Dr.ssa Loredana Caporusso - Psicologa e Psicoterapeuta

Dr.ssa Loredana Caporusso - Psicologa e Psicoterapeuta Psicologia Adulto - Adolescenza - Coppia - Famiglia - Gruppo - Anziano - Emergenza - Lavoro - Et

❤️
03/12/2025

❤️

Oggi 3 dicembre 2025
Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità ...istituita nel 1981 , ha lo scopo di promuovere i diritti,il benessere e di sostenere la piena inclusione sociale e allontanare ogni forma di discriminazione e violenza delle persone con disabilità. La strada è ancora lunga per evitare che esistano cittadini di seconda categoria ..... Forza 💪❤️ " NON SI LASCIA INDIETRO NESSUNO....MAI "❤️

❤️
02/12/2025

❤️

10 anni da Psicoterapeuta ❤️Tra i sogni e le emozioni più grandi della Vita!!! Dieci anni dedicati all’ascolto, alla cur...
24/11/2025

10 anni da Psicoterapeuta ❤️

Tra i sogni e le emozioni più grandi della Vita!!!

Dieci anni dedicati all’ascolto, alla cura e alla crescita: un cammino che continua con gratitudine. ❤️

Da dieci anni cammino accanto alle persone nei loro momenti più delicati. Grazie a chi ha riposto in me la sua fiducia. ❤️

Dieci anni di parole che curano, silenzi che parlano e incontri che trasformano. ❤️

10 anni da psicoterapeuta: perché ogni percorso di cura è anche un viaggio di crescita reciproca. ❤️

Dieci anni dedicati a seminare consapevolezza e raccogliere cambiamento. ❤️

10 anni di ascolto, cura e umanità. ❤️

Un decennio di psicoterapia, un decennio di vita condivisa. ❤️

Emozione e gratitudine 🙏

Ci sono momenti in cui non ti manca il coraggio… ti manca abbracciarti. ❤️Quando senti di non avanzare, non è debolezza:...
21/11/2025

Ci sono momenti in cui non ti manca il coraggio… ti manca abbracciarti. ❤️

Quando senti di non avanzare, non è debolezza:
è il cuore che sta trattenendo il fiato, aspettando che tu lo ascolti davvero.

La crescita personale non è una corsa.
È un ritorno lento, profondo, a quella parte di te che hai lasciato sola troppo a lungo.

E allora prova a fermarti, un istante soltanto…
E chiediti:
• Quale emozione mi sta bussando dentro, ma non la lascio entrare?
• Quale pensiero cerca di parlarmi da tempo, ma lo zittisco per paura?
• Quale bisogno ho nascosto così bene da dimenticare che è mio?

Non devi avere subito tutte le risposte.
A volte, basta scegliere di non voltarti più le spalle.

Perché il vero cambiamento non inizia quando sei forte…
ma quando finalmente ti permetti di sentire 🌈

Da tenere sempre bene a mente, senza mai dimenticare ❤️
18/11/2025

Da tenere sempre bene a mente, senza mai dimenticare ❤️

Siete arrivati prima, come stelle che non vogliono aspettare la notte per brillare.Piccoli guerrieri dal cuore immenso, ...
17/11/2025

Siete arrivati prima, come stelle che non vogliono aspettare la notte per brillare.
Piccoli guerrieri dal cuore immenso, insegnate al mondo che la forza non si misura in grammi.
Ogni vostro respiro è un miracolo, ogni vostro passo un inno alla vita.
Oggi celebriamo voi e chi vi ha tenuti stretti quando eravate pura speranza.
A voi, bambini nati troppo presto ma mai troppo piccoli per cambiare il mondo.

Io, sono una di quei bimbi ❤️💪🙏🌟

“Ad Auschwitz superai la selezione per tre volte. Quando ci chiamavano sapevamo che era per decidere se eravamo ancora u...
17/11/2025

“Ad Auschwitz superai la selezione per tre volte. Quando ci chiamavano sapevamo che era per decidere se eravamo ancora utili e potevamo andare avanti, o se eravamo vecchi pezzi irrecuperabili. Da buttare. Era un momento terribile. Bastava un cenno ed eri salvo, un altro ti condannava. Dovevamo metterci in fila, n**e, passare davanti a due SS e a un medico nazista. Ci aprivano la bocca, ci esaminavano in ogni angolo del corpo per vedere se potevamo ancora lavorare. Chi era troppo stanca o troppo magra, o ferita, veniva eliminata. Bastavano pochi secondi agli aguzzini per capire se era meglio farci morire o farci vivere. Io vedevo le altre, orrendi scheletri impauriti, e sapevo di essere come loro. Gli ufficiali e i medici erano sempre eleganti, impeccabili e tirati a lucido, in pace con la loro coscienza. Era sufficiente un cenno del capo degli aguzzini, che voleva dire “avanti”, ed eri salva. Io pensavo solo a questo quando ero lì, a quel cenno. Ero felice quando arrivava, perché avevo tredici anni, poi quattordici. Volevo vivere. Ricordo la prima selezione. Dopo avermi analizzata il medico notò una cicatrice. «Forse mi manderà a morte per questa…» pensai e mi venne il panico. Lui mi chiese di dove fossi e io con un filo di voce ma, cercando di restare calma, risposi che ero italiana. Trattenevo il respiro. Dopo aver riso, insieme agli altri, del medico italiano che mi aveva fatto quella orrenda cicatrice, il dottore nazista mi fece cenno di andare avanti. Significava che avevo passato la selezione! Ero viva, viva, viva! Ero così felice di poter tornare nel campo che tutto mi sembrava più facile. Poi vidi Janine. Era una ragazza francese, erano mesi che lavoravamo una accanto all’altra nella fabbrica di munizioni. Janine era addetta alla macchina che tagliava l’acciaio. Qualche giorno prima quella maledetta macchina le aveva tranciato le prime falangi di due dita. Lei andò davanti agli aguzzini, nuda, cercando di nascondere la sua mutilazione. Ma quelli le videro subito le dita ferite e presero il suo numero tatuato sul corpo n**o. Voleva dire che la mandavano a morire. Janine non sarebbe tornata nel campo. Janine non era un’estranea per me, la vedevo tutti i giorni, avevamo scambiato qualche frase, ci sorridevamo per salutarci. Eppure non le dissi niente. Non mi voltai quando la portarono via. Non le dissi addio. Avevo paura di uscire dall’invisibilità nella quale mi nascondevo, feci finta di niente e ricominciai a mettere una gamba dietro l’altra e camminare, pur di vivere. Racconto sempre la storia di Janine. È un rimorso che mi porto dentro. Il rimorso di non aver avuto il coraggio di dirle addio. Di farle sentire, in quel momento che Janine stava andando a morire, che la sua vita era importante per me. Che noi non eravamo come gli aguzzini ma ci sentivamo, ancora e nonostante tutto, capaci di amare. Invece non lo feci. Il rimorso non mi diede pace per tanto, tanto tempo. Sapevo che nel momento in cui non avevo avuto il coraggio di dire addio a Janine, avevano vinto loro, i nostri aguzzini, perché ci avevano privati della nostra umanità e della pietà verso un altro essere umano. Era questa la loro vittoria, era questo il loro obiettivo: annientare la nostra umanità.”

