Domenico De Berardis, Psichiatra, Psicoterapeuta

Domenico De Berardis, Psichiatra, Psicoterapeuta Direttore DSM Teramo e divulgatore scientifico. Ricercatore con più di 300 pubblicazioni, H-index Scopus di 59. Editor del journal “Mental Illness”.

Relatore a molti congressi nazionali e internazionali. Se vi fa piacere, seguite la mia pagina 🙏 Direttore Unità Operativa Complessa Centro Salute Mentale CD-RP Giulianova, ASL Teramo. Direttore Dipartimento Salute Mentale, ASL di Teramo. Per prenotare una visita rivolgersi obbligatoriamente al Centro Unico di Prenotazione della Asl di Teramo. Per consultare le mie pubblicazioni:
http://publicationslist.org/domenico.deberardis
https://publons.com/researcher/587683/domenico-de-berardis/

Per consultare le mie attività di ricerca:
https://www.researchgate.net/profile/Domenico-De-Berardis

𝐎𝐠𝐠𝐢 𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐨𝐧𝐨𝐫𝐚𝐭𝐨 𝐝𝐢 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐫𝐞𝐥𝐚𝐭𝐨𝐫𝐞 𝐚 𝐮𝐧 𝐢𝐦𝐩𝐨𝐫𝐭𝐚𝐧𝐭𝐞 𝐜𝐨𝐧𝐯𝐞𝐠𝐧𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐬𝐢𝐧𝐝𝐚𝐜𝐚𝐭𝐨 𝐦𝐞𝐝𝐢𝐜𝐨 𝐀𝐧𝐚𝐚𝐨 𝐀𝐬𝐬𝐨𝐦𝐞𝐝 𝐞 𝐩𝐚𝐫𝐥𝐞𝐫𝐨̀ 𝐝𝐢 𝐮𝐧 𝐭𝐞𝐦𝐚 𝐬...
05/12/2025

𝐎𝐠𝐠𝐢 𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐨𝐧𝐨𝐫𝐚𝐭𝐨 𝐝𝐢 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐫𝐞𝐥𝐚𝐭𝐨𝐫𝐞 𝐚 𝐮𝐧 𝐢𝐦𝐩𝐨𝐫𝐭𝐚𝐧𝐭𝐞 𝐜𝐨𝐧𝐯𝐞𝐠𝐧𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐬𝐢𝐧𝐝𝐚𝐜𝐚𝐭𝐨 𝐦𝐞𝐝𝐢𝐜𝐨 𝐀𝐧𝐚𝐚𝐨 𝐀𝐬𝐬𝐨𝐦𝐞𝐝 𝐞 𝐩𝐚𝐫𝐥𝐞𝐫𝐨̀ 𝐝𝐢 𝐮𝐧 𝐭𝐞𝐦𝐚 𝐬𝐜𝐨𝐭𝐭𝐚𝐧𝐭𝐞 𝐞 𝐚𝐭𝐭𝐮𝐚𝐥𝐞. 𝐋𝐞 𝐫𝐢𝐩𝐞𝐫𝐜𝐮𝐬𝐬𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐩𝐬𝐢𝐜𝐨𝐥𝐨𝐠𝐢𝐜𝐡𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥❜𝐚𝐯𝐯𝐢𝐬𝐨 𝐝𝐢 𝐠𝐚𝐫𝐚𝐧𝐳𝐢𝐚 𝐬𝐮𝐥 𝐦𝐞𝐝𝐢𝐜𝐨: 𝐮𝐧 𝐭𝐞𝐫𝐫𝐞𝐦𝐨𝐭𝐨 𝐞𝐬𝐢𝐬𝐭𝐞𝐧𝐳𝐢𝐚𝐥𝐞.
𝐕𝐨𝐢 𝐜𝐨𝐬𝐚 𝐧𝐞 𝐩𝐞𝐧𝐬𝐚𝐭𝐞? 𝐒𝐨𝐧𝐨 𝐦𝐨𝐥𝐭𝐨 𝐜𝐮𝐫𝐢𝐨𝐬𝐨 𝐝𝐢 𝐬𝐚𝐩𝐞𝐫𝐞 𝐥𝐚 𝐯𝐨𝐬𝐭𝐫𝐚 𝐨𝐩𝐢𝐧𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐧𝐞𝐢 𝐜𝐨𝐦𝐦𝐞𝐧𝐭𝐢. 💬

