25/11/2025
In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, sento il dovere, come ginecologo, di condividere una riflessione che nasce dall’esperienza quotidiana in ambito clinico. Nel percorso di cura, noi operatori sanitari – ginecologi, ostetriche e tutto il personale che accompagna le donne nei momenti più delicati della vita – possiamo rappresentare un punto di osservazione privilegiato e spesso decisivo nel riconoscere segnali di disagio o di violenza.
Non di rado siamo i primi professionisti a incontrare donne che vivono situazioni di maltrattamento, talvolta taciute per anni. I segni possono essere sottili, nascosti dietro atteggiamenti di chiusura, timori non espressi o sintomi che non trovano una spiegazione immediata. Il nostro compito va oltre la diagnosi clinica: significa ascoltare, osservare, creare uno spazio sicuro in cui la paziente possa sentirsi accolta e non giudicata.
Anche contesti apparentemente routinari, come le visite periodiche o i corsi di accompagnamento alla nascita, possono diventare momenti preziosi per intercettare indicatori di violenza fisica o psicologica. La gravidanza, in particolare, può rappresentare un’occasione di contatto ravvicinato e continuativo, durante la quale emergono fragilità che in altre fasi della vita resterebbero nascoste. È proprio in questi momenti che possiamo contribuire a far emergere situazioni di abuso e a orientare le donne verso percorsi di protezione e supporto.
Riconoscere, accogliere, accompagnare: sono gesti che fanno parte della nostra professione, ma che in questo ambito assumono un significato ancora più profondo. Come comunità sanitaria, abbiamo la responsabilità di non abbassare mai la guardia e di essere una presenza attenta e competente accanto a chi, troppo spesso, vive nel silenzio.
Come sempre, le meravigliose creazioni di sposano perfettamente il tema.
Oggi e sempre!