Dott.ssa J. Cannamela Psicologa e Psicoterapeuta

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Appartenere al gruppoEd ecco il tempo in cui il gruppo è identità, il gruppo ci definisce, non importa quale parte della...
30/08/2024

Appartenere al gruppo

Ed ecco il tempo in cui il gruppo è identità, il gruppo ci definisce, non importa quale parte della nostra vita possa identificarsi con questo o quel gruppo.
La parola d’ordine è appartenenza!
Chi appartiene è rappresentato, è protetto, è parte di un tutto.
Che poi ci siano dei valori da condividere, delle scelte da condividere, delle posizioni da condividere, questa è un’altra storia.
Cosa rappresenta il gruppo?
Anche se per poco, anche se sporadicamente, appartenere è come dormire su un cuscino comodo, la nostra mente si accomoda su ciò che è condiviso, o deciso da altri; e più numerosi sono gli altri più l’idea della protezione, dell’appartenere ci coccola.
E se l’appartenenza non fosse sempre positiva?
Quale prezzo siamo disposti a pagare pur di appartenere?

05/09/2023

Una cosa bella

Fa della tua vita qualcosa che ti assomiglia,
non più grande, non più piccola, che sia la tua taglia, che tu possa indossarla senza disagio, nessuno potrà dirti quale taglia scegliere, è tua, è la tua vita, devi sceglierla tu.
Non lasciare che il destino faccia il suo corso senza opporre resistenza.
Non importa che tua sia uomo o donna, ricco o povero,
ritaglia il tuo mondo, decidi chi può starci e chi è scomodo, nessuna scomodità potrà portarti giovamento futuro, il disagio è tormento, più lo tolleriamo più ci spegniamo.
Fa di questa cosa unica, di questo privilegio che è il vivere qualcosa che non sia solo sopportabile ma che sia amabile, qualcosa da cui non avrai bisogno di scappare.
Non usare bilance, i tuoi successi siano solo tuoi, i tuoi desideri siano solo tuoi, non lasciare che gli applausi della gente decidano la tua strada, che nessuno giudichi il tuo cammino, e già difficile giudicare il proprio figuriamoci quello altrui, se vivrai senza calpestare l’altrui dignità avrai già vinto.
Fa che la tua vita sia salva dalle brutture del mondo, proteggila da ciò che può spegnerla, usa tutte le tue energie perché nessuna cosa o persona abbia potere su di te.
Quando smettiamo di essere smettiamo anche di brillare, che grande perdita per il mondo.
Fa che la tua vita sia una cosa bella per te.

Psychologist

Stare lontaniIl virus ci ha messo davanti ad una sfida difficile ma necessaria - “stare lontani” – una sfida necessaria ...
01/10/2021

Stare lontani

Il virus ci ha messo davanti ad una sfida difficile ma necessaria - “stare lontani” – una sfida necessaria alla sopravvivenza stessa.
In circostante normali stare lontani durante le difficoltà è un comportamento innaturale per l’uomo, per gli animali e per le piante. Esatto, anche gli alberi hanno una maggiore possibilità di sopravvivere quando sono in gruppo, un gruppo di pini o di faggi resiste ad una tempesta con maggiori possibilità rispetto a pochi alberi o addirittura ad uno soltanto.
La natura ci ha insegnato che il contatto, l’unione che da vita ad un gruppo rende i singoli individui più forti.
Perché stare lontani è stato così difficile anche se necessario?

Tutti i nostri comportamenti sono il frutto di natura più cultura, ciò vuol dire che in parte impariamo dall’ambiente, dalla cultura in cui viviamo, dove ci vengono trasmesse delle abitudini, dei “modi di fare”; tutto il resto dei nostri comportamenti fa parte di ciò che abbiamo ereditato dal nostro corredo genetico. il contatto con l’altro ci viene trasmesso sia dalla cultura che dalla natura, questo può farci comprendere quanto l’altro faccia parte della nostra vita, dei nostri pensieri, dei nostri propositi così come delle nostre difficoltà.
Se volessimo guardare con occhi puliti, quindi senza pregiudizi dell’uomo su l’uomo, dovremmo provare tenerezza verso ciò che siamo stati costretti a fare, potremmo vedere la fatica che ci è costata stare lontani dai nostri cari per proteggerli.
Quella premessa naturale, in cui cercare l’altro ci rassicura, in cui il contatto è vita sin da prima che la vita respiri, è stata invertita.
E’ stata, però, altrettanto necessaria la difficoltà a tutto ciò, anche se può apparire paradossale, dovremmo provare tenerezza per noi stessi se non siamo stati bravi fin da subito a rinunciare all’altro, orgogliosi di non voler rinunciare al nostro bisogno dell’altro, di non voler rinunciare al contatto come fonte di vita, di ispirazione e di crescita.