L'avviso di garanzia rappresenta per un medico un evento sismico che scuote le fondamenta stesse della sua identità professionale e personale. Questo momento segna l'inizio di un percorso tortuoso che va ben oltre le mere implicazioni legali, penetrando in profondità nella psiche del professionista sanitario.
La notifica giudiziaria irrompe nella vita del medico come un fulmine a ciel sereno, generando uno shock emotivo immediato che spesso sfocia in uno stato di paralisi psicologica. L'incredulità iniziale lascia rapidamente spazio a un vortice di emozioni contrastanti: dal senso di ingiustizia alla paura per il futuro, dalla rabbia per l'accusa alla vergogna per il potenziale danno alla reputazione. Questa tempesta emotiva può manifestarsi attraverso sintomi ansiosi acuti, attacchi di panico e alterazioni significative degli schemi di pensiero.
La professione medica si fonda su un patto di fiducia con la società, e quando questo viene messo in discussione attraverso un avviso di garanzia, il medico sperimenta una profonda crisi di identità professionale.
Il dubbio sulla propria competenza diventa un compagno costante, erodendo quella sicurezza necessaria per prendere decisioni cliniche spesso vitali. La paura di commettere ulteriori errori può portare a un ipercontrollo patologico o, al contrario, a una paralisi decisionale che compromette la qualità delle cure.
Le ripercussioni si estendono inevitabilmente alla sfera relazionale. Il medico può iniziare a percepire i colleghi come potenziali giudici, isolandosi progressivamente per evitare il confronto con chi potrebbe conoscere la sua condizione giudiziaria.
Anche i rapporti con i pazienti si trasformano, diventando più difensivi e meno empatici, con il timore costante che ogni interazione possa essere strumentalizzata nel procedimento legale.
Sul piano psichiatrico, la letteratura specialistica evidenzia come lo stress derivante da procedimenti giudiziari possa innescare o aggravare disturbi dell'umore come depressione maggiore, disturbo d'ansia generalizzato e in alcuni casi anche sindrome da stress post-traumatico. Non sono rari i casi nei quali si sviluppa una franca ideazione suicida e purtroppo esistono anche casi documentati in letteratura di suicidi portati a termine nei medici. La combinazione di pressione lavorativa, senso di colpa e incertezza giudiziaria crea un terreno fertile per lo sviluppo di veri e propri quadri clinici che richiedono intervento specialistico.
Il sonno diventa spesso la prima vittima di questo stato di allerta permanente, con insonnia e incubi ricorrenti che alimentano un circolo vizioso di affaticamento e difficoltà cognitive. La capacità di concentrazione si riduce, la memoria diventa meno affidabile e lo stesso esercizio della professione medica, che richiede massima lucidità, ne risente significativamente.
La sindrome della "seconda vittima", ben documentata in ambito sanitario, descrive proprio questa condizione in cui il medico, oltre a doversi occupare del paziente danneggiato (la “prima vittima”), diventa egli stesso vittima delle conseguenze psicologiche dell'errore o presunto tale. Questo stato può protrarsi per mesi o anni, accompagnando l'intero iter giudiziario e lasciando strascichi anche dopo la conclusione del procedimento.
A seconda delle personalità e dei temperamenti del medico si possono sviluppare disturbi psichiatrici lievi, tipo quella che chiamiamo ansia reattiva, oppure disturbi molto gravi al rischio di incolumità, come la depressione maggiore, il disturbo postraumatico da stress, la sindrome del burnout, e persino crisi psicotiche. in tutte queste sindromi, come ho già accennato sopra, il rischio di ideazione suicidaria è sempre presente.
La guarigione da questa esperienza traumatica richiede non solo una risoluzione legale favorevole (ove possibile), ma soprattutto un vero e proprio percorso di ricostruzione psicologica che passi attraverso il supporto professionale, il reinserimento nella comunità medica e la riconquista della fiducia in se stessi.
Il sistema sanitario dovrebbe prevedere meccanismi di sostegno specifici per i professionisti che si trovano ad affrontare questa prova, riconoscendo che la tutela della salute mentale dei medici è essenziale per garantire la qualità delle cure a tutti i pazienti.

𝐀𝐯𝐞𝐭𝐞 𝐦𝐚𝐢 𝐬𝐞𝐧𝐭𝐢𝐭𝐨 𝐩𝐚𝐫𝐥𝐚𝐫𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥’𝐞𝐟𝐟𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐬𝐩𝐞𝐭𝐭𝐚𝐭𝐨𝐫𝐞, 𝐚𝐧𝐜𝐡𝐞 𝐧𝐨𝐭𝐨 𝐜𝐨𝐦𝐞 ‘𝐛𝐲𝐬𝐭𝐚𝐧𝐝𝐞𝐫 𝐞𝐟𝐟𝐞𝐜𝐭’, 𝐜𝐡𝐞 𝐡𝐚 𝐩𝐨𝐫𝐭𝐚𝐭𝐨 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐫𝐢𝐯𝐨𝐥𝐮𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝...
02/12/2025

