appartiene a loro, che hanno il diritto di dire sì e di dire no, che provare sensazioni non è motivo di vergogna.
Vuol dire riconoscere la varietà delle identità e dei modi di sentirsi, senza trasformarli in minaccia, viverli come pericolo rischia di assecondare un tabù che ostacola la crescita.
Vuol dire educare alla consapevolezza di sè, ai confini necessari alla propria tutela, senza paura e senza vergogna.
Scuola e famiglia condividono una responsabilità: diventare luoghi in cui trovare parole semplici e corrette, mentre fuori circolano immagini distorte.
L’educazione affettiva e sessuale non è un rischio da evitare, ma una protezione concreta.
Poterne parlare a scuola con professionisti competenti è prevenzione e protezione dalla disinformazione, dalla manipolazione, dalla violenza, dagli abusi.
È un gesto di cura verso le nuove generazioni, perché crescano più libere, più consapevoli e in grado di difendere i propri confini, con un no che sia sempre riconosciuto e rispettato.