.C.

Dentro o fuori dalla parentesiQuando scriviamo qualcosa di necessario ma non rilevante lo mettiamo tra parentesi. Se spo...
28/09/2021

Dentro o fuori dalla parentesi

Quando scriviamo qualcosa di necessario ma non rilevante lo mettiamo tra parentesi. Se spostiamo questa immagine all’importanza che hanno i nostri bisogni nelle relazioni della nostra vita, quanto spazio prendiamo e quanto ne concediamo?

Anche riflettendoci è difficile rispondere a questa domanda, intratteniamo un certo numero di relazioni, alcune di esse richiedono la nostra disponibilità ed altre ci sostengono, dipende dalla persona cha abbiamo di fronte, siamo certi di essere imprevedibili e sempre diversi.
Ne siamo davvero certi?

Se per ipotesi guardassimo la nostra capacità di esserci, di ascoltare l’altro anche quando è noioso, perché prima o poi siamo tutti noiosi, di sostegno anche quando non condividiamo le sue scelte ma ci chiede aiuto, in che posizione saremmo rispetto a tutto ciò?

E’, forse, possibile, che qualcuno sia sempre disposto ad esserci senza pretendere quasi nulla in cambio e qualcun altro, invece, si aspetti di essere sempre compreso?

Uno degli equilibri più difficili che il rapporto con l’altro ci chiede, come un funambolo che potrebbe perdere l’equilibrio in qualsiasi momento, è sapere quando stare tra parentesi e quando uscire dalla parentesi.
Quanto più questo equilibrio è in continuo movimento tanto più le nostre relazioni godono di maggiore ossigeno, quanto più fisso ed immutabile è il ruolo - di chi sta dentro la parentesi e quello di chi sta fuori –
tanto più le nostre relazioni mancano di respiro.

Viviamo in un mondo in cui le informazioni corrono molto velocemente ed è quasi un dovere che appartiene ad ognuno di no...
25/09/2021

Viviamo in un mondo in cui le informazioni corrono molto velocemente ed è quasi un dovere che appartiene ad ognuno di noi avere un punto di vista.
Cosa accade quando incontriamo una prospettiva diversa dalla nostra?

Accade che siamo infastiditi, sappiamo già che non ci interessa ancor prima di averla ascoltata, cominciamo a scalpitare, ogni attimo passato ad ascoltare l’idea “nemica” alla nostra ci sembra eterno, perso per sempre.
Perché questo atteggiamento così indisponente è però così comune?

Quando abbiamo anche solo la sensazione di stare ascoltando un’idea diversa dalla nostra ci prepariamo a difendere il nostro pensiero, lo facciamo con i nostri sensi ancor prima che con la mente. Questo evento è stato definito “cecità selettiva” ovvero quel comportamento attraverso il quale ci rifiutiamo di vedere o riconoscere l’esistenza di ciò che abbiamo già deciso essere sbagliato. Qualsiasi informazione che andrà in una direzione diversa dalla nostra verrà ignorata; al contrario incontreremo sulla nostra strada numerose opinioni che confermeranno la nostra idea perché sono le sole a cui daremo la nostra attenzione.
Perché siamo così legati alle nostre opinioni?

Ciò che pensiamo parla del nostro modo di essere, ci identifichiamo nelle nostre convinzioni, ciò che pensiamo ci aiuta a creare un’immagine di noi stessi ed allo stesso tempo crea la nostra immagine sociale, ovvero il modo in cui gli altri ci vedono. Ecco perché ci affezioniamo alle nostre opinioni e modificarle diventa doloroso, equivale ad una “perdita di sé” – quando cambiamo idea stiamo perdendo una parte di noi - anche se non è proprio così l’emozione che proviamo è quella della perdita e facciamo il possibile per evitarla.

Cos’ è il locus of control?Così come si può intuire rappresenta il luogo del controllo che può essere interno o esterno ...
16/09/2021

Cos’ è il locus of control?