𝐀𝐯𝐞𝐭𝐞 𝐦𝐚𝐢 𝐬𝐞𝐧𝐭𝐢𝐭𝐨 𝐩𝐚𝐫𝐥𝐚𝐫𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥’𝐞𝐟𝐟𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐬𝐩𝐞𝐭𝐭𝐚𝐭𝐨𝐫𝐞, 𝐚𝐧𝐜𝐡𝐞 𝐧𝐨𝐭𝐨 𝐜𝐨𝐦𝐞 ‘𝐛𝐲𝐬𝐭𝐚𝐧𝐝𝐞𝐫 𝐞𝐟𝐟𝐞𝐜𝐭’, 𝐜𝐡𝐞 𝐡𝐚 𝐩𝐨𝐫𝐭𝐚𝐭𝐨 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐫𝐢𝐯𝐨𝐥𝐮𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐢 𝐩𝐫𝐨𝐭𝐨𝐜𝐨𝐥𝐥𝐢 𝐝𝐢 𝐚𝐢𝐮𝐭𝐨 𝐝𝐚 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐟𝐨𝐫𝐳𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥’𝐨𝐫𝐝𝐢𝐧𝐞?
𝐕𝐞𝐝𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐢𝐧𝐬𝐢𝐞𝐦𝐞 𝐝𝐢 𝐝𝐢 𝐜𝐡𝐞 𝐬𝐢 𝐭𝐫𝐚𝐭𝐭𝐚 𝐞 𝐬𝐞 𝐯𝐢 𝐞̀ 𝐩𝐢𝐚𝐜𝐢𝐮𝐭𝐨 𝐢𝐥 𝐩𝐨𝐬𝐭 𝐥𝐚𝐬𝐜𝐢𝐚𝐭𝐞 𝐮𝐧 𝐥𝐢𝐤𝐞 𝐞 𝐮𝐧 𝐜𝐨𝐦𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨. 👍💬

Vi è mai capitato di trovarvi in una strada affollata, magari nel pieno centro di una grande città, e di notare con la coda dell'occhio una situazione ambigua, forse una persona accasciata a terra o un litigio dai toni troppo accesi, e di ti**re dritto semplicemente perché tutti gli altri attorno a voi stavano facendo lo stesso? Se la risposta è sì, non siete necessariamente persone insensibili o prive di cuore, ma siete caduti vittima di uno dei meccanismi psicologici e sociali più potenti e paradossali che regolano l'interazione umana: il cosiddetto "Effetto Spettatore" o "Bystander Effect".
Questo fenomeno, che da decenni interroga psicologi sociali e criminologi, descrive una realtà controintuitiva che sfida la logica comune secondo cui la sicurezza risiede nel numero: infatti, le ricerche dimostrano che più testimoni sono presenti durante un'emergenza, minore è la probabilità che qualcuno intervenga attivamente.
Il caso che ha dato il via a tutti gli studi sull'argomento è quello tragico e famosissimo di Kitty Genovese, una giovane donna assassinata a New York nel 1964 mentre, secondo le prime ricostruzioni (poi in parte ridimensionate), decine di persone assistevano senza intervenire dalle loro finestre. Questo episodio scioccante spinse gli psicologi Bibb Latané e John Darley a indagare scientificamente il fenomeno, conducendo una serie di esperimenti ormai celebri.
Scoprirono che l'inerzia collettiva non nasce dall'apatia, ma da una complessa interazione di fattori psicologici. Il primo è la "diffusione di responsabilità": in un gruppo, il senso del dovere di agire si diluisce tra tutti i presenti, portando l'individuo a pensare "qualcun altro lo farà al posto mio".
Il secondo è la "ignoranza pluralistica": le persone guardano il comportamento degli altri per capire se una situazione è davvero un'emergenza. Se nessuno reagisce con allarme, ognuno conclude erroneamente che probabilmente non c'è nulla di grave.
Infine, c'è la "paura di sbagliare" e apparire sciocchi di fronte agli altri, imbarazzo che può bloccare anche il più nobile degli intenti.
Le implicazioni di questa scoperta sono immense, specialmente in criminologia e nelle procedure di primo soccorso. Ha portato, ad esempio, a rivedere completamente i protocolli delle centrali operative del 112/113: oggi, quando ricevono una chiamata di emergenza, gli operatori sono addestrati a identificare chiaramente un singolo testimone tra la folla ("Lei, signore con la giacca blu") e a dargli istruzione precise, spezzando così la dinamica di gruppo e assegnando una responsabilità diretta.
Capire l'effetto spettatore ci dà quindi un potere enorme: quello di riconoscere questi meccanismi automatici nella nostra mente e di scegliere consapevolmente di agire comunque. Sapere che la nostra psicologia ci spinge a restare in disparte è il primo, fondamentale passo per decidere di non farlo. La prossima volta che assisterete a qualcosa che non vi convince, ricordatevi che molto probabilmente tutti gli altri stanno pensando esattamente come voi, in attesa che sia qualcun altro a muoversi. Rompete il circolo. Siate voi quel qualcuno.

Voci bibliografiche.
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Fischer P, Krueger JI, Greitemeyer T, Vogrincic C, Kastenmüller A, Frey D, Heene M, Wicher M, Kainbacher M. The bystander-effect: a meta-analytic review on bystander intervention in dangerous and non-dangerous emergencies. Psychol Bull. 2011;137(4):517-37.
Hortensius R, de Gelder B. From Empathy to Apathy: The Bystander Effect Revisited. Curr Dir Psychol Sci. 2018;27(4):249-256.
Bauman S, Yoon J, Iurino C, Hackett L. Experiences of adolescent witnesses to peer victimization: The bystander effect. J Sch Psychol. 2020;80:1-14.
Meier BP, Kitchens MB, Kupersmith DE, Houck KE, Keyton NS, Petrasic SE, Schultz EH, Sheriff SS, Simmers MM, Underwood JO, Walker S, Zweizig DN. Be Responsible? Exp Psychol. 2021;68(2):107-112.

