29/01/2021
📌Lockdown è spesso sinonimo di solitudine e fatica.
Ma può essere anche l'occasione per "guardarsi dentro", come ci racconta Nicolò Targhetta, celebre autore di Non è successo niente, nel primo racconto scritto per l'Ordine delle Psicologhe e degli Psicologi del Veneto.
Diamo inizio oggi al viaggio insieme a Nicolò, con lo scopo di raccontare - in uno stile volutamente leggero, ironico e paradossale, ma mai superficiale - alcuni temi legati alla psicologia. I dubbi e fantasie che spesso caratterizzano lo scegliere di andare da uno psicologo, le sfide emotive di questo periodo difficile.
Un viaggio narrativo che faremo nel corso del 2021, con 10 brevi racconti mensili, per parlare (e anche un po’ ridere) di noi raccontandoci diversamente alla popolazione.
E illustrare così, nella leggerezza, quale profondo valore può avere il prendersi cura di sè, assieme ad una psicologa o uno psicologo...
Buona lettura!
-----------------------------------------
- Dottore.
- Sì?
- Io ho paura.
- Può essere più specifico?
- Ho paura di questo nuovo lockdown. Ho paura di rimanere chiuso per sempre dentro la mia vita.
- Lei sa che era chiuso dentro la sua vita anche prima?
- Non ci provi neanche con questi giochetti da Robin Williams con la barba. Questa cosa di rimanere bloccato in casa mi fa impazzire. Mi ha fatto impazzire la prima volta e mi fa impazzire di nuovo, lo so. Le giornate sembrano tutte uguali, smettono di avere un senso, di avere un ordine. Vado in cucina senza un motivo, poi in salotto senza un motivo, poi in camera da letto senza un motivo. E visto che vivo in un monolocale sono tutte la stessa stanza!
- Capisco.
- Mi sento malato anche se non sono malato e mi pare che tutto quello che faccio non abbia uno scopo. E mi sento pure in colpa.
- Perché si sente in colpa?
- Perché, cavolo, sono un privilegiato. Posso lavorare da casa, ho una casa, sono in salute. C'è gente che va verso il lockdown con drammi veri, con ansie vere e io sono qui che frigno perché devo passare un mese sul divano.
- È vero, la situazione è difficile per tutti, ma non siamo qui per parlare degli altri, siamo qui per parlare di lei. Se qualcosa la preoccupa, è bene che lei ne discuta senza sminuirla.
- E poi penso, Mandela ha retto quarant'anni senza rompere le b***e. Che forse io sono peggio di Mandela?
- Si paragona spesso a Mandela?
- Mi ha detto lei di lavorare sulla mia autostima!
- Ha ragione. La solitudine, indipendentemente dal contesto, è sempre complicata da gestire. La solitudine significa, spesso, guardarsi allo specchio. Certo, guardarsi allo specchio 24 ore su 24 può essere destabilizzante. Anche l'introspezione ha i suoi tempi e i suoi ritmi.
- Dottore, io non sono pronto a stare con me tutto il giorno.
- Lo capisco perfettamente, si figuri che neanche io sono pronto a stare con lei tutto il giorno. È per quello che facciamo incontri di un'ora.
- E poi, durante l'ultimo lockdown, ho avuto la sensazione di impigrirmi dal punto di vista sociale.
- Si spieghi meglio.
- Ho perso contatti, trascurato amicizie, ho lasciato scivolare via pezzi importanti della mia vita. Come se niente avesse più importanza.
- E come la faceva sentire questa cosa?
- Mi faceva sentire come se anche io non ne avessi più.
- È comprensibile, il lockdown è una situazione straordinaria nel quale il nostro corpo e la nostra mente sono stati catapultati senza preavviso. Sa che col lockdown i disturbi legati allo stress sono quintuplicati? Questo dipende dal fatto che, fortunatamente, pochi di noi hanno sperimentato gli arresti domiciliari e quindi si tratta di una condizione del tutto nuova alla quale facciamo fatica ad abituarci.
- Io li ho sperimentati.
- Lo so, perché lei è un casino ambulante.
- Posso vedere la sua laurea?
- Ascolti, le sue ansie sono legittime e comuni, e il fatto che abbia deciso di parlarne è un buon punto di partenza per trovare una soluzione.
- Che soluzione?
- Be', i problemi legati a un isolamento forzato sono diversi e vanno affrontati uno per uno. Da una parte lei ha paura di un'introspezione prolungata. Ecco, potrebbe sfruttare questo complicato momento per trovare un sistema per guardarsi dentro in modo nuovo. Dall'altra parte lei mi dice di temere la stazionarietà, in questo senso posso suggerirle di aprirsi a nuove esperienze, anche creative, che la aiutino a distrarsi. Infine si mostra preoccupato all'idea di perdere i contatti. E io qui le proporrei di non rinunciare ai rapporti sociali, bensì di far entrare le persone nella sua vita attraverso canali secondari.
- Quindi, riassumendo: guardarmi dentro in modo nuovo, aprirmi e far entrare gli altri attraverso canali secondari?
- Esatto.
…
- Com'è andata dallo psicologo?
- Mah, mi ha prescritto una gastroscopia.