Così come si può intuire rappresenta il luogo del controllo che può essere interno o esterno ad ogni individuo. Più che un luogo è la percezione che abbiamo di quanto potere abbiamo sulla nostra vita, se ci percepiamo come capaci di creare dei cambiamenti, di agire oppure se all’opposto sentiamo di subire ciò che accade, di non avere un reale potere di azione.
La capacità di prendere delle decisioni non dipende solo da ciò che desideriamo fare ma anche e soprattutto da quanta responsabilità vogliamo prenderci circa le nostre decisioni.
Quindi il concetto di potere è collegato a quello di responsabilità?

Sì, questo è valido per qualsiasi persona, così come gli uomini o le donne che rivestono dei ruoli in cui ad un grande potere decisionale corrisponde una grande responsabilità. Lo stesso accade nella nostra vita privata, più agiamo le decisioni che ci riguardano più accettiamo la responsabilità che ne deriva, più subiamo le decisioni che ci riguardano meno siamo disposti a sentirne la responsabilità.
Quindi ci sono persone che hanno un “locus of control” esterno ed altre lo hanno interno?

Eviterei di cadere nelle posizioni estreme, ci saranno sempre delle circostanze in cui chi ha un locus of control interno sarà costretto a subire delle decisioni dall’esterno. Così come, viceversa, chi tende a delegare le decisioni sulla propria vita in alcuni casi sarà costretto a decidere in prima persona.
Potremmo dire che esiste una tendenza generale che ognuno di noi segue ed in cui si trova comodo.
Quanto incide nella qualità della vita di ogni persona il modo in cui percepisce di avere un controllo sulle proprie decisioni?

Questo aspetto ha una notevole rilevanza, chi agisce in prima persona nella propria vita riesce a mantenere dei livelli di autostima più alti, accetta le conseguenze delle proprie azioni e decisioni evitando reazioni di eccessiva rabbia o sconforto; potrebbe, però, ignorare le occasioni in cui è necessario trovare dei compromessi con il contesto circostante.
Al contrario chi tende a subire le decisioni che lo coinvolgono potrebbe avere delle difficoltà nell’accettare le conseguenze di ciò che accade a seguito di quelle decisioni, vivendo tutto ciò con un senso di frustrazione ed oppressione.
Lo slogan diffuso che la qualità della nostra vita dipende non da cosa accade ma da come reagiamo potrebbe non essere del tutto vero. Le nostre reazioni a ciò che accade sono spesso influenzate da quale ruolo abbiamo avuto in ciò che è accaduto, quanto di noi abbiamo messo in certe decisioni che hanno, poi, portato a determinate conseguenze, da questo dipende, spesso, il nostro modo di reagire.

07/09/2021

Una squadra, una nazione, tante idee.

Chi siamo oggi?

Il presente ci appare come un tempo strappato, così ce lo fanno apparire, un tempo senza passato, senza futuro, siamo qua e non siamo mai stati altrove. Siamo diversi, a dire il vero lo eravamo anche prima. Abbiamo opinioni diverse, le avevamo anche prima, abbiamo posizioni politiche contrapposte, è stato così sin da quando è nata la repubblica, sin da quando abbiamo avuto il diritto di votare, nessuno si è mai offeso per questo.
Chi siamo oggi?

Un popolo che vota contro se stesso, che accusa ed insulta chiunque venga considerato un nemico utile.
Utile a chi?

Utile a chi non vive questa meravigliosa nazione con il cuore, utile a chi non crede nell’Italia e negli italiani, a chi la mattina non prende un caffè parlando con i propri simili, altri esseri umani che vivono in Italia, a chi non si commuove ascoltando una storia di umana solidarietà, a chi pensa che l’Italia sia solo uno stato senza una storia, una cultura artistica, letteraria e musicale che ci invidiano in tutto il mondo, che parla di chi siamo e di chi eravamo, a chi dell’Italia non ha conosciuto l’anima.
In questo caso il conflitto ha senso, se vivere in uno stato significa solo dividere un territorio perché mai dovremmo avere tolleranza per chi ha opinioni diverse dalle nostre? Se vivere in questo paese o vivere altrove è indifferente è pure coerente denigrare chi con noi non ha nulla in comune, coerente ma molto triste.
Piccola parentesi per i mondiali di calcio o gli europei, o le medaglie olimpiche e paralimpiadi degli azzurri, loro che credono in un’Italia che li acclama, la stessa Italia che il giorno dopo nega se stessa, vende l’altro per due soldi, cede al bisogno del conflitto.
Inutile dire che il conflitto ci serve, avere un nemico è talvolta salvifico, ciò che sta fuori di noi smettiamo di cercarlo dentro di noi, il nemico esterno ci salva da noi stessi. Sin dalla notte dei tempi avere un nemico in comune unisce, crea identità, ci fa sentire meno soli. Ed ecco che anche questa volta l’italiano sceglie un nemico che lo faccia sentire parte di qualcosa, un nemico che svegli l’entusiasmo, un nemico che distolga la rabbia dai nostri guai per farceli dimenticare.
Se solo imparassimo ad amare il nostro paese, ad imparare dalla nostra storia, avremmo già vinto, avremmo vinto una battaglia che non vede perderti ma solo tanta diversità che si riflette in un unico grande specchio, l’Italia.