𝐎𝐧𝐨𝐫𝐚𝐭𝐨 𝐝𝐢 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐬𝐭𝐚𝐭𝐨 𝐢𝐧𝐯𝐢𝐭𝐚𝐭𝐨 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐦𝐨𝐝𝐞𝐫𝐚𝐭𝐨𝐫𝐞 𝐚𝐥𝐥’𝐞𝐯𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐑𝐨𝐭𝐚𝐫𝐲 𝐞𝐬𝐭 𝐝𝐢 𝐓𝐞𝐫𝐚𝐦𝐨, 𝐩𝐞𝐫 𝐢𝐥 𝐪𝐮𝐚𝐥𝐞 𝐫𝐢𝐧𝐠𝐫𝐚𝐳𝐢𝐨 𝐢𝐥 𝐩𝐫𝐞𝐬𝐢𝐝𝐞𝐧...
01/12/2025

𝐎𝐧𝐨𝐫𝐚𝐭𝐨 𝐝𝐢 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐬𝐭𝐚𝐭𝐨 𝐢𝐧𝐯𝐢𝐭𝐚𝐭𝐨 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐦𝐨𝐝𝐞𝐫𝐚𝐭𝐨𝐫𝐞 𝐚𝐥𝐥’𝐞𝐯𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐑𝐨𝐭𝐚𝐫𝐲 𝐞𝐬𝐭 𝐝𝐢 𝐓𝐞𝐫𝐚𝐦𝐨, 𝐩𝐞𝐫 𝐢𝐥 𝐪𝐮𝐚𝐥𝐞 𝐫𝐢𝐧𝐠𝐫𝐚𝐳𝐢𝐨 𝐢𝐥 𝐩𝐫𝐞𝐬𝐢𝐝𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐂𝐚𝐦𝐢𝐥𝐥𝐨 𝐀𝐫𝐜𝐢𝐞𝐫𝐢, 𝐩𝐞𝐫 𝐩𝐫𝐞𝐬𝐞𝐧𝐭𝐚𝐫𝐞 𝐥𝐚 𝐫𝐞𝐥𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥’𝐚𝐦𝐢𝐜𝐨 𝐂𝐚𝐫𝐦𝐢𝐧𝐞 𝐓𝐨𝐦𝐚𝐬𝐞𝐭𝐭𝐢 𝐬𝐮𝐢 𝐝𝐢𝐬𝐭𝐮𝐫𝐛𝐢 𝐧𝐞𝐮𝐫𝐨𝐜𝐨𝐠𝐧𝐢𝐭𝐢𝐯𝐢 𝐧𝐞𝐥𝐥’𝐚𝐧𝐳𝐢𝐚𝐧𝐨. 𝐋𝐚 𝐥𝐨𝐜𝐚𝐭𝐢𝐨𝐧 𝐝𝐢 𝐓𝐞𝐫𝐫𝐞 𝐝𝐢 𝐄𝐚 𝐞 𝐢𝐥 𝐩𝐮𝐛𝐛𝐥𝐢𝐜𝐨 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐞𝐜𝐢𝐩𝐞 𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐬𝐭𝐚𝐭𝐢 𝐬𝐭𝐫𝐚𝐨𝐫𝐝𝐢𝐧𝐚𝐫𝐢. 𝐆𝐫𝐚𝐳𝐢𝐞 𝐚𝐧𝐜𝐨𝐫𝐚 𝐚 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐞 𝐞 𝐚 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐢 ❤️

L'invecchiamento della popolazione mondiale sta portando a un incremento significativo dei disturbi neurocognitivi, con particolare riguardo alle demenze (termine compreso da tutti, però stigmatizzante e sostituito molto meglio dal termine attuale ‘disturbo neurocognitivo maggiore’) e all'Alzheimer. Questo fenomeno rappresenta una delle sfide più importanti per i sistemi sanitari contemporanei.
La progressiva crescita della popolazione anziana determina un aumento esponenziale di casi che richiedono assistenza e trattamenti specialistici.
In questo contesto, le ricerche scientifiche stanno facendo passi da gigante, con l'introduzione di terapie innovative come il lecanemab, un anticorpo monoclonale che ha mostrato risultati promettenti nel rallentare il declino cognitivo. Tale farmaco agisce riducendo l'accumulo di placche amiloidi nel cervello, meccanismo centrale nella progressione dell'Alzheimer. Sebbene non rappresenti una guarigione definitiva, lecanemab offre nuove speranze per milioni di pazienti e famiglie che convivono quotidianamente con questi difficili disturbi, aprendo scenari terapeutici fino a poco tempo fa inimmaginabili.
La presentazione puntuale e scientificamente straordinaria di Carmine Tomasetti ha catturato il pubblico e ha espresso in modo inappuntabile quali sono le problematiche e gli avanzamenti della terapia di queste malattie.