"Fino a quando la mia stella brillerà", di Liliana Segre.

Come gestire le crisi da sconfitta:- Fino ai 5 anni è IMPOSSIBILE accettare la sconfitta: il cervello non ha ancora svil...
12/11/2025

Come gestire le crisi da sconfitta:

- Fino ai 5 anni è IMPOSSIBILE accettare la sconfitta: il cervello non ha ancora sviluppato la capacità di regolare la frustrazione e vedere prospettive diverse. Per loro perdere equivale al fallimento totale.

Aspettarsi che “impari a perdere” a 3 anni è come aspettarsi che corra una maratona. Per ora non può.

- Un errore da non fare: “Smettila, è solo un gioco!”: Per te è un gioco, per lui è identità. Vincere = sono bravo, valgo qualcosa. Perdere = sono un fallimento. Minimizzare il suo dolore lo fa sentire sbagliato per come si sente.

Invece di “È solo un gioco” → “Vedo che sei molto arrabbiato per aver perso. Perdere fa arrabbiare.” Valida l’emozione, non il comportamento.

- Altro errore: farlo vincere sempre “per non farlo soffrire”. Sembra gentile ma lo rovini. Crescerà senza tolleranza alla frustrazione, crollerà alla prima vera sconfitta della vita. Invece: gioca onestamente MA prepara prima. “Qualcuno vincerà e qualcuno perderà. Se perdi potrai essere triste, va bene. Poi giochiamo di nuovo.”

- Anticipare l’emozione aiuta a gestirla.
Insegna strategie concrete per gestire la rabbia da sconfitta: Dopo che perde e si calma: “Quando perdi cosa puoi fare, invece di lanciare tutto?” Costruite insieme: contare fino a 10, dire “Sono arrabbiato”, allontanarsi un minuto, chiedere rivincita. Nella crisi il cervello non pensa, serve un piano preparato prima.

Il vero obiettivo non è “vincere con classe” ma tollerare la frustrazione: Non stai insegnando a essere un bravo perdente, stai insegnando che le emozioni negative non ti distruggono. Che puoi sentirti male e sopravvivere.

Educazione all’affettività nelle scuole: un passo nella giusta direzione.La decisione di ritirare l’emendamento che limi...
11/11/2025

Educazione all’affettività nelle scuole: un passo nella giusta direzione.

La decisione di ritirare l’emendamento che limitava l’educazione affettiva e sessuale nelle scuole medie rappresenta un segnale importante di attenzione verso il benessere psicologico e relazionale delle nuove generazioni.
Come avevamo sottolineato nella lettera inviata al Ministro Valditara, la scuola è il luogo dove si costruiscono consapevolezza, rispetto e capacità di riconoscere le proprie emozioni.
Un’educazione sessuale e affettiva fondata su basi scientifiche, condotta da professionisti competenti e in dialogo con le famiglie, è una tutela per i più giovani e un investimento per la società.
Accompagnare bambine, bambini e adolescenti nella crescita emotiva e relazionale significa proteggerli, non esporli.
È una responsabilità condivisa, che oggi trova un terreno più favorevole per essere realizzata.

Cit. Consiglio nazionale Ordine Psicologi

10/11/2025

“Non devi più essere sempre luminosa per essere amata.
Il tuo valore non cresce con ciò che dai, ma con quanto ti permetti di esistere intera.
La tua rabbia è una preghiera d’amore che vuole riportarti a casa — dentro di te.”

❤️

Indirizzo

Acquaviva Delle Fonti, Bari, Cassano Murge
Taranto

Telefono

328 8597436

Sito Web

Notifiche

Lasciando la tua email puoi essere il primo a sapere quando Dr.ssa Loredana Caporusso - Psicologa e Psicoterapeuta pubblica notizie e promozioni. Il tuo indirizzo email non verrà utilizzato per nessun altro scopo e potrai annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.

Condividi

Share on Facebook Share on Twitter Share on LinkedIn
Share on Pinterest Share on Reddit Share via Email
Share on WhatsApp Share on Instagram Share on Telegram

Digitare