22/05/2025
Uno dei più pericolosi miti spirituali che abbiamo ereditato è che la guarigione debba voler dire “sentirsi bene”.
No. A volte in realtà il disagio s’intensifica col ve**re alla luce dell’oscurità, col farsi strada nella consapevolezza presente del materiale inconscio, col bruciare in una febbre di guarigione delle nostre vecchie illusioni.
Forse il disagio non è un male.
L’odierna presenza di dolore può in realtà indicare che il processo di guarigione si sta intensificando, che ora siamo davvero più svegli e sensibili che mai, meno intorpiditi, meno disposti a tirarci indietro, più in contatto con la nostra sacra vulnerabilità.
La maggior parte della medicina occidentale è orientata verso la rimozione dei sintomi, il silenziamento del disturbo, l’anestetizzazione del caos e il ritorno a una qualche “normalità” socialmente accettabile.
Forse la “normalità” era il problema, non la soluzione.
A volte occorre che una “normalità” repressiva e alienante vada in crisi frantumandosi nel caos; occorre percepire dolore e infelicità, frustrazione, stanchezza, paura e dubbi come mai prima d’ora, e il cuore deve squarciarsi in maniera più totale.
Perciò, lascia che soffi il vento e che imperversi la tempesta, lascia che si purifichi tutto ciò che è falso, che tutto ciò che è morto rimanga morto, e che la vita esploda dove sei.
Ora sei invitato a una guarigione più profonda, anche se la sensazione è di stare “peggiorando”, anche se il cuore è sensibile ed esposto, anche se non riesci ancora a percepire il tuo domani.
Presto risorgerai.
🖊Jeff Foster
🎨 Gustavo Ramos, Solitaire