“Ti amo senza sapere come, né quando, né da dove. Ti amo semplicemente, senza problemi né orgoglio: ti amo in questo mod...
30/11/2025

“Ti amo senza sapere come, né quando, né da dove. Ti amo semplicemente, senza problemi né orgoglio: ti amo in questo modo perché non conosco altro modo di amare se non questo, in cui non c'è né io né te, così intimo che la tua mano sul mio petto è la mia mano, così intimo che quando mi addormento i tuoi occhi si chiudono.” (Cit.) Buon compleanno 🎂

E buona splendida domenica a Tutte e a Tutti, tenetevi strette le persone che amate ❤️

𝐂𝐨𝐧𝐭𝐢𝐧𝐮𝐨 𝐚 𝐫𝐢𝐬𝐩𝐨𝐧𝐝𝐞𝐫𝐞 𝐚𝐥𝐥𝐞 𝐕𝐨𝐬𝐭𝐫𝐞 𝐝𝐨𝐦𝐚𝐧𝐝𝐞, 𝐬𝐞𝐦𝐩𝐫𝐞 𝐦𝐨𝐥𝐭𝐨 𝐩𝐫𝐞𝐜𝐢𝐬𝐞 𝐞 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐞𝐬𝐬𝐚𝐧𝐭𝐢. 𝐌𝐢 𝐚𝐯𝐞𝐭𝐞 𝐜𝐡𝐢𝐞𝐬𝐭𝐨 𝐢𝐧 𝐩𝐚𝐫𝐞𝐜𝐜𝐡𝐢 𝐜𝐨𝐬𝐚 𝐬𝐢𝐚 𝐥’...
29/11/2025

𝐂𝐨𝐧𝐭𝐢𝐧𝐮𝐨 𝐚 𝐫𝐢𝐬𝐩𝐨𝐧𝐝𝐞𝐫𝐞 𝐚𝐥𝐥𝐞 𝐕𝐨𝐬𝐭𝐫𝐞 𝐝𝐨𝐦𝐚𝐧𝐝𝐞, 𝐬𝐞𝐦𝐩𝐫𝐞 𝐦𝐨𝐥𝐭𝐨 𝐩𝐫𝐞𝐜𝐢𝐬𝐞 𝐞 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐞𝐬𝐬𝐚𝐧𝐭𝐢. 𝐌𝐢 𝐚𝐯𝐞𝐭𝐞 𝐜𝐡𝐢𝐞𝐬𝐭𝐨 𝐢𝐧 𝐩𝐚𝐫𝐞𝐜𝐜𝐡𝐢 𝐜𝐨𝐬𝐚 𝐬𝐢𝐚 𝐥’𝐞𝐦𝐩𝐚𝐭𝐢𝐚 ❞𝐧𝐞𝐠𝐚𝐭𝐢𝐯𝐚❞ 𝐧𝐞𝐠𝐥𝐢 𝐩𝐬𝐢𝐜𝐨𝐩𝐚𝐭𝐢𝐜𝐢. 𝐂𝐞𝐫𝐜𝐨 𝐝𝐢 𝐜𝐨𝐧𝐝𝐞𝐧𝐬𝐚𝐫𝐞 𝐢𝐧 𝐩𝐨𝐜𝐡𝐞 𝐩𝐚𝐫𝐨𝐥𝐞 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐨 𝐟𝐞𝐧𝐨𝐦𝐞𝐧𝐨 𝐢𝐧𝐪𝐮𝐢𝐞𝐭𝐚𝐧𝐭𝐞, 𝐯𝐨𝐢 𝐜𝐡𝐞 𝐧𝐞 𝐩𝐞𝐧𝐬𝐚𝐭𝐞?

L’empatia negativa descrive la capacità di comprendere profondamente gli stati mentali altrui senza condividerli emotivamente, usandoli talvolta a proprio vantaggio. Negli psicopatici, l’empatia cognitiva (leggere intenzioni, desideri, paure) è spesso intatta o raffinata; quella affettiva (provare risonanza, senso di colpa) risulta attenuata. Questo scarto genera un “freddo lucido”: percepire con precisione dove l’altro è vulnerabile, senza freni emotivi che inibiscano manipolazione o sfruttamento.
Nelle relazioni, ciò si traduce in charme strategico, gaslighting, promesse strumentali, leadership carismatica ma predatoria. In situazioni di potere, l’empatia negativa facilita decisioni calcolate, prive di rimorso, con rischi per il benessere collettivo. Riconoscerla non serve a stigmatizzare, bensì a costruire confini chiari: trasparenza delle regole, verifica dei fatti, responsabilità condivisa, feedback multipli.
Coltivare un’empatia etica — integrare comprensione mentale e risonanza emotiva con principi di cura e giustizia — è l’antidoto: trasforma l’intelligenza sociale in tutela dell’altro, non in leva di controllo.



Voci bibliografiche.
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Campos C, Pasion R, Azeredo A, Ramião E, Mazer P, Macedo I, Barbosa F. Refining the link between psychopathy, antisocial behavior, and empathy: A meta-analytical approach across different conceptual frameworks. Clin Psychol Rev. 2022;94:102145.
Lishner DA, Vitacco MJ, Hong PY, Mosley J, Miska K, Stocks EL. Evaluating the relation between psychopathy and affective empathy: two preliminary studies. Int J Offender Ther Comp Criminol. 2012;56(8):1161-81.
Tanaś Ł, Łuczak E. Psychopathic traits and empathy: moral decision making and complex affect expression recognition. Psychiatr Pol. 2021;55(6):1235-1255.