Psychologist

Le ali dell’animaLoro, le anime, si cercano attirandosi o si allontano in cerca di altre stagioni, di altri colori, stag...
31/12/2020

Le ali dell’anima

Loro, le anime, si cercano attirandosi o si allontano in cerca di altre stagioni, di altri colori, stagioni diverse ma spesso ancora uguali alle precedenti.
Le anime si cercano, si affascinano, si inseguono, sono fuggevoli ed effimere come nuvole, inutile ascoltarne le parole, le anime si parlano senza mai pronunciare verbi, si comprendono solo quando hanno voglia di farlo, così come trovano pace dopo averla a lungo cercata.
Le possibilità di ciò che accadrà alle nostre anime sono numerose, spesso non riusciamo a prevederle. Quel che è certo, un segno chiaro, su come e dove le nostre anime poseranno le loro ali, è dato dall’energia che mettiamo nei nostri incontri, la luce degli sguardi che ci fanno sentire visti e non solo osservati, il suono delle parole che sanno cullarci, che pur vedendoci imperfetti ci credono ancora capaci di grandi perfezioni.
Anime fragili che inaspettatamente risorgono da acque stagnanti e spiccano il volo verso nuovi destini, anime stanche che in un giorno nuovo si scoprono piene di vigore, rigenerate e quasi estranee al vecchio ieri.
Che ogni nuovo porto sia la gioia di una nuova esperienza, non importa che sia un obiettivo raggiunto perché le anime si nutrono di esperienze ancor prima che gli obiettivi siano stati raggiunti.

Buon 2021

Se avrai tempo, se avrai pazienzaSe avremo tempo… se avremo pazienza… Non è il primo giorno che si impara ad amare, il p...
06/12/2020

Se avrai tempo, se avrai pazienza

Se avremo tempo… se avremo pazienza…
Non è il primo giorno che si impara ad amare, il primo giorno si ama senza saperlo fare, si improvvisa, solo dopo, tra tempeste e giornate chete, si impara a leggere tra le pagine di un’altra anima diversa dalla nostra.
Si legge senza capire, usando la lingua della nostra anima, per poi comprendere che per leggere le pagine di chi è altro da noi si usa una lingua diversa dalla nostra, una lingua da imparare. Ogni giorno una parola nuova che ci allieta, rattrista, scoraggia, agita oppure diverte, calma e sostiene.
Un giorno imprevisto sentiremo l’energia rinnovarsi e quell’anima altro da noi è già diventata parte di noi.
Se avremo il tempo di capire le parole dette e quelle taciute, se questo tempo, trovato e mai afferrato, lo vivremo senza consumarlo, se con fede aspetteremo di vedere che le nostre salite da vicino si appianano, vedremo che da vicino faranno meno paura.
Se avremo pazienza, quella che non ferisce, né troppa, né troppo poca, ci aiuteremo l’uno l’altro ad amarci, di un amore sempre bambino per cui essere grati.
Se avremo tempo e pazienza i nostri confini si perderanno gli uni negli altri, d’improvviso ma senza fretta.
Se avremo tempo conosceremo le nostre ferite, quelle antiche, così lontane da non potergli più dare un nome, e quelle giovani che ancora cercano il loro posto nella memoria.
Se avremo pazienza impareremo a giustificare le nostre mancanze, le guarderemo senza giudizio e cattiveria, le guarderemo come si guarda cadere una foglia in autunno, così, perché un’altra rinasca nel tempo opportuno.
Se avremo pazienza impareremo a tenere le nostre mani con la sicurezza che lì c’è un pezzo di mondo di cui poterci fidare.
Se nel modo in cui ci guarderemo troveremo la tenerezza e la volontà di passare oltre i nostri spigoli, se questi nel tempo diventeranno sorrisi di tollerante accettazione e respiri di cambiamenti imprevedibili avremo amato l’altro e conosciuto noi stessi.