𝐃𝐮𝐞 𝐩𝐚𝐫𝐨𝐥𝐞 𝐬𝐮𝐥 𝐟𝐚𝐭𝐭𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 ‘𝐜𝐚𝐬𝐚 𝐧𝐞𝐥 𝐛𝐨𝐬𝐜𝐨’, 𝐞 𝐬𝐮𝐥 ‘𝐭𝐢𝐟𝐨’ 𝐜𝐡𝐞 𝐨𝐠𝐠𝐢 𝐚𝐜𝐜𝐨𝐦𝐩𝐚𝐠𝐧𝐚 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐢 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐢 𝐜𝐚𝐬𝐢 𝐦𝐞𝐝𝐢𝐚𝐭𝐢𝐜𝐢. 𝐌𝐢 𝐬𝐞𝐦𝐛𝐫𝐚 𝐜𝐡𝐞...
28/11/2025

𝐃𝐮𝐞 𝐩𝐚𝐫𝐨𝐥𝐞 𝐬𝐮𝐥 𝐟𝐚𝐭𝐭𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 ‘𝐜𝐚𝐬𝐚 𝐧𝐞𝐥 𝐛𝐨𝐬𝐜𝐨’, 𝐞 𝐬𝐮𝐥 ‘𝐭𝐢𝐟𝐨’ 𝐜𝐡𝐞 𝐨𝐠𝐠𝐢 𝐚𝐜𝐜𝐨𝐦𝐩𝐚𝐠𝐧𝐚 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐢 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐢 𝐜𝐚𝐬𝐢 𝐦𝐞𝐝𝐢𝐚𝐭𝐢𝐜𝐢.
𝐌𝐢 𝐬𝐞𝐦𝐛𝐫𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐢𝐥 ‘𝐭𝐢𝐟𝐨’ 𝐟𝐚𝐜𝐜𝐢𝐚 𝐩𝐞𝐫𝐝𝐞𝐫𝐞 𝐥’𝐨𝐠𝐠𝐞𝐭𝐭𝐢𝐯𝐢𝐭𝐚̀ 𝐬𝐮 𝐚𝐥𝐜𝐮𝐧𝐞 𝐯𝐢𝐜𝐞𝐧𝐝𝐞 𝐩𝐫𝐨𝐟𝐨𝐧𝐝𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐮𝐦𝐚𝐧𝐞, 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐠𝐢𝐚̀ 𝐬𝐮𝐜𝐜𝐞𝐬𝐬𝐨 𝐢𝐧 𝐩𝐚𝐬𝐬𝐚𝐭𝐨.

Mi avete chiesto in tantissimi un commento sul fatto della “casa nel bosco” e Vi ringrazio di cuore per la fiducia che mi avete accordato ❤️
Purtroppo, vista la mole di persone molto più brave ed informate di me, non credo di poter aggiungere qualcosa al dibattito in corso.
Non è mia abitudine infatti commentare fatti sui quali non ho una preparazione adeguata e diretta, così come ho spesso rifiutato di andare su tv nazionali a commentare come psichiatra su fatti di cronaca o altro.
Se avessi parlato con le persone in questione forse avrei potuto rispondere alle Vs domande in modo più tecnico e scientificamente corretto.
L’unica cosa che posso dire, in senso generale, è che, però, mi sembra chiaro che su questa vicenda c’è un atteggiamento da tifo calcistico: ci sono “squadre” a favore della famiglia e “avversari” a favore di altri.
Questo “tifare” fa perdere la vera natura della complessità del caso: e cioè che si tratta di una situazione profondamente umana, estremamente difficile tecnicamente e molto particolare giuridicamente.
Non giova a nessuno una contrapposizione tra “innocentismo” e “colpevolismo”, che alimenta solo confusione e conflitti e allontana da una serena valutazione del caso.
Mi ha ricordato certe discussioni su casi clinici particolarmente complessi nei quali si cerca di trovare una soluzione, ma non da un punto di vista clinico, ma da punti di vista puramente emotivi: così si fanno errori marchiani spesso definitivi.
Quando un fatto estremamente complesso viene ridotto a tifo da stadio ciò mi preoccupa molto e l’unico commento che ho mi fa riflettere sul ruolo dei social networks: la differenza tra informazione o fatti reali e opinione pubblica su vasta scala diventa per le persone come me una scala di grigi che allontana ogni valutazione oggettiva e in ciò molta rumenta social ha grosse responsabilità.
Se ha ragione la famiglia, se sono stati corretti gli interventi degli assistenti sociali, i quali a mio avviso non si muovono se non per motivi validi, e se è stato giusto l’intervento della magistratura lo stabilirà chi di dovere.
Non si possono avere certezze se non si conoscono i fatti in modo oggettivo e le opinioni spesso diventano fatti di per sé: questo lo ritengo molto pericoloso.