*Grazie a T.F. per l'immagine.

Usare la creatività nell’imprevistoLa prima reazione che si ha di fronte ad un evento improvviso ed imprevisto è spesso ...
13/11/2020

Usare la creatività nell’imprevisto

La prima reazione che si ha di fronte ad un evento improvviso ed imprevisto è spesso la più spontanea, possiamo sentirci timorosi, agitati e pensare che non siamo in grado di affrontare quella situazione, forse in un altro momento ma non adesso. Purtroppo ciò che ci accade non ha un calendario, non si incontra per appuntamento e la capacità di accogliere l’imprevisto rappresenta una grande risorsa, una delle più utili per affrontare ciò che di quotidianamente imprevedibile può accaderci.
Non ci è dato di scegliere cosa ci accade o cosa ci accadrà - purtroppo o per fortuna - alcune decisioni ci portano su dei percorsi in cui degli ostacoli ritarderanno i nostri programmi e, forse, tutto ciò, potrebbe renderci frustrati ed impazienti.
E’ vero che non possiamo decidere sempre quale sia l’ostacolo che incontriamo, se potessimo farlo decideremmo di non avere nessun ostacolo, possiamo però decidere di accettare l’idea che gli imprevisti accadono spesso, non sono una maledizione destinata solo a noi, non sono degli estranei a cui dobbiamo forzatamente fare posto, piuttosto impegnano parte del nostro tempo che avevamo deciso di spendere in altro modo, occupano una cospicua parte dei nostri pensieri e fanno tutto ciò scalciando.
Ebbene sì il termine imprevisto con cui definiamo ciò che appunto non era previsto ci indispone, crea un atteggiamento negativo, siamo costretti a confrontarci con qualcosa che non ha diritto di cittadinanza. Potremmo, invece, cominciare a considerare gli imprevisti come eventi imprevedibili ma non meno significativi di tutto il resto.
La nostra mente è abituata ad occuparsi di varie faccende, tenta di fare ordine laddove ordine non v’è, ed ecco che uno dei nostri due emisferi, quello sinistro, si occupa di ciò che è razionale, di pianificare la giornata, di compiere un calcolo matematico, all’altro, quello destro, è dato il compito di guardare al mondo usando l’immaginazione, ci permette di riconoscere i volti che incontriamo, di immaginare una conversazione. Ciò non vuol dire che siamo divisi in due infatti queste due porzioni, magistralmente create, hanno bisogno l’una dell’altra, devono collaborare e lo fanno attraverso un ponte chiamato “corpo calloso” cosìcché entrambi possano lavorare per il bene comune.
Cosa accade quando un imprevisto si impone alla nostra attenzione?
Una delle caratteristiche degli imprevisti è che non possiamo ignorarli, quindi non solo non erano invitati ma fanno tanto rumore! Dobbiamo trovare una soluzione, deve essere una soluzione veloce perché possa permetterci di risolvere velocemente il problema/imprevisto.
Una condizione che accompagna sempre gli imprevisti è che ci trova impreparati quindi ci servono delle soluzioni alternative, strumenti che di solito usiamo in altre circostanze, insomma ci serve un modo creativo per risolvere il tutto.
La creatività non è presente solo nell’arte o nella scrittura, nella musica, la creatività può essere presente in tutti gli ambiti della nostra vita, trovare la soluzione ad un imprevisto usando la creatività è un’esperienza molto appagante, ci da la sensazione che possiamo esercitare un potere anche di fronte a ciò a cui non eravamo preparati. Inoltre crea un precedente, se in futuro si ripresenterà una situazione simile ci sentiremo preparati ad affrontarla.
Resta un ostacolo, i due emisferi della nostra mente, che così laboriosamente lavorano per noi, hanno bisogno di lavorare insieme perché venga fuori una soluzione creativa, creativa non vuol dire fuori dalla realtà, al contrario ci serve qualcosa che funzioni, dobbiamo usare le risorse che abbiamo a disposizione con modalità del tutto nuove ma altrettanto efficaci.
Perché questo accada dobbiamo ritrovare la calma, solo in questa condizione la nostra mente sarà in grado di produrre soluzioni alternative; è necessario riflettere ogni volta che ne abbiamo il tempo sulla possibilità che gli imprevisti accadono, fanno parte della nostra quotidianità e talvolta ci permettono di vivere delle esperienze inaspettate ma così ricche che mai saremmo stati capaci di pianificarle.

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