𝙑𝙤𝙞 𝙘𝙝𝙚 𝙣𝙚 𝙥𝙚𝙣𝙨𝙖𝙩𝙚❓

Il fenomeno del cosiddetto "Sarajevo Safari" apre uno squarcio su un abisso morale quasi inconcepibile. Si parla di indi...
27/11/2025

Il fenomeno del cosiddetto "Sarajevo Safari" apre uno squarcio su un abisso morale quasi inconcepibile.
Si parla di individui, inclusi alcuni italiani, che avrebbero raggiunto le colline dell'assedio non per ideologia, ma per il macabro brivido di sparare su civili inermi pagando una somma di denaro.
Qualcuno potrebbe chiedersi: ma questi sono pazzi?
No. 
Non ci sono scusanti né diagnosi che tengano: siamo di fronte a criminali lucidi ed efferati. Definirli "malati" sarebbe quasi assolutorio. Questi soggetti mostrano una totale assenza di empatia e rimorsi, caratteristiche che non rientrano in semplici categorie psichiatriche, ma delineano una crudeltà consapevole.
Proprio per questo sono "incurabili": la loro non è una patologia da trattare, ma una scelta deliberata del male assoluto, compiuta da predatori sociali perfettamente funzionali ma interiormente devastati.
Nulla di diverso dai criminali nazisti che tornavano poi a casa ad accudire i loro figli e le loro famiglie, dopo aver sterminato persone inermi.
Il male nella sua essenza più pura e spaventosa. 

𝐋𝐚 𝐢𝐩𝐨𝐧𝐚𝐭𝐫𝐞𝐦𝐢𝐚 (𝐫𝐢𝐝𝐮𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐢 𝐥𝐢𝐯𝐞𝐥𝐥𝐢 𝐝𝐢 𝐬𝐨𝐝𝐢𝐨 𝐧𝐞𝐥 𝐬𝐚𝐧𝐠𝐮𝐞) 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐞𝐟𝐟𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐜𝐨𝐥𝐥𝐚𝐭𝐞𝐫𝐚𝐥𝐞 𝐫𝐚𝐫𝐨 𝐝𝐞𝐢 𝐟𝐚𝐫𝐦𝐚𝐜𝐢 𝐒𝐒𝐑𝐈𝐬 𝐞 𝐒𝐍𝐑𝐈𝐬. 𝐕𝐞𝐝𝐢...
25/11/2025

𝐋𝐚 𝐢𝐩𝐨𝐧𝐚𝐭𝐫𝐞𝐦𝐢𝐚 (𝐫𝐢𝐝𝐮𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐢 𝐥𝐢𝐯𝐞𝐥𝐥𝐢 𝐝𝐢 𝐬𝐨𝐝𝐢𝐨 𝐧𝐞𝐥 𝐬𝐚𝐧𝐠𝐮𝐞) 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐞𝐟𝐟𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐜𝐨𝐥𝐥𝐚𝐭𝐞𝐫𝐚𝐥𝐞 𝐫𝐚𝐫𝐨 𝐝𝐞𝐢 𝐟𝐚𝐫𝐦𝐚𝐜𝐢 𝐒𝐒𝐑𝐈𝐬 𝐞 𝐒𝐍𝐑𝐈𝐬. 𝐕𝐞𝐝𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐝𝐢 𝐜𝐨𝐬𝐚 𝐬𝐢 𝐭𝐫𝐚𝐭𝐭𝐚 𝐞 𝐜𝐨𝐬𝐚 𝐛𝐢𝐬𝐨𝐠𝐧𝐚 𝐟𝐚𝐫𝐞.

Quando si parla di effetti collaterali degli SSRI/SNRI, farmaci sicuri nella percezione comune perché ben studiati e in genere ben tollerati, l’iponatremia è uno di quelli che sfugge spesso alla conversazione quotidiana, ma che merita molta attenzione pur essendo fortunatamente raro.
Con il termine iponatremia intendiamo una riduzione della concentrazione di sodio nel sangue, di solito al di sotto di 135 mEq/L. Non è solo un numero sul referto: è il risultato di un finissimo squilibrio tra acqua e soluti, spesso mediato da un aumento inappropriato dell’ormone antidiuretico che porta il rene a trattenere più acqua del necessario. Gli SSRI/SNRI possono favorire questo meccanismo, in particolare in soggetti predisposti come anziani, persone di basso peso, donne, chi ha insufficienza renale o assume diuretici.
Non tutti gli SSRI sono identici dal punto di vista del rischio. In letteratura paroxetina e sertralina sembrano più spesso associate a iponatremia, ma probabilmente perché sono i più usati in assoluto. Citalopram ed escitalopram, spesso percepiti come “puliti”, non ne sono però immuni, soprattutto a dosi più alte o in combinazione con altri farmaci a rischio. Anche fluoxetina, con la sua lunga emivita può essere implicata, talvolta con quadri che emergono in modo subdolo e tardivo proprio per la sua persistenza nell’organismo.
Uno studio recente (la prima voce bibliografica qui sotto) ha evidenziato un tasso complessivo di iponatriemia associato agli antidepressivi pari al 6,03%, con tassi del 5,98% per gli SSRI e del 6,13% per gli SNRI. Entrambe le classi di farmaci hanno aumentato il rischio di iponatriemia, con gli SNRI che hanno mostrato un rischio più elevato di iponatriemia clinicamente rilevante. La stratificazione del rischio tra i singoli farmaci ha rivelato che la fluoxetina (SSRI) e la venlafaxina (SNRI) presentavano il rischio più elevato, mentre la sertralina e la duloxetina erano associate a rischi inferiori.
Per i clinici, il vero terreno minato non è tanto il singolo SSRI o SNRI, quanto le combinazioni. L’associazione con diuretici tiazidici, come idroclorotiazide o indapamide, rappresenta un classico scenario a rischio, perché questi farmaci favoriscono la perdita di sodio e alterano la capacità del rene di gestire acqua e soluti. Aggiungere un SSRI in questo contesto significa spingere ulteriormente la bilancia verso la diluizione del sodio. Anche gli ACE-inibitori e i sartani, molto usati nei pazienti ipertesi anziani, possono complicare il quadro complessivo di funzione renale, così come alcuni antiepilettici (per esempio carbamazepina o oxcarbazepina), che già da soli sono noti per la capacità di indurre iponatremia.
Nei casi più estremi, la combinazione di SSRI/SNRI, diuretico tiazidico e altri farmaci “neuroendocrini” può creare un vero e proprio cocktail favorevole alla sindrome da secrezione inappropriata dell’ormone antidiuretico.
Dal punto di vista dei sintomi, per i non addetti ai lavori è utile sapere che l’iponatremia può essere del tutto silente nelle forme lievi, oppure presentarsi con segnali vaghi: stanchezza insolita, cefalea, nausea, lieve confusione mentale, instabilità nella marcia. Quando il sodio scende rapidamente o a valori molto bassi, il quadro diventa più grave: vomito importante, disorientamento, convulsioni, fino addirittura al coma (fortunatamente rarissimo).
La diagnosi non può basarsi solo sui sintomi, ma richiede esami di laboratorio mirati. Il primo passo è il dosaggio del sodio sierico, spesso accompagnato da osmolarità plasmatica e urinaria per capire se si tratta di una vera iponatremia da diluizione. In presenza di un paziente in terapia con SSRI/SNRI, specialmente se anziano o in politerapia, un valore di sodio basso deve far pensare immediatamente alla possibilità di una sindrome da secrezione inappropriata dell’ormone antidiuretico farmaco-indotto.
Gli esperti sanno che la sfida non è solo riconoscerla, ma farlo presto: idealmente controllando il sodio nelle prime settimane dall’inizio o dall’aumento di dose dell’SSRI/SNRI, periodo in cui il rischio è massimo. Così un farmaco sicuro resta davvero tale: non perché privo di rischi, ma perché usato con consapevolezza, monitoraggio e capacità di leggere tra le righe di un semplice 132 mEq/L scritto in piccolo in fondo a un referto.
Rendiamoci conto che tutte le terapie farmacologiche devono essere monitorate da uno specialista della salute mentale e il paziente deve essere sempre edotto degli effetti avversi specie se prende altri farmaci. Però posso ribadire con assoluta certezza che i farmaci SSRI/SNRI sono sicuri e che questo effetto collaterale, pur raro, merita però attenzione, monitorando i livelli di sodio.

Voci bibliografiche.
⬇️
Li Y, Du X, Wu H. The risk of hyponatremia induced by SSRIs and SNRIs antidepressants: a systematic review and meta-analysis. BMC Pharmacol Toxicol. 2025;26(1):144.
Gheysens T, Van Den Eede F, De Picker L. The risk of antidepressant-induced hyponatremia: A meta-analysis of antidepressant classes and compounds. Eur Psychiatry. 2024;67(1):e20.
De Picker L, Van Den Eede F, Dumont G, Moorkens G, Sabbe BG. Antidepressants and the risk of hyponatremia: a class-by-class review of literature. Psychosomatics. 2014;55(6):536-47.
Mo H, Channa Y, Ferrara TM, Waxse BJ, Schlueter DJ, Tran TC, Awan AH, Goleva SB, Williams A, Babbar A, Stubblefield O, Keaton JM, Larson EA, Wilke RA, Denny JC. Hyponatremia Associated with the Use of Common Antidepressants in the All of Us Research Program. Clin Pharmacol Ther. 2025;117(2):534-543.
Greenblatt HK, Greenblatt DJ. Antidepressant-Associated Hyponatremia in the Elderly. J Clin Psychopharmacol. 2016;36(6):545-549.

“Immagino che le cose cambieranno, ma non completamente. I tuoi genitori potrebbero non stare più insieme, ma ti amano c...
23/11/2025

“Immagino che le cose cambieranno, ma non completamente. I tuoi genitori potrebbero non stare più insieme, ma ti amano come sempre. Questo non cambierà mai.” (Cit.)
I miei genitori invece stanno insieme da una vita e si vogliono bene come dal primo momento nel quale si sono conosciuti: che Dio gli conceda una vita lunga e in salute.
Buona nuvolosa ma appagante domenica a Tutte e a Tutti ⛅️🌧️💪🤝

Indirizzo

Teramo
64100

Sito Web

https://www.hindawi.com/journals/mij/

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